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La Liturgia di Domenica 30 Maggio 2021

30/5/2021

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SANTISSIMA TRINITA' - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Quando san Patrizio evangelizzò l'Irlanda, volendo spiegare il Mistero della Santissima Trinità, si servì di un piccolo esempio: prese fra le mani un trifoglio e disse che, come quelle tre foglie formavano un'unica piantina, così le tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, formano un unico Dio. L'esempio riuscì allo scopo: la folla che ascoltava abbracciò la fede cristiana e da allora, anche in tempi recenti, il giorno di san Patrizio, gli Irlandesi attaccano al vestito un mazzolino di trifoglio, in memoria della loro conversione e in onore del Santo che li ha evangelizzati.

Il Mistero della Trinità, celebrato in questa prima domenica dopo Pentecoste, è il primo Mistero della fede cristiana, il più importante e il meno accessibile all'intelligenza umana. Vi si possono solo cogliere dei pallidi riflessi nella creazione, la quale, essendo opera di Dio, reca in se stessa l'impronta del suo Creatore. Per questo motivo, l'intelligenza umana non può arrivare a comprendere questo Mistero, ma capisce che tale Mistero, pur superando l'umana comprensione, non è contro la ragione; comprende inoltre che le similitudini che troviamo nell'opera della creazione confermano il nostro atto di fede.

La ragione umana non sarebbe mai riuscita a conoscere che Dio è in tre Persone uguali e distinte. Questa verità la sappiamo solo perché Gesù ce l'ha rivelata. La frase della Scrittura che maggiormente ci fa comprendere questo Mistero è l'affermazione di san Giovanni evangelista: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero di Dio uno e trino. Dio è trino, in tre Persone, proprio perché è Amore. Quando parliamo di amore, si parla sempre di una comunione di persone: la persona che ama, la persona amata e l'amore reciproco. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre e l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. C'è amore solo dove c'è comunione. Ma, pur essendo in tre Persone, vi è un unico Dio, poiché l'amore unisce e, in Dio, l'amore è così perfetto che di tre Persone c'è un solo Dio. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e insieme non formano tre divinità, ma l'unico Dio.

Il Mistero della Santissima Trinità si riflette in modo particolare nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Tra le creature visibili, l'uomo e la donna sono le più perfette, quelle che maggiormente rivelano il mistero di questa comunione divina. Inoltre, quanto più uno ama, quanto più uno è santo, tanto più conosce Dio e lo fa conoscere al mondo. 

La famiglia umana è chiamata alla santità, proprio perché è chiamata a riflettere il mistero di Dio. Più persone, unite dall'amore, formano un'unica famiglia e devono aiutarsi vicendevolmente ad amare e a servire il loro Creatore. Sganciata ed emancipata da Dio, la famiglia perde molto del suo valore e viene meno alla sua vocazione. Il beato Carlo, ultimo imperatore d'Austria, il giorno del suo fidanzamento, disse alla sua promessa sposa che da quel momento in poi si dovevano aiutare reciprocamente ad andare in Paradiso. E, alcuni anni dopo, affermò che avrebbe preferito che il Signore prendesse con sé i suoi figli, piuttosto che essi commettessero un solo peccato mortale.

Dio è amore infinito e tale amore liberamente si vuole riversare sulle creature, innanzitutto sull'uomo, il quale per il peccato si era separato dal suo Creatore. Per questo motivo, il Vangelo di oggi riporta il mandato di Gesù agli Apostoli di ammaestrare tutte le genti e di battezzarle nel nome della Santissima Trinità: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19). Il Battesimo ci rende figli di Dio e templi della Santissima Trinità. Lungo i secoli, la Chiesa ha obbedito a questo comando del Signore e si è sempre impegnata nell'opera missionaria, affinché tutti i popoli conoscano l'unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte.

L'opera missionaria non consiste solo nell'andare incontro alle sofferenze e ai disagi umani, ma si propone innanzitutto di insegnare le verità che sono via al Cielo, prima di tutto il Mistero della Santissima Trinità, e di battezzare tutte le genti. Che siamo figli di Dio lo attesta san Paolo nella seconda lettura di oggi: «Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!» (Rm 8,15). 

