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 01.06.2015 - San Giustino - Memoria - Rito Romano

31/5/2015

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 01.06.2015 - San Giustino
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

La sua famiglia è di probabile origine latina e vive a Flavia Neapolis, in Samaria. Nato nel paganesimo, Giustino studia a fondo i filosofi greci, e soprattutto Platone. Poi viene attratto dai Profeti di Israele, e per questa via arriva a farsi cristiano, ricevendo il battesimo verso l'anno 130, a Efeso. Ma questo non significa una rottura con il suo passato di studioso dell'ellenismo. Negli anni 131-132 lo troviamo a Roma, annunciatore del Vangelo agli studiosi pagani. Al tempo stesso, Giustino si batte contro i pregiudizi che l'ignoranza alimenta contro i cristiani. Famoso il suo «Dialogo con Trifone». Predicatore e studioso itinerante, Giustino soggiorna in varie città dell'Impero; ma è ancora a Roma che si conclude la sua vita. Qui alcuni cristiani sono stati messi a morte come "atei" (cioè nemici dello Stato e dei suoi culti). Scrive una seconda Apologia, indirizzata al Senato romano, e si scaglia contro il filosofo Crescente. Ma questo sta con il potere, e Giustino finisce in carcere, anche lui come "ateo", per essere decapitato con altri sei compagni di fede, al tempo dell'imperatore Marco Aurelio.



Colletta
O Dio, che hai donato al santo martire Giustino 
una mirabile conoscenza del mistero del Cristo, 
attraverso la sublime follia della Croce, 
per la sua intercessione 
allontana da noi le tenebre dell’errore 
e confermaci nella professione della vera fede. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Tb 1,3; 2,1-8)
Tobi seguiva le vie della verità.

Io, Tobi, passavo tutti i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Nìnive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine. 
Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobìa: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Nìnive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio». 
Tobìa uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento fa». Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. Ritornai, mi lavai e mangiai con tristezza, ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto,
tutti i vostri canti in lamento».
E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. 
I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 111)
Rit: Beato l’uomo che teme il Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.

VANGELO
 (Mc 12,1-12) 
Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 

In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]: 
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.

Preghiera dei fedeli

- Per la Chiesa, perché con amore e dedizione curi il popolo che Dio le ha affidato. Preghiamo.
- Per le autorità pubbliche, perché non esercitino il loro potere con la forza o per interesse personale. Preghiamo.
- Per i perseguitati a causa della fede e della coerenza della vita, perché attingano dallo Spirito il coraggio della perseveranza. Preghiamo.
- Per chi è stato ucciso nell'esercizio della propria missione, perché Dio lo accolga nel suo regno. Preghiamo.

Commento

UNA LUCE PER IL NOSTRO TEMPO. Il nostro secolo, che cerca un modello di santità vissuta nelle responsabilità quotidiane, potrebbe trovarlo benissimo in Giustino. Egli fu infatti un discepolo di Gesù Cristo, esemplare per la serietà della sua indagine intellettuale, come per la fedeltà alla sua fede. Sempre in cerca della verità, dopo averla scoperta in Gesù Cristo, non smette di approfondirla. Nel suo continuo cercare rende evidente il dono totale fatto di se stesso a Cristo, che lo porterà fmo al martirio. Uomo retto e fedele, Giustino fu sale e luce (7. ) per gli uomini del suo tempo. 

FOLLIA DELLA CROCE (Colletta e L.). Giustino non arrivò alla "mirabile conoscenza del mistero del Cristo" soprattutto attraverso le sue ricerche intellettuali, bensì mediante la fedeltà alla fede che lo porterà sino al martirio. Coi libri che ci ha lasciato, ma più ancora col suo eroico sacrificio, egli proclama anche oggi che gli uomini non vengono salvati dalla loro saggezza, né dall'ostentazione di segni straordinari. Vengono salvati dalla Croce, follia e scandalo per gli uomini, potenza e sapienza di Dio.
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31.05.2015 - SANTISSIMA TRINITA’ - ANNO B - RITO ROMANO

30/5/2015

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ANDATE DUNQUE E FATE DISCEPOLI TUTTI I POPOLI
di Padre Mariano Pellegrini

Quando san Patrizio evangelizzò l'Irlanda, volendo spiegare il Mistero della Santissima Trinità, si servì di un piccolo esempio: prese fra le mani un trifoglio e disse che, come quelle tre foglie formavano un'unica piantina, così le tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, formano un unico Dio. L'esempio riuscì allo scopo: la folla che ascoltava abbracciò la fede cristiana e da allora, anche in tempi recenti, il giorno di san Patrizio, gli Irlandesi attaccano al vestito un mazzolino di trifoglio, in memoria della loro conversione e in onore del Santo che li ha evangelizzati.

Il Mistero della Trinità, celebrato in questa prima domenica dopo Pentecoste, è il primo Mistero della fede cristiana, il più importante e il meno accessibile all'intelligenza umana. Vi si possono solo cogliere dei pallidi riflessi nella creazione, la quale, essendo opera di Dio, reca in se stessa l'impronta del suo Creatore. Per questo motivo, l'intelligenza umana non può arrivare a comprendere questo Mistero, ma capisce che tale Mistero, pur superando l'umana comprensione, non è contro la ragione; comprende inoltre che le similitudini che troviamo nell'opera della creazione confermano il nostro atto di fede.

La ragione umana non sarebbe mai riuscita a conoscere che Dio è in tre Persone uguali e distinte. Questa verità la sappiamo solo perché Gesù ce l'ha rivelata. La frase della Scrittura che maggiormente ci fa comprendere questo Mistero è l'affermazione di san Giovanni evangelista: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero di Dio uno e trino. Dio è trino, in tre Persone, proprio perché è Amore. Quando parliamo di amore, si parla sempre di una comunione di persone: la persona che ama, la persona amata e l'amore reciproco. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre e l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. C'è amore solo dove c'è comunione. Ma, pur essendo in tre Persone, vi è un unico Dio, poiché l'amore unisce e, in Dio, l'amore è così perfetto che di tre Persone c'è un solo Dio. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e insieme non formano tre divinità, ma l'unico Dio.

