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La Liturgia di Domenica 29 Novembre 2020

29/11/2020

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I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - RITO ROMANO
INIZIO NUOVO ANNO LITURGICO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
SIGNORE FA SPLENDERE IL TUO VOLTO E NOI SAREMO SALVI
Oggi inizia l'Avvento!
Avvento significa ATTESA... Vi piace aspettare?
Immaginiamoci in coda alla cassa del cinema o a teatro... sappiamo che ci aspetta qualcosa di bello... Ma ci piace aspettare? L'attesa è sempre noiosa, lunga, iniziamo a guardarci attorno per ingannare il tempo, sbuffiamo, qualcuno prova a passare davanti a qualcun altro un pò addormentato; qualcun altro prova a cambiare fila perché le altre sembra sempre che vadano più veloce della nostra; c'è chi si fa sostituire da un amico perché comincia a sentire mal di gambe o chi, addirittura, rinuncia o cambia programma se l'attesa si fa troppo lunga! Non siamo molto allenati all'attesa!
Ecco perché la Chiesa tiene molto all'avvento e lo prepara con amore: aspettiamo il giorno di festa in cui gioire nel ricordare la nascita di Gesù venuto a salvarci e ci alleniamo a fare quello che Gesù ci ha raccomandato cioè vegliare. In coda per il Natale di Gesù però è vietato annoiarsi!
Anzi, non ci basteranno queste quattro settimane... Ecco perché ogni anno l'avvento ritorna!
Dobbiamo pregare, cantare, lodare, ringraziare, cercare di far felici quelli che ci stanno vicino, fare compagnia a chi è solo, parlare con chi è in attesa insieme a noi, non pensare al mal di gambe ma tenere caldi i muscoli per saltare in braccio a Gesù quando sarà il momento; aiutare chi vediamo affaticato; dare una mano a chi non ha ancora capito in che direzione andare per non perdersi la festa; sorridere a chi è triste perché non ha capito perché è in attesa; ammirare e contemplare la creazione di Dio che è attorno a noi proprio per arricchire la nostra veglia, riempiendola di meraviglia. Ecco cosa fare in questo avvento, ecco come tenere il cuore palpitante d'amore in attesa del giorno più bello che verrà!
Ma, esattamente, cosa dobbiamo aspettare? Gesù è nato più di duemila anni fa e noi lo sappiamo benissimo! Quindi che periodo di attesa inizia per noi oggi? Perché la Chiesa ci chiede di vivere da oggi fino al giorno del Natale di Gesù con il cuore in attesa? Perché ci dice di prepararci?
Il profeta Isaia è vissuto tanto, tanto, tanto tempo prima di Gesù e nella prima lettura chiede a Dio di ''ritornare''... Lui, illuminato da Dio già sapeva della venuta di Gesù e quindi poteva ASPETTARE!
Nel Salmo di oggi abbiamo pregato con le parole che ripetevano nel tempio di Gerusalemme al tempo del Re Davide chiedendo al Signore di farsi vedere, di scendere dal cielo per salvarli. Gesù ancora non era venuto nel mondo quindi loro chiedevano a Dio di farsi vivo e di aiutarli ad allontanarsi dal male e a fare il bene. Loro giustamente aspettavano qualcuno!
San Paolo che invece scriveva e predicava dopo la morte di Gesù parla a tutti i cristiani della città di Corinto e dice loro di rimanere fedeli a Dio in attesa del suo arrivo..... ma se Gesù era già morto e risorto che senso aveva dire a queste persone di aspettare?
A complicare un po' le cose, Gesù nel Vangelo di oggi dice a quelli che lo interrogavano fuori dal tempio di vegliare, di stare attenti, svegli e pronti per accogliere Dio quando verrà. Ma se Gesù presente nel mondo dice di vegliare, la nostra confusione aumenta...
Prima di tutto dobbiamo chiarire che non è il nostro corpo che deve prepararsi e aspettare.
Noi, come i cristiani di Corinto e come i discepoli e le folle che seguivano Gesù, dobbiamo lavorare sul nostro cuore!
Il nostro cuore deve aspettare Gesù ed essere scattante al suo arrivo, riconoscendolo subito! Perché se dovesse venire tra noi e noi non lo riconoscessimo? A che servirebbe l'avvento con tutte le sue iniziative?
Avete mai provato a riconoscere tutti gli ingredienti usati per cucinare un piatto che state mangiando? Alcuni si riconoscono al primo sguardo, altri al primo assaggio, ma ci sono ingredienti importantissimi che non si avvertono tanto facilmente... Ma ci sono esperti di cucina che in una prova di questo tipo non dimenticherebbero neanche un ingrediente!
Pensiamo invece a chi lavora con le pietre preziose... Se gli diamo tra le mani una pietra qualunque che assomiglia ad una vera, l'esperto capirà subito l'inganno!
Se mostriamo un dipinto falso ad un esperto di arte questo saprà capire che non è autentico!
Noi invece che non siamo chef esperti, esperti d'arte o di pietre preziose ci faremmo ingannare.... Quindi per riconoscere Gesù che viene dobbiamo conoscerlo bene! Altrimenti rischiamo di non aprirgli la porta del nostro cuore perché impegnati a pensare a qualche banale occupazione! Poveri noi se succedesse!
Questo tempo di Avvento è il nostro momento per vegliare, perché Dio con la Grazia dello Spirito Santo è presente nella nostra vita e noi troppo spesso non lo avvertiamo! E poi Dio ritornerà, Gesù ce lo ha detto molte volte e in molti modi! Dio Padre con il Figlio e lo Spirito Santo verranno per portarci in Paradiso! Ma dovranno trovarci con il cuore palpitante di amore che riconosce il suo creatore e non con il cuore addormentato o atrofizzato o occupato a fare altro che non sia amore!
Oggi possiamo quindi far giungere a Dio la nostra preghiera e ripetere insieme:
''SIGNORE, FAI SPLENDERE IL TUO VOLTO, FATTI RICONOSCERE! NOI TI ASPETTIAMO!''
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Dio, nostro Padre, 
suscita in noi la volontà di andare incontro 
con le buone opere al tuo Cristo che viene, 
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria 
a possedere il regno dei cieli. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

