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01.01.2015 - S. MARIA MADRE DI DIO - ANNO B - RITO ROMANO

31/12/2014

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MARIA, NEL SUO CUORE,  MEDITAVA TUTTE QUESTE COSE di Padre Mariano Pellegrini

È iniziato un nuovo anno ed è iniziato nel Nome di Maria. Con questa celebrazione vogliamo affidare questo nuovo anno a Colei che è Madre di Dio e Madre nostra tenerissima. L'"Ottava del Natale", ovvero gli otto giorni di festeggiamenti natalizi, si conclude con questa bella solennità che ci ricorda una verità fondamentale della nostra fede: la Maternità Divina di Maria. La Madonna è Madre di Dio! Nei primi secoli del Cristianesimo si discusse a lungo sull'opportunità di usare questo titolo, che ad alcuni sembrava alquanto esagerato. Come può una creatura, per quanto santa possa essere, diventare Madre di Dio? Dio è infinito, senza origine nel tempo; come può avere una Madre terrena? Questi quesiti furono motivo di grandi dibattiti; ma, alla fine, si comprese una cosa molto importante: se neghiamo la Maternità Divina di Maria miniamo alle radici la nostra fede cristiana. Noi possiamo dire in tutta verità che la Madonna è vera Madre di Dio per il fatto che Gesù è il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, e per il fatto che Egli si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria, prendendo una vera natura umana. Dunque, se Gesù è Persona divina, in due nature, quella umana e quella divina, la Madonna è Madre di Dio. L'essere Madre di Dio esalta grandemente l'Onnipotenza e la Bontà del Figlio di Dio, il quale volle nascere da una umile fanciulla e donarle la più grande dignità alla quale possa arrivare una creatura.

Divenendo Madre di Dio, Maria è divenuta anche Madre nostra. Dando alla luce il Capo del Corpo mistico, Gesù, Ella ha dato alla luce anche le membra di questo Corpo, che siamo noi. Come abbiamo avuto bisogno di una madre per nascere a questo mondo, così abbiamo avuto bisogno della Madre Celeste per rinascere alla vita di grazia.

Da questa verità deriva tutta l'importanza della devozione alla Madonna. Insegnava il papa Paolo VI che non possiamo essere cristiani senza essere mariani. La devozione alla Madonna è qualcosa di essenziale al Cristianesimo, per il fatto che Dio ha scelto Maria per venire in questo mondo, e ha scelto Lei quale nostra Madre Celeste.

Il cristiano deve assomigliare in tutto a Gesù e deve assomigliargli anche nell'aspetto più caro al suo Cuore di Figlio: l'amore alla Madre sua. La nostra devozione alla Madonna deve essere come un prolungamento dell'amore che Gesù porta e continuerà a portare nei confronti della Madre sua. Si capisce allora come non potremo mai eguagliare in intensità l'amore di Gesù per Maria; non riusciremo mai ad amarla abbastanza.

Il cristiano sentirà pertanto il desiderio di soffermarsi con gioia davanti alle immagini sacre raffiguranti la Madonna; sentirà il desiderio di invocare questa creatura che è stata posta da Dio come Mediatrice tra noi e Gesù; e sentirà soprattutto una grande fiducia nella sua potente intercessione.

È celebre una visione avuta da frate Leone, uno dei primi compagni di san Francesco d'Assisi. Egli vide una scala alla cui cima vi erano Gesù e san Francesco: tutti quelli che cercavano di salire su per quella scala cadevano, chi prima chi dopo; allora san Francesco indicò a tutti un'altra scala, una scala bianca, alla cui sommità vi era la Vergine Santa. Tutti quelli che salivano su per quella scala riuscivano a raggiungere la cima e, quindi, a salire in Cielo. Il significato di questa visione è molto chiaro: come Gesù è venuto a noi per Maria, così anche noi dobbiamo andare a Dio per mezzo di Lei.

