================================================================ 7.07.2015 - Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano ================================================================ Grado della Celebrazione: Feria Colore liturgico: Verde Colletta O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Gen 32,23-33) Ti chiamerai Israele, perché hai combattuto con Dio e hai vinto. In quei giorni, di notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: «Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l’articolazione del femore, perché quell’uomo aveva colpito l’articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico. SALMO RESPONSORIALE (Sal 16) Rit: Nella giustizia, Signore, contemplerò il tuo volto. Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l’orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c’è inganno. Dal tuo volto venga per me il giudizio, i tuoi occhi vedano la giustizia. Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami al fuoco: non troverai malizia. Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole, mostrami i prodigi della tua misericordia, tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra. Custodiscimi come pupilla degli occhi all’ombra delle tue ali nascondimi. Io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. VANGELO (Mt 9,32-38) La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni». Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!». Commento L'episodio del Libro della Genesi che leggiamo oggi è molto misterioso; i Padri l'hanno letto come una prova spirituale che Dio impone a Giacobbe, come già ad Abramo, anche se in modo diverso. "Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora". La lotta ìnizia al buio e si compie nel buio; non solo nel buio della notte, ma della conoscenza: Giacobbe non sa con chi lotta. Abramo aveva sentito la voce di Dio, sapeva che era lui, ma anch'egli deve muoversi nella notte: "Partì senza sapere dove andava", come dice la lettera agli Ebrei. Giacobbe invece ha scelto la sua destinazione, ma lungo la strada Dio lo chiama ad un cambiamento interiore attraverso una lotta con lui, lotta prolungata e dura, di cui è difficile dire di più. È il momento più drammatico e misterioso della vita di Giacobbe, che per continuare il parallelo con Abramo si può far corrispondere alla salita sul monte nel territorio di Moria dove, dopo un'agonia di dolore e di obbedienza, Dio gli conferma la sua promessa e la sua benedizione. Giacobbe, pur lottando, sente che il suo avversario non ha intenzioni malevole, capisce confusamente che Dio gli è vicino, tanto è vero che vuol essere benedetto: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto". E con la benedizione riceve un nome nuovo. Giacobbe ha lottato con Dio, ha avuto la conferma della sua vocazione: è ormai un uomo nuovo, un uomo di Dio. Nel cammino spirituale avviene qualcosa di simile. Scelto il cammino, si presentano presto difficoltà per cui bisogna lottare. Sovente le certezze iniziali scompaiono, tutto diventa buio e c'è la tentazione di lasciar perdere: è il momento della lotta per rimanere fermi nelle proprie decisioni, senza cambiare nulla. Ci possono essere anche difficoltà esterne: sono permesse da Dio per farci progredire nella luce e nella grazia. Noi vorremmo una vita tranquilla, serena, pacifica... Serena sì, pacifica sì, ma nell'accettazione fiduciosa delle traversie che Dio permette per amore e che non ci mancheranno mai, perché la nostra vita non può avere altro modello che quella di Gesù. |
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