Il Mistero della Santissima Trinità si riflette in modo particolare nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Tra le creature visibili, l'uomo e la donna sono le più perfette, quelle che maggiormente rivelano il mistero di questa comunione divina. Inoltre, quanto più uno ama, quanto più uno è santo, tanto più conosce Dio e lo fa conoscere al mondo. 

La famiglia umana è chiamata alla santità, proprio perché è chiamata a riflettere il mistero di Dio. Più persone, unite dall'amore, formano un'unica famiglia e devono aiutarsi vicendevolmente ad amare e a servire il loro Creatore. Sganciata ed emancipata da Dio, la famiglia perde molto del suo valore e viene meno alla sua vocazione. Il beato Carlo, ultimo imperatore d'Austria, il giorno del suo fidanzamento, disse alla sua promessa sposa che da quel momento in poi si dovevano aiutare reciprocamente ad andare in Paradiso. E, alcuni anni dopo, affermò che avrebbe preferito che il Signore prendesse con sé i suoi figli, piuttosto che essi commettessero un solo peccato mortale.

Dio è amore infinito e tale amore liberamente si vuole riversare sulle creature, innanzitutto sull'uomo, il quale per il peccato si era separato dal suo Creatore. Per questo motivo, il Vangelo di oggi riporta il mandato di Gesù agli Apostoli di ammaestrare tutte le genti e di battezzarle nel nome della Santissima Trinità: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Il Battesimo ci rende figli di Dio e templi della Santissima Trinità. Lungo i secoli, la Chiesa ha obbedito a questo comando del Signore e si è sempre impegnata nell'opera missionaria, affinché tutti i popoli conoscano l'unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte.

L'opera missionaria non consiste solo nell'andare incontro alle sofferenze e ai disagi umani, ma si propone innanzitutto di insegnare le verità che sono via al Cielo, prima di tutto il Mistero della Santissima Trinità, e di battezzare tutte le genti. Che siamo figli di Dio lo attesta san Paolo nella seconda lettura di oggi: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!» (Rm 8,15). 

Consapevoli di questa altissima dignità, sforziamoci ogni giorno di vivere come veri cristiani, fedeli all'insegnamento del Vangelo, custodendo la presenza di Dio in noi come il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita.

Letture della Domenica

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Colletta
O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, 
fa’ che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l’unico Dio in tre persone.

Oppure: 
O Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo 
ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio, 
ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, 
e fa’ che, obbedendo al comando del Salvatore, 
diventiamo annunziatori della salvezza 
offerta a tutti i popoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Dt 4,32-34.39-40)
Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro.

Mosè parlò al popolo dicendo: 
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? 
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? 
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. 
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA (Rm 8,14-17) 
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

VANGELO (Mt 28,16-20) 
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».


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30.05.2015 - Sabato VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

29/5/2015

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30.05.2015 - Sabato della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Concedi, Signore, 
che il corso degli eventi nel mondo 
si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, 
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Sir 51,17-27)
Onorerò chi mi ha concesso la sapienza.

Ti loderò e ti canterò,
e benedirò il nome del Signore.
Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando,
ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera.
Davanti al tempio ho pregato per essa,
e sino alla fine la ricercherò.
Del suo fiorire, come uva vicina a maturare,
il mio cuore si rallegrò.
Il mio piede s’incamminò per la via retta,
fin da giovane ho seguìto la sua traccia.
Chinai un poco l’orecchio, l’accolsi
e vi trovai per me un insegnamento abbondante.
Con essa feci progresso;
onorerò chi mi ha concesso la sapienza.
Ho deciso infatti di metterla in pratica,
sono stato zelante nel bene e non me ne vergogno.
La mia anima si è allenata in essa,
sono stato diligente nel praticare la legge.
Ho steso le mie mani verso l’alto
e ho deplorato che venga ignorata.
A essa ho rivolto la mia anima
e l’ho trovata nella purezza.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro, 
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli, 
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro, 
di molto oro fino,
più dolci del miele 
e di un favo stillante.

VANGELO (Mc 11,27-33) 
Con quale autorità fai queste cose? 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». 
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». 
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Commento
Troviamo, nel brano di Vangelo di oggi, i capi del popolo di Gerusalemme ("i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani") che fanno domande a Gesù con cattiva disposizione verso di lui. La controinterrogazione di Gesù li mette in imbarazzo: non hanno accettato il battesimo di Giovanni, non cercano con purezza di cuore nemmeno Gesù, in fondo cercano il proprio vantaggio, non la verità. Per questo concludono: "Non sappiamo". Non hanno trovato la sapienza!
Maria invece ci è modello nella ricerca della sapienza, perché in lei c'è la pura ricerca della volontà di Dio. Anche lei ha posto una domanda all'Angelo dell'annunciazione: "Come è possibile? Non conosco uomo", ma non è una domanda cattiva, non è una richiesta di segni: è domanda di semplice chiarificazione. Dio accetta sempre queste domande, e la risposta ci giunge attraverso molta preghiera. Anche qui la Madonna ci è maestra:
"Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore". Luca lo dice dopo gli eventi prodigiosi della nascita e lo ripete dopo il ritrovamento di Gesù al tempio. Pure allora Maria fa una domanda, e non capisce subito la risposta di Gesù: "Essi non compresero le sue parole", ma l'atteggiamento della madre è lo stesso: "Serbava tutte queste cose nel suo cuore". Approfondiamo questa parola misteriosa, ricca di contenuti e che ci fa pensare alla Madonna soavemente ricercante la sapienza sul disegno di Dio, che le si svela a poco a poco e al quale aderisce con tutta se stessa. Chiediamo al Signore, per intercessione di Maria, la grazia di seguirla in questo cammino sicuro dell'umiltà che l'ha resa madre del Verbo. Così potremo condurre altri sulla stessa via, per aprirli all'abbondanza delle grazie divine.
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29.05.2015 - Venerdì VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I Rito Romano

29/5/2015

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29.05.2015 - Venerdì della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Concedi, Signore, 
che il corso degli eventi nel mondo 
si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, 
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Sir 44,1.9-13)
I nostri padri furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate.

