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La Liturgia di Domenica 27 Novembre 2022

27/11/2022

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I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A - RITO ROMANO
INIZIO NUOVO ANNO LITURGICO 2022-2023
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA
​COMMENTO AL VANGELO
Dimmi quando Tu verrai

Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’ uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’ uomo.

Per quanto la scienza si evolva e faccia passi da giganti, un sisma o un altro fenomeno sono difficilmente prevedibili, e possiamo giungere nel migliore dei casi a pure ipotesi. Puoi guardare il meteo per organizzare il weekend, ma non puoi sapere con esattezza se non pioverà, se farà freddo o caldo; puoi programmare un viaggio in occasione delle feste di Natale, ma se succede qualsiasi cosa non puoi prevederlo. Questa è la stessa imprevedibilità del diluvio universale, prima del quale ognuno faceva la propria vita, dalle cose più ordinarie (mangiare e bere) a quelle più importanti (sposarsi), è la stessa imprevedibilità di quando tornerà il Figlio dell'uomo.

Questo ritorno ce lo annuncia la Parola di Dio, negli Atti degli Apostoli al momento dell'ascensione al cielo di Gesù: "Due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo»" (At 1,10-11). Un ritorno poco presente nella vita dei credenti. Facciamo un test: tu, ci hai mai pensato? Mentre prendi il caffè o ti rechi al lavoro, ti è mai venuto in mente? A me no! Il ritorno del Figlio dell'uomo (Gesù per gli amici) è troppo aldilà, ancor più della vita eterna, che già ci dà tanti grattacapi.

Questo test è così vero e reale, che il ritorno di Gesù coglierà di sorpresa. Inaspettato, come inaspettata fu l'incarnazione del Verbo, la sua nascita da Maria, come inaspettata fu ogni parola, ogni insegnamento, ogni gesto nella vita del Signore. Inaspettato, come quel pane dato, quel vino versato: tutto è inaspettato nel vangelo, perché nulla è preconfezionato. Tutto viene realizzato in base alle esigenze di ciascuno, in base alle tue esigenze di oggi.

Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’ altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’ altra lasciata.

Il campo e la mola sono due luoghi di lavoro e di fatica, luoghi fondamentali per passare dal terreno alla spiga, dai chicchi di grano alla farina. Quando il lavoro è concluso, l'operaio torna a casa. Siamo tutti operai e servi della Provvidenza di Dio, e quando il lavoro assegnato a ciascuno è portato a termine, torniamo a Casa, verremo portati via, perché il desiderio del Padre è avere casa piena di figli e figlie che finalmente avranno il compenso di tanta fatica, si potranno riposare e fare festa. Verrà lasciato chi deve completare il proprio lavoro, beneficiando di quello che hanno fatto gli altri prima di lui; in questo avvicendamento possiamo leggere tutta la storia dell'umanità, dalla creazione ad ora, lungo i secoli e i millenni il lavoro di ognuno diventa il modo per essere fattivi collaboratori di chi il mondo lo ha creato e salvato.

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

Sarà un ritorno inaspettato, e Gesù ci dice di vegliare, o meglio ancora di essere ben desti, svegli, attenti. Ci sono almeno due modi di vivere questo atteggiamento:

  • sono sveglio, attento, aspettando qualcuno o qualcosa fuori di me, all'esterno; normalmente questo genera ansia, mi agito per il ritardo, mi preoccupo su dove dovrò andare, cosa succederà, cosa dovrò dire, come comportarmi, ecc.

  • sono sveglio e attento in tutto ciò che sono e che faccio, sveglio per me stesso, attento a essere presente e non disperso in mille cose. Una vigilanza interiore che diventa stile di vita, buona abitudine. Questa non porta ansia, ma al contrario pace e serenità.

Ancora una volta gli insegnamenti di Gesù e la pratica del vangelo vengono incontro alla natura dell'essere umano. Dio non interviene nella storia del mondo e nella tua storia per sconvolgere tutto, ma per portare a compimento, per dare a te la gioia di vivere per Lui, nella pace.

Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell’ uomo».