oppure: 
Colletta
O Dio, nostro Padre, 
nella tua fedeltà che mai vien meno 
ricordati di noi, opera delle tue mani, 
e donaci l’aiuto della tua grazia, 
perché attendiamo vigilanti 
con amore irreprensibile 
la gloriosa venuta del nostro redentore, 
Gesù Cristo tuo Figlio. 
Egli è Dio, e vive e regna con te, 
nell’unità dello Spirito Santo, 
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Is 63,16-17.19; 64,2-7)
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te, 
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 79)
Rit: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza 
e vieni a salvarci.    

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.     

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

SECONDA LETTURA (1Cor 1,3-9) 
Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. 
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

VANGELO (Mc 13,33-37) 
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

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Inizio nuovo Anno Liturgico (B) 2020-2021

28/11/2020

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Le feste di precetto stabilite per la Chiesa LatinaOltre alla domenica, le altre feste di precetto prescritte per tutta la Chiesa Latina sono (l'elenco è ordinato partendo dall'Avvento):
  • Solennità fisse:
    • la Solennità dell'Immacolata Concezione, 8 dicembre
    • la Solennità del Natale, 25 dicembre
    • la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, 1º gennaio. Il Rito Ambrosiano celebra questa solennità la VI domenica di Avvento, mentre il 1° gennaio celebra la solennità della Circoncisione del Signore sempre di precetto
    • la Solennità dell'Epifania, 6 gennaio
    • la Solennità di San Giuseppe, 19 marzo
    • la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno
    • la Solennità dell'Assunzione di Maria, 15 agosto
    • la Solennità di tutti i Santi, 1º novembre
  • Solennità mobili:
    • la Solennità dell'Ascensione del Signore, il quarantesimo giorno del Tempo di Pasqua
    • la Solennità del Corpus Domini, il giovedì dopo la Solennità di Pentecoste.

Non sono di precetto, ancorché feste civili, i seguenti giorni:
  • Santo Stefano, 26 dicembre
  • Lunedì dell'Angelo, il giorno seguente al giorno della Pasqua
  • la festa del santo patrono nelle singole località

Le Conferenze Episcopali possono, con l'approvazione della Sede Apostolica, abolire o trasferire alla domenica alcuni giorni festivi di precetto.
Le Conferenze Episcopali e i vescovi diocesani possono inoltre stabilire altre feste di precetto per i fedeli a loro soggetti.
Le feste di precetto in ItaliaIn Italia la Conferenza Episcopale ha abolito il carattere di festa di precetto di due solennità:
  • San Giuseppe;
  • i Santi Pietro e Paolo.
La ragione di ciò risiede nel fatto che una legge civile del 1977 ne ha soppresso il carattere festivo civile.
La stessa legge ha tolto il carattere festivo ad altre due solennità:
  • l'Ascensione del Signore;
  • il Corpus Domini.
Esse sono state pertanto trasferite alla domenica seguente, ad eccezione del Rito Ambrosiano che le mantiene invariate al giorno proprio, sebbene non di precetto.
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La Liturgia di Domenica 22 Novembre 2020