Facciamo ora l’elogio di uomini illustri,
dei padri nostri nelle loro generazioni.
Di altri non sussiste memoria,
svanirono come se non fossero esistiti,
furono come se non fossero mai stati,
e così pure i loro figli dopo di loro.
Questi invece furono uomini di fede,
e le loro opere giuste non sono dimenticate.
Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità: i loro posteri.
La loro discendenza resta fedele alle alleanze
e grazie a loro anche i loro figli.
Per sempre rimarrà la loro discendenza
e la loro gloria non sarà offuscata.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 149)
Rit: Il Signore ama il suo popolo.

Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.

Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.

Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli.

VANGELO
 (Mc 11,11-25) 
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio! 

[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: 
“La mia casa sarà chiamata 
casa di preghiera per tutte le nazioni”? 
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Preghiera dei fedeli

- Ti invochiamo per la comunità dei credenti: rinnovala nell'operare e nell'essere perché il mondo gusti i frutti della sua pace. Preghiamo:
- Ti invochiamo per i laici che stanno riscoprendo il vangelo: dona loro una continua sete della tua parola e la gioia di annunciarti fra gli uomini. Preghiamo.
- Ti invochiamo per chi non sa o non osa parlarti: ascolta il suo muto desiderio di te e donagli un segno della tua benevolenza. Preghiamo.
- Ti invochiamo per i responsabili del culto e degli edifici sacri: fà che la loro opera silenziosa aiuti i fedeli a mettersi davanti a te nella verità. Preghiamo.
- Ti invochiamo per quelli che credono di potersi servire della religione come di un paravento: fà che si risveglino dal culto del loro io e finalmente incontrino te. Preghiamo.

Commento

Il brano di Vangelo oggi è piuttosto lungo e ci rivela parecchi aspetti della personalità di Gesù, forse in una maniera meno abituale. Noi siamo più abituati a ripetere le parole stesse del Signore: "Imparate da me che sono mite di cuore" e qui invece vediamo che può essere anche molto violento. il suo non è un amore molle, è un amore forte che in certe occasioni si esprime in modo davvero violento: "Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe...". E l'amore verso il Padre suo e verso di noi che lo fa agire. Egli vuol purificare la casa del Padre, che deve essere "casa di preghiera per tutte le genti" e non "una spelonca di ladri"; egli sa che anche per gli uomini niente è più prezioso della casa di Dio, il luogo dove possono incontrarlo.
Anche l'episodio successivo mette in luce lo stesso duplice amore. A proposito dell'albero di fico che, maledetto da Gesù, è seccato un gesto simbolico che fa vedere la necessità di produrre frutti per essere benedetti da Dio il Signore stesso commenta: "Abbiate fede in Dio! Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato". Gesù è sempre in intima relazione col suo Padre, sa che il Padre è sorgente inesauribile di doni e perciò ci invita a questa preghiera piena di fede. E nello stesso tempo non si dimentica dell'amore fraterno. Infatti aggiunge subito: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni i vostri peccati". L'amore per il Padre è indissolubilmente unito all'amore per gli uomini, gli uomini che egli ama. Per essere in relazione intima con il Padre, per crescere in questo rapporto, bisogna dunque aprire sempre più il cuore all'amore per gli uomini, anche se peccatori, anche se ci hanno offeso, come ha fatto Gesù.
Chiediamo a lui questo amore crescente, forte, generoso, pieno di fede in Dio.
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28.05.2015 - Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

27/5/2015

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28.05.2015 - Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Concedi, Signore, 
che il corso degli eventi nel mondo 
si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, 
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Sir 42,15-26)
Della gloria del Signore sono piene le sue opere.

Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quello che ho visto.
Per le parole del Signore sussistono le sue opere,
e il suo giudizio si compie secondo il suo volere.
Il sole che risplende vede tutto,
della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Neppure ai santi del Signore è dato
di narrare tutte le sue meraviglie,
che il Signore, l’Onnipotente, ha stabilito
perché l’universo stesse saldo nella sua gloria.
Egli scruta l’abisso e il cuore,
e penetra tutti i loro segreti.
L’Altissimo conosce tutta la scienza
e osserva i segni dei tempi,
annunciando le cose passate e future
e svelando le tracce di quelle nascoste.
Nessun pensiero gli sfugge,
neppure una parola gli è nascosta.
Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza,
egli solo è da sempre e per sempre:
nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto,
non ha bisogno di alcun consigliere.
Quanto sono amabili tutte le sue opere!
E appena una scintilla se ne può osservare.
Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre
per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono.
Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra,
egli non ha fatto nulla d’incompleto.
L’una conferma i pregi dell’altra:
chi si sazierà di contemplare la sua gloria?

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Dalla parola del Signore furono fatti i cieli.

Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.

VANGELO (Mc 10,46-52) 
Rabbunì, che io veda di nuovo! 

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Preghiera dei fedeli
- Perché la luce del vangelo guarisca gli uomini da ogni cecità e sofferenza e accenda in essi la fede in Cristo figlio di Dio. Preghiamo.
- Perché nessun uomo o organismo sociale osi impedire la professione e la testimonianza della fede. Preghiamo.
- Perché la voce del Signore ci trovi pronti a lasciare tutto, per metterci, con la Chiesa, alla sequela del Cristo. Preghiamo.
- Per coloro che vivono come se Dio non ci fosse.
- Per coloro che diffondono immagini e spettacoli osceni.

