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La Liturgia di Giovedi 01 Settembre 2016

31/8/2016

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SETTEMBRE: MESE DEDICATO AGLI ANGELI
INVOCAZIONE AGLI ANGELI CUSTODI

Assisteteci, Angeli custodi, soccorso nel bisogno, conforto nella disperazione, luce nelle tenebre, protettori nei pericoli, ispiratori di buoni pensieri, intercessori presso Dio, scudi che respingono il nemico malvagio, compagni fedeli, amici verissimi, prudenti consiglieri, specchi d’umiltà e purezza.
​

Assisteteci, Angeli delle nostre famiglie, Angeli dei nostri figli, Angelo della nostra parrocchia, Angelo della nostra città, Angelo del nostro paese, Angeli della Chiesa, Angeli dell’universo. Amen.

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01.9.2016 - Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario - Anno pari
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, nostro Padre,  
unica fonte di ogni dono perfetto,  
suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede,  
perché si sviluppi in noi il germe del bene  
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 3,18-23)
Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit: Del Signore è la terra e quanto contiene.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. 

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

VANGELO (Lc 5,1-11) 
Lasciarono tutto e lo seguirono.

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Commento
“Ma sulla tua parola getterò le reti”. E il miracolo si compì.  
Che miracolo? Una pesca inattesa, certo, ma soprattutto una trasformazione, un cambiamento radicale della vita di questi rudi pescatori della Galilea. “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Si tratta di un gioco di parole, ma lo stesso termine ha qui un senso pregnante. Significa il passaggio da una vita a misura d’uomo a una vita a misura di Dio. Dall’orizzonte umano all’orizzonte divino. Perché Dio nutre sempre più ambizioni sull’uomo di quanto l’uomo possa nutrire sulla sua esistenza. “Sulla tua parola”. Perché vivente è la parola di Dio. Se io acconsento a gettare le reti ogni giorno, ogni giorno diventerà un “d’ora in poi” e la mia vita assumerà orizzonti divini.
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La Liturgia di Mercoledi 31 Agosto 2016

30/8/2016

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31.8.2016 - Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario - Anno pari
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, nostro Padre,  
unica fonte di ogni dono perfetto,  
suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede,  
perché si sviluppi in noi il germe del bene  
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 3,1-9)
Noi siamo collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?
Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. 
Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. 

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.

VANGELO (Lc 4,38-44) 
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato. 

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 
E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

Commento
“Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò”.  
Gesù arriva direttamente al male che rode il cuore dell’uomo. La sua diagnosi è chiara. È il peccato e, attraverso il peccato, l’Avversario che è il male dell’uomo. È a lui che Gesù si rivolge. Egli va direttamente allo scopo. E interviene con autorità. L’Avversario non si sbaglia. Il suo regno nel cuore dell’uomo è effimero. Non resiste alla presenza di Gesù. Dio è più forte del male. Dio è al di là del male.  
“Da molti uscivano demoni gridando: ‘‘Tu sei il Figlio di Dio!’’”. Se l’uomo riconosce che il suo male ha un nome, che si chiama “peccato”, che è il rifiuto della salvezza, se proclama: “Tu sei il Figlio di Dio”, la salvezza lo raggiunge nel più profondo dell’essere.
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La Liturgia di Martedi 30 Agosto 2016

29/8/2016

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30.8.2016 - Martedì della XXII settimana del Tempo Ordinario - Anno pari
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
O Dio, nostro Padre,  
unica fonte di ogni dono perfetto,  
suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede,  
perché si sviluppi in noi il germe del bene  
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 2,10-16)
L’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio; l’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa.

Fratelli, lo Spirito conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. 
Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito. L’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: Giusto è il Signore in tutte le sue vie.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. 

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. 

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno. 
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. 

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere. 
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.

VANGELO (Lc 4,31-37) 
Io so chi tu sei: il santo di Dio! 

