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La Liturgia di Domenica 31 Ottobre 2021

31/10/2021

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XXXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Oggi facciamo un po' di grammatica italiana insieme al Signore!
I brani della Parola di oggi, infatti, possiamo semplificarli coniugando il verbo AMARE al presente, al futuro e anche all'infinito!
Proviamo insieme il presente, che troviamo nel salmo di oggi:
io amo, tu ami, egli ama, noi amiamo, voi amate, essi amano.
Rispolveriamo anche il futuro, che troviamo nella prima lettura e nel Vangelo:
io amerò, tu amerai, egli amerà, noi ameremo, voi amerete, essi ameranno.
Nella seconda lettura, quella agli Ebrei, troviamo invece il verbo amare all'infinito.
Ma non l'infinito come lo insegnano a scuola, l'infinito di Gesù: AMARE da sempre, oggi e per sempre. Già, perché così dice la Lettera agli Ebrei: "Egli, una volta per tutte ha offerto se stesso". Qui si parla di Gesù che non è venuto sulla terra per insegnarci a fare sacrifici a Dio. Gesù ha dato tutto per amore. Gesù ha amato così tanto ognuno di noi da dare tutta la sua vita e ha tanto amato il Padre da offrirgli tutta la sua vita. Questo Amare di Gesù è amare all'infinito!
Se abbiamo capito questo e cerchiamo di metterlo in pratica, ci sentiremo dire da Gesù quello che nel Vangelo di oggi abbiamo sentito dire allo scriba: "Non sei lontano dal regno di Dio".
Che bello! Che felicità!
Perché il Regno di Dio, quello che invochiamo ogni volta che preghiamo con la preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre Nostro, è il Regno dove continuamente si coniuga il verbo AMARE e dove, per chi AMA, il premio è essere FELICE! Lo ha detto Dio a Mosè e a tutto il popolo di Israele; lo abbiamo sentito nella prima lettura: "Ascolta, Israele, amerai... perché tu sia felice".
Ma noi preghiamo così: "Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo e così in terra". Quando nell'eternità saremo con Dio, ameremo come Lui e sarà facile perché saremo con Lui.
Ma il suo Regno è già qui, oggi! Noi, nella nostra vita di tutti i giorni, dobbiamo coniugare il verbo AMARE.
Come possiamo fare? In realtà non è difficile, dice Gesù: AMA con tutto! Tutto il tuo cuore, tutta la tua mente, e tutta la tua forza.
Quando suona la sveglia la mattina e vorresti tanto far finta di non sentirla.... Gesù dice AMA! E per farlo devi prima di tutto ringraziare Dio perché ti ha dato una nuova giornata per amare e poi ti devi per forza alzare per andare incontro a chi ti aspetta e ha bisogno del tuo amore!
Quando arrivi a scuola / sul lavoro e ti si chiede dedizione, concentrazione e impegno, Gesù ti dice AMA! E per farlo devi prima di tutto ringraziare Dio perché hai la fortuna di poter crescere.... e poi devi ascoltare e fare quanto ti chiede; in questo modo starai AMANDO te stesso perché starai formando la tua conoscenza e starai AMANDO chi ti circonda  dando loro il buon esempio,
Quando starai trascorrendo del tempo con i tuoi amici, Gesù ti dice AMA! E per farlo dovrai lodare Dio perché avere degli amici è un dono prezioso; gioirai con loro come non si può fare da soli; amerai i tuoi amici, divertendoti con onestà, semplicità, cercando la felicità dello stare insieme e non la prepotenza del sopraffare gli altri.
Quando la sera ti siedi a tavola con la tua famiglia, Gesù ti dice AMA! E per farlo dovrai sorridere e ringraziare Dio perché hai una casa, una famiglia e il cibo quotidiano che ti permettono di avere giornate disponibili per amare; amerai chi ha preparato il cibo per te ringraziando per il tempo e l'amore che ha dedicato alla cena; e amerai tutti quelli che a tavola con te condivideranno cibo, racconti, pensieri, sorrisi e preoccupazioni perché anche ascoltare significa amare!
Quando la domenica avrai la fortuna di essere alla Santa Messa, davanti a Gesù Eucarestia, Gesù ti dirà AMA! E per farlo dovrai pregare, gioire, lodare, cantare e poi dovrai tornare a casa con il cuore così pieno d'amore da non stare nella pelle e abbracciare chi ti sta vicino!
Quando qualcosa andrà storto, ti troverai triste o sofferente, Gesù ti dirà AMA!
E per farlo dovrai chiedere a Dio la forza per affrontare un momento difficile; dovrai pregare e fare quello che ti dicono le persone che ti vogliono bene e che vogliono vederti felice; e obbedienza e sofferenza sono sinonimi del verbo AMARE!
Quando la sera sarai nel tuo letto, stanco per la giornata passata ma felice per aver tanto amato, Gesù ti dirà: NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO! E con il cuore felice potrai dormire sereno!
Non dimentichiamoci mai il verbo AMARE con tutte le sue coniugazioni!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
tu solo puoi dare ai tuoi fedeli
il dono di servirti in modo lodevole e degno;
fa' che corriamo senza ostacoli verso i beni da te promessi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Padre, tu sei l'unico Signore
e non c'è altro dio all'infuori di te:
donaci la grazia dell'ascolto,
perché i cuori, i sensi e le menti
si aprano al comandamento dell'amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Dt 6,2-6)
Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.