Commento
Nel Vangelo di oggi vediamo quanto fosse grande il desiderio del cieco di riavere la vista, con quale forza, nonostante le raccomandazioni di chi gli consigliava un po' di discrezione, egli abbia supplicato Gesù quando era ancora lontano: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!", con quale spontaneità abbia risposto alla domanda di Gesù: "Che vuoi che io ti faccia?". "Rabbuni, che io riabbia la vista!".
Vedere, vedere la luce è un incommensurabile dono di Dio, che gli uomini hanno sempre apprezzato profondamente. Sappiamo che nella letteratura antica vedere la luce era quasi sinonimo di vita, tanto che ciò che faceva più paura al pensiero della morte era di non veder più la luce, di essere in una regione di tenebre.
Domandiamo davvero al Signore la riconoscenza per il grande dono della luce, già della luce naturale, che ci permette di contemplare tutte le sue opere, come scrive il Siracide: "il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera". Se in noi non nasce il desiderio di lodare il Signore è perché i nostri occhi sono offuscati e non vediamo le cose in modo giusto. Ma se siamo aperti alla luce del Signore già alla luce naturale spontaneamente il nostro cuore esulterà e troverà le parole per lodare Dio, per dire l'ammirazione per l'armonia che egli ha posto nella creazione, come scrive ancora il Siracide: "Una cosa conferma i pregi dell'altra".
È uno sguardo pieno di ottimismo, che invece di vedere dovunque tensioni, disaccordo, sopraffazione, vede che ogni essere è fatto per mettere in valore la bontà dell'altro, e che tutti insieme sono fatti per cantare la gloria di Dio, per aiutarsi insieme a contemplare la gloria di Dio, che è la gioia più profonda: "Chi si sazierà nel contemplare la sua gloria?".
Nel Vangelo vediamo che Gesù dà due volte la vista a questo cieco: gli guarisce gli occhi, certamente, ma nello stesso tempo gli dà una rivelazione, lo rende cosciente che è la fede ad averlo salvato: "Va', la tua fede ti ha salvato". Questa parola di Gesù è ancora più importante della guarigione fisica. Il cieco riceve, con la luce degli occhi, questa luce soprannaturale, prende coscienza che è la fede che illumina. Per la fede in Gesù egli ha ottenuto il miracolo, ma ora capisce che è grazie alla fede in Gesù che viene la vera luce. Infatti, dice san Marco, "subito prese a seguirlo per la strada".
Il miglior commento a questa frase del Vangelo èuna parola di Gesù riportata da Giovanni: "Io sono la luce del mondo; chi segue me avrà la luce della vita". ~ cieco segue Gesù: ha trovato la vera luce, la luce della vita.
È quanto già diceva il Siracide ricordando che soltanto l'Altissimo conosce tutta la scienza. Noi vediamo le cose, ma se non siamo uniti al Signore le vediamo in modo molto superficiale. "L'Altissimo osserva i segni dei tempi, annunziando le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste. Nessun pensiero gli sfugge...".
È nella luce di Cristo che noi vediamo la luce. Domandiamogli allora di essere veramente aperti alla sua luce, alla luce della fede, che tante volte ci permette di andare oltre apparenze paradossali, sconcertanti e di vedere il vero senso di tutte le cose. Seguire Cristo per trovare la luce è la vocazione di ogni cristiano. Dobbiamo essere persone illuminate, non nel senso di persòne che seguono la luce propria e si credono ispirate mentre sono nell'illusione, ma persone veramente illuminate, persone il cui volto risplende. Un salmo dice che se noi rivolgiamo la faccia verso il Signore saremo illuminati, e la liturgia lo utilizza sovente, perché è una allusione alla bontà del Signore che ci fa gustare i suoi doni. "Che vuoi che io ti faccia?". "Rabbuni, che io veda!". Domandiamo a Gesù che ci faccia vedere sempre di più, perché possiamo lodare Dio con tutto il cuore e attirare tanti alla vera luce.
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27.05.2015 - Mercoledì della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

26/5/2015

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27.05.2015 - Mercoledì della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Concedi, Signore, 
che il corso degli eventi nel mondo 
si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, 
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA 
(Sir 36,1-2.5-6.13-19)
Riconoscano le nazioni che non c’è Dio al di fuori di te.

Abbi pietà di noi, Signore, Dio dell’universo, e guarda,
mostraci la luce della tua misericordia,
infondi il tuo timore su tutte le nazioni.
Ti riconoscano, come anche noi abbiamo riconosciuto
che non c’è Dio al di fuori di te, o Signore.
Rinnova i segni e ripeti i prodigi.
Raduna tutte le tribù di Giacobbe,
rendi loro l’eredità come era al principio.
Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome,
d’Israele che hai reso simile a un primogenito.
Abbi pietà della tua città santa,
di Gerusalemme, luogo del tuo riposo.
Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese
e il tuo popolo della tua gloria.
Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio,
risveglia le profezie fatte nel tuo nome.
Ricompensa coloro che perseverano in te,
i tuoi profeti siano trovati degni di fede.
Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi,
secondo la benevolenza che hai verso il tuo popolo,
e guidaci sulla via della giustizia,
e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra
che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 78)
Rit: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!

Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.

Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la grandezza del tuo braccio
salva i condannati a morte.

E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode.

VANGELO
 (Mc 10,32-45) 
Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato. 

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. 
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Preghiera dei fedeli

- Signore, sciogli le paure della tua Chiesa, perché professi con coraggio le tue beatitudini dell'umiltà e del servizio. Ti preghiamo:

Commento

Questo Vangelo ci aiuta a riflettere al mistero dell'Eucaristia, in cui avviene la trasformazione straordinaria (la "transustanziazione", in termini teologici) del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo. Ora, questa trasformazione ha avuto come condizione un'altra trasformazione, che è appunto espressa nel brano evangelico odierno. All'inizio troviamo un verbo passivo: ~ Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi". E i verbi successivi esprimono il significato di questo "essere consegnato": sarà condannato, schernito, flagellato, ucciso. Alla fine invece c'è un verbo attivo: Il Figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Abbiamo qui una trasformazione: il Figlio dell'uomo sarà consegnato passivo ; il Figlio dell'uomo è venuto per dare la propria vita: è molto diverso.
Quando ci capitano cose penose, noi spontaneamente rimaniamo allo stato passivo, cioè subiamo queste cose e sovente con la convinzione che non sia giusto. Quindi non soltanto siamo passivi, ma non siamo neppure veramente ricettivi di fronte all'evento che ci causa pena. Ora, "il Figlio dell'uomo sarà consegnato" Gesù si trovava in una situazione di sofferenza subita davvero ingiustamente, di fronte alla quale la ribellione poteva essere pienamente giustificata. Ma egli ha operato una trasformazione: di questa pena subita ha fatto un sacrificio positivo, ne ha approfittato per dare la propria vita. Ha cambiato il passivo in attivo. E una trasformazione veramente straordinaria, prendere un evento così negativo, come la croce, e farlo diventare l'evento più positivo della storia del mondo, il dono inaudito dell'amore: dare la propria vita in riscatto per molti.
Soltanto il cuore di Gesù poteva operare questa trasformazione, che è proprio la condizione per l'Eucaristia: se Gesù non avesse trasformato questa pena subita in dono generoso, non avrebbe potuto darci il suo corpo, darci il suo sangue. Doveva trasformare l'evento in dono, per poter poi trasmetterci questo dono nel sacramento. E il sacramento ha lo scopo di dare anche a noi la forza di trasformare nello stesso modo gli eventi, cioè di accogliere tutti gli avvenimenti della nostra vita, anche quando sono penosi e trasformarli in sacrificio generoso in unione con Cristo, crocifisso e risorto. Grazie all'Eucaristia questa forza è in noi e lo Spirito di Cristo ci muove continuamente ad usarla nella generosità e nella fedeltà.

