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La Liturgia di Domenica 28 Giugno 2020

28/6/2020

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XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
ACCOGLIERE SIGNIFICA FIDARSI

Niente da fare. Mi giro e mi rigiro tra le mani questo Vangelo, ho pure sfogliato qualche importante commento... No, la percezione che resta è la stessa: di inaudita lontananza dalla nostra realtà. E' questa, probabilmente, una delle pagine più dure del Vangelo. Questo Gesù che chiede il primo posto, prima degli affetti, questo Gesù che ci chiede di entrare nel mistero della sofferenza, questo Dio che ci chiede di perderci, lascia sbigottiti. E' possibile vivere ciò che il Signore chiede? E' davvero realizzabile quanto il Signore vuole? 

Misurando, con un po' di sano realismo e di autenticità, questa parola con la nostra vita, non si può che restare scoraggiati. Eppure... No, non credo che la Buona Notizia scoraggi, non credo che il Signore attento al lumignolo fumigante, si trasformi in un Molock esigente. Non penso che il Vangelo, che è proposta di vita, stile di libertà, pienezza di amore, ci ponga degli obiettivi così irragiungibili. No, non credo questo. Allora? La proposta che il Signore fa', pur sconcertante, svela un'altra realtà, piena di speranza. La prima reazione, leggendo la Parola, è quella di sentirci inadeguati. Il Signore, invece, ci chiede di spostare lo sguardo da noi a lui. Invece di dire: "non è possibile essere cristiani in questo modo!", il Signore ci chiede di dargli fiducia. 

Allora la Parola si illumina, e mi chiedo: ma colui che pretende così tanto, questo Signore così esigente, cosa ci propone in cambio? Il Signore si presenta come colui che è più dei nostri affetti, più della sofferenza, più della vita stessa. Dio si presenta come il tutto, mantiene ciò che promette, gioca a chi è più generoso. Sì, amici, questa pagina deve gonfiare il nostro cuore di gioia. Non perché sentiamo che le cose che il Signore ci chiede sono irragiungibili. No. Ma perché se ce lo chiede è che la sua presenza è di più! Intuisco, allora, quanto grande dev'essere la presenza del Signore nel cuore di chi crede sul serio. Intuisco, barlume nella mia mediocrità, quale luce abbagliante può colmare la vita di chi si affida veramente in Dio. Ma: come arrivare a tanto? Accogliendo, ci dice il Vangelo. 

Accogliendo chi porta la Parola senza pregiudizi, con semplicità e fede. Come accogliamo la Parola? Come accogliamo chi ce l'anuncia? Sempre così pronti a fermarci a chi ne parla, piuttosto che ad ascoltare il contenuto. Esiste una chiusura di cuore (la più terribile!) che ci impedisce di accogliere il Vangelo perché scandalizzati o infastiditi da chi l'annuncia. "Ma come, questo prete, questo cristiano, così incoerente mi parla in questo modo di Dio?". E così sbarriamo il cuore alla Parola, impediamo a Dio di agire nella nostra vita. 

Accogliere significa fidarsi. Accogliere significa abbattere i propri muri per finalmente intravvedere la pienezza dell'amore. Gesù ci suggerisce l'atteggiamento del giusto. Giusto, nel linguaggio della Bibbia, è chi non giudica secondo le apparenze, ma, come Dio, giusto è chi guarda nel profondo del cuore. Così, accogliendo con uno sguardo puro la Parola del Signore, potremo sperimentare la grande gioia della donna che, nella prima lettura, accolse il profeta Eliseo. La donna facoltosa, leggiamo, ebbe come ricompensa di diventare madre. Anche noi, se accettiamo chi parla di Dio, diventeremo fecondi di vita nuova. Lasciamo allora ch e la Parola di oggi ci spinga ad abbandonarci con più forza alla Parola del Signore!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che ci hai reso figli della luce  
con il tuo Spirito di adozione,  
fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore,  
ma restiamo sempre luminosi  
nello splendore della verità.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
Infondi in noi, o Padre,  
la sapienza e la forza del tuo Spirito,  
perché camminiamo con Cristo sulla via della croce,  
pronti a far dono della nostra vita  
per manifestare al mondo la speranza del tuo regno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Re 4,8-11.14-16)
Costui è un uomo di Dio, un santo, si fermi da noi.

Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. 
Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare». 
Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo [disse a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 88)
Rit: Canterò per sempre l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.

Perché tu sei lo splendore della sua forza 
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.

SECONDA LETTURA (Rm 6,3-4.8-11) 
Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti con lui: camminiamo in una vita nuova. 

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

VANGELO (Mt 10,37-42) 
Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

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a sera 
Messa della Vigilia della Solennità dei
SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI 
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: ROSSO
Due apostoli e due personaggi diversi, ma entrambi fondamentali per la storia della Chiesa del primo secolo così come nella costruzione di quelle radici dalle quali si alimenta continuamente la fede cristiana. Pietro, nato a Betsaida in Galilea, era un pescatore a Cafarnao. Fratello di Andrea, divenne apostolo di Gesù dopo che questi lo chiamò presso il lago di Galilea e dopo aver assistito alla pesca miracolosa. Da sempre tra i discepoli più vicini a Gesù fu l'unico, insieme al cosiddetto «discepolo prediletto», a seguire Gesù presso la casa del sommo sacerdote Caifa, fu costretto anch'egli alla fuga dopo aver rinnegato tre volte il maestro, come questi aveva già predetto. Ma Pietro ricevette dallo stesso Risorto il mandato a fare da guida alla comunità dei discepoli. Morì tra il 64 e il 67 durante la persecuzione anticristiana di Nerone. San Paolo, invece, era originario di Tarso: prima persecutore dei cristiani, incontrò il Risorto sulla via tra Gerusalemme e Damasco. Baluardo dell'evangelizzazione dei popoli pagani nel Mediterraneo morì anch'egli a Roma tra il 64 e il 67
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Signore Dio nostro,  
che nella predicazione dei santi apostoli Pietro e Paolo  
hai dato alla Chiesa le primizie della fede cristiana,  
per loro intercessione vieni in nostro aiuto  
e guidaci nel cammino della salvezza eterna.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 3,1-10)
Quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!

In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. 
Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. 
Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò. 
Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 
Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

SECONDA LETTURA (Gal 1,11-20) 
Dio mi scelse fin dal seno di mia madre. 

Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. 
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco.

VANGELO (Gv 21,15-19) 
Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore. 

[Dopo che si fu manifestato risorto ai suoi discepoli,] quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. 
E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

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29.6.2020
SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI - 
Messa del Giorno
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: ROSSO
Non siamo soli, nel cammino del discepolato, nella ricerca del Dio di Gesù.
Altri fratelli e sorelle, prima di noi, hanno scoperto il volto straordinario del Dio comunione raccontato da Gesù. Nutriti del pane del cammino, possiamo vivere la nostra vita orientandola all'ascolto della parola, costruendo relazioni nuove all'interno della comunità cristiana, colmi di Spirito Santo e luce.
Chiudiamo oggi la lunghissima parentesi iniziata con la quaresima e proseguita con la Pasqua.
Ma prima di riprendere in mano il vangelo di Matteo che leggeremo fino a novembre, la liturgia e il calendario ci propongono un simpatico incrocio, ricordando in contemporanea due grandi amici di Dio, due fra i primi testimoni del Signore, due colonne che hanno condiviso avventure e passione per il vangelo, che hanno reso visibile la santità di Dio.
Due uomini che hanno passato la vita a confrontarsi, anche aspramente, ma sempre nel rispetto del comune Vangelo.
Dobbiamo, per riscoprirli, toglierli dalle nicchie in cui li abbiamo messi, avere il coraggio di pensare a loro come a delle persone qualunque che hanno avuto Dio in sorte.
Perciò ci sono simili.
Perciò ci sono necessari.

Pietro, il pescatore di Cafarnao, uomo semplice e rozzo, entusiasta e irruente, generoso e fragile.
Paolo, l'intellettuale raffinato, lo zelante persecutore, il convertito divorato dalla passione.
Nulla avrebbe potuto mettere insieme due persone così diverse.
Nulla.
Solo Cristo.