22/11/2020

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NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO
XXXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO  - ANNO A - RITO ROMANO
ULTIMA DELL'ANNO LITURGICO

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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
La Chiesa conclude oggi il percorso dell'anno liturgico, salutando Matteo, il pubblicano diventato discepolo. E lo fa con una festa ed un vangelo intensi, di difficile comprensione immediata: la Solennità di Cristo re dell'Universo.
No, la Chiesa non ha nostalgie monarchiche e non dobbiamo guardare ai (pochi e incoerenti) regnanti di questa terra per prendere esempio. L'immagine, forse un po' da svecchiare, intende comunicare una fortissima professione di fede: Gesù il falegname di Nazareth, quell'ebreo marginale vissuto duemila anni fa e perso nei meandri oscuri della storia è il Signore dell'Universo, colui che ha l'ultima Parola, colui che dà misura e senso ad ogni esperienza umana, che svela il mistero nascosto nei secoli.
Le vicende umane non stanno precipitando in un baratro di violenza e di caos, ma nelle braccia di Dio. Ci vuole molta fede per fare una tale affermazione, ve ne do atto, soprattutto dopo duemila anni di cristianesimo in cui le cose non sembrano cambiate in meglio.
Dire che Cristo è "sovrano" della mia vita, significa riconoscere che solo in lui ha senso il nostro percorso di vita e di fede.
Ed è bello, alla fine di quest'anno, ribadire con forza, insieme, questa nostra convinzione.
Ma.

Regalità
Leggendo il vangelo conclusivo di Matteo restiamo sconcertati ed interdetti.
Il clima è cupo, la visione di questo giudice implacabile come alcuni pittori ce l'hanno riportata, il possente Cristo di Michelangelo della cappella Sistina, ad esempio, fa paura. Cosa ha che vedere questa pagina con il resto del vangelo? Matteo si è sbagliato? O ci siamo sbagliati noi quando continuiamo a professare il volto di un Dio compassionevole?
I pastori, sul fare della sera, separavano le pecore dalle capre.
Le capre, senza il "cappotto" fornito da madre natura, pativano il freddo proveniente dal deserto ed andavano ricoverate in un posto più caldo, come una stalla o sotto una roccia.
Quest'immagine è lo sfondo del racconto di Gesù, una separazione che è una protezione, un'attenzione verso i soggetti deboli.
Il pastore accoglie le pecore che lo hanno riconosciuto nel volto del povero, del debole, del perseguitato.
Era prassi comune nel mondo ebraico, ma ne troviamo traccia anche in altre culture!, valorizzare i gesti di compassione verso i deboli. Due sono le novità apportate dal vangelo di Matteo: Gesù lascia intendere che è lui che curiamo nel povero, identificandosi nell'uomo sconfitto. In secondo luogo questa identità è sconosciuta al discepolo che resta stupito nell'avere soccorso Dio senza saperlo.
Il messaggio che Matteo ci rivolge è piuttosto chiaro: l'incontro con Dio cambia il tuo modo di vedere gli altri, riesci ad incontrarlo anche nel volto sfigurato del povero.
Gesù non parla di "buoni" poveri o di carcerati vittime di un errore giudiziario! Anche nel povero che ha sperperato tutto per colpa o nell'omicida (!) possiamo riconoscere un frammento della scintilla di Dio!

Ripetizione
Gesù ripete la stessa idea, ma in negativo, questa volta.
Come era consuetudine per i rabbini, che sempre ribadivano il proprio insegnamento una volta in positivo e una volta in negativo. Per calcare la mano Gesù conclude che colui che non lo riconosce brucerà nel fuoco della Geenna.
Lasciate perdere le immagini orribili dell'inferno e il timore di Dio che non è paura del Padre ma paura di perdere il suo amore per nostra negligenza!
La Geenna è una delle valli che circonda Gerusalemme, mai abitata perché, secondo la storia, lì i Gebusei praticavano sacrifici umani prima della conquista della città da parte del re Davide. Al tempo di Gesù nella valle della Geenna si bruciavano le immondizie.
Se non sappiamo riconoscere il volto di Dio nel fratello siamo... ?na monnezza!