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Santo del giorno
SANT’AGOSTINO DI CANTERBURY - Memoria facoltativa

Volgeva l'anno 596 quando i Sassoni, gli Angli e gli Juti, popoli germanici pagani, cacciati i Bretoni occuparono l'odierna Inghilterra. Angli sunt? Angeli fiant!, disse San Gregorio Magno. Non potendo andarvi lui stesso salito al Pontificato, scelse un gagliardo manipolo di suoi monaci benedettini e li inviò alla conquista dei conquistatori. Capo di questo eroico manipolo era Agostino, priore del monastero di SantAndrea. Giunti in Francia, atterriti dalle relazioni loro fatte, si arrestarono spaventati. 
Il Papa, anima grande, li rincorò e quei missionari rianimati, con alcuni francesi per interpreti, approdavano nel 597 all'isola di Thanet in numero di quaranta. 
Agostino notificò la sua venuta ad Etelberto, re di Kent, il più potente re dell'eptarchia. Questi andò a visitarli in quell'isola e dopo familiari conversazioni: « I vostri discorsi, disse, sono assai belli, lusimsbiere e magnifiche le promesse, ma sembrano un po' incerte. Però non sarà permesso che siate molestati; predicate pure liberamente ai miei popoli ». Li condusse nella capitale Canterbury dove li provvide di tutto quanto abbisognavano. 
Quegli ardenti figli di San Benedetto si erano preparati alla missione con veglie, austerità, digiuni e ferventi preghiere ed ora erano pronti a suggellare col sangue la loro fede. Alla loro infuocata parola, fecondata dallo Spirito Santo, le genti accorrevano in folla, abbandonavano le loro superstizioni e venivano battezzate. La conversione del re (che poi si fece santo) fu seguita da quella di un'innumerevole moltitudine di sudditi. Nel Natale del 597 diecimila furono i rigenerati alla grazia nelle acque battesimali del Tamigi. 
Poco appresso Agostino, invitato dal Papa, passò in Francia per essere consacrato vescovo ad Arles. Nel 601, il Papa gli mandò il pallio e lo costituì metropolita d'Inghilterra.
Agostino scriveva spessissimo a Roma per informare il Papa e consigliarsi in ogni contingenza. 
Favorito del dono dei miracoli, attirava le moltitudini alla croce, e la fede progrediva mirabilmente di giorno in giorno. Alla sua prima visita pastorale, fu accolto ovunque con entusiasmo. 
Volle pure arrivare ai Bretoni, i quali cacciati dagli invasori, come dicemmo, si erano ritirati sulle montagne del Galles. Essi erano cristiani, però avevano degenerato. Agostino, giunto alla loro frontiera, chiamò a concilio i loro vescovi e sacerdoti: costoro con varie pretese vollero che si convocasse un Sinodo generale: Agostino acconsentì, ma essi si ostinarono nei loro errori, onde Agostino, piangendo, predisse il loro sterminio. Finalmente, estenuato dalle fatiche apostoliche, volava al cielo il 28 maggio del 607.  

Orazione

O Signore, che con la predicazione e i miracoli del tuo beato confessore e vescovo Agostino, ti sei degnato illuminare della luce della vera fede la Nazione inglese, concedi, te ne preghiamo per la sua intercessione, che i cuori degli erranti ritornino all'unità della vera fede, e noi restiamo fedeli alla tua santa volontà.
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26.05.2015 - San Filippo Neri - Anno I - Rito Romano

25/5/2015

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26.05.2015 - San Filippo Neri - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Filippo (Firenze 1515 – Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l’Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all’esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore.

Colletta

O Padre, che glorifichi i tuoi santi 
e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica, 
infondi in noi il tuo Spirito, 
che infiammò mirabilmente 
il cuore di san Filippo Neri. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Sir 35,1-15)
Chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva.

Chi osserva la legge vale quanto molte offerte;
chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva.
Chi ricambia un favore offre fior di farina,
chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode.
Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità,
sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia.
Non presentarti a mani vuote davanti al Signore,
perché tutto questo è comandato.
L’offerta del giusto arricchisce l’altare,
il suo profumo sale davanti all’Altissimo.
Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito,
il suo ricordo non sarà dimenticato.
Glorifica il Signore con occhio contento,
non essere avaro nelle primizie delle tue mani.
In ogni offerta mostra lieto il tuo volto,
con gioia consacra la tua decima.
Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto,
e con occhio contento, secondo la tua possibilità,
perché il Signore è uno che ripaga
e ti restituirà sette volte tanto.
Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 49)
Rit: A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.

«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica. 

«Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.

Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio».

VANGELO
 (Mc 10,28-31) 
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. 

In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Preghiera dei fedeli

- Per la Chiesa nostra madre: fà che il suo annuncio sia in limpido accordo con le sue opere. Preghiamo:
- Per i nostri sacerdoti e religiosi: rendili spiritualmente fecondi, lieti nella loro povertà, obbedienza e castità. Preghiamo:
- Per i genitori cui tu chiedi un figlio per la Chiesa: fà che abbiano consolazione e sentano la bellezza di donare. Preghiamo:
- Per chi non ha famiglia: fà che senta il calore della comunità e la protezione del tuo Spirito. Preghiamo:
- Per chi soffre a causa del vangelo: infondigli la forza e la speranza dei martiri e dei santi. Preghiamo:
- Per i sacerdoti in crisi.
- Per chi dispera della salvezza.