Se veramente amiamo la Madonna, se veramente vogliamo essere suoi devoti, dobbiamo cercare di imitarla fedelmente. Nel Vangelo di oggi c'è un versetto che ci fa comprendere un aspetto molto bello della vita di Maria. I pastori, dopo aver reso omaggio al Bambino Gesù, si misero a riferire ciò che del bambino era stato detto loro. Allora, «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,9). Ecco in che cosa dobbiamo particolarmente imitarla: nella sua assidua meditazione interiore. Anche noi, sul suo esempio, proponiamoci di meditare frequentemente sulla vita e sugli insegnamenti di Gesù. In questo modo diventeremo sempre più simili a Lei, e la nostra devozione mariana diventerà sempre più perfetta.

All'inizio di questo nuovo anno chiediamo una grazia alla Madre di Dio: la grazia di trascorrere questo tempo che il Signore ci offre nel modo migliore possibile. Chiediamo a Lei che in questo nuovo anno avvenga una vera e profonda conversione. Chiediamo la grazia che questo nuovo anno sia un anno di pace, pensando a una cosa molto importante: la pace, quella vera, è un dono di Dio e regna solo dove non regna il peccato.
Domandiamo questa pace, per il nostro cuore e per il mondo intero.

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PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO DI FINE ANNO

31/12/2014

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Il Signore regna sulla storia esconvolge il «sistema» del Maligno
Oggi è l’ultimo giorno dell’anno: 
ci troviamo per prendere congedo dall’anno che sta per finire.

Ognuno deve farlo da solo nelle profondità del proprio cuore. Perché ogni uomo è diverso dall’altro: l’anno vissuto da uno si distingue da quello vissuto da un altro. Dio ci conduce ciascuno per la propria strada.

Ci lasciamo un anno dietro di noi con il suo lavoro, le sue preoccupazioni, delusioni, amarezze, fallimenti, con i progetti che abbiamo formulato e non sono stati realizzati.
Però prendiamo anche congedo con un senso di gratitudine per le cose positive che abbiamo vissuto, perché Dio ha fatto anche del bene agli altri per mezzo nostro.

La riconoscenza comincia nelle piccole cose e all’inizio non è rivolta a Dio, ma alle persone, e consiste nell’attenzione che si dà a qualcuno, standogli accanto, pensando a quanto si è ricevuto.

La sapienza giudaica dice: “Non gettare una pietra nel pozzo da cui hai bevuto”.

* * *

Nella vita normale non ci rendiamo affatto conto che l’uomo riceve molto più di quanto dia e che la vita è arricchita proprio dalla riconoscenza. Facilmente si dà esagerata importanza alle proprie azioni, dimenticando che abbiamo ricevuto da altri quello che siamo diventati.
( Dietrich Bonhoeffer )

* * *

Tutto, Signore, proviene da te:
pericolo e difesa, luce ed ombra.
Grazie perché me l’hai rivelato
 
Nulla avviene da sé.
Ti ringrazio per il giorno
e per la notte
che pone fine alla giornata.
Nulla è ovvio di quanto avviene nel giorno e nella notte.
 
Milioni di anni sono trascorsi
prima ch’io nascessi
e milioni di anni, forse,
verranno dopo di me.
Fra questi ci sono alcune estati
in cui il sole sorge per me su questa terra.
Non è nei miei diritti
godere questo lasso di tempo.
Per questo ti ringrazio.
 
Tutto quel che accade è un regalo per me:
la verità che comprendo, è un dono,
l’amore che ricevo e ricambio,
la forza di vita che mi colma.
 
Tutto ciò che posso scoprire è tuo pensiero.
Chi me lo farebbe scoprire,
se non tu?
 
Tutto ciò che posso sperimentare è tuo dono.
Chi me lo farebbe sperimentare,
se non tu?
 
Il carico che devo portare è tua volontà,
per la quale ringrazio.
Chi me l’avrebbe messo sulle spalle,
se non tu?
 
Ciò che sono e ho, è tuo miracolo.
In ogni cosa vedo te all’opera.
Signore ti ringrazio perché vedo la tua volontà,
ti ringrazio con tutto il cuore.