Quindi
Alla fine dei tempi, davanti al Cristo in maestà che succederà?
Lo trovate scritto, leggete bene, e mettete da parte il taccuino su cui avete segnato puntigliosamente le ore di preghiera, le messe e le confessioni sopportate con cristiana rassegnazione e le eventuali giustificazioni da tirare fuori nel caso Dio fosse più esigente di quello che ci raccontavano.
Il Signore ci chiederà se lo avremo riconosciuto, nel povero, nel debole, nell'affamato, nel solo, nell'anziano abbandonato, nel parente scomodo. Sì: avete capito bene.
Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto. E sul cuore con cui lo avremo fatto.
La fede è concretezza, non parole, la preghiera contagia la vita, la cambia, non la anestetizza, la celebrazione continua nella città, non si esaurisce nel Tempio.
Allora, certo, la preghiera, l'eucarestia, la confessione, sono strumenti di comunione col Cristo e tra di noi per fare della nostra vita il luogo della fede.
Nel mio ufficio, alla mia facoltà, in casa a spadellare mi salverò. Se saprò portare la fede da dentro a fuori, da lontano a vicino, e riconoscere il volto del Cristo adorato nel volto del fratello che incontro ogni giorno, mi salverò.
La regalità di Cristo, oggi, si manifesta nei nostri gesti.
Cristo è Signore se sapremo sempre di più amare i fratelli, diventare trasparenza della misericordia, testimoni credibili della compassione.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,  
che hai voluto rinnovare tutte le cose  
in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo,  
fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato,  
ti serva e ti lodi senza fine.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Padre, che hai posto il tuo Figlio  
come unico re e pastore di tutti gli uomini,  
per costruire nelle tormentate vicende della storia  
il tuo regno d’amore,  
alimenta in noi la certezza di fede, che un giorno,  
annientato anche l’ultimo nemico, la morte,  
egli ti consegnerà l’opera della sua redenzione,  
perché tu sia tutto in tutti.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (Ez 34,11-12.15-17)
Voi siete mio gregge, io giudicherò tra pecora e pecora.
​
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. 
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare. 
Ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. 

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. 

SECONDA LETTURA (1Cor 15,20-26.28) 
Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti. 

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. 
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. 
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. 
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

VANGELO (Mt 25,31-46) 
Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
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La Liturgia di Domenica 15 Novembre 2020

15/11/2020

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XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Matteo vuole consegnarci alcune parabole impegnative, rivolte non più all'uditorio di Gesù, ma alle comunità cristiane che da lui prendono ispirazione ma che rischiano di addormentarsi, di non credere più alla venuta del Signore, al suo ritorno nella gloria.
Di fare come le amiche della sposa che si abbioccano.
Invece, dice Matteo, siamo chiamati ad essere svegli, desti, operosi.
Siamo chiamati a rendere presente il Regno là dove viviamo finché egli venga.
Siamo chiamati a far fruttare i talenti che il Signore ci ha donato.

Talenti
Diversamente da Luca, Matteo aggiunge alcune sfumature alla parabola che la orientano verso la comunità che celebra questo vangelo. Il talento, allora, non è più un dono che abbiamo ricevuto per il bene comune, come ci verrebbe subito da pensare, ma un dono prezioso che il Signore fa a ciascuno e che ciascuno di noi è chiamato a far fruttare secondo le proprie capacità, capacità che, quindi, già possediamo.
Il padrone si fida dei servi: non dice come devono fare a far fruttare il talento ed è la loro capacità operosa a farli fruttare e non, come invece lascia intendere Luca, una qualità intrinseca al talento.
Talento che, ricordiamocelo, è una grande dono!
Per avere un ordine di grandezza, un talento corrisponde a vent'anni di lavoro di un operaio, quindi fra centocinquanta e duecentomila euro! Al primo servo viene consegnata la strabiliante cifra di 1,2 milioni di euro, da farci un bell'investimento!
E così accade: i primi due servi fanno fruttare il talento, raddoppiandone il valore.
Nell'interpretazione Matteana cosa i talenti?
I dono preziosi che Gesù fa alla comunità cristiana: la Parola, i sacramenti, la logica nuova del Vangelo, la Chiesa. Doni preziosi che ci hanno cambiato la vita e che siamo chiamati a far fruttare, non a lasciare irrancidire.
Che tristezza vedere le nostre comunità fare come il terzo servo che seppellisce il talento del Signore sotto cumuli di prescrizioni e di ritualità esteriori...