Commento

"100%” … "NOI ABBIAMO LASCIATO TUTTO…” … "...CENTO VOLTE TANTO…” … "...INSIEME A PERSECUZIONI..."
La persecuzione garantisce la prolificazione della promessa fatta con la rinuncia: dalla rinuncia delle realtà della terra, ecco generarsi una nuova realtà parallela, quella che conduce alla "vita eterna".
Ma la proliferazione del "centuplo" deriva proprio dalle prove e dalle persecuzioni, che vagliando la nostra storia, la rendono affine al Regno di Dio, permettendoci appunto di intravedere le realtà nuove.
Lasciare tutto è la prima mossa nelle nostre mani.
Su questo atto di rinuncia si fonda la scelta di una nuova via, quella della fede nel Regno che si realizza nelle realtà della storia soggetta alla prova, alle persecuzioni, e a quelle rinuncie che ne hanno aperto la via.
Lasciare tutto diventa allora il ritrovare il tutto, ripartendo dalle situazioni ultime, che fanno risalire la visione dal basso delle realtà fino alle più sublimi che Dio ci dà in dono.
Il centuplo viene rivisitato e rivalorizzato proprio dalle varie persecuzioni.
OGNI PROVA IN CHI HA LASCIATO DIVENTA DONO APPROVATO.
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25.05.2015 - Lunedì VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

24/5/2015

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25.05.2015 - Lunedì della VIII settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Concedi, Signore, 
che il corso degli eventi nel mondo 
si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, 
e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Sir 17,20-28)
Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia.

A chi si pente Dio offre il ritorno,
conforta quelli che hanno perduto la speranza
e li rende partecipi della sorte dei giusti.
Ritorna al Signore e abbandona il peccato,
prega davanti a lui e riduci gli ostacoli.
Volgiti all’Altissimo e allontànati dall’ingiustizia;
devi odiare fortemente ciò che lui detesta.
E riconosci i giusti giudizi di Dio
e persisti nella sorte che ti è assegnata 
e nella preghiera al Dio altissimo.
Negl’inferi infatti chi loderà l’Altissimo,
al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?
Non perseverare nell’errore degli uomini iniqui;
prima di morire manifesta la tua lode.
Da un morto, che non è più, non ci può essere lode,
chi è vivo e sano loda il Signore.
E loderai Dio e ti glorierai della sua misericordia.
Quanto è grande la misericordia del Signore,
il suo perdono per quanti si convertono a lui!

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 31)
Rit: Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione:
«Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio».

VANGELO
 (Mc 10,17-27) 
Vendi quello che hai e vieni! Seguimi! 

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». 
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Preghiera dei fedeli

- Ti preghiamo per la Chiesa: completa ciò che in lei è santo e buono e purificala da ciò che ancora le impedisce di vivere in semplicità:
- Ti preghiamo per chi si crede potente e giusto su questa terra: penetra il suo cuore con il profumo dell'umiltà:
- Ti preghiamo per i poveri che chiedono giusta partecipazione ai beni della terra: fà che siano ascoltati nelle loro richieste e pronti a riconoscere la tua provvidenza:
- Ti preghiamo per chi si è allontanato da te e si sente dimenticato: elargisci un segno della tua bontà perché si converta e viva:

Commento

Quest'uomo ricco che accorre a Gesù desidera entrare nel regno dei cieli e viene a lui perché gli insegni la via: è il modo giusto di incominciare. Gesù gli risponde ricordandogli i comandamenti di Dio e allora ci rendiamo conto che costui non solo ha ascoltato Dio, ma ha messo in pratica le sue leggi ed è quindi già sulla strada del regno. E per questo che Gesù gli propone una tappa ulteriore: "Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi"". E qui il cammino si arresta: "Egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni". Gli sembra impossibile lasciare quello che ha per prendere ciò che il Signore gli offre; manca di fede e non sa più ascoltare la parola del Signore, non sa più vedere che essa è una parola di amore. "Gesù, fissatolo, lo amò dice Marco e gli disse: Una sola cosa ti manca...". Non è per impoverirlo che Gesù gli parla, non è per severità, ma per affetto, per amore e per renderlo veramente ricco. Gesù vuol aprirgli gli occhi e fargli vedere che la sua ricchezza è in verità una mancanza: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai... libera te stesso dallo ai poveri...". Allora sarai ricco, perché quando avrai dato tutto avrai un tesoro in cielo. "Poi vieni e seguimi". La proposta di Ge
sù è quella di entrare già ora nel regno, di avere già ora un tesoro nel cielo e, più ancora, di entrare nella sua intimità:
"Vieni e seguimi". La ricchezza gli impedisce di seguire Gesù, è un peso che rallenta il suo passo, che lo ostacola.
È una lezione che dobbiamo sempre accogliere, perché molto sovente è la nostra "ricchezza" che ci impedisce di camminare, di avere in Gesù una fede totale, di capire che la sua è sempre una proposta d'amore; la nostra ricchezza che non è necessariamente fatta di beni materiali, ma di tante cose di ogni genere. Si può essere attaccati a letture, a spettacoli, a passatempi... che impediscono di essere disponibili ad ascoltare la parola di Dio e a seguirla. Siamo sempre chiamati a semplificare la nostra vita e a renderci conto che la nostra vera ricchezza è solo nel seguire Gesù.
Gesù riconosce che questo distacco è difficile: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!" Ma vedendo l'inquietudine e l'angoscia dei discepoli egli stesso offre il mezzo, richiamandoli di nuovo alla fede. ~ rimedio non è nella nostra forza, nei nostri tentativi umani, ma nell'aprirsi all'azione di Dio: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
E rieccoci al punto di partenza. È sempre qui che bisogna tornare in ogni difficoltà, si tratti di un ostacolo da superare, di un peso da sopportare o di un peso di cui dobbiamo liberarci: l'uomo non può riuscirci, ma ci riesce Dio in lui, se egli ha fede. L'ultima parola del Vangelo odierno è anche l'ultima parola dell'Angelo a Maria: "Niente è impossibile a Dio". Siamo così davanti all'esempio di Maria, che ascolta la parola che viene da Dio, l'ascolta nella sua povertà, nella sua umiltà e aderisce a questa affermazione fondamentale: "Tutto è possibile a Dio".
L'essenziale è dunque ascoltare Dio, essere docile a Dio nella fede e camminare con fiducia sulla strada in cui Dio ci ha posto.