* * *

Signore, Tu tieni tra le mani il mondo intero
Siamo turbati per quanto succede nel mondo
e non sempre comprendiamo in qual modo dirigi il corso della storia.
Tu permetti le guerre, le divisioni, le follie degli uomini e delle nazioni.
Tu non spazzi via con un colpo di spugna la fame che regna nel mondo e neppure le sofferenze.
Signore, tienici aggrappati alla Tua parola.
Radica le tue promesse nei nostri cuori e fa
che possiamo trasmettere ad altri
la speranza che ci viene da Te.
Non permettere che il lamento
 prevalga sullo stupore,
che le delusioni schiaccino l’entusiasmo.
Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani e fa che le nostre famiglie, attraverso il dialogo, siano un luogo privilegiato di crescita cristiana e civile.
Ravviva in ciascuno di noi la volontà di rinnovare le nostre relazioni, educaci nel costruire, con pazienza e fiducia, giorno dopo giorno,ponti di comunicazione fraterna.
Liberaci da ogni paura: aiutaci a camminare con fiducia e con gioia per le strade di questo mondo, a piantare intorno a noi alberi di solidarietà e di speranza, perché la giustizia e la pace diventino traguardo dei nostri impegni quotidiani.
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31 Dicembre - VII giorno fra l'ottava di Natale

30/12/2014

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31 Dicembre - VII giorno fra l'ottava di Natale
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, 
che nella nascita del tuo Figlio 
hai stabilito l’inizio e la pienezza della vera fede, 
accogli anche noi come membra del Cristo, 
che compendia in sé la salvezza del mondo. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Gv 2,18-21)
Avete ricevuto l’unzione dal Santo e tutti avete la conoscenza.

Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. 
Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. 
Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

VANGELO (Gv 1,1-18) 
Il Verbo si fece carne. 

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Preghiera dei fedeli
Fratelli, al termine di quest'anno, eleviamo il nostro grazie a Dio per i doni ricevuti, e preghiamo...
- Perchè la Chiesa di Cristo, alla luce del vangelo, sappia riflettere sulle vicende di quest'anno, per rinnovare il suo impegno al servizio dell'uomo e del regno di Dio. Preghiamo.
- Perchè le istituzioni politiche ed economiche non soffochino il messaggio evangelico, ma facciano in modo che ogni persona si senta accolta e protagonista nella costruzione della società. Preghiamo:
- Perchè nel mondo si superino gli squilibri fra ricchi e poveri, le divisioni che provocano guerre, le ingiustizie che creano l'emarginazione dei più deboli. Preghiamo:
- Perchè tutti i fratelli, che quest'anno ci hanno lasciato, incontrino Dio Padre e ricevano la ricompensa delle loro fatiche. Preghiamo:
- Perchè i bambini nati durante l'anno, segno dell'amore di Dio per il mondo, siano educati secondo i principi evangelici ai più alti valori umani. Preghiamo:
- Perchè tutti noi che partecipiamo a questa eucaristia, fortificati dal corpo e sangue di Cristo, cresciamo nell'amore e nel servizio reciproco. Preghiamo:
- Ringraziamo il Signore per i doni concessi quest'anno, alla nostra comunità.

Commento
In principio, prima della creazione, era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio. Con queste tre brevi affermazioni, eccoci condotti al mistero stesso della Trinità. Ci è stato concesso di vedere che il Verbo divino ha origine nell’eternità di Dio, vive in un’unione particolare e ineffabile con Dio, è Dio stesso, uguale al Padre e non subordinato o inferiore. E questo Verbo, personale e trascendente, è sceso dalla sua dimora celeste perché Dio fosse presente, in carne ed ossa, sulla terra e per insegnarci a conoscere direttamente il Padre, che lui solo aveva visto. Perché il Verbo è da sempre e per sempre il Figlio Unigenito e prediletto di Dio. In Cristo si trovano unite la divinità e l’umanità. In Cristo vediamo la gloria di Dio brillare attraverso la sua umanità. Ma l’identità del Figlio col Padre è espressa nella dipendenza, nell’obbedienza completa rivelata nel sacrificio, nel dono totale di sé. Si intravede qui l’umiltà della Trinità, così come è manifestata nella carne mortale di Cristo. 
Parlandoci del suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di noi i suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, la vita di Dio stesso, se desideriamo ricevere i suoi doni apportatori di salvezza.