Paure
Il terzo servo viene duramente punito, in maniera esagerata.
Dio si comporta con lui come lui immagina che sia Dio.
Il fedele che si immagina Dio come un orribile mostro fa di Dio un'esperienza orribile. Se non convertiamo il nostro cuore alla novità del vangelo, alla fiducia di un Dio che ci consegna suoi tesori, fidandosi di noi, non faremo che portare avanti, di lui, un'idea piccina e sconfortante.
Troppo spesso, ancora!, Dio assomiglia alle nostre proiezioni, al Dio giudice severo che mi controlla e mi fa tribolare.
Una fede fondata sulla paura non da nessun frutto.
Intimorito dalla sua idea di Dio, replica stizzito il padrone, avrebbe potuto almeno dare il talento ad una banca (la comunità?) che lo avrebbe fatto rendere. Il dramma, invece, è che alcuni servi, alcuni discepoli, pur avendo ricevuto un grande tesoro, non lo fanno fruttare ed ostacolano chi lo farebbe fruttare.
Quant'è vero...

Grandi donne, grandi uomini
La liturgia, in maniera birichina, chiede al discepolo di essere virtuoso ed operoso come una donna di casa.
La splendida pagina del libro dei Proverbi ci dipinge il modello di una donna virtuosa secondo i canoni dell'antichità ebraica. A noi, oggi, specialmente alle donne lettrici!, questa descrizione fa sorridere, e, forse, urta.
Eppure c'è una profonda verità dietro il ritratto della donna virtuosa dedita al lavoro: se da una parte la Bibbia è intrisa di sentimenti misogeni tipici dell'epoca, dall'altra, diversamente da come ci immaginiamo, valorizza il ruolo della donna e chiede al marito (duemilatrecento anni fa!) e ai figli di riconoscerne il talento.
San Paolo ci invita a vegliare, a stare desti. In un mondo narcotizzato e sazio, stanco e convulso, è già una gran cosa non omologarsi, ragionare con la propria testa.
E con il vangelo in mano.

Comunità di talentuosi
Nell'attesa del ritorno del Signore corriamo il rischio di stancarci, di tenere basso il profilo, di attendere senza operare. Come il servo idiota della parabola, spesso seppelliamo i nostri talenti o li mettiamo in contrapposizione gli uni con gli altri.
La logica del mondo chiede di essere produttivi, aggressivi, decisi, forti, per spaccare il mondo, per conquistare mercati e danari. Nella logica del Regno ciò che conta è amare e ciascuno, anche la persona anziana, anche il fratello inabile, diventa una risorsa estrema nel mercato del cuore inaugurato dal Maestro, là dove sono beati i poveri e i sofferenti.
Gesù non sopporta un atteggiamento rinunciatario e lamentoso da parte delle nostre comunità, ma ci invita ad essere operosi e fecondi, non nella logica del mondo (non siamo una holding del sacro!) ma nella direzione della condivisione evangelica e della Profezia.
È possibile, amici: le nostre Parrocchie, smarrite nelle profondità della provincia o anonime tra anonimi caseggiati delle nostre periferie, sono chiamate a diventare volto povero della presenza di Dio.
Povero perché fatto da noi, perché composto da fragili discepoli, ma piene di speranza perché orientate alla venuta dello sposo...
Buona settimana, intenti a far fruttare i talenti che il Signore ci dona!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Il tuo aiuto, Signore,  
ci renda sempre lieti nel tuo servizio,  
perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene,  
possiamo avere felicità piena e duratura.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Padre, che affidi alle mani dell’uomo  
tutti i beni della creazione e della grazia,  
fa’ che la nostra buona volontà  
moltiplichi i frutti della tua provvidenza;  
rendici sempre operosi e vigilanti  
in attesa del tuo giorno,  
nella speranza di sentirci chiamare  
servi buoni e fedeli,  
e così entrare nella gioia del tuo regno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Pr 31,10-13.19-20.30-31)
La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.

Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani. 
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 127)
Rit: Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.    

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.    

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

SECONDA LETTURA (1Ts 5,1-6) 
Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. 

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. 
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. 
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

VANGELO (Mt 25,14-30) 
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

oppure:
VANGELO Forma breve (Mt 25,14-15.19-21)
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”».
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La Liturgia di Domenica 8 Novembre 2020

8/11/2020

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XXXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
È faticosa, la vita. E, talora, incomprensibile, oscura.
Abbiamo l'impressione di vagare nelle tenebre, di brancolare nel buio.
Ma ci sono anime che osano.
Che escono nelle tenebre e le sfidano tenendo in mano una piccola luce.
Insignificante, rispetto alla massa cupa e spessa del buio che sovrasta.
Eppure quella fiammella squarcia le tenebre, le obbliga ad arretrare, le ammorbidisce e dona misura e dimensione ad ogni notte.
Ci sono persone che passano la vita a maledire l'oscurità, altre che preferiscono accendere un fiammifero.
Come le ragazze della parabola di oggi.