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. 
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. 
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Commento
“Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno?”. Perché Dio è venuto ad immischiarsi nei nostri affari? La vita dell’uomo, bene o male, trova sempre un suo equilibrio. Ed ecco che Dio si immischia e sconvolge tale equilibrio: fa ciò con autorità, come se ne avesse il diritto.  
Infatti, anche nel peccato, l’uomo può dare un certo equilibrio alla propria vita. Perciò la fede, l’intervento di Dio nella vita dell’uomo creano sempre un movimento di reazione, paura. All’uomo non piace essere spinto. “Sei venuto a rovinarci?”. Solo la fede che si muove con fiducia può permettere di superare l’ostacolo, perché se Dio interviene, non lo fa solo per rompere l’equilibrio dell’uomo, ma per farlo partecipare alla sua pienezza. “E il demonio uscì da lui, senza fargli alcun male”.
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La Liturgia di Lunedi 29 Agosto 2016

28/8/2016

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29.8.2016 - Martirio di San Giovanni Battista
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fede decapitare (Mc 6, 17-29). Egli è l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: «Ora la mia gioia è compiuta; egli deve crescere, io invece diminuire» (Gv 3, 29-30). Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore (Gv 1, 35-40). Fin dal sec. V il 29 agosto si celebrava a Gerusalemme una memoria del Precursore del Signore. Il suo nome si trova nel Canone Romano.

Colletta
O Dio, che a Cristo tuo Figlio  
hai dato come precursore,  
nella nascita e nella morte, san Giovanni Battista,  
concedi anche a noi di impegnarci generosamente  
nella testimonianza del tuo Vangelo,  
come egli immolò la sua vita  
per la verità e la giustizia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ger 1,17-19)
Àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò.

In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Tu, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 70)
Rit: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

VANGELO (Mc 6,17-29) 
Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista. 

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Commento
IL MARTIRIO DEL PROFETA RIPORTA IN TESTA IL PRIMATO DI DIO

Quello che viene sminuito, attraverso il martirio viene recuperato.

Sembra assurdo, ma proprio quello che viene ucciso provoca la vita.
Quelle realtà che nella Chiesa anche oggi trovano ostilità, sono le stesse che ne portano in auge il valore e la esaltano.

Quasi quasi, dobbiamo ringraziare i nostri persecutori, verrebbe da dire.

E se non è letteralmente così, però avviene una realtà simile, in quanto ogni segno di contrarietà, di persecuzione e di uccisione anche solo morale, ogni decapitazione delle realtà della fede, provoca la rinnovata esperienza della fede in modo nuovo, rinnovato, rinnovante e efficace più di prima.

La Chiesa, insomma, non va avanti con le forse umane e dei potenti (anche se talvota può sembrare così e si è tentati di farlo), ma attraverso il sangue fisico o morale del martirio, della prova, delle sofferenze che, rivissute in Cristo, in riferimento al progetto di Dio, alla sua misteriosa volontà, ridonano alla forza della fede la piena e autentica potenza: quella dell'amore di Dio presente in quel momento.

Dio non abbandona mai la nostra storia, ci dice il martirio di Giovanni; e tutte le forze contrarie non prevarranno sulle testimonianze che la Chiesa è invitata a rendere nel mondo e per il mondo.
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La Liturgia di Domenica 28 Agosto 2016

26/8/2016

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XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
FUORI POSTO?
di Don Luciano Sanvito


Sta di fatto che, gira e rigira come vuoi tu le cose, ciascuno di noi, o per un motivo o per un altro, si va sempre a cercare un "posto al sole"...
Lasciando tutti gli altri in ombra...alla nostra ombra.

Mettersi davanti non è solo un'abitudine, ma diventa sempre più un'ambizione, un poter accedere là, dove io possa avere visione di me stesso e dove anche gli altri mi diano il giusto riconoscimento.