Consapevoli di questa altissima dignità, sforziamoci ogni giorno di vivere come veri cristiani, fedeli all'insegnamento del Vangelo, custodendo la presenza di Dio in noi come il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio Padre,
che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità,
e lo Spirito santificatore 
per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, 

fa’ che nella professione della vera fede 
riconosciamo la gloria della Trinità 
e adoriamo l’unico Dio in tre persone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


oppure: 
Colletta
O Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo 
ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio, 
ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, 
e fa’ che, obbedendo al comando del Salvatore, 
diventiamo annunziatori della salvezza 
offerta a tutti i popoli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


PRIMA LETTURA (Dt 4,32-34.39-40)
Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n’è altro.

Mosè parlò al popolo dicendo: 
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? 
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? 
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. 
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA (Rm 8,14-17) 
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

VANGELO (Mt 28,16-20) 
Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
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La Liturgia di Domenica 23 Maggio 2021

23/5/2021

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PENTECOSTE - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
Prima di salire al Cielo, Gesù promise ai suoi Apostoli di non lasciarli orfani e di mandare loro il Consolatore. Questa promessa si realizzò il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo discese sulla Chiesa nascente, ovvero sugli Apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo. Per questo motivo, la Pentecoste è la festa della fondazione della Chiesa.

Lo Spirito Santo discese sulla Vergine Maria, a Nazareth, per l'Incarnazione del Figlio di Dio; il giorno della Pentecoste, il Paraclito fu invece effuso per la formazione del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. La prima discesa avvenne nel silenzio e nel nascondimento; la seconda effusione dello Spirito Santo si verificò invece in modo sensazionale, «come vento che si abbatte impetuoso» (At 2,2) e «come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (v. 3). In ambedue le manifestazioni dello Spirito Santo era presente Maria Santissima, la quale è la Madre di Cristo ed è la Madre della Chiesa.

La scena della discesa dello Spirito Santo a Pentecoste è descritta dal capitolo secondo degli Atti degli Apostoli. Colpisce profondamente un particolare: prima di allora, gli Apostoli erano timorosi e non osavano predicare apertamente alle folle; ma, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi parlarono liberamente e con coraggio a tutti quelli che incontravano.

Gerusalemme era piena di pellegrini ebrei, provenienti dalle più diverse parti del mondo allora conosciuto, in occasione della festività di Pentecoste. Ciascuno di loro udì gli Apostoli parlare nella propria lingua. Dio volle così contraddistinguere la discesa dello Spirito Santo con il Dono delle lingue, per far comprendere che il messaggio del Vangelo doveva raggiungere gli estremi confini della terra.

Prima di tutto, il Paraclito ci arricchisce con i suoi sette Doni. Il primo Dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il Dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il Dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il Dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta, secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il Dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il Dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il Dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.

I Doni dello Spirito Santo li abbiamo ricevuti con la Cresima, ma sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo. Questi sette Doni rimangono in noi se noi rimaniamo in Grazia di Dio. Con il peccato mortale li perdiamo, per riceverli nuovamente dopo una buona Confessione.

Oltre ai sette Doni, lo Spirito Santo elargisce i carismi che sono propriamente la sua particolare manifestazione, unica e irripetibile. Questi carismi sono diversi in ciascun cristiano e sono dati per l'utilità comune. Sono come delle capacità che devono essere messe al servizio di tutti. Da questo si comprende quanto ogni fratello e ogni sorella sono preziosi agli occhi di Dio, perché da Lui hanno ricevuto una missione particolare da svolgere all'interno della Chiesa. Alla luce della preghiera, e dietro il consiglio di una buona guida spirituale, si riuscirà a discernere qual è questo particolare carisma da far fruttificare, per il bene comune.