Un'immagine davvero brutta e negativa quella del ladro: nessuno di noi desidera una sua visita, nessuno ha il suo numero in rubrica, nessuno lo invita. Gesù tuttavia non porta il ladro come esempio, ma l'atteggiamento del padrone di casa: tutte le sere chiude bene le porte di casa, si assicura che i propri cari siano protetti. Lui non sa se e quando verrà il ladro, ma fa di tutto perché questo non avvenga. La vigilanza è quella virtù che viene richiesta e prescritta dal Signore. Vigilanza interiore che mi rende la persona giusta al momento giusto, non un distratto passante, ma un attento e premuroso amico per chi mi è vicino, un collega preciso e cordiale, un familiare che sa donare tutto sé stesso per il bene dei suoi cari... continua tu, collocando te stesso negli ambiti in cui operi e agganciando gli aggettivi migliori.

Vigilanza e presenza sono sinonimi: se vigilo sono presente, e Dio non tarderà ad esserlo anche Lui, presente in tutto ciò che faccio, che dico, che vivo. Il suo ritorno sarà improvviso e inaspettato, ma mi troverà, e il nostro abbraccio sarà per sempre.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
O Dio, nostro Padre, 
suscita in noi la volontà 
di andare incontro con le buone opere 
al tuo Cristo che viene, 
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria 
a possedere il regno dei cieli. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
O Dio, che per radunare tutti i popoli nel tuo regno
hai mandato il tuo Figlio nella nostra carne,
donaci uno spirito vigilante,
perché, camminando sulle tue vie di pace,
possiamo andare incontro al Signore
quando verrà nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ger 33,14-16
Farò germogliare per Davide un germoglio giusto

Ecco, verranno giorni - oràcolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. 
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. 
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 24
Rit. A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza. R.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. R.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza. R.

SECONDA LETTURA - 1Ts 3,12-4,2
Il Signore renda saldi i vostri cuori al momento della venuta di Cristo

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

VANGELO - Lc 21,25-28.34-36
La vostra liberazione è vicina

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
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INIZIO NUOVO ANNO LITURGICO 2022-2023

26/11/2022

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Le feste di precetto stabilite per la Chiesa Latina, oltre alla domenica, sono (l'elenco è ordinato partendo dall'Avvento):
  • Solennità fisse:
    • la Solennità dell'Immacolata Concezione, 8 dicembre
    • la Solennità del Natale, 25 dicembre
    • la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, 1º gennaio. Il Rito Ambrosiano celebra questa solennità la VI domenica di Avvento, mentre il 1° gennaio celebra la solennità della Circoncisione del Signore (sempre di precetto)
    • la Solennità dell'Epifania, 6 gennaio
    • la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno
    • la Solennità dell'Assunzione di Maria, 15 agosto
    • la Solennità di tutti i Santi, 1º novembre
  • Solennità mobili:
    • la Solennità dell'Ascensione del Signore, il quarantesimo giorno del Tempo di Pasqua
    • la Solennità del Corpus Domini, il giovedì dopo la Solennità di Pentecoste.

Non sono di precetto, ancorché feste civili, i seguenti giorni:
  • Santo Stefano, 26 dicembre
  • Lunedì dell'Angelo, il giorno seguente al giorno della Pasqua
  • la festa del santo patrono nelle singole località

Le Conferenze Episcopali possono, con l'approvazione della Sede Apostolica, abolire o trasferire alla domenica alcuni giorni festivi di precetto.
Le Conferenze Episcopali e i vescovi diocesani possono inoltre stabilire altre feste di precetto per i fedeli a loro soggetti.
In Italia la Conferenza Episcopale ha abolito il carattere di festa di precetto di due solennità:
  • San Giuseppe;
  • i Santi Pietro e Paolo.
La ragione di ciò risiede nel fatto che una legge civile del 1977 ne ha soppresso il carattere festivo civile.
La stessa legge ha tolto il carattere festivo ad altre due solennità:
  • l'Ascensione del Signore;
  • il Corpus Domini.
Esse sono state pertanto trasferite alla domenica seguente, ad eccezione del Rito Ambrosiano che le mantiene invariate al giorno proprio, sebbene non di precetto.
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La Liturgia di Domenica 20 Novembre 2022