Mosè parlò al popolo dicendo: 
«Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. 
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. 
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 17)
Rit: Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. R.
 
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. R.
 
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. R.

SECONDA LETTURA (Eb 7,23-28) 
Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. 

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore.
Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. 
La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

VANGELO (Mc 12,28-34) 
Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo. 

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

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a sera
​TUTTI I SANTI- RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
Oggi la Chiesa celebra in un'unica festa la santità che Dio riversa sugli uomini che confidano in lui. Un festa straordinaria, che fa crescere in noi il desiderio di imitare i santi nella loro amicizia con Dio!

Che bello diventare santi! Certo non per le statue e i devoti che accendono i ceri a scaldar loro i piedi... Ma perché diventare santi significa realizzare il progetto di bene che Dio ha su di noi, diventare il capolavoro che egli ha pensato. Dio si fida di noi, sa che ciò che siamo è un seme che può germogliare e crescere e diventare un albero che porta frutto. Crede in noi e ci offre tutti gli elementi per diventare santi come egli è il Santo. Dio solo è Santo, ma desidera condividere questa santità con noi, desidera farla crescere perché, di grazia in grazia, lasciamo emergere l'uomo nuovo che siamo.
La santità, come direbbe la grande santa Teresina, non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare straordinariamente bene le cose ordinarie! Lasciamo, oggi, che sia la parte più autentica di noi a prevalere, a crescere, a prendere il comando nelle nostre vite.
E chiediamo ai Santi, quelli che sono sul calendario e i tantissimi altri che affollano il Regno, di aiutarci a credere, di sostenerci nella speranza, di insegnarci ad amare come loro hanno saputo fare. La nostra vita diventi trasparenza del Signore, perché sia lui a condurci verso Dio!
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PROPOSTA - HOLYWIN 2021
A partire da stasera (31 ottobre) e per tutto il giorno della Solennità di Tutti i Santi (1 novembre), sarebbe bellissimo se tutti noi esponessimo una foto di un santo sul balcone, su una finestra, la porta di casa, d'ufficio, della chiesa o dell'oratorio, oppure mettessimo la foto di un santo come immagine profilo dei nostri Social (facebook, twitter, instagram, whatsapp, telegram, ecc…).
Questo per mostrare al mondo intero i volti più belli della gente: i Santi.
Ci saranno volti di Santi in ogni computer e telefonino: piuttosto che le streghe di Halloween diffondiamo la festa di tutti i Santi... noi che ci crediamo!
Se l'idea ti piace...passaparola!
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La Liturgia di Domenica 24 Ottobre 2021

24/10/2021

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XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Grazia o miracolo?
"Cosa vuoi che io ti faccia?" Questa domanda di Gesù al cieco sembra ovvia, quasi inutile: logico che un malato desidera essere guarito. E infatti il cieco risponde :"Maestro che io veda di nuovo". E immediatamente riacquista la vista. Guarigione istantanea quindi miracolosa. Ma c'è anche la guarigione che inizia con un miglioramento al quale segue un processo di guarigione progressiva e questa è una grazia di guarigione. Quante grazie chieste magari in un pellegrinaggio a Lourdes che si sono poi realizzate solo molto tempo dopo e progressivamente. Dobbiamo quindi saper distinguere tra il miracolo e la grazia. E dobbiamo saper distinguere tra il chiedere e il credere. Chiedere non è credere! Noi generalmente reagiamo così: chiediamo una grazia e se non vediamo risultati immediati diciamo: non ha funzionato! Mentre credere significa basarsi non sull'evidenza dei fatti ma sulla bontà e onnipotenza di Dio che non viene mai meno. La fede è credere prima di vedere, credere dopo non è più fede ma constatazione.