Ma il mio posto è sulla terra, e solo a partire dalla terra, dall'humus vitale che mi genera posso essere rigenerato anche spiritualmente e moralmente...altrimenti, sono fuori posto.
E questa è la vera umiltà sopra ogni religione: l'accettazione oggettiva di se stessi come parti di quell'humus che è la terra.
Lo spirito di Adamo, prima del peccato, è proprio questo: il senso della terra, e dell'appartenenza a essa nella gestione vitale di sè e nei confronti dell'altro e del mondo.

Questo atteggiamento umile e terreno, estremamente concreto e pratico, ci aiuta a fare della nostra presenza sulla terra una realtà propizia per noi e attorno a noi: se siamo al nostro posto, anche tutto il resto funziona bene.

Ma il non accettare la nostra base terrena, il non voler rimanere coi piedi per terra, l'ergersi sopra gli altri e sopra le cose, ecco che diventa sempre più un grande pericolo per noi: di vivere sempre più fuori posto.
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LETTURE DELLA DOMENICA
Colletta
O Dio, nostro Padre,  
unica fonte di ogni dono perfetto,  
suscita in noi l’amore per te  
e ravviva la nostra fede,  
perché si sviluppi in noi il germe del bene  
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure
Colletta
O Dio, che chiami i poveri e i peccatori  
alla festosa assemblea della nuova alleanza,  
fa’ che la tua Chiesa onori la presenza del Signore  
negli umili e nei sofferenti,  
e tutti ci riconosciamo fratelli  
intorno alla tua mensa.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Sir 3,19-21.30-31)
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 67)
Rit: Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.

SECONDA LETTURA (Eb 12,18-19.22-24) 
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente. 

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. 
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

VANGELO (Lc 14,1.7-14) 
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. 

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
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La Liturgia di Sabato 27 Agosto 2016

26/8/2016

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27.8.2016 - Santa Monica
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Monica (Tagaste, attuale Song-Ahras, Algeria, c. 331 – Ostia, Roma, 387) con l’assidua fiduciosa preghiera e le sue lacrime di implorazione ottenne la trasformazione spirituale del figlio Agostino. Nel libro delle «Confessioni» è delineata la sua figura di madre cristiana e di contemplativa, attenta ai bisogni degli umili e dei poveri. Il colloquio fra Monica e Agostino ci apre la profondità del suo spirito tutto proteso verso la patria del cielo.

Colletta
O Dio, consolatore degli afflitti,  
che hai esaudito le pie lacrime di santa Monica  
con la conversione del figlio Agostino,  
per la loro comune preghiera  
donaci una viva contrizione dei nostri peccati,  
perché gustiamo la dolcezza del tuo perdono.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 1,26-31)
Dio ha scelto quello che è debole per il mondo.

Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.

VANGELO (Mt 25,14-30) 
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Commento
AVERE DEI TALENTI E NASCONDERLI...

Ogni talento va trafficato.
Quello che ci viene consegnato non è per essere conservato.
Ogni dono che ci viene affidato è per essere da noi trafficato.

' Fedeli nel poco, per avere autorità su molto '.

Ridare il talento ricevuto tale e quale non fa altro che far morire il dono.
L'abbondanza non dipende dalla quantità della donazione, ma dalla capacità di ricevere.
Anche chi ha poco, con la capacità che sviluppa in sè nell'accogliere, diventa uno che riceve molto.

Il talento diventa allora il segno del nostro accogliere più o meno Lui.
Ogni talento esprime oltre alla fiducia riposta in noi da Dio, anche la nostra capacità di far maturare questi doni attraverso il cammino della nostra vita.