20/11/2022

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SOLENNITA' DI NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Ultima Domenica dell'Anno Liturgico
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
​COMMENTO AL VANGELO
​Hai presente quando parli con qualcuno e pur dicendo cose profonde e vissuti importanti non ti senti ascoltato? Il tuo interlocutore fa altro, oppure ti pone domande inadeguate... O peggio ancora, gioca col telefonino, chatta con altri. È sicuramente un'esperienza frustrante e spiacevole. Altre volte sei tu a essere distratto o stanco, e ciò che ti viene comunicato è un ammasso di parole e di suoni che non riesci o non vuoi decifrare. In entrambi i casi non c'è un incontro né tanto meno uno scambio e un dialogo. Se fossimo a teatro potrebbe trattarsi di un monologo, ma no, non siamo a teatro.

Grazie a Dio ci sono anche i dialoghi, gli incontri belli, gli scambi che rigenerano, e le persone dalle quali ti senti capito e accolto. In questo caso da entrambe le parti si vive l'ascolto, la comprensione, si viene accolti nel vissuto dell'altro, e insieme si fa un tratto di cammino: quasi sempre non si giunge a nessuna soluzione immediata, ma il fardello delle emozioni e delle situazioni viene quantomeno dimezzato, condiviso.

Gesù sta vivendo la sua morte, inchiodato a una croce. Deriso, insultato, preso in giro, riceve sputi e bastonate, gli offrono l'aceto più aspro della non accoglienza, per inasprire ancora di più il suo dolore. In questa situazione estrema qualcuno parla. I soldati e i capi lo insultano, lo deridono, propongono a lui la soluzione più facile e indolore: scappa, liberati, scendi dalla croce. Non giunge alcuna risposta da parte di Gesù, perché solo il silenzio di Dio può colmare il vuoto di queste parole vuote, solo il silenzio del Signore può portare un po' di ordine e di senso, facendo decadere la polvere della confusione e del disprezzo.

Un compagno di croce, un malfattore lo definisce il vangelo, si unisce al coro delle voci vuote, e Dio continua il suo silenzio, come medicina che porta a guarigione. A volte si pensa che solo chi vive una situazione simile alla propria possa capirci, ma spesso non è così: la croce è la stessa, i dolori molto simili, eppure chi parla dall'alto del patibolo in realtà non si è elevato: come i capi e i soldati accusa Gesù, lo insulta, lo deride. Solo il suo corpo è in alto, il suo spirito è rimasto nel pollaio di quelle voci inutili e vuote.

Ora però un altro compagno di condanna si ribella: ha sentito i capi, i soldati, ora sente anche la voce del suo "collega" in croce e non ce la fa più a tacere. Solo ora nasce un dialogo, nei toni di un rimprovero, ma anche di insegnamento: "egli non ha fatto nulla di male". Questa è la più alta lezione di teologia, che riconosce a Dio tutto il bene. Il rimprovero diventa lezione e testimonianza. Il silenzio di Dio si sposa con le parole di una sua creatura, come i righi del pentagramma si uniscono alle note. Quando vivo il silenzio, quando lo abito profondamente, quando il silenzio riassume ogni mio desiderio, io sposo il silenzio di Dio. Quando parlerò sarò profeta, maestro e testimone, perché ciò che dico è nato nella pienezza del silenzio, non come un bisogno compulsivo di dire parole vuote.

Dopo aver vissuto il silenzio di Dio e il proprio, dopo aver rimproverato, insegnato e testimoniato, ora si rivolge a Gesù. Non gli chiede un miracolo, ma un ricordo: "Gesù, ricordati di me". Il ricordo è la normale conseguenza di un affetto vissuto, è rivivere un'emozione, è portare con sé, nel pensiero, nel cuore, nella vita. Il ricordo richiesto a Gesù è il più grande prodigio, che non risolve nulla, che non libera dalla croce. È un miracolo inutile, un apparente spreco poetico che lascia tutto come ha trovato. Anche tu sei affamato di ricordi, anche tu desideri essere ricordato da qualcuno, non per le tue grandi opere, ma per amore. Essere ricordati è vivere nel cuore altrui come nel proprio, è sentirsi a casa, nel tepore dell'amore. Grazie a questa richiesta il malfattore diviene consolazione di Dio, un secondo cireneo che pur non alleviando il dolore fisico, ma donando al Signore crocifisso ciò che Lui stesso riceverà: il pensiero del cielo.