Domanda scontata?
Ma mi colpisce questa domanda di Gesù, che sembra la più scontata, di chiedere a un malato se vuole guarire. Potrebbe significare che benché lo chieda, forse non sempre lo vuole veramente?.
Quante persone si incontrano che fanno fatica a liberarsi di un passato carico di ferite, sofferenze, ricordi tristi e dal quale pare non riescano ad uscirne. Ci ritornano sempre su, si sentono perennemente vittime e paradossalmente non sanno e non vogliono rinunciare a questa identità di vittima.
Si crogiolano in essa e non vedono altro. Quando le ferite dell'anima forgiano un'identità di vittima, nessuna guarigione né interiore, ma neanche esteriore può aver luogo. Ecco perché Gesù chiede anche a ognuno di noi: vuoi veramente guarire? E ognuno deve essere così sincero con se stesso da chiedersi: anima mia vuoi uscire da questa condizione di vittima per guardare oltre? Magari il Signore vuole colmarti di ogni benedizione, ma tu non riesci a vederlo perché non guardi da quella parte.

Guarito di venerdì?
Invece Bartimeo desiderava veramente la guarigione e guardava dalla parte giusta e di lui sappiamo pure il nome che significa figlio di Timeo.
Quello che invece non sappiamo è in quale giorno della settimana fu guarito, forse giovedì o venerdì, ma sicuramente non di sabato, per fortuna, altrimenti i farisei l'avrebbero ingiuriato, dicendogli che era vietato guarire di sabato, come avevano fatto col cieco nato.
L'altra cosa che mi colpisce è la risposta di Gesù che non gli dice: " Và la tua fede ti ha ottenuto la guarigione", ma: " Và, la tua fede ti ha salvato". Ancora una volta Egli ristabilisce la giusta gerarchia dei valori: prima la salvezza dell'anima e poi la guarigione del corpo. Vediamo dunque che il povero cieco ha ricevuto due grazie straordinarie: la salvezza dell'anima ma anche la guarigione del corpo.
Gesù ha dunque operato un'ennesima guarigione davanti alla quale P. Cantalamessa si chiedeva: ma qual era la forza che operava in Lui? Era forse un fluido, un magnetismo, un'energia? E rispondeva: no! L'unica forza travolgente che era in Gesù era quello dello Spirito Santo. Forza prodigiosa, pienezza di vita di santità e di sanità in virtù della quale scacciava ogni male, fosse esso fisico come la malattia, oppure morale come il peccato o spirituale( il maligno).
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Dio, Padre buono,
che nel tuo Figlio unigenito
ci hai dato il sacerdote compassionevole
verso i poveri e gli affitti,
ascolta il grido della nostra preghiera
e fa’ che tutti gli uomini vedano in lui
il dono della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Ger 31,7-9)
Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.

Così dice il Signore: 
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 125)
Rit: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. R.
 
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. R.
 
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. R.
 
Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. R.

SECONDA LETTURA (Eb 5,1-6) 
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek. 

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. 
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek». 

VANGELO (Mc 10,46-52) 
Rabbunì, che io veda di nuovo! 

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada
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La Liturgia di Domenica 3 Ottobre 2021

3/10/2021

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OTTOBRE: 
MESE DEDICATO ALLA RECITA DEL SANTO ROSARIO

Ottobre è comunemente chiamato il Mese del Rosario perché il giorno 7 viene celebrata la memoria della Beata Maria Vergine del Rosario.        
Il Santo Rosario è chiamato “Salterio della beatissima Vergine Maria”. Questo modo di pregare Dio consiste nel lodare la beatissima Vergine ripetendo il saluto angelico 150 volte, quanti sono i salmi del salterio di David, interponendo ad ogni decina il “Padre nostro” con meditazioni illustranti l’intera vita del Signore nostro Gesù Cristo.     
Sorto all’inizio del secolo XII, il Rosario si è diffuso in tutta la Chiesa arricchito da numerose indulgenze, compagno fedele di tutti i cristiani che vogliono condurre seriamente la loro vita.
San Giovanni Paolo II ha pubblicamente dichiarato di preferire la preghiera del Santo Rosario a qualunque altra non liturgica. Egli ha anche felicemente arricchito i Misteri tradizionali con quelli della Luce che culminano con il mistero della istituzione dell'Eucaristia. Quanta luce entra nel cuore e nella vita con questo augusto Sacramento!

TU HAI LA CORONA DEL SANTO ROSARIO? LA RECITI IN FAMIGLIA, O CON L’ASSEMBLEA DEI FEDELI, O ALMENO DA SOLO?          
In questo mese, trova un po’ di tempo, meglio se ogni giorno, per pregare il Rosario. Semina, durante la giornata tante “Ave Maria” dovunque ti trovi. Incarica il tuo “Angelo custode” di raccoglierle per farne una corona d’amore per la Regina del cielo e della terra, una catena di salvezza per le anime infelici e sbandate a causa del peccato, una forza di sostegno per i missionari che dedicano la vita alla predicazione del Vangelo nel mondo. Essi lo fanno anche a nome tuo, perché nessun battezzato si può sottrarre alla missione di “annunciare la buona novella di salvezza”.