Pietro
Pietro il pescatore di Cafarnao, uomo rude e semplice, di grande passione e istinto, Pietro che segue il Maestro con irruenza, poco abituato alle sottili disquisizioni teologiche, Pietro che ama profondamente Gesù, che ne scruta i passi, Pietro il generoso e che sa poco di diplomazia e il più delle volte nel Vangelo interviene grossolanamente e a sproposito. Pietro abituato alla fatica, con il volto segnato da profonde rughe, con le mani ingrossate e screpolate dalla canapa e dall'acqua.
Che ne sapeva, lui, delle profezie e delle diatribe tra rabbini? Uomo della concretezza, di lago e di pesci, Gesù lo ha scelto per la sua cocciutaggine, per la sua tempra.
Pietro che viene scelto, proprio lui, non Giovanni il mistico, per essere il capo del gruppo, per garantire nella fede i fratelli. Pietro stranito e confuso da questo nuovo ruolo, decisamente fuori dalle sue corde.
La storia di Pietro ha così un'impennata inattesa, brutale; Pietro dovrà essere masticato dalla croce, sbattere pesantemente il naso contro il proprio limite, piangere amaramente la propria fragilità per diventare il punto di riferimento dei cristiani.
Nessuno di noi conosce la propria fede fino a quando questa non è messa alla prova: così Pietro che si sentiva adulto nella fede, fondato nelle sue convinzioni, deve fare i conti con la sua paura e rinnega il Maestro e piange.
Pietro che troviamo, dopo il suo fallimento, presso il lago di Tiberiade, dove lo aspetta il risorto che gli chiede, ora, di amarlo. E Pietro abbassa lo sguardo, sente tagliente bruciare la ferita dentro di sé.
Eppure crede, eppure ama: ora sì, è davvero capace di confermare i fratelli, ora sì, sul serio, può accompagnare il cammino dei fratelli
Grande Pietro, noi ti amiamo.
Non sei stato il migliore ma il più vero, il più autentico, capace di piangere i tuoi sbagli.
Per questo pianto noi ti amiamo, Pietro, per questo silente singhiozzare di cane fedele, perché la tua fragilità e la tua paura sono le nostre.
A Pietro il Signore chiede di conservare la fede, di tenerla intatta, di lasciarla crescere dentro di sé e confermare i fratelli. Perché mai Pietro è stato scelto come garante della nostra fede? Perché crede.
È l'unico che si è buttato nel lago andando incontro a Gesù che cammina sulle acque, impulsivo come sempre.

Paolo
Paolo, così diverso da Pietro, Paolo lo studioso, l'intellettuale, il polemico, il credente intransigente e fanatico che si trova per terra davanti alla luce del Nazareno, ci ricorda l'ardore della fede, l'ansia dell'annuncio, il dono del carisma, il fuoco dello Spirito.
Paolo è osteggiato prima dai suoi ex compagni, i farisei, e poi dai suoi nuovi fratelli, i cristiani.
Alcuni di quelli di Gerusalemme vedono nella sua apertura al paganesimo un tradimento del Vangelo e lo ostacolano in tutti i modi. Quanta pazienza e rabbia Paolo dovrà esercitare per portare avanti la sua idea di Regno! Grazie a lui noi pagani siamo figli di Dio, grazie alla sua costanza e alle prove che ha dovuto superare.
Senza di lui il cristianesimo sarebbe rimasto chiuso nell'angusto spazio dell'esperienza di Israele, grazie a Paolo le mura sono state abbattute, grazie a lui e alla sua forza il Vangelo ha travalicato la storia.
Paolo il passionale, il focoso, che ama e dona la sua vita alle sue comunità.
Paolo che, da solo, evangelizza l'intero bacino del Mediterraneo, che inventa un linguaggio per dire il Vangelo di Dio, che affronta, trovando soluzioni innovative e creative, le difficoltà che incontrano le comunità. Paolo che media, che non transige, che si appassiona, che litiga, che difende i suoi.
Paolo che delega, che accetta le tante diversità presenti nelle sue comunità.
Paolo il grande evangelizzatore.