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Santo del giorno
SAN BEDA DETTO IL VENERABILE 
sacerdote e dottore della Chiesa - memoria facoltativa

Beda significa uomo che prega. Nacque l'anno 672 sui confini della Scozia. 
A sette anni i genitori lo affidarono a S. Benedetto Biscopio, il quale ammirando le belle disposizioni del fanciullo, lo predilesse e lo formò nella pietà e nella scienza. A 12 anni fu vestito dell'abito benedettino. Nel 691 fu ordinato diacono ed alcuni anni dopo sacerdote. 
La vita di questo grande fu tutta nascosta: la spese nell'osservanza monastica, nella preghiera, negli studi sacri, nell'insegnamento e nello scrivere libri. Dalla sua scuola uscirono uomini grandi, e dalla sua penna una cinquantina di opere in cui tratta di quasi tutto lo scibile umano sacro e profano. 
Interpreta in modo ammirabile la Sacra Bibbia alla luce delle opere dei Padri della Chiesa che egli conosceva profondamente. I suoi scritti eran sì sodi, sì sapienti e di tanta autorità, che lui vivente, venivano letti pubblicamente nelle chiese. Il sapere di quest'uomo desta meraviglia! 
La moderazione, la dolcezza, l'umiltà e la chiarezza che traspaiono da quell'apologia dissiparono come per incanto la calunnia, e il Santo ebbe nuovi e più entusiasti ammiratori. 
Gran numero di persone ricorrevano ai lumi dei suoi consigli, ed egli accoglieva tutti amorevolmente e soddisfaceva con somma carità tutti, dal più umile e rozzo al Più alto dignitario. 
Praticando in tutta l'estensione il motto: ora et labora del suo padre, S. Benedetto, ravvivò lo studio col soffio della pietà più profonda e studiò non per sfoggio di erudizione, ma per conoscere e far conoscere sempre meglio le meraviglie di Dio, per sentire più profondamente nel cuore le verità della fede e per metterle in pratica con l'esercizio delle più sublimi virtù. 
Mentre colla faccia rivolta alla chiesa recitava con fervore e ad alta voce il Gloria Patri, il divino programma della sua vita, gli Angeli si presero la sua bell'anima e la portarono in Paradiso (a. 735), poichè: Qui fecerit et docuerit, magnus vocabitur in regno coelorum: «chi avrà praticato e insegnato, sarà grande nel regno dei cieli ». 

Orazione  

O Signore, che illustri la tua Chiesa coll'erudizione del tuo beato confessore e dottore Beda, concedi propizio ai tuoi servi d'essere sempre illuminati dalla sua sapienza e aiutati dai suoi meriti. Amen.
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24.05.2015 - PENTECOSTE - ANNO B - RITO ROMANO

23/5/2015

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QUANDO VERRA' LUI, LO SPIRITO DELLA VERITA', VI GUIDERA' ALLA VERITA' TUTTA INTERA
di Padre Mariano Pellegrini

Prima di salire al Cielo, Gesù promise ai suoi Apostoli di non lasciarli orfani e di mandare loro il Consolatore. Questa promessa si realizzò il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sulla Chiesa nascente, ovvero sugli Apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. Per questo motivo, la Pentecoste è la festa della fondazione della Chiesa.

Lo Spirito Santo discese sulla Vergine Maria, a Nazareth, per l'Incarnazione del Figlio di Dio; il giorno della Pentecoste, il Paraclito fu invece effuso per la formazione del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. La prima discesa avvenne nel silenzio e nel nascondimento; la seconda effusione dello Spirito Santo si verificò invece in modo sensazionale, «come vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2) e «come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (v. 3). In ambedue le manifestazioni dello Spirito Santo era presente Maria Santissima, la quale è la Madre di Cristo ed è la Madre della Chiesa.

La scena della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste è descritta dal capitolo secondo degli Atti degli Apostoli. Colpisce profondamente un particolare: prima di allora, gli Apostoli erano timorosi e non osavano predicare apertamente alle folle; ma, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi parlarono liberamente e con coraggio a tutti quelli che incontravano.

Gerusalemme era piena di pellegrini ebrei, provenienti dalle più diverse parti del mondo allora conosciuto, in occasione della festività di Pentecoste. Ciascuno di loro udì gli Apostoli parlare nella propria lingua. Dio volle così contraddistinguere la discesa dello Spirito Santo con il Dono delle lingue, per far comprendere che il messaggio del Vangelo doveva raggiungere gli estremi confini della terra.

Prima di tutto, il Paraclito ci arricchisce con i suoi sette Doni. Il primo Dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il Dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il Dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il Dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta, secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il Dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il Dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il Dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.

I Doni dello Spirito Santo li abbiamo ricevuti con la Cresima, ma sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo. Questi sette Doni rimangono in noi se noi rimaniamo in Grazia di Dio. Con il peccato mortale li perdiamo, per riceverli nuovamente dopo una buona Confessione.

Oltre ai sette Doni, lo Spirito Santo elargisce i carismi che sono propriamente la sua particolare manifestazione, unica e irripetibile. Questi carismi sono diversi in ciascun cristiano e sono dati per l'utilità comune. Sono come delle capacità che devono essere messe al servizio di tutti. Da questo si comprende quanto ogni fratello e ogni sorella sono preziosi agli occhi di Dio, perché da Lui hanno ricevuto una missione particolare da svolgere all'interno della Chiesa. Alla luce della preghiera, e dietro il consiglio di una buona guida spirituale, si riuscirà a discernere qual è questo particolare carisma da far fruttificare, per il bene comune.

Infine, lo Spirito Santo produce in noi i cosiddetti frutti, enumerati san Paolo nella seconda lettura di oggi, ai quali si contrappongono le opere della carne. Le opere della carne sono «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19-21); i frutti dello Spirito Santo sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito Santo e in noi si produrranno questi meravigliosi frutti. San Paolo ci esorta con queste parole: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Sia questo il nostro proposito.

Letture della Domenica

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Colletta
O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa  in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 2,1-11)
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». 

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 103)
Rit: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

SECONDA LETTURA 
(Gal 5,16-25) 
Il frutto dello Spirito. 

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. 

Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. 

Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. 

Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. 

O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. 

Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. 

Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è árido, sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. 

Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano i tuoi santi doni. 

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.

VANGELO
 (Gv 15,26-27; 16,12-15) 
Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Con la solennità di Pentecoste termina il Tempo di Pasqua. 
È bene portare il cero pasquale nel battistero e lì conservarlo con il debito onore. Alla fiamma del cero si accendono, nella celebrazione del battesimo, le candele dei neo-battezzati.
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23.05.2015 - Sabato della VII settimana di Pasqua - Anno I - Rito Romano e Vigilia di Pentecoste - Anno B - Rito Romano

22/5/2015

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23.05.2015 - Sabato della VII settimana di Pasqua - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, 
che ci dai la gioia di portare a compimento 
i giorni della Pasqua, 
fa’ che tutta la nostra vita 
sia una testimonianza del Signore risorto. 
Egli è Dio e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (At 28,16-20.30-31)
Paolo rimase a Roma, annunciando il regno di Dio.

Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d’Israele che io sono legato da questa catena».
Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 10)
Rit: Gli uomini retti, Signore, contempleranno il tuo volto.

Il Signore sta nel suo tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi osservano attenti,
le sue pupille scrutano l’uomo.

Il Signore scruta giusti e malvagi,
egli odia chi ama la violenza.
Giusto è il Signore, ama le cose giuste;
gli uomini retti contempleranno il suo volto.

VANGELO
 (Gv 21,20-25) 
Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera. 

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Commento

Il Vangelo di Giovanni termina con questa sequenza quasi cinematografica. Gesù si allontana. È seguito da Pietro. Pietro si gira e vede Giovanni che li segue. Ancora confuso per la fiducia che Gesù gli ha appena dimostrato (Gv 21,15-17), interroga il Maestro sul conto di questo discepolo che si è comportato certo meglio di lui. Ma Gesù non risponde in modo chiaro. Ma, a dire il vero, non importa molto la sua risposta. Ciò che conta è che Giovanni l’abbia sentita e che possa perciò riferirla. Ciò che conta è la fiducia data al testimone. E, al termine del proprio Vangelo, Giovanni insiste sulla serietà della sua testimonianza: “Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera” (Gv 21,24). Niente importa più di questo. Bisogna che sia vero, altrimenti perché credere? Giovanni lo ripete continuamente. Si ricordi quest’altro passo: “Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate” (Gv 19,35). La nostra fede si fonda sulla testimonianza degli apostoli, come la fede degli apostoli si fonda sulla testimonianza di Gesù (Gv 8,18). Gesù ha dato la vita in segno di fedeltà alla verità che egli stesso testimonia. Così, gli apostoli moriranno martiri, non perché fanatici, ma perché testimoni di fatti e non di idee. Quand’anche li si ucciderà, i fatti resteranno delle realtà, proprio come la morte e la risurrezione di Gesù. È su tale realtà che Giovanni insiste concludendo il suo Vangelo. È questa realtà che noi dobbiamo testimoniare. Ecco perché gli apostoli e, dopo di loro, tutti i fedeli tengono a sottolineare che Gesù è risorto veramente e che è veramente vivo. E ciò è vero perché reale (Lc 24,34). Cristo è risorto, alleluia! È davvero risorto, alleluia!


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A sera
DOMENICA DI PENTECOSTE - MESSA DELLA VIGILIA - ANNO B - RITO ROMANO

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24.05.2015 - DOMENICA DI PENTECOSTE - MESSA DELLA VIGILIA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: Rosso

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, 
che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua 
nel tempo sacro dei cinquanta giorni, 
rinnova il prodigio della Pentecoste: 
fa’ che i popoli dispersi si raccolgano insieme 
e le diverse lingue si uniscano 
a proclamare la gloria del tuo nome. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

Oppure: 

Rifulga su di noi, Padre onnipotente, 
Cristo, luce da luce, splendore della tua gloria, 
e il dono del tuo Santo Spirito 
confermi nell’amore i tuoi fedeli, 
rigenerati a vita nuova. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gen 11,1-9)
La si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra.

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. 
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». 
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». 
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 32)
Rit: Su tutti i popoli regna il Signore.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.

SECONDA LETTURA 
(Rm 8,22-27) 
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili. 

Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. 
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

VANGELO 
(Gv 7,37-39) 
Sgorgheranno fiumi di acqua viva. 

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Preghiera dei fedeli

Fratelli e sorelle, lo Spirito Santo ci avvolge con il suo amore e ci rende parte della Chiesa, corpo di Cristo che opera nel mondo. Chiediamo al Padre di essere rinnovati nell’intimo, per essere sempre più conformi alla sua volontà. 
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché la Chiesa abbia piena coscienza di essere il popolo di Dio che ha ricevuto la missione di annunciare al mondo la salvezza. Preghiamo.
2. Perché le Chiese e le comunità cristiane si lascino invadere dal soffio dello Spirito e dialoghino nella ricerca convinta dell’unità. Preghiamo.
3. Per tutti i cristiani impegnati nelle istituzioni, perché si lascino guidare dallo Spirito a perseguire la promozione della dignità dell’uomo. Preghiamo. 
4. Perché i malati e i sofferenti si aprano all’azione dello Spirito e ricevano da lui pace e consolazione. Preghiamo.
5. Perché la nostra comunità, animata dallo Spirito Santo, valorizzi i carismi di tutti i suoi membri e li impieghi per il bene della Chiesa. Preghiamo.

Esaudisci, o Padre, le nostre preghiere e manda su di noi il dono dello Spirito, perché, avvolti nel suo mistero d’amore, percorriamo le vie della vita terrena tesi alla salvezza eterna. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Commento

Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo ed è la Persona divina che diffonde nel mondo la possibilità di imitare Cristo, dando Cristo al mondo e facendolo vivere in noi. 
Nell’insegnamento e nell’opera di Cristo, nulla è più essenziale del perdono. Egli ha proclamato il regno futuro del Padre come regno dell’amore misericordioso. Sulla croce, col suo sacrificio perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l’amore mediante - e non contro - la giustizia e l’ordine. Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono. Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso i sacramenti del battesimo e della riconciliazione e nei gesti della vita cristiana. 
Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa! 
Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con misericordiae con gioia, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto, e che esulta eternamente nello Spirito Santo.
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