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La Liturgia di Martedi 17 Novembre 2015

16/11/2015

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17.11.2015 - Santa Elisabetta d'Ungheria
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Elisabetta (Ungheria 1207 – Marburg, Germania, 17 novembre 1231), sposa di Luigi IV, Langravio di Turingia, fu madre di tre figli. Dopo la morte del marito si consacrò interamente alla penitenza, alla preghiera e alla carità. Iscrittasi al terz’Ordine Francescano, fondò in onore di san Francesco l’ospedale di Marburg, in cui ella stessa serviva i malati.


Colletta
O Dio, che a sant’Elisabetta hai dato la grazia  
di riconoscere e onorare Cristo nei poveri,  
concedi anche a noi, per sua intercessione,  
di servire con instancabile carità  
coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Mac 6,18-31)
Lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte per le sante e venerande leggi.

In quei giorni, un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. 
Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. 
Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». 
Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio. Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia. 
Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui». 
In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 3)
Rit: Il Signore mi sostiene.

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!». 

Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.

Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata.

VANGELO (Lc 19,1-10) 
Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. 

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Commento
PICCOLI SIAMO DI FRONTE ALLA FOLLA DEL MONDO

DOBBIAMO SALIRE SU QUELL'ALBERO CHE E' LA CROCE:
DA LI' VEDIAMO CON CHIAREZZA CHI E' GESU'
DA LI' SENTIAMO LUI CHE CI CHIAMA
DA LI' PARTE LA VERA VOCAZIONE

GESU' ENTRA NELLA NOSTRA CASA
CI DIVIDIAMO IN QUATTRO PER LUI
DIVIDIAMO A META' I NOSTRI BENI
Quali beni posso già CON-dividere per Lui?

" OGGI LA SALVEZZA E' ENTRATA IN QUESTA CASA "

Saper accogliere Gesù come Zaccheo diventa per noi saper accogliere Zaccheo come ha fatto Gesù: rivedendo la vita del peccatore risanata.
La resurrezione è entrata in quella casa un tempo, e oggi si fa casa in noi.

In mezzo alla folla ci perdiamo nella ricerca di Gesù.
Quell'albero che ha innalzato Lui porta in alto anche noi, se vogliamo.
Il panorama dell'azione di salvezza di Dio lo rivediamo dagli occhi del crocifisso: dall'albero della croce sgorga la nuova vista ad opera dello Spirito.
E DALLE CROCI DEL MONDO POSSO VEDERE LA MIA SALVEZZA.
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