Oggi con me sarai nel paradiso. Dio non tace più. Davanti a chi chiede un ricordo, il cuore del Signore ha un sussulto, e pur nello strazio del soffocamento trova la forza per assicurare che la sua domanda si incontra con lo stesso desiderio di Dio: stringere al cuore, circondare di attenzioni, vivere in sintonia, non distanti, non apatici e disinteressati, ma vicini, in una relazione che dice tutto della vita e della morte e che la morte supera e travolge, perché la Vita vince sempre. Con me: prima del Paradiso c'è quel "con me" a dare senso, a specificare che in Paradiso ci entri solo se ami, se sai essere dono d'amore a Dio e a chiunque abbia bisogno del tuo istante di bene.

E poi quella scritta: «Costui è il re dei Giudei». Bisogna essere re per ascoltare e tacere, per andare oltre all'insulto, per volare alto, sopra il polverone delle parole vuote. Bisogna essere re per lasciarsi consolare e abbassarsi per cogliere un desiderio, bisogna essere re per ricordare, per amare, per morire. Gesù ti passa la corona e ti chiede di regnare con Lui. Cristo Re è l'amore che va oltre e oltre ti porta. Oggi con me sarai nel paradiso.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai voluto ricapitolare tutte le cose
in Cristo tuo Figlio, Re dell'universo,
fa' che ogni creatura,
libera dalla schiavitù del peccato,
ti serva e ti lodi senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta
O Padre,
che ci hai chiamati a regnare con te
nella giustizia e nell'amore,
liberaci dal potere delle tenebre
perché, seguendo le orme del tuo Figlio,
possiamo condividere la sua gloria nel paradiso.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 2Sam 5,1-3
Unsero Davide re d’Israele

In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”». 
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 121)
Rit. Andremo con gioia alla casa del Signore

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.

SECONDA LETTURA - Col 1,12-20 
Ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore

Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

VANGELO - Lc 23,35-43 
Signore, ricordarti di me quando entrerai nel tuo regno

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
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La Liturgia di Domenica 13 Novembre 2022

13/11/2022

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XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
​COMMENTO AL VANGELO
​Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta.

Spesso pensiamo che tutto il bello e il buono che vediamo e che tocchiamo rimarrà per sempre. Poi basta un evento atmosferico, un atto di vandalismo, o il semplice trascorrere del tempo per fare l'esperienza del transitorio, del "non per sempre". Gesù esagera, come sempre, e ci porta in un futuro apparentemente disastroso, dove tutto ciò che esiste sarà raso al suolo, annullato, cancellato. Attenzione però: il vangelo non ci sta dicendo che il bello e il buono non siano dei valori da custodire e da vivere, non vuole creare ansie e paure. Semplicemente ci avverte, per dirla insieme con santa Teresa d'Avila, che "tutto passa, solo Dio resta".

Maestro, quando dunque accadranno queste cose?

Quando. È questa la domanda che ci inquieta maggiormente. Non chiediamo dove, non chiediamo come o perché: il nostro problema più grande è il futuro, o meglio ancora, siamo sempre strattonati da un passato che non c'è più (ma che ha lasciato profonde tracce in noi, talvolta dolorose) o da un futuro che non c'è ancora (che ci interroga e ci spaventa). Il tempo presente è una stanza raramente abitata, spesso non curata, sconosciuta. Quando è l'avverbio di tempo che è nostro compagno più spesso di quanto potremmo pensare.

Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro!