Infine, lo Spirito Santo produce in noi i cosiddetti frutti, enumerati san Paolo nella seconda lettura di oggi, ai quali si contrappongono le opere della carne. Le opere della carne sono «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19-21); i frutti dello Spirito Santo sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito Santo e in noi si produrranno questi meravigliosi frutti. San Paolo ci esorta con queste parole: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne» (Gal 5,16). Sia questo il nostro proposito.
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LITURGIA DELLA PAROLA - MESSA DELLA VIGILIA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua
nel tempo sacro dei cinquanta giorni,
rinnova il prodigio della Pentecoste:
fa’ che i popoli dispersi si raccolgano insieme
e le diverse lingue si uniscano
a proclamare la gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta
Rifulga su di noi, Dio onnipotente,
lo splendore della tua gloria, Gesù Cristo, luce della tua luce,
e confermi con il dono dello Spirito Santo
i cuori di coloro che per tua grazia sono rinati a vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gen 11,1-9)
La si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Su tutti i popoli regna il Signore.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.

SECONDA LETTURA (Rm 8,22-27)
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili

Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

VANGELO (Gv 7,37-39)
Sgorgheranno fiumi di acqua viva

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
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LITURGIA DELLA PAROLA - MESSA DEL GIORNO
Colletta
O Dio, che nel mistero della Pentecoste
santifichi la tua Chiesa
in ogni popolo e nazione,
diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo,
e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti
i prodigi che nella tua bontà
hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (At 2,1-11)
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 103)
Rit: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore.

SECONDA LETTURA (Gal 5,16-25)
Il frutto dello Spirito

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

VANGELO (Gv 15,26-27; 16,12-15)
Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel

DOMANI 24 MAGGIO 2021 RIPRENDE IL TEMPO ORDINARIO

Il "Tempo Ordinario" in gergo liturgico è detto "Tempo per annum". È il tempo dedicato al "cammino" della Chiesa nella quotidianità della vita. Con la Chiesa e alla sua scuola, il cristiano si lascia condurre dalla parola di Dio per dare un significato profondo alle realtà ordinarie del lavoro, della famiglia, dell'impegno sociale. Sostenuto dallo Spirito Santo, conformerà la sua vita a quella di Cristo; con lui si consegnerà al Padre giorno per giorno fino all'approdo nel regno dei cieli dove Gesù ci ha preceduti e ci invita al banchetto delle sue nozze. Ma per realizzare tutto questo ci vuole perseveranza, santità di vita e il non aver mai perso di vista la meta definitiva. Lo Spirito sostiene, verifica e incoraggia.
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La Liturgia di Domenica 16 Maggio 2021

16/5/2021

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ASCENSIONE DEL SIGNORE - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Quaranta giorni dopo la Risurrezione, Gesù ascende al Cielo davanti agli sguardi stupiti degli Apostoli. Prima di lasciare la terra, Gesù parla per l'ultima volta, affidando ai suoi Discepoli l'incarico di evangelizzare tutte le genti, dicendo: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,15-16). È questo il mandato missionario che Gesù ha lasciato alla sua Chiesa e che fedelmente dobbiamo eseguire, affinché tutti conoscano il Vangelo e abbiano la Vita eterna.

Da una parte l'Ascensione del Signore ci invita a innalzare il nostro pensiero alle realtà celesti, distaccandolo dalla terra; dall'altra parte siamo invece chiamati a non rimanere inerti, in una passiva attesa del ritorno del Signore, ma a edificare il Regno di Dio nel mondo. A ciascuno di noi è stato dato un dono particolare da mettere a servizio di questa opera. Così, nella seconda lettura di oggi, san Paolo scrive che Dio «ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri» (Ef 4,11). Non è certamente un elenco completo: i compiti sono diversi come diverse tra loro sono le anime.

Dunque, se in poche parole vogliamo sintetizzare il messaggio di questa solennità, possiamo dire che, alla luce dell'Ascensione del Signore, siamo esortati a innalzare i nostri cuori al Cielo e a poggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo nel mondo intero. Ci vuole la contemplazione e ci vuole l'azione. Questi due elementi vanno sempre insieme. Le sorti di questo mondo non si migliorano nelle discussioni, nelle riunioni, nelle pianificazioni, ma innalzando il cuore al Signore e attingendo da lui la luce e la forza per operare e per diffondere il bene nel mondo.