Attendiamo
La buona notizia che la Parola ci consegna è che non siamo condannati a vagare nel nulla.
Se accendiamo la lampada e sfidiamo l'ombra è perché viene lo Sposo.
Questo mondo, la mia vita, la realtà, la quotidianità che tanto mi affascina e mi affatica è in attesa di uno Sposo. Un Salvatore, un Amante, un Amato. Il Signore.
Allora anche la notte più fitta diventa la scena che sta per accogliere il veniente.

Abbiamo appena celebrato la dolente memoria dei nostri fratelli defunti, illuminata, il giorno prima, dalla grande festa della santità che Dio riversa sui suoi figli. Non sono morti, i nostri defunti, ma altrove a continuare il loro percorso di conoscenza, di liberazione, di semplificazione, di guarigione definitiva. Anch'essi in attesa.
La vita è attesa. Non di una condanna, non di un verdetto nefasto.
Di una festa di nozze.
Attendiamo il ritorno nella gloria del Signore Gesù. E chiediamo, ora, di prendere consapevolezza di chi siamo noi, di chi è lui, di cos'è la vita.
È buia, la notte, ma ci sono anime leggere che la sfidano andando incontro allo Sposo.

Ardimenti
Sfidano la notte, le ragazze. Sfidano il sonno che appesantisce le nostre anime, così indaffarate a farsi spazio nel caos cui abbiamo ridotto le nostre vite oberate. Sfidano le convenzioni di chi dice che non c'è nessuno Sposo da attendere e che uno Sposo non può essere così idiota da presentarsi nel cuore della notte.
Ma può accadere di assopirsi, di stancarsi, di scoraggiarsi. Accade anche agli apostoli al Getsemani. Accade anche ai migliori. Troppa stanchezza, troppo dolore, troppa fatica, e si lasciano i remi, e prevale lo sconforto. L'anima si assopisce.
Allora, Dio lo conceda, arriva un grido.
Un gallo che canta. L'eccitazione dei soldati inviati ad arrestare Gesù. Uno sconosciuto che ha intravvisto nella notte la venuta dello Sposo. Un grido, una Parola, un segno che ci scuote, ci toglie al sonno.
Osano, le ragazze, prendono la lampada, escono. Ma ad alcune manca l'olio.
La durezza della risposta di cinque fra loro ci lascia perplessi. Ma hanno ragione: se dividessero il loro olio mancherebbe a tutte. Considerazione dura ma vera, sgradevole ma onesta.
Cos'è, quell'olio?
La parabola non lo dice.
Ma brucia. Qualcosa che brucia e fa luce. Per tenere la lampada accesa nella notte dobbiamo ardere.
Desiderio. Curiosità. Inquietudine. Emozione. Amore. Passione.
Solo le anime ardenti osano sfidare la notte.
E ciò che siamo è unico e non può essere facilmente condiviso. Come si potrebbe?
Possiamo seguire un guru, possiamo frequentare una parrocchia, un gruppo di amici credenti convincenti. Ma, alla fine, solo io posso sapere e decidere se alimentare la lampada.
Sono solo di fronte a Dio. Io e lui. Faccia a faccia. Cuore a cuore.

Durezze
Le ragazze sprovvedute riescono comunque a rimettersi in marcia, trovano dell'olio, riaccendono passione e desiderio. Ma è troppo tardi, la porta è chiusa. Colui che dice di stare alla porta ad attendere qualcuno che apra, inaspettatamente, non apre alle ragazze che insistono.
Non è per ripicca, non per vendetta, Dio non è duro o crudele.
È una legge della vita: ci sono occasioni che non si ripetono, momenti unici.
Nelle relazioni, negli affetti, nella fede.
Se aspetti il momento passa. Se cincischi o tentenni, si svuota.
Quel bacio che avrebbe rivelato l'amore che hai per quella persona, se non lo dai lo perdi per sempre. E, a volta, perdi anche la persona che ami.

Quando avrò più tempo mi occuperò delle cose di Dio.
Se solo riuscissi a organizzarmi meglio!
Coltiverei volentieri la mia anima, ma ora proprio non ho la testa.