Le colonne
Nella loro vita poche volte i due si incontrarono, a volte litigarono, si confrontarono, si richiamarono alla fedeltà. Eppure il loro comune Signore li adoperò per farli diventare le due colonne principali cui poggia l'edificio della Chiesa.
Pietro e la conservazione della fede. Paolo e l'ardore dell'annuncio, l'anarchia dello Spirito.
Difficilmente si sarebbe riusciti a mettere insieme due figure più diverse, eppure la Chiesa è così, fatta di gioiosa diversità, di dilagante ricchezza. Ed è bello e consolante, oggi, celebrare insieme due che mai, nella vita, avrebbero voluto essere ricordati insieme...
Così è la Chiesa, che oggi gioisce per questi innamorati di Dio, lieta di poter proporre ad ogni uomo lo stesso percorso di scoperta del volto del Signore Gesù.
Pietro il pescatore, Paolo l'intellettuale, le due colonne su cui poggia la nostra fede, Pietro e Paolo, le colonne della fede, ci insegnino a vivere nella tenerezza dell'appartenere alla Chiesa.
Loro, oggi ci ricordano la fantasia di Dio, lo splendore della Chiesa.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che allieti i tuoi figli 
con la solennità dei santi Pietro e Paolo,  
fa’ che la tua Chiesa segua sempre  
l’insegnamento degli apostoli  
dai quali ha ricevuto il primo annunzio della fede.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 12,1-11)
Ora so veramente che il Signore mi ha strappato dalla mano di Erode.

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. 
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere. 
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui. 
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)
Rit: Il Signore mi ha liberato da ogni paura.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

SECONDA LETTURA (2Tm 4,6-8.17-18) 
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia. 

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. 
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. 
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO (Mt 16,13-19) 
Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli. 

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». 
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
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La Liturgia di Domenica 21 Giugno 2020

21/6/2020

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XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
GRIDIAMOLO SUI TETTI

Gridiamolo sui tetti! Il vangelo non può restare chiuso nelle sacrestie, vissuto nei conventi, ristretto negli angusti spazi del sacro. Il Cristo affida alle nostre fragili mani l'annuncio da portare ad ogni uomo, diamoci una mossa!

Siamo chiamati a gridare sui tetti che Dio conta anche i capelli del nostro capo, che Dio non è brutto e incomprensibile come ce lo raffiguriamo, che Dio ama eternamente i passerotti e ne conosce le pene, che Dio, il Dio di Gesù, è splendido. Gridiamolo sui tetti che Dio è grande, che Dio ci ama, che Dio è presente, come il cuore dell'innamorato che, gonfio, vuole comunicare a tutti la sua esperienza. All'uomo indifferente oppure travolto dal caos della vita, Gesù annuncia il tenero volto di un Dio che cammina con noi. Gridatelo sui tetti! Non nelle Chiese, non nelle sacrestie, non al piccolo gregge, ma nella piazza, al bar, in ufficio. La fede è stata a lungo nascosta nei tabernacoli, senza avere il coraggio di contagiare la nostra vita. Non è forse questo il dramma della nostra fede? Quello di essere timidamente rintanata in angusti spazio del sacro? Non è forse perché Dio è stato cacciato dalla nostra economia, dalle nostre scelte, dalle nostre famiglie, dalla nostra cultura, per essere idolatrato nel tempo del sacro, che molti uomini guardano con sospetto al Vangelo, quasi fosse una rinuncia alla piena umanità? Gridiamolo sul tetto questo Vangelo, facciamocene carico, entriamo nella compagnia di chi prende sul serio l'ansia di pienezza che inquieta il Signore.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dona al tuo popolo, o Padre,  
di vivere sempre nella venerazione e nell’amore  
per il tuo santo nome,  
poiché tu non privi mai della tua guida  
coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Dio, che affidi alla nostra debolezza  
l’annunzio profetico della tua parola,  
sostienici con la forza del tuo Spirito,  
perché non ci vergogniamo mai della nostra fede,  
ma confessiamo con tutta franchezza  
il tuo nome davanti agli uomini,  
per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ger 20,10-13)
Ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.

Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 68)
Rit. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brùlica in essi.

SECONDA LETTURA (Rm 5,12-15)
Il dono di grazia non è come la caduta.

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.

VANGELO (Mt 10,26-33)
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.
​
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
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La Liturgia di Domenica 14 Giugno 2020

14/6/2020

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CORPO E SANGUE DEL SIGNORE - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
La solennità del "Corpo e sangue del Signore" - come quella della Santissima Trinità -, posta al limitare tra il ciclo liturgico della Quaresima/Pasqua e la ripresa delle domeniche del Tempo Ordinario, ha una funzione non anzitutto storica, bensì catechistica illustrando il mistero dell'Eucaristia attraverso i testi biblici.