L'Ascensione non ha separato Gesù dalla sua Chiesa. Anche se è salito al Cielo, Egli continua ad essere sempre con noi. «Egli non si è separato da noi, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi, uniti nella stessa gloria» (dal Prefazio). Fin da adesso pensiamo spesso a questa gloria che ci attende nei Cieli. In Gesù risorto e asceso al Cielo, noi contempliamo quella che sarà anche la nostra meta finale.

La festa di oggi ci insegna che non siamo stati creati per questa terra, ma per il Paradiso. Solo lì i nostri cuori troveranno la vera pace. Qui giù ci sarà sempre qualcosa per cui penare, e questo Dio lo permette per farci desiderare ancor più ardentemente il Cielo.

Tante volte viviamo come se dovessimo rimanere qui tutta l'eternità. Non pensiamo a sufficienza alla vita eterna e rischiamo di farci trovare impreparati all'incontro eterno con Gesù. Il nostro pellegrinaggio terreno si potrebbe paragonare a una lunga ascensione: dobbiamo raggiungere la vetta, e ciò richiede tutto il nostro impegno. Più facile sarà scendere, ma noi siamo chiamati a raggiungere le vette dell'amore di Dio. Più il nostro bagaglio sarà leggero, tanto più agevolmente riusciremo a salire e a raggiungere la cima. Per questo motivo, san Francesco d'Assisi volle vivere nella povertà, per non essere ostacolato da nulla nel suo slancio verso l’alto.

In questa ascensione non dobbiamo perdere di vista la vetta da raggiungere. All'inizio il cammino è agevole, ma, quanto più ci si avvicina alla vetta, tanto più l'ascesa si fa ripida e il respiro affannoso. Se prima si ammirava la bellezza del panorama, quando si è ormai vicini alla meta non si guarda che la cima, ogni altra cosa sembra scomparire. La fatica aumenta sempre di più, ma il desiderio di giungere in vetta si fa sempre più grande e, quando finalmente vi si giunge, si è al colmo della gioia. Sembra quasi che quanto più abbiamo faticato, tanto più siamo felici. Ai nostri occhi estasiati si aprono orizzonti meravigliosi e il mondo sotto di noi sembra ormai tanto piccolo. Si vorrebbe rimanere lì a lungo e si intuisce che il mondo non potrà mai appagare pienamente il nostro cuore.

Chiamati a guardare in alto, tante volte noi non riusciamo a staccare lo sguardo da terra. Impariamo dai santi, i quali, passando per molte prove e tentazioni, sono saliti molto in alto e hanno raggiunto la cima immacolata dell'amore di Dio. Si racconta che, quando era ancora bambino, san Francesco di Sales spesso era assorto, tutto preso dai suoi pensieri, e, quando il padre gli domandava a cosa stesse pensando, egli rispondeva: «Penso a Dio e a farmi santo».

Pensiamo anche noi a Dio. La preghiera è stata giustamente definita come l'«elevazione della mente a Dio». Ogni volta che pregheremo in modo autentico, eleveremo la nostra mente e il nostro cuore, staccandoli dai lacci di questa terra.

Pensiamo a Dio e fissiamo il nostro sguardo alla vetta!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Alla Messa della vigilia:
Colletta
O Padre, il tuo Figlio oggi è asceso alla tua destra
sotto gli occhi degli apostoli:
donaci, secondo la sua promessa,
di godere sempre della sua presenza accanto a noi sulla terra
e di vivere con lui in cielo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Alla Messa della giorno:
Colletta
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo
la nostra umanità è innalzata accanto a te,
e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza di raggiungere Cristo,
nostro capo, nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.


oppure:
Colletta
Dio onnipotente,
concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli,
dove noi crediamo che oggi è asceso
il tuo Unigenito, nostro redentore.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta
Padre santo,
che conosci il cuore di tutti,
consacraci nella verità,
perché, rimanendo sempre nel tuo amore,
portiamo al mondo la testimonianza della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (At 1,1-11)
Fu elevato in alto sotto i loro occhi

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 46)
Rit: Ascende il Signore tra canti di gioia