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30 Dicembre - VI giorno fra l'ottava di Natale

29/12/2014

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30 Dicembre - VI giorno fra l'ottava di Natale
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
Dio grande e misericordioso, 
la nuova nascita del tuo unico Figlio 
nella nostra carne mortale 
ci liberi dalla schiavitù antica, 
che ci tiene sotto il giogo del peccato. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Gv 2,12-17)
Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.

Scrivo a voi, figlioli,
perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.
Scrivo a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Scrivo a voi, giovani,
perché avete vinto il Maligno.
Ho scritto a voi, figlioli,
perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri,
perché avete conosciuto colui che è da principio.
Ho scritto a voi, giovani,
perché siete forti
e la parola di Dio rimane in voi
e avete vinto il Maligno.
Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

VANGELO (Lc 2,36-40) 
Anna parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione. 

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Preghiera dei fedeli
Per le famiglie, sacramento dell'amore di Dio: vivano nella concordia e nella pace. Preghiamo: 

Commento
Nonostante che Anna, protagonista, con Simeone, di questo brano del Vangelo di Luca, venisse da una tribù insignificante, si faceva notare per le sue grazie spirituali (il suo nome stesso significa “grazia”). 
Aveva ricevuto il dono della preghiera perseverante e della profezia; il suo stile di vita, fatto di abnegazione, di digiuno e di veglia, aggiungeva importanza alla sua preghiera di intercessione per il suo popolo. Anna e Simeone ci mostrano che gli uomini e le donne sono uguali davanti a Dio e che tutti possono ricevere i doni dello Spirito Santo. Anna aveva consacrato a Dio la sua vedovanza, divenendo un modello per molte vedove cristiane. La sua vita illustra alcune verità importanti: tutti hanno il loro posto nel progetto divino di salvezza; Dio fa spesso appello a persone che non se lo sarebbero certo aspettato perché siano suo strumento scelto; le virtù di distacco e di umiltà ottengono sempre l’approvazione di Dio, perché egli può colmare solo un cuore puro da ogni attaccamento materiale. 
Lo spirito ebraico era affascinato dall’etimologia dei nomi; può essere interessante, allora, sapere che Fanuele significa “volto di Dio”: Anna, sua figlia, ha davvero visto il volto di Dio in quello di Cristo.

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29 Dicembre - V giorno fra l'ottava di Natale

28/12/2014

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29 Dicembre - V giorno fra l'ottava di Natale
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
Dio invisibile ed eterno, 
che nella venuta del Cristo vera luce 
hai rischiarato le nostre tenebre, 
guarda con bontà questa tua famiglia, 
perché possa celebrare con lode unanime 
la nascita gloriosa del tuo unico Figlio. 
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (1Gv 2,3-11)
Chi ama suo fratello, rimane nella luce.

Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato.
Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera. 
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Il Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.

VANGELO (Lc 2,22-35) 
Luce per rivelarti alle genti. 

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Preghiera dei fedeli
Dona la salvezza, Signore... 
- Alla Chiesa che ha la missione di illuminare le genti: 
- Agli uomini che camminano nelle tenebre: 
- Agli anziani che attendono la tua venuta: 
- A chi è nel dubbio e invoca la luce dello Spirito: 
- A chi ti offre la propria vita con generosità e gratuità: 
- Al povero che mette la sua speranza in te: 
- Alle persone che amano senza chiedere la ricompensa: 
- Ai malati che collaborano con te alla redenzione del mondo: 
- Ai bambini nati in quest'anno: 
- A chi pretende di averti conosciuto a sufficienza: 
- A chi non riconosce Gesù come tuo figlio: 
- A chi è ormai stanco di aspettare un segno da te: 
- A chi pensa di poter vivere anche senza di te: 