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XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
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Questa pagina di vangelo inizia male: i farisei pongono una domanda a Gesù, e fin qui tutto ok, ma il male è già avvenuto, perché quella posta è una domanda sgambetto, a loro non interessa la risposta, quanto poter usare le parole di Gesù contro di Lui. Chiedono una norma che già sanno, tanto che Gesù risponde con un'altra domanda, per farli uscire allo scoperto e metterli davanti a se stessi; allo sgambetto il Maestro risponde con un invito alla verità e alla trasparenza. Loro chiedono se è permessa la separazione, Gesù li invita all'unità, non solo della coppia, ma dell'essere umano con se stesso. La domanda di Gesù è un tentativo di tornare a un'unità della persona, come a dire: Perché chiedete a me? Non avete la legge di Mosè?

Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 

I farisei chiedono di separare, Gesù di unire, e per farlo torna al momento solenne della creazione, ben prima di Mosè. Il progetto di Dio sull'uomo e sulla donna è un progetto di comunione, non di separazione. La prescrizione di Mosè è una concessione, come conseguenza della sclerocardìa, cioè la durezza di cuore, che in quanto muscolo necessita di continuo movimento e allenamento, altrimenti si atrofizza e muore. Questa indisponibilità ad amare e a lasciarsi amare genera morte dentro e fuori di sé. Al contrario, se il mio cuore diventa dono, sarà il campo fecondo dell'amore, sempre, in qualsiasi situazione e relazione, inclusa quella di coppia. L'uomo non divida: non frammenti l'opera di Dio, non frammenti se stesso, ma miri all'unità, all'unicità, nei sentimenti, nel pensiero, nelle azioni.

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio.

Un bel quadretto, Gesù coi bambini, viene rovinato dall'eccessivo zelo dei discepoli. I bambini disturbano, fanno chiasso, piangono, sporcano, fanno i capricci, in una parola: sono bambini. Il Maestro non deve essere disturbato, avranno pensato, e scatta la catena umana per preservarlo da qualsivoglia molestia. Gesù, ci dice il vangelo, si indignò, un atteggiamento che esprime nervosismo, collera, ma se  il verbo greco è "soffrì curvo" e possiamo tradurre così: "Gesù si piegò in due dal dolore", un dolore immenso che colpisce il Maestro allontanato dai piccoli. Questo dolore del Maestro ci dice la sua profonda sensibilità e tutto il suo amore per chi è piccolo, per chi è uno, come i bambini, che non indossano maschere, che non dissimulano, che sanno essere se stessi sempre, anche a costo di rimproveri plateali. A chi è così appartiene il Regno di Dio.

Appartenere: può sembrare un verbo di possesso, ma il Regno non è tascabile, fuori di noi: sei tu, sono io, il Regno di Dio è chiunque si lascia appartenere dall'amore di Dio, e in nome di questo Amore mette tutta la sua vita a disposizione del Regno, sottraendo se stesso alle mani avide dell'egoismo.

In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».

L'accoglienza è la chiave del Regno! Come accoglie un bambino? Senza finzioni, senza 'ni', senza doppie facce. Un bimbo accoglie l'altro per quello che è, non si attende nulla, e lui stesso si offre così com'è. Questa accoglienza così pura e cristallina aprirà le porte del Regno, qui su questa terra e poi in Cielo.

E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Il dolore curvo di Gesù viene lenito dalla gioia dei bimbi: li prende tra le braccia, li abbraccia, impone le mani, tutti gesti di protezione, di cura, di tutela. Essere bambini ci rende "abbracciabili" da Gesù, e il suo amore può fluire liberamente in noi.

Apparentemente il vangelo di oggi contiene due argomenti: "l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto" e "chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso", ma in realtà sono le due facce della stessa medaglia. Dio è unità, e avendoci creati a sua immagine, anche noi in origine siamo unici, poi lungo il percorso della vita può succedere di frammentare i nostri intenti, spaccare la nostra unicità, disperdere le nostre energie. Ecco che Gesù ci dà la soluzione: tornare come bambini, unici, senza filtri e veri. Questa nuova creazione dipende da ognuno di noi, che si mette nelle mani del vasaio per essere nuovamente plasmato, ripulito, modellato secondo il progetto originale che il Padre da sempre sogna e realizza in ciascuno: essere creatura unica e irripetibile, un'icona vivente del Regno.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
oltre ogni desiderio e ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
O Dio, che hai creato l'uomo e la donna
perché i due siano una carne sola,
dona loro un cuore sempre fedele,
perché nella santità dell'amore
nulla separi quello che tu stesso hai unito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gen 2,18-24)
I due saranno un’unica carne

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 127)
Rit. Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R.
 
La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa. R.
 
Ecco com'è benedetto
l'uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion. R.
 
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele! R.

SECONDA LETTURA (Eb 2,9-11)
Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

VANGELO (Mc 10,2-16)
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

oppure:
VANGELO Forma breve (Mc 10, 2-12)
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
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