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5.8.2015 - Mercoledi XVIII settimana Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

4/8/2015

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5.8.2015 - Mercoledi XVIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, 
e assisti il tuo popolo, 
che ti riconosce suo pastore e guida; 
rinnova l’opera della tua creazione 
e custodisci ciò che hai rinnovato. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Nm 13,1-3.25-14,1.26-30.34-35)
Rifiutarono una terra di delizie.

In quei giorni, il Signore parlò a Mosè [nel deserto di Paran] e disse: «Manda uomini a esplorare la terra di Canaan che sto per dare agli Israeliti. Manderete un uomo per ogni tribù dei suoi padri: tutti siano prìncipi fra loro». Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo il comando del Signore.
Al termine di quaranta giorni tornarono dall’esplorazione della terra e andarono da Mosè e Aronne e da tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, verso Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti della terra. 
Raccontarono: «Siamo andati nella terra alla quale tu ci avevi mandato; vi scorrono davvero latte e miele e questi sono i suoi frutti. Ma il popolo che abita quella terra è potente, le città sono fortificate e assai grandi e vi abbiamo anche visto i discendenti di Anak. Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Ittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano». 
Caleb fece tacere il popolo davanti a Mosè e disse: «Dobbiamo salire e conquistarla, perché certo vi riusciremo». Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: «Non riusciremo ad andare contro questo popolo, perché è più forte di noi». E diffusero tra gli Israeliti il discredito sulla terra che avevano esplorato, dicendo: «La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra che divora i suoi abitanti; tutto il popolo che vi abbiamo visto è gente di alta statura. Vi abbiamo visto i giganti, discendenti di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste, e così dovevamo sembrare a loro». Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; quella notte il popolo pianse. 
Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Fino a quando sopporterò questa comunità malvagia che mormora contro di me? Ho udito le mormorazioni degli Israeliti contro di me. Riferisci loro: “Come è vero che io vivo, oracolo del Signore, così come avete parlato alle mie orecchie io farò a voi! I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessun censito tra voi, di quanti siete stati registrati dai venti anni in su e avete mormorato contro di me, potrà entrare nella terra nella quale ho giurato a mano alzata di farvi abitare, a eccezione di Caleb, figlio di Iefunnè, e di Giosuè, figlio di Nun. Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare la terra, quaranta giorni, per ogni giorno un anno, porterete le vostre colpe per quarant’anni e saprete che cosa comporta ribellarsi a me”. Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia, con coloro che si sono coalizzati contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 105)
Rit: Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto,
non compresero le tue meraviglie.

Presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia del suo progetto,
arsero di desiderio nel deserto
e tentarono Dio nella steppa.

Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili presso il Mar Rosso.

Egli li avrebbe sterminati,
se Mosè, il suo eletto,
non si fosse posto sulla breccia davanti a lui
per impedire alla sua collera di distruggerli.

VANGELO
 (Mt 15,21-28) 
Donna, grande è la tua fede! 

In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. 
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Commento

Nel Vangelo odierno una donna pagana ci dà un meraviglioso esempio di fede. Non ha diritto a niente, e lo riconosce; Gesù non le promette niente, ma la sua insistenza piena di fede ottiene la guarigione della figlia e l'elogio del Signore. 
Nella prima lettura il popolo invece manca di fede. Dio gli ha promesso una terra; pochi mesi dopo averlo fatto uscire dall'Egitto lo invita a prenderne possesso: 
"Il Signore disse a Mosè: Manda uomini a esplorare il paese di Canaan che sto per dare agli Israeliti". La relazione degli esploratori presenta aspetti contrastanti: il paese è davvero magnifico, è "un paese dove scorre latte e miele"; ma "il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense". Come reagire a questo stato di cose? Ci sono due possibilità: aver fede nella promessa del Signore e andare avanti, oppure fissarsi sulle difficoltà, sugli ostacoli e perdersi di coraggio. Quando però ci si lascia abbacinare dalle difficoltà, esse ingrandiscono, ed è proprio quello che succede al popolo degli Israeliti, i quali "alzarono la voce e diedero in alte grida; il popolo pianse tutta quella notte". E un pianto che è solo desolazione provocata dalla propria vigliaccheria. 
Dio non può sopportare questa mancanza di fede nelle sue promesse, che lo ferisce nel cuore, e prende una decisione che corrisponde a quella degli Israeliti: 
Non volete entrare nel paese? E non vi entrerete! "Io vi farò quello che ho sentito dire da voi. Sconterete le vostre iniquità per quarant'anni, nessuno di voi potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare". 
Nel nostro tempo purtroppo questo atteggiamento di sfiducia nei riguardi del Signore è molto diffuso. I giovani in particolare non hanno più il coraggio di prendere impegni duraturi perché non si fidano del Signore. Accettano di dedicarsi per un po' di tempo a qualche opera generosa, ed è già un bene, però non hanno il coraggio di impegnarsi in modo definitivo contando sulla grazia di Dio. E chiaro, senza la grazia divina nessuno è capace di mantenere un impegno per tutta la vita: tante cose cambiano, noi stessi cambiamo... però con il dono del Signore possiamo portare a termine in modo positivo ogni impegno preso nel suo nome. 
Molti giovani non si sposano, ma convivono, perché non hanno il coraggio di impegnarsi in un matrimonio indissolubile: non fanno conto della grazia del Signore. 
Egli propone loro un dono bellissimo: una vita di amore fedele, costante, che può sempre crescere ed essi dicono: "E impossibile, le difficoltà sono troppo grandi". E quando si sposano, spesso il divorzio rappresenta una soluzione dello stesso genere: è un abbandonare l'impegno preso perché si giudica che le difficoltà siano troppo grandi. Nell'Invitatorio della Preghiera delle Ore la Chiesa ci fa pregare il salmo che ricorda questo episodio della vita del popolo eletto: "Oggi se sentirete la sua voce non indurite il vostro cuore, come nel giorno della tentazione nel deserto, in cui i vostri padri mi hanno contestato e allora ho giurato nella mia collera: 
Non entreranno nel luogo del mio riposo". E una messa m guardia contro questo atteggiamento e un incoraggiarci a seguire l'esempio della fede grande della donna cananea, che ottenne quanto non le era stato promesso proprio per la sua fede.