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

SECONDA LETTURA (Ef 4,1-13)
Raggiungere la misura della pienezza di Cristo

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

VANGELO (Mc 16,15-20)
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
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La Liturgia di Domenica 9 Maggio 2021

9/5/2021

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VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Quando si parla di amore, ci si riferisce normalmente a quello che dobbiamo avere verso Dio e verso il prossimo. Oggi, il brano evangelico, che segue immediatamente alla parabola della vite e dei tralci, letta domenica scorsa, fissa invece l'attenzione sull'amore che Dio ha per noi e lo propone come sorgente e modello di quello che noi pure dobbiamo a Lui e ai fratelli.

«Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi» (Gv 15,9). Queste parole, scaturite dalle labbra e dal Cuore di Gesù, sono tra le più belle di tutto il Vangelo. Esse ci fanno comprendere tutta la grandezza dell'amore di Gesù per noi. Con lo stesso amore con cui è amato dal Padre, Gesù ama ciascuno di noi in particolare. Gesù stabilisce il confronto dell'amore suo verso di noi con quello che ha per Lui il Padre: è un amore veramente divino, senza limiti. Non sarebbe stato possibile dare una definizione più elevata di questa per farci comprendere di quale estensione e portata sia l'amore di Cristo per noi e per aiutarci a dissipare le eventuali obiezioni contro l'amore di Dio che sorgono talvolta dal nostro fondo di peccatori.

E Gesù ci dice: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). Rimanere nell'amore di Dio comporta una conseguenza pratica: l'osservanza dei Comandamenti. Chi deve rimanere nella corrente dell'amore divino è tutto l'uomo: non solo la mente, ma anche la volontà, decisa a conformarsi al Volere divino. Non può infatti esservi amore autentico e sincero se non c'è una piena adesione della volontà dell'uno a quella dell'altro: è solo dalla fusione delle due volontà che sorge l'amore. Perciò amare Dio e non osservare i suoi Comandamenti è una vera e propria contraddizione. Gesù lo dice molto chiaramente: «Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore» (Gv 15,10).

Viene dunque da sé che chi cerca il Signore è sempre disposto ad osservare i suoi Comandamenti. Dio, che è amore, come ci ricorda san Giovanni nella seconda lettura, non può non desiderare quello che è bene per ciascuno di noi. I suoi precetti sono perciò la via migliore, anzi l'unica, perché noi raggiungiamo il vero nostro bene definitivo ed eterno. Anche su questo punto Gesù si richiama al paragone del suo amore verso il Padre. Anche Egli ha dimostrato il suo amore al Padre con l'osservanza dei Comandamenti del Padre suo e lo ha fatto con ubbidienza assidua e perfetta. Così Egli invita a fare anche noi, mostrandoci il suo esempio. L'imitazione di Cristo è infatti la grande strada che il cristiano è chiamato a percorrere ed è, nonostante le apparenze, la fonte della massima gioia. Lo conferma Gesù: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11).

A questo punto Gesù estende la sua esortazione passando all'amore del prossimo. E se anche per questo occorre un modello, eccolo pronto: «Come io vi ho amati» (Gv 15,12). Il modello da imitare è sempre di natura divina: è Cristo stesso, colui che sa e può veramente amare nel senso più pieno della parola. Come io vi ho amati: e qui dobbiamo pensare alla nostra Creazione, alla Redenzione, al Sacrificio di Cristo per noi, a tutti i doni di cui ci rende partecipi.

I caratteri di questo amore disinteressato e senza limiti devono costituire l'esempio da seguire da parte di noi tutti. Ed è così che l'amore verso il prossimo diventa la perfetta imitazione di quello di Cristo e la norma suprema della vita dei suoi discepoli.

L'esortazione va così a colpire il punto centrale: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13). Questa misura straordinaria dell'amore costituisce il supremo vertice a cui dobbiamo tendere anche nelle circostanze ordinarie della vita. L'amore deve essere disinteressato al massimo per meritare di chiamarsi amore cristiano.