Il brano del Deuteronomio presenta l'insegnamento di Mosè al popolo d'Israele che si apprestava a entrare nella terra promessa. I quarant'anni nel deserto sono stati il "cammino che il Signore ti ha fatto percorrere"; è stato Lui che "ti ha condotto" nelle difficoltà del cammino, nel quale "ti ha nutrito di manna", "per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore". L'Esodo come metafora della storia della Chiesa: cammino nel deserto, guidato dal Signore, che nutre il suo popolo con un pane che è esclusivo dono del suo amore. Profezia, questa, del pane eucaristico che Gesù darà al nuovo popolo perché, con la forza di questo pane, cammini nella storia fino alla patria celeste.

Nel Vangelo, Giovanni narra l'adempimento della profezia; il pane che nutrirà il nuovo popolo di Dio è annunciato da Gesù nel confronto con la gente nutrita con la moltiplicazione dei pani: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Una cosa incomprensibile per chi ascolta. Ma Gesù non demorde; ritiene irrinunciabile questo "cibo": "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita". E annuncia i frutti di questo pane: la garanzia della vita eterna, la certezza della risurrezione nell'ultimo giorno, la possibilità di "rimanere" in lui e di vivere per Lui. Con l'aggiunta: "Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda... Chi mangia questo pane vivrà in eterno". La realizzazione dell'antica profezia viene qui annunciata, per essere poi resa concreta con l'istituzione dell'Eucaristia nell'ultima cena.

La prima lettera ai Corinzi conclude l'insegnamento, indicando gli effetti di salvezza dall'Eucaristia: il calice e il pane eucaristici sono "comunione con il sangue di Cristo" e "comunione con il corpo di Cristo" e creano comunione tra i cristiani: "Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane". Dopo la profezia e il compimento, ecco i frutti di salvezza: nasce la Chiesa.

La celebrazione eucaristica - sottolinea la Costituzione "Lumen Gentium" del Concilio Vaticano II - è "fonte e culmine di tutta la vita cristiana"; mentre la Chiesa "fa/celebra" l'Eucaristia, ecco che l'Eucaristia "fa/costruisce" la Chiesa.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Signore Gesù Cristo,  
che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia  
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,  
fa’ che adoriamo con viva fede  
il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue,  
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.  
Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre,
nell'unità dello Spirito Santo, 
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta 
Dio fedele, che nutri il tuo popolo  
con amore di Padre,  
ravviva in noi il desiderio di te,  
fonte inesauribile di ogni bene:  
fa’ che, sostenuti dal sacramento  
del Corpo e Sangue di Cristo,  
compiamo il viaggio della nostra vita,  
fino ad entrare nella gioia dei santi,  
tuoi convitati alla mensa del regno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Dt 8,2-3.14-16)
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.

Mosè parlò al popolo dicendo: 
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. 
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 147)
Rit: Loda il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.    

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.    

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

SECONDA LETTURA (1Cor 10,16-17) 
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo. 

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

SEQUENZA
[Sion, loda il Salvatore, 
la tua guida, il tuo pastore 
con inni e cantici. 

Impegna tutto il tuo fervore: 
egli supera ogni lode, 
non vi è canto che sia degno. 

Pane vivo, che dà vita: 
questo è tema del tuo canto, 
oggetto della lode. 

Veramente fu donato 
agli apostoli riuniti 
in fraterna e sacra cena. 

Lode piena e risonante, 
gioia nobile e serena 
sgorghi oggi dallo spirito. 

Questa è la festa solenne 
nella quale celebriamo 
la prima sacra cena. 

È il banchetto del nuovo Re, 
nuova Pasqua, nuova legge; 
e l'antico è giunto a termine. 

Cede al nuovo il rito antico, 
la realtà disperde l'ombra: 
luce, non più tenebra. 

Cristo lascia in sua memoria 
ciò che ha fatto nella cena: 
noi lo rinnoviamo. 

Obbedienti al suo comando, 
consacriamo il pane e il vino, 
ostia di salvezza. 

È certezza a noi cristiani: 
si trasforma il pane in carne, 
si fa sangue il vino. 

Tu non vedi, non comprendi, 
ma la fede ti conferma, 
oltre la natura. 