Gesù nella sua risposta parla al presente: la Parola di Dio non parla ieri, o domani, ma oggi. È oggi che tu sei chiamato a vivere, a dare risposte coerenti con i valori che professi- Oggi è il tempo di Dio, eterno presente. E Gesù ci invita alla diffidenza di chi si improvvisa Dio, di chi ha fretta e improvvisa scenari da Apocalypse Now: non andate dietro a loro. Questa indicazione così decisa ci salva da corti circuiti e dolorose folgorazioni: vivi il tuo oggi, qui dove ti trovi, adesso. Sii presente nel tuo presente, abitalo, vivilo fino in fondo, e quando vorresti scappare, ricorda le parole del Maestro: "Non andate dietro a loro." Non farti prendere in giro, questo dice il testo greco. San Paolo scrive ai Colossesi: "Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede (...) Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo". (Col 2,6-8).

Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

A causa del mio nome. Effettivamente la prospettiva futura alla quale Gesù allude non è rosea, ma il Signore, in tutti questi sconvolgimenti, trova due aspetti positivi:

- A causa del mio nome: vi succederà tutto questo perché il mio nome è presente nelle vostre vite, è il senso dei vostri giorni, è la presenza che consola, è il nome che asciuga le lacrime e che incoraggia a rialzarsi. La causa di tutto non è il fato, non è il destino (che non esiste), ma è una Persona, che da duemila anni continua a essere scintilla di un grande incendio, "Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio". (1Cor 1,23-24). Luce e tenebre sono negli occhi di chi guarda.

- Avrete occasione di dare testimonianza. Secondo aspetto positivo. Se il nome di Gesù è la causa di tante traversie e difficoltà, rendere testimonianza è la conseguenza di quanto detto sopra. Se Dio è il senso di tutta la mia vita, ogni situazione della vita, bella o brutta che sia, è l'occasione giusta per rendere testimonianza, per vivere la mia relazione con il Signore, per cogliere dalle sue mani ogni situazione e in ognuna di esse vivere l'amore e la donazione, concretamente, nelle mie giornate. In greco il testimone è il martire, colui che è disposto a testimoniare con la propria vita il vangelo di Cristo, stendendo il proprio corpo sul legno durissimo della quotidianità, trasformando, le ore e i giorni in un anticipo di eternità, quel futuro che tanto ci spaventa è già qui, ora.
​
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Questa perseveranza non è semplice resistenza o pazienza: è, letteralmente "rimanere sotto", e ispira un atteggiamento di fiducia e affidamento. Rimango sotto perché "so a chi ho creduto" (2Tm 1,12), rimango sotto e vivo tutto quel che c'è da vivere a causa del Suo nome e come conseguenza della mia adesione di fede. Questo rimanere sotto salverà la mia vita. Non la paura del domani, non la nostalgia di ieri ma il rimanere sotto nonostante tutto e tutti mi salverà. Nessun sconvolgimento naturale, sociale o politico potrà privarmi di quel Nome, e rimanendo sotto la sua croce, vivrò la salvezza nel presente di oggi, carico dell'esperienza di ieri, e in cammino verso il futuro, a braccetto con Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Il tuo aiuto, Signore Dio nostro,
ci renda sempre lieti nel tuo servizio,
perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene,
possiamo avere felicità piena e duratura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Dio, principio e fine di tutte le cose,
che raduni l'umanità nel tempio vivo del tuo Figlio,
donaci di tenere salda la speranza del tuo regno,
perché perseverando nella fede
possiamo gustare la pienezza della vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ml 3,19-20
Sorgerà per voi il sole di giustizia

Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno. 
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né germoglio. 
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 97
Rit. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. R.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra. R.

Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.  R.

SECONDA LETTURA - 2Ts 3,7-12
Chi non vuole lavorare, neppure mangi

Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. 
Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. 
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.

VANGELO - Lc 21,5-19
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. 
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
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La Liturgia di Domenica 6 Novembre 2022

6/11/2022

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XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
​COMMENTO AL VANGELO
Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione. Il pensiero di chi non ha prospettive non può essere che cupo e negativo, e a questa categoria appartiene il caso da loro sottoposto a Gesù. Persone allo sbando, guidate dal vuoto, dal non senso, dalla disperazione di una vita fisica che finisce, e non possono neppure gloriarsi di una discendenza.