Il poco dono ricevuto può fruttare molto se messo nelle mani accoglienti.
Anche una piccola cosa, nella nostre mani aperte, può fruttare molto.
E questo ci permette di ricevere ancora di più da parte di Dio.
Tenere e trattenere un dono non è altro che farlo morire e morire anche noi con esso.
OGNI TALENTO DIVENTA UNA PROVA PER ACCRESCERE LA FEDE
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a sera
MESSA PREFESTIVA della
XXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO
ANNO C - RITO ROMANO

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La Liturgia di Venerdi 26 Agosto 2016

25/8/2016

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26.8.2016 - Venerdì della XXI settimana del Tempo Ordinario - Anno pari
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,  
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi  
e desiderare ciò che prometti,  
perché fra le vicende del mondo  
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 1,17-25)
Noi annunciamo Cristo crocifisso: scandalo e stoltezza per gli uomini; ma per coloro che sono chiamati, potenza e sapienza di Dio.

Fratelli, Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti:
«Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l’intelligenza degli intelligenti».
Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 
Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Dell’amore del Signore è piena la terra.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate. 

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

VANGELO (Mt 25,1-13) 
Ecco lo sposo! Andategli incontro! 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Commento
La parabola evangelica delle vergini sagge e delle vergini stolte che attendono lo sposo con le lampade, alcune sprovviste d’olio per accenderle, mentre altre l’hanno comprato per tempo, sembra una parabola ordinaria, con un messaggio molto pratico, prima che risuoni l’ultima frase: “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. Questa frase rivela l’importanza ed il senso ultimo che Gesù dà a questa parabola indirizzata ai suoi discepoli, e quindi a noi.  
È evidente, a questo punto, che lo sposo è egli stesso, le vergini sagge o stolte rappresentano tutti gli uomini che aspettano il suo ritorno per il giudizio, che deciderà della loro felicità eterna con lui, e che il problema dell’olio è quello della nostra vita interiore, della nostra fede e della nostra disponibilità ad essere testimoni della luce. Si tratta semplicemente della saggezza, e non di una qualunque, ma della saggezza eterna, della quale la Bibbia parla spesso.  
San Giovanni descrive nel “Prologo” al suo Vangelo il modo migliore di intendere questa parabola. Si tratta del Verbo eterno nel quale era la vita... e la vita era la luce degli uomini, e la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. È possibile quindi che le antiche spiegazioni della parabola delle vergini sagge e stolte fossero più rigorose di quelle della nostra epoca, fossero più vicine alla verità. In ogni caso, è rendendosi conto di quale luce, di quale olio si tratti, che noi capiremo infine la minaccia insita in quella che sembrerebbe una parabola assolutamente ordinaria.  
Inoltre, coscienti del fatto che qui è questione di vita o di morte, di salvezza o di dannazione eterna, siamo colpiti dalla sventatezza delle vergini stolte e dalle conseguenze catastrofiche della loro incredibile pigrizia. Nonostante tutto, perché esse vanno incontro ad una tale punizione? La sola spiegazione della severità della punizione è la mancanza d’amore più che la mancanza di ragione. Le vergini stolte non hanno amato lo sposo al punto di badare a tutto ciò che è necessario per la sua venuta. Esse non hanno sentito il grande desiderio di ritrovarsi con lui al banchetto di nozze.  
Amiamo dunque il Signore

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nella Diocesi di Bergamo
Solennità di SANT’ALESSANDRO, MARTIRE 
Patrono della città e Diocesi di Bergamo
Alessandro, secondo la tradizione vessillifero della legione tebea di stanza a Milano, subì il martirio a Bergamo durante la persecuzio­ne di Diocleziano e Massimiano. Sul luogo del suo sepolcro sorse la basilica cattedrale alessandrina. Il suo culto, anche fuori di Bergamo, è attestato con certezza dalla costruzione di una chiesa a lui dedicata a Fara Autarena (Fara d’Adda) nel 585, ad opera del re longobardo Autari. Il sangue sparso da Alessandro fu veramente, per la terra di Bergamo, “seme di cristiani”, ed a lui e alla sua gloriosa testimonian­za si riferiscono da allora i bergamaschi come a modello di coraggio e coerenza di fede.