Commento
Nel vangelo di oggi incontriamo Simeone, “uomo giusto e timorato di Dio”. Si riconosce comunque che il suo nome deriva, in ebraico, dal verbo “sentire”: un dettaglio rivelatore poiché egli “sentiva” spesso la voce di Dio. Ma lo Spirito Santo non si accontentava di parlare a Simeone: “era su di lui” e ne faceva una persona retta e, insieme, ardente, che serviva Dio e il prossimo con venerazione e devozione. Era, a quanto pare, un uomo di età matura, che si definiva servo del Signore. Aveva passato la sua vita ad aspettare il “conforto d’Israele”, cioè il Consolatore, il Messia. Non appena vide entrare nel tempio il Bambino Gesù, seppe immediatamente che la sua attesa era terminata. La sua visione interiore si chiarì e la pace del suo animo fu scossa. 
Gesù doveva essere per Israele e per la Chiesa un segno del desiderio che Dio aveva di salvare l’umanità; eppure da alcuni fu respinto. 
Le nostre azioni rivelano i nostri pensieri. Simeone prese tra le braccia Gesù, mostrando così che era pronto a condividere e a compiere la volontà divina. 
Facciamo anche noi così e compiamo nella nostra vita con fede la volontà di Dio.
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28.12.2014 - SANTA FAMIGLIA DI GESU' - ANNO B- RITO ROMANO

27/12/2014

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ORA LASCIA O SIGNORE di don Angelo Sceppacerca

Il tempio di Gerusalemme, unico e sommo luogo sacro del popolo d'Israele, che custodiva le tavole della Legge di Dio (segno della gloria e della vicinanza di Jahvé al popolo eletto) brulicava quotidianamente di pellegrini, sacerdoti, addetti, mercanti. Una folla chiassosa e indaffarata. Quel giorno, quasi nascosti e anonimi, Maria e Giuseppe portano il loro piccolo per adempiere le prescrizioni e compiere l'offerta. Solo due vecchi, Simeone e Anna, si accorgono di loro, li riconoscono e, dopo tanti anni di silenzio e attesa, tornano a profetizzare. Simeone riconosce in quel bambino il Signore, il Messia di Israele, l'atteso delle genti. Finalmente l'ha visto! Ora può morire in pace. La paura della morte è vinta, perché finalmente è possibile trovare Dio nel proprio limite, nella condizione della carne umana. Anche Anna, ormai vecchia e vedova da tanti anni, trova finalmente lo Sposo di Israele. Le grandi paure dell'uomo, la morte e la solitudine, si dissolvono: Dio si fa compagno dando senso alla vita e speranza dinanzi alla morte.

ORA LASCIA O SIGNORE
Il segno della circoncisione diceva l'appartenenza al popolo che si era impegnato con Dio in un patto di alleanza e di fedeltà. A questo patto Israele, come ogni uomo, non è mai stato fedele, è sempre venuto meno. Dio no. Anzi, in Gesù trova la via per compiere finanche la parte dell'uomo. Gesù è, allo stesso tempo, il sì di Dio all'uomo e il sì dell'uomo a Dio.
Il canto di Simeone ("Ora lascia o Signore...") è la preghiera che chiude la liturgia di ogni giorno, a "Compieta": mentre scende la notte, si alza l'inno di gioia e di salvezza. Come il vecchio Simeone, anche l'uomo, al limite del suo giorno e dei suoi giorni, non è più stretto dall'abbraccio delle ombre di morte, ma egli stesso abbraccia il piccolo che dà la vita, il Signore che salva, Gesù.

SEGNO DI CONTRADDIZIONE
Maria e Giuseppe ascoltano con stupore le parole di Simeone che predice il destino di Gesù, segno di contraddizione. Già si intuisce il mistero di morte e resurrezione del Signore che trapassa il cuore della Madre e di ogni discepolo.
Anna, molto avanzata negli anni, riceve anch'essa la grazia di vedere il volto di Dio in Gesù. Sembra avere l'età di tutta l'umanità che, dopo una giovinezza brevissima (il paradiso delle origini!), ha perso lo sposo e vive una vita vuota e disperata. Come Anna, anche noi non dobbiamo "lasciare il tempio", ma continuare ad attendere e cercare, con preghiera e desiderio, di vedere il volto di Dio e di ascoltarne la voce.