È un segno ciò che appare: 
nasconde nel mistero 
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue; 
ma rimane Cristo intero 
in ciascuna specie. 

Chi ne mangia non lo spezza, 
né separa, né divide: 
intatto lo riceve. 

Siano uno, siano mille, 
ugualmente lo ricevono: 
mai è consumato. 

Vanno i buoni, vanno gli empi; 
ma diversa ne è la sorte: 
vita o morte provoca. 

Vita ai buoni, morte agli empi: 
nella stessa comunione 
ben diverso è l’esito! 

Quando spezzi il sacramento 
non temere, ma ricorda: 
Cristo è tanto in ogni parte, 
quanto nell’intero. 

È diviso solo il segno 
non si tocca la sostanza; 
nulla è diminuito 
della sua persona.]


Ecco il pane degli angeli, 
pane dei pellegrini, 
vero pane dei figli: 
non dev’essere gettato. 

Con i simboli è annunziato, 
in Isacco dato a morte, 
nell'agnello della Pasqua, 
nella manna data ai padri. 

Buon pastore, vero pane, 
o Gesù, pietà di noi: 
nutrici e difendici, 
portaci ai beni eterni 
nella terra dei viventi. 

Tu che tutto sai e puoi, 
che ci nutri sulla terra, 
conduci i tuoi fratelli 
alla tavola del cielo 
nella gioia dei tuoi santi.

VANGELO (Gv 6,51-58) 
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 

In quel tempo, Gesù disse alla folla: 
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
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La Liturgia di Domenica 7 Giugno 2020

7/6/2020

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SS. TRINITA' - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
COMUNIONE
​

È dura, lo so bene, ma oggi siamo chiamati a fissare per qualche istante il sole. Il mistero della Trinità è una scalata impervia ma che, alla fine, può colmare il nostro cuore di gioia immensa...

Ci fidiamo di Gesù? Se sì, amici, ascoltiamo ora la sua esperienza di Dio, Lui che professiamo "Signore", può parlarci di Dio in maniera definitiva, ci rivela nel profondo chi è Dio. E la sorpresa è incredibile. Gesù ci svela che Dio è Trinità, cioè comunione. Ci dice che se noi vediamo "da fuori" che Dio è unico, in realtà questa unità è frutto della comunione del Padre col Figlio nello Spirito Santo. Talmente uniti da essere uno, talmente orientati l'uno verso l'altro da essere totalmente uniti. Che grande notizia, amici! Dio non è solitudine, immutabile e asettica perfezione, ma è comunione, festa, famiglia, amore, tensione dell'uno verso l'altro. Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù poteva svelarci l'intima gioia, l'intimo tormento di Dio: la comunione. E la Scrittura oggi ci ricorda come, a partire da Israele, questa amicizia tra l'uomo e Dio sia cresciuta fino al dono dello Spirito stesso di Dio in noi. Se Dio è comunione, in lui siamo battezzati e a sua immagine siamo stati creati; questa comunione ci abita e a immagine di questa immagine siamo stati creati. La bella parabola della Genesi ci ricorda di come Dio si sia guardato allo specchio, sorridendo, per progettare l'uomo. La solitudine ci è dunque insopportabile perché inconcepibile in una logica di comunione. Se giochiamo la nostra vita da solitari non riusciremo mai a trovare la luce interiore perché ci allontaniamo dal progetto insito nel cuore degli uomini!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio Padre, che hai mandato nel mondo  
il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore  
per rivelare agli uomini il mistero della tua vita,  
fa’ che nella professione della vera fede  
riconosciamo la gloria della Trinità  
e adoriamo l’unico Dio in tre persone.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
Padre, fedele e misericordioso,  
che ci hai rivelato il mistero della tua vita  
donandoci il Figlio unigenito e lo Spirito di amore,  
sostieni la nostra fede  
e ispiraci sentimenti di pace e di speranza,  
perché riuniti nella comunione della tua Chiesa  
benediciamo il tuo nome glorioso e santo.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Es 34,4-6.8-9)
Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso.

In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». 
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità». 

SALMO RESPONSORIALE (Dn 3,52-56)
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini.
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli.

SECONDA LETTURA (2Cor 13,11-13)
La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. 
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

VANGELO (Gv 3,16-18)
Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
​

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: 
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
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