Gli posero una domanda. Se muore; senza figli; prenda la moglie; morì senza figli.; la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna alla risurrezione, di chi sarà moglie? Quante esperienze negative contiene questa domanda! Tuttavia, il vero problema non è una questione di matrimoni (Beautiful sarebbe in grado di rispondere meglio); il grande problema di questi sadducei è la negazione dell’ aldilà. Questa negazione inquina e deturpa anche l’ aldiquà: perché vivere un momento bello, perché gioire se poi tutto finisce? E ancora di più, davanti a un lutto di una persona cara, o una malattia, una situazione spiacevole, il cielo ti è precluso, non hai scampo, e il tuo unico orizzonte è quello della disperazione.

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
​

Gesù sa bene chi siano coloro che lo interrogano, e senza paura giunge al nocciolo del discorso: voi mi chiedete questo perché avete terribilmente fame e sete di eternità, di vita che continua, ebbene, io sono qui per aprirvi questa possibilità. Nel testo greco originale ci sono due modi per dire figlio: τέκνον (termine usato dai sadducei in questo brano) e υές, termine utilizzato da Gesù. Mentre il primo si riferisce a bambini piccoli, quindi minori, e a un piano prettamente fisico, (anche le parole dicono quale sia il problema dei sadducei), il secondo si riferisce a figli grandi, e più in generale a una relazione affettiva con essi. Mentre chi pone la domanda ha in mente morte, Gesù fin da subito, con la sua risposta, trasmette vita, a 360 gradi.
Spesso viene citata questa pagina di vangelo per fare riferimento alla vita di coppia, ma in realtà la parola chiave è FIGLIO: i figli di questo mondo i figli della risurrezione, i figli di Dio.

Figli di questo mondo: siamo tutti noi, tutti gli esseri umani, nessuno escluso, cristiani o atei, tutti viviamo in questa buffa sfera terracquea. Per essere figli di questo mondo è sufficiente essere concepiti e generati (a volte purtroppo non desiderati, non accolti). E sì, la maggior parte di questi si sposano…

Figli della risurrezione: essere figli della resurrezione non è dato dall’ adesione a una religione, o da una pratica più o meno spirituale. È concepito e generato dalla resurrezione (quindi voluto), chi trova in Dio il senso del suo esistere, e trova in questa strana relazione tutta la forza e l’ energia per vivere saldamente ancorato sulla terra, ma il suo cuore, i suoi occhi e la sua anima si disseta di tutto l’ amore di Dio, un amore che non ha sufficiente spazio quaggiù, e invade tutto il cielo, tutto l’ universo, tutto il paradiso. Questi figli non possono più morire, perché Lui, il Risorto, ha donato loro il trionfo sul male e sulla morte.

Figli di Dio: potrebbe sembrare un sinonimo del precedente. In questo caso tutto si gioca nel campo della relazione padre-figlio, ed è proprio per questa paternità che tali figli possono vivere la vita che non ha fine, già qui e ora, nelle scelte di ogni giorno, nelle situazioni ordinarie e straordinarie, belle o brutte che siano. Ci sarà sempre uno spiraglio di luce, piccolo magari, ma c’è, e quel filo di infinito traccia i passi di oggi.

Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui.

La conclusione di Gesù in realtà non conclude, ma anzi, spalanca un varco di luce su quella domanda di morte e disperazione. La resurrezione che ci genera non è affare di Dio, ma esige da ciascuno il proprio contributo. Il sepolcro vuoto non è il lieto fine che aggiusta tutto, ma testimonianza che il dolore e la morte, vissuti in un’ ottica di eternità, sono superabili, risolvibili. Il mattino di Pasqua ci troverà sfiniti ed esausti, dopo tutte le lotte e le sofferenze vissute; ora possiamo guardare la morte in faccia, e insieme al Signore risorto sussurrargli: non hai vinto tu.

La prima chiave di questa pagina è FIGLIO, in una relazione profonda e intima con Dio Padre. La seconda chiave è RESURREZIONE, vita che ritorna, che non finisce. I sadducei si preoccupano di morti e di figli non avuti. Figlio della resurrezione è la risposta di Gesù a te oggi, che ti arrabatti tra mille difficoltà. Sii figlio della resurrezione e l’ alleluia della Pasqua sarà il canto anche nelle ore più buie.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,
perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta
O Dio dei viventi,
che fai risorgere coloro che si addormentano in te,
concedi che la parola della nuova alleanza,
seminata nei nostri cuori,
germogli e porti frutti di opere buone per la vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 2Mac 7,1-2.9-14
Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna

In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. 
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». 
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 16
Rit. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno. R.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. R.

Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine. R.

SECONDA LETTURA - 2Ts 2,16-3,5
Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene

Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

VANGELO - Lc 20,27-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». 
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

oppure:
VANGELO Forma breve - Lc 20, 27.34-38
Dio non è dei morti, ma dei viventi
​
In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione:
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
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La Liturgia di Martedi 1 Novembre 2022

1/11/2022

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NOVEMBRE:
MESE DEDICATO ALLE ANIME dei DEFUNTI

​
La pietà cristiana dedica questo mese al ricordo dei defunti. Un mese intero per ricordare e rinsaldare il legame di solidarietà che esiste tra chi è ancora pellegrino sulla terra e chi ci ha preceduti nella vita eterna.
Un mese intero in cui devono essere più numerose le azioni di suffragio per i nostri cari defunti. Ma anche per tutti i defunti indistintamente, compresi quelli che nessuno più ricorda, ma che da Dio sono amati e conosciuti per nome.
Un mese intero per meditare che cos'è il peccato, che ha portato la morte nel mondo. E per pensare che su questa terra siamo solo dei viandanti senza borsa e senza sandali, che non hanno paura della morte, perché sentono nostalgia della vera patria, più grande e più bella di questo mondo, e vivono in modo da poterla raggiungere.
Oggi come forse mai, i non credenti sono protesi verso la ricerca del piacere, e tanti credenti sono animati da una sorta di ottimismo spensierato, come se tutto alla fine dovesse finire bene, come in certi tipi di films. Allora il mese di novembre viene a richiamarci a quelle sobrie verità che i nostri ragionamenti non potranno mai cambiare. In tal modo le verità circa la sorte dell'uomo dopo la morte, rivelataci da Cristo, spazzano via tutte le tenebre, tutte le perplessità, tutti i nostri dubbi per far luce alle sue parole: «Io sono la via, la verità, la vita».

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SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: Solennità di precetto
Colore liturgico: Bianco
​COMMENTO AL VANGELO
FARE L'ORDINARIO IN MODO STRAORDINARIO
​
È bello oltre che importante che la festa di "tutti i santi" si stringa stretta stretta, con quella dei morti quasi senza che ci siano confini.
Dovrebbe davvero metterci gioia e speranza nel cuore questo passaggio che ci chiede di guardare, ringraziare e pregare tutte quelle sante persone che abbiamo messo nelle chiese, nelle nicchie, nei dipinti, nei reliquiari, sugli altari.
Ma ancora di più dovrebbe metterci dentro speranza e riconoscenza, il ricordo di tutte quelle sante persone, donne e uomini, che ci hanno regalato vita e bellezza; quelle persone che in questo ci hanno messo dentro Dio, che ce l’hanno donato;
quelle sante persone che hanno fatto miracoli nella nostra vita, nella vita di tanti e noi abbiamo potuto vedere e riconoscere questi grandi miracoli.
Penso a chi è stato capace di sorridere sempre, di una speranza che non muore mai, di quella cura straordinaria con chi sta male, di chi ha fatto crescere generazioni di piccoli tenendoli con se tutti quanti come figli, penso a chi è stato capace di parole buone sempre e a chi ha sempre scelto di stare dalla parte del bene anche dentro ad un male grande.
Penso alle mamme ed ai papà che danno la vita ogni giorno per i loro figli e a tutti quelli che in mille modi sono stati capaci del dono della vita...
Quanti esempi dovremmo fare; ciascuno ne avrebbe davvero tanti; tantissimi santi di una santità anonima, la santità che si mescola ai giorni ed alle stagioni, nei giorni e nelle notti di ciascuno.
Gente comune, gente vestita normalmente, gente in case normali, in lavori comuni, in situazioni a volte belle e a volte complicate, gente del nostro paese o città.
Ecco, oggi è anzitutto festa di riconoscenza;
tanta riconoscenza per tutto quello che da sempre è accadere di Dio nel tempo e nella storia attraverso le persone che sono con noi, che Dio mette sul nostro cammino.