Non basta recuperare l'olio del desiderio, riaccendere la lampada, avventurarsi nella tenebra.
La strada che devo percorrere è tanta e rischio di non esserci.
Dicevamo qualche domenica fa: cosa ho di meglio da fare oggi dell'essere felice? Dello scrutare? Dell'osare? Dell'attendere un Amante?
Restiamo accesi.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio grande e misericordioso,  
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,  
perché, nella serenità del corpo e dello spirito,  
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Dio, la tua sapienza  
va in cerca di quanti ne ascoltano la voce,  
rendici degni di partecipare al tuo banchetto  
e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade,  
perché non si estinguano nell’attesa,  
ma quando tu verrai  
siamo pronti a correrti incontro,  
per entrare con te alla festa nuziale.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Sap 6,12-16)
La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.

La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.    

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.    

Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

SECONDA LETTURA (1Ts 4,13-18) 
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. 

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. 
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. 
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

oppure:
SECONDA LETTURA Forma breve (4, 13-14)
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. 

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.

VANGELO (Mt 25,1-13) 
Ecco lo sposo! Andategli incontro! 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
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La Liturgia di Domenica 1 Novembre e Lunedi 2 Novembre 2020

1/11/2020

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MESE di NOVEMBRE 
dedicato alle ANIME dei DEFUNTI
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La pietà cristiana dedica questo mese al ricordo dei defunti. Un mese intero per ricordare e rinsaldare il legame di solidarietà che esiste tra chi è ancora pellegrino sulla terra e chi ci ha preceduti nella vita eterna.

Un mese intero in cui devono essere più numerose le azioni di suffragio per i nostri cari defunti. Ma anche per tutti i defunti indistintamente, compresi quelli che nessuno più ricorda, ma che da Dio sono amati e conosciuti per nome.

Un mese intero per meditare che cos'è il peccato, che ha portato la morte nel mondo. E per pensare che su questa terra siamo solo dei viandanti senza borsa e senza sandali, che non hanno paura della morte, perché sentono nostalgia della vera patria, più grande e più bella di questo mondo, e vivono in modo da poterla raggiungere.

Oggi come forse mai, i non credenti sono protesi verso la ricerca del piacere, e tanti credenti sono animati da una sorta di ottimismo spensierato, come se tutto alla fine dovesse finire bene, come in certi tipi di films. Allora il mese di novembre viene a richiamarci a quelle sobrie verità che i nostri ragionamenti non potranno mai cambiare. In tal modo le verità circa la sorte dell'uomo dopo la morte, rivelataci da Cristo, spazzano via tutte le tenebre, tutte le perplessità, tutti i nostri dubbi per far luce alle sue parole: «Io sono la via, la verità, la vita».

ESEMPIO: Racconta il padre Lacordaire che un celebre principe polacco stava scrivendo un libro contro l'immortalità dell'anima. Un giorno, mentre il principe passeggiava nel suo giardino, gli si avvicinò una povera donna, che, tutta afflitta, gli chiese un'elemosina per far celebrare una messa in suffragio di suo marito defunto. Il principe, benché miscredente, prese di tasca una moneta e la consegnò alla donna. Passano alcuni giorni, e una sera il principe era inténto a ritoccare il suo manoscritto quando a un certo punto alza gli occhi e vede davanti a sé un uomo, che gli dice: «principe, io sono il marito di quella donna a cui avete regalato una moneta per una messa in mio suffragio. Vengo dal purgatorio per ringraziarvi della carità che avete fatto a mia moglie e a me, e a ricambiarvela col dirvi: c'è un'altra vita».

GIACULATORIA: Confido in te Signore e nell'immenso tuo amore.

PREGHIERA: O Dio onnipotente ed eterno, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso tutte le tue creature, concedi il perdono e la pace a tutti i nostri fratelli defunti, perché immersi nella tua beatitudine ti lodino senza fine. Amen! 


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1 NOVEMBRE 2020
SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - RITO ROMANO

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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Iniziamo il mese di novembre, come tutti gli anni, con la splendida e luminosa festa di tutti santi: l'occasione per ricordarci della nostra origine e del nostro destino. Dietro la fragilità della nostra piccola vita si nasconde un potenziale santo!
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Eccoli, i santi. Una miriade di uomini e donne di tutti i secoli che hanno seguito il Cristo fino in fondo, che hanno saputo consumarsi nell'amore al vangelo, che lasciano tracce di luce dietro di loro, senza volerlo, senza nemmeno saperlo. Eccoli, i santi: quelli conosciuti che finiscono sui calendari e che veneriamo nelle chiese e i tanti altri conosciuti solo da Dio, coloro che nessuno celebra e che, pure, rendono luminoso, giovane e attraente il volto della sposa. Eccoli i santi: persone normali che hanno preso terribilmente sul serio la sequela, che hanno realizzato, ognuno nella propria epoca e nella propria condizione, la stupefacente presenza di Dio. Eccoli al cospetto di Dio che vegliano su di noi e per noi tifano, ora che sono nell'assoluta pienezza, ora che hanno incontrato la pienezza. E questa giornata diventa immensa festa per loro e per noi, perché vediamo riflesso in essi ciò che siamo in profondità e che possiamo diventare, se solo lasciamo spazio allo Spirito! Eccoci, noi e i santi, famigliari di Dio, anticipatori di un mondo altro, nuovo, in cui Dio è tutto in tutti. E, guardandoli, sentiamo in noi stessi la struggente nostalgia di Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa  
la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi,  
concedi al tuo popolo,  
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,  
l’abbondanza della tua misericordia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 7,2-4.9-14)
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo:
centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

