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04.05.14 - III DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO

3/5/2014

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''Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?''
di padre M. Pellegrino

Nel cammino della nostra vita, Gesù si fa incontro a noi e ci accompagna. Tante volte, come i discepoli di Emmaus, anche noi non ci accorgiamo di questa presenza così silenziosa al nostro fianco. Gesù cammina con noi e ci indica la strada da percorrere; allora si realizzano quelle stupende parole che abbiamo ascoltato al Salmo responsoriale: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 15,11).

Lungo questo sentiero, Gesù ci sostiene con la sua Parola e con l'Eucaristia. Il Vangelo di questa domenica mette in evidenza queste due luci che devono illuminare il nostro cammino. Prima di tutto, il Signore «spiegò loro [ai discepoli] in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27); e, infine, «quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 24,30). Questo pane spezzato è l'Eucaristia, è il Corpo di Cristo che si fa nostro cibo nel pellegrinaggio di questa vita.

Queste due luci, quella della Scrittura e quella dell'Eucaristia, risplendono nella celebrazione della Santa Messa. Ogni cristiano, per camminare con Gesù lungo il cammino di questa vita, deve partecipare fedelmente alla Messa domenicale e, se ne comprende pienamente l'importanza, sentirà il desiderio di parteciparvi anche più spesso, magari ogni giorno. La Santa Messa è un dono grandissimo che ci consentirà di attingere energie sempre nuove per continuare il cammino che ci conduce al Cielo.

La prima parte della Messa, chiamata liturgia della Parola, è dedicata alla lettura e alla spiegazione della Sacra Scrittura; la seconda parte, chiamata liturgia eucaristica, riguarda invece il Mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. La spiegazione della Parola di Dio ci prepara a partecipare degnamente al Sacrificio eucaristico e a ricevere la Comunione.

Nel brano del Vangelo ci sono dei passaggi molto belli. Innanzitutto, è Gesù che si avvicina ai discepoli e che inizia a camminare con loro. «Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo» (Lc 24,16). Eppure, conversando con quello sconosciuto viandante, i due discepoli si sentivano attratti da quella parola così profonda e convincente, che spiegava loro le profezie dell'Antico Testamento, al punto che, alla fine, essi si dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).

C'è un altro particolare molto bello: i due discepoli invitano Gesù a fermarsi da loro, poiché era ormai sera: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). Essi pensavano di accogliere un viandante e invece accolsero il Signore. Ogni volta che benefichiamo un povero, benefichiamo il Signore. Tutto ciò che avremo fatto a un bisognoso lo avremo fatto a Gesù.

I due discepoli erano tristi e delusi perché speravano che Gesù liberasse Israele dal giogo del dominio straniero. Non avevano ancora compreso la vera missione del Messia che era quella di liberare l'uomo dal peccato. Ecco allora che dissero allo sconosciuto viandante: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24,21). I due discepoli pensavano che con la morte in croce fosse tutto finito e che Gesù avesse fallito completamente. Essi non credevano ancora alla Risurrezione e non avevano compreso che Gesù ci aveva salvati proprio con il suo Sacrificio sulla croce. Ma, allo spezzare del pane, «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). Prima che Gesù "spezzasse il pane", i loro occhi erano incapaci di riconoscere il Signore e la loro mente era chiusa e non comprendeva la missione spirituale per la quale il Signore era morto in croce. Ma dopo vi fu un completo capovolgimento, e anche i due discepoli divennero testimoni della Risurrezione e quindi annunciatori del Vangelo. Fortificati dall'incontro con il Signore Risorto e dalla successiva discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli si misero a predicare alle genti, annunziando ciò di cui furono i testimoni. «Non era possibile – affermò san Pietro nel giorno della Pentecoste – che questa [la morte] lo tenesse in suo potere» (At 2,24). Inoltre, nella seconda lettura, san Pietro ci fa comprendere chiaramente il valore redentivo della morte di Gesù in croce, quando parla del Signore risorto come dell'«Agnello senza difetti e senza macchia [...] predestinato già prima della fondazione del mondo» (1Pt 1,19-20). Il primo degli Apostoli afferma con forza che noi siamo stati liberati dal peccato con il Sangue prezioso di quest'Agnello immacolato.

Le parole di san Pietro si collegano chiaramente all'Antico Testamento, precisamente al libro dell'Esodo, quando, per ordine di Dio, Mosè diede le disposizioni per come celebrare la Pasqua. Egli, come abbiamo meditato per il "Giovedì Santo", prescrisse di immolare un agnello per famiglia e di segnare con il suo sangue gli stipiti delle porte (cf Es 12). Con le parole di san Pietro abbiamo la conferma che è proprio Lui, il Signore, ad essere questo Agnello senza difetti, immolato sulla croce per la nostra salvezza, e poi risorto in modo glorioso.

Al termine di questa omelia, possiamo ora trarre una importante risoluzione per la vita di ogni giorno. Dobbiamo proporci di partecipare con più frequenza alla Messa e, se già vi prendiamo parte ogni giorno, di migliorare le nostre disposizioni. Anche noi, come i discepoli di Emmaus, riconosceremo il Signore, ascoltando la sua Parola e nutrendoci del suo Corpo e del suo Sangue. Ma, per arrivare a tanto, la nostra partecipazione dovrà essere attenta e devota, pensando bene a quello che stiamo vivendo in quel momento.

Seguiamo l'esempio di san Francesco d'Assisi, il quale «ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore» (FF 789). Egli «si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri» (ivi). Infine, riferendosi all'importanza della Messa, così scrisse: «L'umanità trepidi, l'universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull'altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo figlio di Dio vivo» (FF 221).

La Messa è il momento più importante della nostra giornata e di tutta la nostra vita. Non sciupiamo una grazia così grande con una partecipazione fredda e distratta.
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