Bisogna riconoscere per essere riconoscenti, per avere una vita piena di gratitudine.
Lo ripeto spesso questo, ma ne sento proprio il bisogno perché mi accorgo che il peccato della lamentazione è sempre li’ pronto a saltar fuori.

Mi accorgo di come siamo bravi a vedere quanto le persone sono brutte, cattive , non ci vanno bene e non riconosciamo più la brava gente che ci passa accanto e fa del bene a noi e agli altri.
Mi accorgo che il male che abbiamo addosso ci porta via tutto il bene che ci passa accanto e quello che potrebbe nascere domani se lo permettiamo.
Ci penso alla santità.
Penso ai grandi santi ed alle loro storie che noi abbiamo reso così esemplari e spirituali da farle essere innocue e irraggiungibili tanto da permetterci di non sentirci coinvolti, invitati.

Provo a mettermi dentro alle loro giornate, alle fatiche ed alle lacrime, ai tentativi falliti e alle grandi conquiste raggiunte mettendo un pezzettino dopo l’altro senza fermarsi mai, con pazienza, un giorno alla volta senza magari vedere bene come sarebbe andata a finire.
Penso a quei santi di tutti i giorni che hanno fatto e stanno facendo la stessa cosa.

Mi accorgo pensando a me che a volte mi perdo alla ricerca dello straordinario.
Ci piace e ci affascina essere straordinari.
Sono convinto che dobbiamo aspirare ad essere straordinari non dimenticano però che la santità non sta nella straordinarietà della vita e forse nemmeno nella straordinarietà dei miracoli.
Mi tornano alla mente le parole del Vangelo Dove alcuni dicono a Gesù : "Non abbiamo forse fatto miracoli nel tuo nome", ed altri che gli diranno di aver predicato nel suo nome, e Lui risponderà: "Via da me voi operatori di iniquità".

La santità non sta nella straordinarietà che celebra me stesso, che
se-duce verso le mie opere i miei desideri.

Abbiamo bisogno di ritornare alle beatitudini per ridirci i confini della santità …
Tutte si portano dentro bellezza e assieme concretezza del vivere, non sono belle paroline o visioni evanescenti.
Le sento come parole e indicazioni di passione per la vita.
Sento che sono per me, che sono per tutti.

Se torno a quello che dicevo poco prima, a volte mi sembra di ascoltare le beatitudini, di vederle dal vivo, dalle immagini che mi rimanda la vita.
Le beatitudini ci parlano di ciò che da cuore e anima sa diventare gesti, modo di stare con gli altri, di incontrarli, di vivere con loro non da padroni.
Gesù chiama beato chi sta in mezzo agli altri desiderando di essere utile a qualcuno, di servire la vita degli altri, diverso da chi invece si serve, sfrutta, si approfitta della vita e degli altri.
Beati sono quelli che piangono ma non disperano e cioè non smettono di essere uomini di speranza e coloro che scelgono di accogliere con il bene invece che ripagare con il male ricevuto.
Coloro che credono che solo amare cambia il cuore delle persone e la storia, coloro che fanno propria la giustizia più grande che non è quella del “chi sbaglia paga”, ma del “ a chi sbaglia dono un'altra possibilità”.
Beati sono coloro che non smettono di credere nella giustizia e nella pace anche quando subiscono ingiustizie e hanno chi gli mette il bastone tra le ruote…
La ricompensa è quella santità di chi sperimenta il cielo dentro di se…
La più grande ricompensa.
Il grande desiderio di tutti, ciò che alimenta il fuoco della vita senza permettergli di spegnersi mai.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che ci doni la gioia di celebrare in un’unica festa
i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo,
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,
l’abbondanza della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ap 7,2-4.9-14
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo:
centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.

SECONDA LETTURA - 1Gv 3,1-3
Vedremo Dio così come egli è

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

VANGELO - Mt 5,1-12
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli
​
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
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