====================================================== 05.06.2015 - San Bonifacio vescovo e martire - Anno I - Rito Romano ====================================================== Grado della Celebrazione: Memoria Colore liturgico: Rosso Senza l'opera missionaria di Bonifacio non sarebbe stata possibile l'organizzazione politica e sociale europea di Carlo Magno. Bonifacio o Winfrid sembra appartenesse a una nobile famiglia inglese del Devonshire, dove nacque nel 673 (o 680). Professò la regola monastica nell'abbazia di Exeter e di Nurslig, prima di dare inizio all'evangelizzazione delle popolazioni germaniche oltre il Reno. Dopo le prime difficoltà in tre anni percorse gran parte del territorio germanico. Convocato a Roma, ebbe dal papa l'ordinazione episcopale e il nuovo nome di Bonifacio. Prima di organizzare la Chiesa sulla riva destra del Reno pensò alla fondazione, tra le regioni di Hessen e Turingia, di un'abbazia, che divenisse il centro propulsore della spiritualità e della cultura religiosa della Germania. Nacque così la celebre abbazia di Fulda. Come sede arcivescovile scelse la città di Magonza. Morì nel 754. Martirologio Romano: Memoria di san Bonifacio, vescovo e martire. Monaco di nome Vinfrido, giunto a Roma dall’Inghilterra fu ordinato vescovo dal papa san Gregorio II e, preso il nome di Bonifacio, fu mandato in Germania ad annunciare la fede di Cristo a quelle genti, guadagnando moltitudini alla religione cristiana; resse la sede di Magonza e da ultimo a Dokkum tra i Friosoni, nell’odierna Olanda, trafitto con la spada dalla furia dei pagani, portò a compimento il martirio. Colletta Interceda per noi, Signore, il santo vescovo e martire Bonifacio, perché custodiamo con fierezza e professiamo con coraggio la fede che egli ha insegnato con la parola e testimoniato con il sangue. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Tb 11,5-17) Dio mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio. In quei giorni, Anna sedeva scrutando la strada per la quale era partito il figlio. Quando si accorse che stava arrivando, disse al padre di lui: «Ecco, sta tornando tuo figlio con l’uomo che l’accompagnava». Raffaele disse a Tobìa, prima che si avvicinasse al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce». Anna corse avanti e si gettò al collo di suo figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E si mise a piangere. Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. Tobìa gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: «Coraggio, padre!». Gli applicò il farmaco e lo lasciò agire, poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!». E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio Tobìa». Tobia entrò in casa lieto, benedicendo Dio con tutta la voce che aveva. Poi Tobìa informò suo padre del viaggio che aveva compiuto felicemente, del denaro che aveva riportato, di Sara, figlia di Raguèle, che aveva preso in moglie e che stava venendo e si trovava ormai vicina alla porta di Nìnive. Allora Tobi uscì verso la porta di Nìnive incontro alla sposa di lui, lieto e benedicendo Dio. La gente di Nìnive, vedendolo passare e camminare con tutto il vigore di un tempo, senza che alcuno lo conducesse per mano, fu presa da meraviglia. Tobi proclamava davanti a loro che Dio aveva avuto pietà di lui e che gli aveva aperto gli occhi. Tobi si avvicinò poi a Sara, la sposa di suo figlio Tobìa, e la benedisse dicendole: «Sii la benvenuta, figlia! Benedetto sia il tuo Dio, che ti ha condotto da noi, figlia! Benedetto sia tuo padre, benedetto mio figlio Tobìa e benedetta tu, o figlia! Entra nella casa, che è tua, sana e salva, nella benedizione e nella gioia; entra, o figlia!». SALMO RESPONSORIALE (Sal 145) Rit: Loda il Signore, anima mia. Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto. Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. VANGELO (Mc 12,35-37) Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide? In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri. Preghiera dei fedeli - Per la Chiesa, sacramento di salvezza per tutti gli uomini, perché non chiuda mai le porte al dialogo e alla misericordia. Preghiamo. - Per i responsabili della vita pubblica, perché affrontando i problemi, conducano gli uomini alla pace, al benessere e alla maturità civile. Preghiamo. - Per coloro che soffrono, perché l'esperienza che stanno vivendo li porti ad una maggiore conoscenza del Signore della vita. Preghiamo. - Per tutti coloro che non sanno dare un senso alla vita, perché guidati dallo Spirito incontrino il Cristo, significato ultimo di ogni cosa. Preghiamo. Commento L'ascolto da parte di Gesù. L'ascolto da parte degli scribi. L'interpretazione delle Scritture cambia. Perché? In Gesù le Scritture vanno lette e interpretate alla sua luce. Ogni Scrittura, letta come gli scribi, viene pure interpretata, ma manca del riferimento alla pienezza delle Scritture: Gesù. Interpretare a mo' degli scribi è la logica del mondo, dove anche le Scritture sacre sono lette alla maniera dell'intelligenza, dell'interesse e della modalità del mondo, senza fare riferimento al Cristo che rende presente e viva quella Parola letta. Anche il riferirsi a Gesù, come spesso avviene anche in qualche ambito catechetico e omiletico, non è relativo al presente, al vederlo vivo, ma è semplicemente un mostrarlo nella storia, come un semplice modello, buono e bello, rispettabile, ma lontano, nel tempo, e quindi anche lontano dalla persona. L'ascolto della Parola richiede anche oggi il riferimento non soltanto a Gesù, a quel personaggio della storia che ha portato tanto bene, ma necessita del riferimento al Cristo presente oggi nella storia, dove il passato viene ripresentato come base e confronto con il presente. Anche noi, come gli scribi, spesso dimentichiamo questa dimensione. RIFERIRSI A GESU' E' RIFERIRE NOI STESSI: LA FEDE E' IN CRISTO |
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