LA SANTA FAMIGLIA
La festa della Santa Famiglia fa sì che ciascuno si ritrovi in qualcuno dei suoi protagonisti: i padri potranno rispecchiarsi in San Giuseppe, le madri in Maria, i figli in Gesù. Meglio ancora sarebbe che ogni famiglia cristiana si recasse oggi spiritualmente a Nazareth e qui apprendere l'arte di vivere in famiglia. È quello che, con parole ispirate, ricordava Paolo VI, pellegrino in Terra Santa nel gennaio del 1964: "Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere come è dolce e insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale".
Nella domenica della Santa Famiglia emblematiche sono le figure di due profeti, Anna e Simeone. Anche la famiglia in quanto tale è profezia per l'umanità, perché (queste le parole di Giovanni Paolo II) "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia".
Quand'è che una famiglia è vincente? Il modello di Nazareth spinge a cercare il criterio del successo della vita familiare nell'esercizio dell'amore, nel continuo superamento del proprio egoismo. Un amore che ben conosce il sacrificio personale, la spada che ti trapassa l'anima. La profezia di Anna su Maria si avvererà sotto la croce, dove Maria, pietrificata, stava, in piedi, a nome di tutta l’umanità.


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SAN GIOVANNI EVANGELISTA - Festa - Rito Romano

26/12/2014

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SAN GIOVANNI
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che per mezzo dell’apostolo Giovanni 
ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: 
donaci l’intelligenza penetrante della Parola di vita, 
che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Gv 1,1-4)
Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi.

Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 96)
Rit: Gioite, giusti, nel Signore.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono. 

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria. 

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.

VANGELO (Gv 20,2-8) 
L’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Preghiera dei fedeli
Perchè le comunità cristiane non si stanchino di costruire la pace dove trionfa la guerra, di vivere la condivisione dove c'è la fame, di proclamare la giustizia secondo lo spirito del vangelo dove il forte minaccia il debole. Preghiamo: 

Commento
Si celebra oggi l’amore di Cristo in uno dei suoi discepoli a lui più vicini. Gesù, che era diventato l’amico più caro di Giovanni e che aveva condiviso con lui le gioie più intense e i dolori più profondi, era quel Dio che, come diceva l’Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire. Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole provenienti dal cuore del Padre. Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che l’avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita. 
Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo “che Gesù amava” correre con tutte le forze, spinto proprio da quest’amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Vede le bende e il sudario - oggetti della morte - abbandonati dal Signore della vita: le potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell’amore, spuntava l’alba della fede.

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26.12.2014 - SANTO STEFANO - Festa - Rito Romano

25/12/2014

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SANTO STEFANO
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Rosso

Colletta
Donaci, o Padre, di esprimere con la vita 
il mistero che celebriamo 
nel giorno natalizio di santo Stefano primo martire 
e insegnaci ad amare anche i nostri nemici 
sull’esempio di lui 
che morendo pregò per i suoi persecutori. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 6,8-12;7,54-60)
Ecco, contemplo i cieli aperti.

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». 
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 30)
Rit: Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito.

Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi. 

Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria. 

Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori:
sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.

VANGELO (Mt 10,17-22) 
Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Preghiera dei fedeli
Perchè la speranza della risurrezione rafforzi i fratelli provati dal dolore e dalla malattia. Preghiamo: 