SECONDA LETTURA (1Gv 3,1-3)
Vedremo Dio così come egli è.

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

VANGELO (Mt 5,1-12)
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
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In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».



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2 NOVEMBRE 2020
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: COMMEMORAZIONE
Colore liturgico: VIOLA O NERO
COMMENTO AL VANGELO
Solo nella luce della festa dei santi possiamo vivere con serenità la memoria dei defunti. La morte, unica certezza della nostra vita, ci pone davanti al grande dilemma di senso delle cosec he facciamo. Cristo ha una buona notizia anche sulla morte...

Non esiste la morte, esistono le persone che abbiamo conosciute e amate e che sono morte. E quanto più le abbiamo amate, tanto più è dolorosa e straziante è la loro assenza. Sappiamo che siamo fragili, che siamo creature, e che la malattia e la morte sono inevitabili. Eppure, e questo è segno della grande dignità dell'uomo, non comprendiamo, ci ribelliamo a questo destino, ne chiediamo conto a Dio. E Dio, in Gesù, ci apre ad una prospettiva nuova e diversa: la morte non è la fine di tutto, è il proseguimento di una vita nello Spirito iniziata nel giorno del nostro concepimento, una vita che è cresciuta con noi durante gli anni e che continua nella ricerca di Dio al di là della morte. La nostra anima è immortale e, con la morte, raggiunge Dio. Può essere pronta ad accoglierlo, ed è la pienezza, oppure può ancora avere bisogno di crescere, e Dio ci concede un tempo, oppure non vuole avere a che fare con Dio e lui, con dolore, accetta questa nostra scelta. Le nostre preghiere per i defunti fanno sentire loro il nostro amore e la nostra vicinanza, se ancora devono maturare nell'amore. Quando Cristo tornerà, così crediamo, la nostra anima tornerà a riprendersi il corpo, che conserviamo nei cimiteri, che in Greco significa "dormitori".
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LITURGIA DELLA PAROLA
Messa I
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Colletta
Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti  
innalza a te nella fede del Signore risorto,  
e conferma in noi la beata speranza  
che insieme ai nostri fratelli defunti  
risorgeremo in Cristo a vita nuova.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Gb 19,1.23-27
Io lo so che il mio redentore è vivo.

Rispondendo Giobbe prese a dire: 
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 26
Rit: Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.    

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.    

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

SECONDA LETTURA - Rm 5,5-11
Giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

VANGELO - Gv 6,37-40
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
In quel tempo, Gesù disse alla folla: 
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Messa II

Colletta
O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti,  
che ci hai salvati con la morte  
e risurrezione del tuo Figlio,  
sii misericordioso con i nostri fratelli defunti;  
quando erano in mezzo a noi  
essi hanno professato la fede nella risurrezione:  
tu dona loro la beatitudine senza fine.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Is 25,6.7-9
Il Signore eliminerà la morte per sempre.

In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 24
Rit: Chi spera in te, Signore, non resta deluso.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.    

Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.    

Proteggimi, portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato. 

SECONDA LETTURA - Rm 8,14-23
Aspettiamo la redenzione del nostro corpo.

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. 
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

VANGELO - Mt 25,31-46
Venite benedetti del Padre mio.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Messa III

Colletta
Dio onnipotente,  
il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua,  
è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno;  
concedi ai nostri fratelli defunti  
di condividere il suo trionfo sulla morte  
e di contemplare in eterno te, o Padre,  
che li hai creati e redenti.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Sap 3,1-9
Il Signore li ha graditi come l’offerta di un olocausto.

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 41
Rit: L’anima mia ha sete del Dio vivente.

Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?

Avanzavo tra la folla, 
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.

Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

SECONDA LETTURA - Ap 21,1-5.6-7
Non vi sarà più la morte.

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro 
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: 
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose. 
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete 
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».

VANGELO - Mt 5,1-12
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
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