Orazione
O Dio, nostro creatore e redentore, che nella tua ineffabi­le bontà ricompensi con abbondanza la gloriosa passione dei tuoi martiri, concedi alla tua Chiesa, che oggi si allieta per il trionfo del santo martire Alessandro, di essere liberata da ogni macchia di peccato e di ottenere quel premio che egli ha me­ritato con la suprema testimonianza della fede. Per il nostro Signore.
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La Liturgia di Giovedi 25 Agosto 2016

24/8/2016

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25.8.2016 - Giovedì della XXI settimana del Tempo Ordinario - Anno pari
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,  
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi  
e desiderare ciò che prometti,  
perché fra le vicende del mondo  
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 1,1-9)
In Cristo siete stati arricchiti di tutti i doni.

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 
Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza. 

Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.

Parlino della tua terribile potenza:
anch’io voglio raccontare la tua grandezza.
Diffondano il ricordo della tua bontà immensa,
acclamino la tua giustizia.

VANGELO (Mt 24,42-51) 
Tenetevi pronti. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Commento
“Domani...”; “Più tardi...”, dice il cristiano. “Più tardi ti pregherò meglio”; “Domani mi sforzerò, ma prima bisognerebbe che...”. Ma il Signore ci chiede: “Oggi...”; “Subito”. Per fortuna non conosciamo la data del suo ritorno! Altrimenti, che calcoli non faremmo pur di scendere a compromessi con le sue esigenze!  
Impariamo invece a fare solo quanto sia conforme alla volontà di Dio! Non lanciamoci in una brutta azione col pretesto che essa sarà fonte di un’azione migliore in seguito. E se egli ritornasse, prima che questa buona azione venga compiuta? Noi non potremmo certo presentargli le percosse date ai compagni o le nostre bevute... Vegliare non significa solo privarsi del sonno, ma anche fare ciò che Cristo si aspetta da noi: lavoro, vita di famiglia, sana distrazione o preghiera.

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nella Diocesi di Bergamo
​BEATO ALESSANDRO DORDI, SACERDOTE E MARTIRE
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Grado della Celebrazione: Memoria fac.
Colore liturgico: Rosso
Don Alessandro Dordi (noto anche come padre Sandro Dordi Negroni; l’ultimo è il cognome della madre) è stato un sacerdote diocesano di Bergamo, appartenente alla Comunità Missionaria del Paradiso. Immediatamente dopo l’ordinazione sacerdotale, venne inviato nel Polesine, poi in Svizzera come cappellano degli emigranti italiani e, dal 1980, in Perù. S’impegnò a fondo nella pastorale familiare e nella promozione umana, che riteneva fosse l’antidoto ai movimenti guerriglieri che imperversavano nel Paese. Cadde vittima di un attentato da parte di alcuni militanti di Sendero Luminoso, un movimento armato maoista, il 25 agosto 1991. Aveva sessant’anni ed era sacerdote da trentasette. La sua causa di beatificazione si è svolta nella diocesi di Chimbote dal 9 agosto 1996 al 25 agosto 2002, unita a quella dei padri Francescani conventuali Michał Tomaszek e Zbigniew Strzałkowski, uccisi sedici giorni prima di lui. Il decreto che sancisce ufficialmente il loro martirio in odio alla fede cattolica è stato promulgato il 3 febbraio 2015, mentre la beatificazione si è svolta il 5 dicembre 2015 a Chimbote. I resti mortali di don Alessandro riposano nel cimitero adiacente alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente a Gromo San Marino, il suo paese d’origine.