Commento
Stefano, il primo martire cristiano, era uno dei primi sette diaconi, il cui dovere era quello di porsi al servizio della Chiesa e degli apostoli. Come servo di Cristo, Stefano era contento di essere come il suo Signore, e, nel momento della sua morte, fu molto simile a lui. Potrebbe sembrare che il Vangelo di oggi sia stato scritto a proposito di santo Stefano. Quando si trovò di fronte al sinedrio, lo Spirito Santo lo ispirò ed egli parlò con audacia; non solo respinse le accuse che gli erano state mosse, ma accusò a sua volta i suoi accusatori. Il suo sguardo era sempre rivolto al Signore, tanto che il suo volto splendeva come quello di un angelo e rifletteva la gloria di Cristo, che era in lui. La somiglianza tra santo Stefano e il suo Signore non è solo esteriore: nel momento della sua morte, Stefano rivelò le intime disposizioni del suo cuore, pregando perché i suoi assassini fossero perdonati, una preghiera che diede frutti più tardi, con la conversione di san Paolo. Santo Stefano, il cui nome significa “corona”, si procurò la corona del martirio dopo esservisi preparato con una vita di fedeltà al servizio di Cristo.

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S. NATALE DEL SIGNORE GESU': GESU' ENTRA NELLA NOSTRA STORIA

25/12/2014

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Calenda di Natale:

Trascorsi molti secoli da quando Dio aveva creato il mondo e aveva fatto l'uomo a sua immagine; 
e molti secoli da quando era cessato il diluvio e l'Altissimo aveva fatto risplendere l'arcobaleno, segno di alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo la nascita di Abramo, nostro Padre;
tredici secoli dopo l'uscita d'Israele dall'Egitto sotto la guida di Mosè;
circa mille anni dopo l'unzione di Davide quale re d'Israele; nella settantacinquesima settimana della profezia di Daniele;
all'epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; 
nel quarantaduesimo anno dell'impero di Cesare Ottaviano Augusto,
mentre su tutta la terra regnava la pace,
nella sesta età del mondo,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell'eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua venuta,
essendo stato concepito per opera dello Spirito Santo,
trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo. 
E’ il Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la natura umana.• Liturgia della Parola
Commento: La tradizione giudaica usava distinguere quattro notti fondamentali nella storia dell'umanità. La prima notte è stata quella della creazione, quando le tenebre furono spazzate via dalla parola di Dio.

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S. NATALE DEL SIGNORE GESU' - Anno B - Rito Romano

24/12/2014

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VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI di G. Biffi

"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14).


"Venne ad abitare in mezzo a noi". Non è, credo, possibile - per descrivere un evento inaudito ed esporre un concetto sovrastante ogni umana comprensione e ogni attesa - trovare una frase più semplice e feriale di questa: è il linguaggio dei nostri traslochi e dei nostri trasferimenti.
Già nella sua forma espressiva evoca l'indole propria della realtà centrale del cosmo e della storia; cioè, la verità dell'Incarnazione. "Il Verbo si fece carne", ci ha detto l'evangelista: vale a dire, è la divina ricchezza che, per così dire, si immiserisce; è l'infinità che assume l'esiguità di un neonato; è l'onnipotenza che accetta di farsi bisognosa di tutto come la più piccola della creature. "Umiliò (quasi 'annientò') se stesso", ha detto sinteticamente san Paolo (cfr. Fil 2,8). 
E' la realtà - sublime e dimessa al tempo stesso - dell'Unigenito del Padre che diventa uno di noi. E' il prodigio grandioso e povero del Natale, che una volta ancora quest'anno ritorna, sempre eloquente e sempre efficace, e con dolcezza si impone all'attenzione anche dei più superficiali e dei distratti.

DIO SI È FATTO NOSTRO PROSSIMO
Dio - che è il "lontanissimo" e il "diversissimo" da noi - si è fatto nostro "prossimo", nostro vicino di casa, nostro compagno di viaggio: un evento, questo, che l'uomo, con tutto il suo egocentrismo e la sua autoesaltazione, non poteva arrivare neppure a immaginare.
E' vero che gli uomini - nei momenti in cui si sentono oppressi dalla crudeltà delle circostanze, dalla tirannìa impietosa dei prepotenti, dalle molteplici forme del male - invocano come d'istinto la presenza risolutiva di colui che è il Creatore di ogni essere e il Giudice di ogni comportamento. "Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi!" (cfr. Is 63,19), leggiamo nelle profezie di Isaia. Ma era come il sospiro di un auspicio irreale e senza speranza.
Invece, ciò che sembrava un desiderio folle è stato questa notte esaudito. A Betlemme i cieli si sono sul serio "squarciati" e il "Figlio unigenito che è nel seno del Padre" (cfr. Gv 1,18) è davvero disceso. 
E tutto è cambiato per la sventurata stirpe di Adamo: la nostra miseria più sostanziale è finita, perché "dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia su grazia" (cfr. Gv 1,16), come abbiamo ascoltato.
Perciò le genti cristiane non si stancano mai di celebrare con entusiasmo il Natale, moltiplicando anche nelle case e nelle strade le manifestazioni di festa e di splendore (pur se poi in molti sembrano colpiti da una curiosa amnesia e non ricordano più la causa e la ragione di tanto tripudio)

