11.11.2017 - San Martino di Tours ========================== Grado della Celebrazione: Memoria Colore liturgico: Bianco Nasce in Pannonia (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell'esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. È in quest'epoca che si colloca l'episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l'esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio). Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario. Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell'altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397. Colletta O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria nella vita e nella morte del vescovo san Martino, rinnova in noi i prodigi della tua grazia, perché né morte né vita ci possano mai separare dal tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Rm 16,3-9.16.22-27) Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Fratelli, salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano. Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio amatissimo Epèneto, che è stato il primo a credere in Cristo nella provincia dell’Asia. Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. Salutate Andrònico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia: sono insigni tra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me. Salutate Ampliato, che mi è molto caro nel Signore. Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio carissimo Stachi. Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le Chiese di Cristo. Anch’io, Terzo, che ho scritto la lettera, vi saluto nel Signore. Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen. SALMO RESPONSORIALE (Sal 144) Rit: Ti voglio benedire ogni giorno, Signore. Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode; senza fine è la sua grandezza. Una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese. Il glorioso splendore della tua maestà e le tue meraviglie voglio meditare. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. te ricchi per mezzo della sua povertà. VANGELO (Lc 16,9-15) Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole». Commento Gesù ha ragione: è impossibile servire a due padroni. Se il possesso, il denaro, il lavoro diventano nostri padroni, non possiamo più occuparci liberamente delle cose di Dio e dello Spirito: nonostante tutta la nostra buona volontà, siamo travolti dalle preoccupazioni. Intendiamoci bene, però: Gesù non è un classista e non condanna, di per sé, la ricchezza. La Bibbia ha le idee molto chiare su questo aspetto: la ricchezza e il benessere sono sempre dono di Dio. La miseria e la povertà sono sempre responsabilità del ricco che non vuole condividere. Gesù ha, fra i suoi discepoli, persone benestanti e poveracci, ma sa che né l'una né l'altra condizione sono, in sé, meritevoli di Dio. Solo avverte i discepoli: la ricchezza può ingannare perché promette ciò che non riesce a mantenere, e proclama beati i miseri, i pitocchi, non perché tali, ma perché la povertà può aprirli alla fiducia verso Dio. Interroghiamoci, oggi, sull'uso che facciamo del denaro, sapendo che la ricchezza è questione di cuore, non di portafoglio, chiediamoci se siamo sufficientemente liberi dalle cose e dal denaro e se c'è, nel nostro cuore, la capacità di condividere il di più che la Provvidenza mette nelle nostre tasche. |
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