​Colletta
O Padre, 
che ti compiaci di rivelare il tuo Figlio ai piccoli 
e mai abbandoni il tuo popolo, 
concedi a noi tuoi fedeli il coraggio apostolico 
che sostenne il beato Alessandro, sacerdote, 
nel donare la propria vita per il Vangelo 
fino alla prova suprema dell’effusione del sangue. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
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a sera
nella Diocesi di Bergamo
SANT’ALESSANDRO, MARTIRE 
Patrono della città e Diocesi di Bergamo

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La Liturgia di Mercoledi 24 Agosto 2016

23/8/2016

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24.8.2016 - SAN BARTOLOMEO
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Rosso

Colletta

Confermaci nella fede, o Padre,  
perché aderiamo a Cristo, tuo Figlio,  
con l’entusiasmo sincero di san Bartolomeo apostolo,  
e per sua intercessione  
fa’ che la tua Chiesa si riveli al mondo  
come sacramento di salvezza.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 21,9-14)
Sopra i basamenti sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

Uno dei sette angeli mi parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello».
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.  

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. 

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

VANGELO (Gv 1,45-51) 
Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità. 

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». 
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Commento
Filippo e Natanaele sono due nuovi discepoli di Gesù. Il primo riceve direttamente la chiamata; il secondo la riceve tramite un suo amico. I due si ritrovano in Gesù. Questo incontro ha rappresentato per loro un’esperienza di fede, un cambiamento nel loro comportamento, una nuova dimensione nel modo di vedere le cose, che li apre ad altre possibilità.  
Esso ha rappresentato per loro una rottura con il passato, il penetrare in un nuovo mondo, in un nuovo tragitto di vita, poiché cercare Gesù vuol dire cercare la verità - cercare la luce, cercare Dio -.  
“Vieni e vedi”... Entrare nell’intimità di Gesù significa scoprire il suo modo di vivere, vivendo con lui... cioè con gli uomini nostri fratelli. È soltanto nell’esperienza comunitaria, nell’interesse per il modo di vivere degli altri, nel fatto di rimanere e di solidarizzare con gli altri, che noi acquistiamo a poco a poco l’esperienza della nostra fede. “Vedrete il cielo aperto”... Dio si presenta e prende contatto con gli uomini, attraverso Cristo; egli vuole sentirsi vicino agli uomini, ed è tra di loro che ha fissato la sua tenda, nella comunità. Il cielo, in questa prospettiva del Vangelo, viene a noi tramite Cristo. Attraverso la nostra partecipazione, nella misura in cui lo possiamo, alla vita di Dio. Quante cose potremmo vedere e provare se noi seguissimo Gesù.
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La Liturgia di Martedi 23 Agosto 2016

22/8/2016

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23.8.2016 - Martedì della XXI settimana del Tempo Ordinario - Anno pari
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,  
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi  
e desiderare ciò che prometti,  
perché fra le vicende del mondo  
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Ts 2,1-3.13-17)
Mantenete le tradizioni che avete appreso.

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo! 
Noi dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Vieni, Signore, a giudicare la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. 

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene.

Acclamino tutti gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

VANGELO (Mt 23,23-26) 
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. 

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: 
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Commento
Noi ci rallegriamo interiormente quando sentiamo Cristo dileggiare con forza l’eccessivo formalismo rituale dei farisei, e, soprattutto, il loro pretendersi “a posto” di fronte a Dio, per via di gesti puramente esteriori.  
Ma non dimentichiamo la frase-chiave di questo passo: “Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. La polemica è cattiva consigliera e l’eccesso di formalismo rituale non deve farci dimenticare la necessità del rito. L’ipocrisia è cosa molto brutta, ma ancora più brutto è non fare sforzo alcuno, né di gesto, né di cuore, per avvicinarsi alla legge di Dio.  
Non si rischia forse, condannandone l’eccesso, di dimenticarsi della pratica del rito?  
Noi abbiamo bisogno sia di una disposizione interiore alla pietà, alla docilità e all’obbedienza, sia di una sua espressione esteriore per mezzo del gesto e del rito. E molto spesso non potremo verificare la disposizione del nostro cuore in altro modo, se non acconsentendo ad un gesto compiuto di fronte a noi, agli altri e a Dio. Dio ci vuole completamente, corpo e anima. Gesù ci chiede di non dimenticarci mai dell’uno, sia pure a profitto dell’altra.
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