VENNE FRA LA SUA GENTE, MA I SUOI NON L'HANNO ACCOLTO
C'è però qualcosa che è ancora più strano e inspiegabile, cui allude discretamente anche il prologo del quarto vangelo con le parole: "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1,11).
Dio si è fatto "nostro prossimo", ma poi càpita che a noi non piace troppo essere "prossimi" a lui. E' un "vicino di casa" che sembra infastidire. Si direbbe che alla sua compagnìa si preferisca essere soli e desolati lungo il cammino della vita.
Vedete, non sono molti a negare esplicitamente Dio perché, se è difficile dimostrarne l'esistenza, è ancora più difficile ipotizzare ragionevolmente che non ci sia nessuno all'origine delle cose. Ma sono molti che sembrano preferire la sua latitanza. Un Dio remoto, che non interferisca nei nostri affari, ci disturba meno: forse si pensa che così noi possiamo essere più autonomi, più "adulti", più padroni di noi stessi e del nostro destino.
Perfino i credenti talvolta sono un po' contagiati da questa mentalità, e magari tentano di giustificarla chiamandola "sana laicità"; ed è invece soltanto incomprensione della bellezza e della verità del Natale.
"Il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe" (Gv 1,16), ci ha detto malinconicamente l'evangelista.

DIO NON È UN INTRUSO
Sarà bene che ci convinciamo che Dio non è un intruso nella creazione che è originata da lui. A estrometterlo si rischia di estromettere con lui il significato stesso del nostro esistere.
In questo concreto ordine di cose che di fatto è stato realizzato, l'Emmanuele, il "Dio con noi", l'Unigenito del Padre nato a Betlemme secondo la natura umana, è il necessario fondamento di tutto: "in lui sono state create tutte le cose" - ci dice san Paolo - "e tutte sussistono in lui" (cfr. Col 1,16.17). Se lo si rimuove, si pongono le premesse perché tutto il nostro edificio rovini.
Non a caso il profeta nella prima lettura ci ha parlato delle "rovine di Gerusalemme", come figura dello sfacelo dell'umanità intera.
L'immagine di una costruzione rovinata dall'estromissione di Dio e del suo Cristo si affaccia alla mente di chi contempla con occhi disincantati la società in cui viviamo: una società che non insegna più a distinguere adeguatamente il bene dal male e perciò non riesce più a educare i suoi figli, che esalta più la "notizia" della "verità", che è comprensiva con i prepotenti ed è impietosa con chi non sa gridare e difendersi. E l'elenco delle "macerie" della città terrena potrebbe ancora allungarsi.
Ma il profeta ha parlato di "rovine" non per avvilirci e deprimerci, ma per risuscitare la nostra fiducia nell'amore sapiente di Dio, che è più potente dei nostri egoismi e delle nostre stoltezze ed è capace di risanare e ricostruire: "Prorompete in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme" (Is 52, 9).
Il Natale è appunto la festa della speranza cristiana, che non è il fatuo ottimismo di chi non si rende conto del malessere e dei guai che affliggono il nostro tempo, ma è la certezza che a Betlemme è nato - e, dopo la sua crocifissione e la sua gloria, continua a essere il Signore della storia - colui che ci ha detto: "Avrete tribolazione, ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo!" (cfr. Gv 16,32).

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