Oggi si fa memoria della
DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE 

Questa memoria è collegata alla dedicazione della basilica di santa Maria Maggiore sull'esquilino di Roma, che viene considerata il più antico santuario mariano d'Occidente. La eresse, sul precedente edificio liberiano, il papa Sisto III (432-440) dedicandola a Dio e intitolandola alla Vergine, proclamata solennemente dal concilio di Efeso (431) Madre di Dio. (Mess. Rom.) 

Martirologio Romano: Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, innalzata a Roma sul colle Esquilino, che il papa Sisto III offrì al popolo di Dio in memoria del Concilio di Efeso, in cui Maria Vergine fu proclamata Madre di Dio.

La Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore è un autentico gioiello ricco di bellezze dal valore inestimabile. Da circa sedici secoli domina la città di Roma: tempio mariano per eccellenza e culla della civiltà artistica, rappresenta un punto di riferimento per i cives mundi che da ogni parte del globo giungono nella Città Eterna per gustare ciò che la Basilica offre attraverso la sua monumentale grandezza.

Sola, tra le maggiori basiliche di Roma, a conservare le strutture originali del suo tempo, sia pure arricchite di aggiunte successive, presenta al suo interno alcune particolarità che la rendono unica: i mosaici della navata centrale e dell'Arco trionfale risalenti al V secolo d.C. realizzati durante il pontificato di Sisto III (432-440) e quelli dell'Abside la cui esecuzione fu affidata al frate francescano Jacopo Torriti per ordine di Papa Niccolò IV (1288-1292); il pavimento "cosmatesco" donato dai cavalieri Scoto Paparone e figlio nel 1288; il soffitto cassettonato in legno dorato disegnato da Giuliano San Gallo (1450); il Presepe del XIII sec.di Arnolfo da Cambio; le numerose cappelle (da quella Borghese a quella Sistina, dalla cappella Sforza a quella Cesi, da quella del Crocifisso a quella quasi scomparsa di San Michele); l'Altare maggiore opera di Ferdinando Fuga e successivamente arricchito dal genio di Valadier; infine, la Reliquia della Sacra Culla e il Battistero. Ogni colonna, ogni quadro, ogni scultura, ogni singolo tassello di questa Basilica compendiano storicità e sentimenti religiosi.

Dal pellegrino devoto raccolto in preghiera al semplice appassionato di arte, emozionato dalle opere dei geni artistici, potranno gustare intimamente le emozioni che questo luogo così sacro offrirà loro.

L'incontro con la Basilica liberiana, dal nome di Papa Liberio, è un'esperienza che arricchisce umanamente e spiritualmente: non è raro, infatti, cogliere i visitatori in atteggiamento di ammirazione verso la coinvolgente bellezza delle sue opere così come è d'altro canto visibile constatare la devozione di tutte quelle persone che di fronte all'immagine di Maria, qui venerata con il dolce titolo di "Salus Populi Romani", cercano conforto e sollievo.

Il 5 agosto di ogni anno viene rievocato, attraverso una solenne Celebrazione, il "Miracolo della Nevicata": di fronte agli occhi commossi dei partecipanti una cascata di petali bianchi discende dal soffitto ammantando l'ipogeo e creando quasi un'unione ideale tra l'assemblea e la Madre di Dio.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II fin dall'inizio del suo pontificato ha voluto che una lampada ardesse giorno e notte sotto l'icona della Salus, a testimonianza della sua grande devozione per la Madonna. Lo stesso Papa, l'8 dicembre del 2001, ha inaugurato un'altra perla preziosa della Basilica: il Museo, luogo dove la modernità delle strutture e l'antichità dei capolavori esposti offrono al visitatore un "panorama” unico.

Colletta

Perdona o Padre le colpe dei tuoi figli, e poiché non possiamo salvarci con le  nostre opere, interceda per noi la vergine Maria madre del tuo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio …
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