Nella seconda lettura di oggi abbiamo la più bella definizione di Dio, se di definizione possiamo parlare. L'apostolo san Giovanni scrive che «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il Mistero divino. E noi, creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo chiamati innanzitutto ad amare, siamo chiamati a riflettere l'amore del nostro Creatore nell'amore fraterno. Comunemente si dice che il simile conosce il simile, che solo l'amore può conoscere l'Amore. Pertanto si comprende molto bene che quanto più amiamo, tanto più riusciremo a conoscere Dio e a farlo conoscere a chi ci sta intorno. Per questo motivo, i Santi parlavano di Dio anche senza aprir bocca: tutta la loro vita era una predica vivente. San Giovanni scrive inoltre che «chi non ama non ha conosciuto Dio» (1Gv 4,8), proprio perché Dio è amore.

La Vergine Immacolata, Madre del Risorto, ci ottenga dal Figlio suo il bene inestimabile del puro e santo amore!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente,
fa’ che viviamo con intenso amore questi giorni di letizia
in onore del Signore risorto,
per testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta
O Padre, che nel tuo Figlio ci hai chiamati amici,
rinnova i prodigi del tuo Spirito,
perché, amando come Gesù ci ha amati,
gustiamo la pienezza della gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (At 10,25-27.34-35.44-48)
Anche sui pagani si è effuso il dono dello Spirito Santo

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 97)
Rit: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

SECONDA LETTURA (1Gv 4,7-10)
Dio è amore

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

VANGELO (Gv 15,9-17)
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
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La Liturgia di Domenica 2 Maggio 2021

2/5/2021

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V DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Domenica scorsa, Gesù si è paragonato al Buon Pastore che dà la vita per le sue pecorelle, che le ama e che da esse è amato; oggi Egli usa un'altra immagine molto bella: quella della vite, alla quale sono uniti i tralci. Egli è la vite, noi siamo i tralci. L'immagine è molto semplice e piena di profondi significati. Vediamo ora di trarre da questa stupenda pagina del Vangelo degli insegnamenti per la nostra vita spirituale.

Prima di tutto impariamo l'importanza di vivere sempre uniti a Gesù. Siamo uniti a Gesù quando viviamo in Grazia di Dio, quando in noi non regna il peccato mortale. Sappiamo dal Catechismo che con il peccato mortale noi perdiamo la Grazia che è il bene più prezioso, più prezioso della nostra stessa vita. Per questo motivo, i Santi avrebbero desiderato mille volte morire piuttosto che perdere l'amicizia con Dio.

Anche se ci capitasse questa sventura, con animo pentito, ricorriamo al sacramento della Confessione, il quale, cancellando i nostri peccati, ci ridona il bene inestimabile della Grazia divina. Staccandoci da Gesù con il peccato, noi saremo come un tralcio strappato dalla vite e destinato a seccarsi.

Siamo uniti a Gesù, in maniera particolare, quando viviamo in profonda amicizia con Lui, coltivando bene la nostra vita di preghiera. La preghiera non dovrebbe lasciarci mai, fino a diventare il respiro della nostra anima. Nel corso della nostra giornata, tra le varie preghiere, non dovrebbe mai mancare un intimo colloquio con il Signore, da prolungare il più possibile, magari anche durante le nostre occupazioni. Il momento d'oro di questo colloquio sarà quello della Comunione eucaristica, quando Gesù è nel nostro cuore. Gesù è la sorgente della vita, e quanto più saremo uniti a Lui, tanto più si riverserà su di noi la Vita divina di Colui che ci ha redenti.

Dobbiamo essere dei "tralci viventi" di questa vite: in tal modo porteremo molto frutto. Gesù lo dice chiaramente: «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Questa precisa e secca dichiarazione: «senza di me non potete far nulla» non ha bisogno di molti commenti. È di una tale importanza e di una tale gravità da non lasciare alcun dubbio sull'assoluta necessità per l'uomo di rimanere in grazia di Dio. Come ad un tralcio staccato dalla vite è impossibile far frutto, così, e molto di più, ad un'anima separata da Gesù a causa del peccato, non è possibile riuscire a far qualcosa di meritorio per la Vita eterna, qualcosa per cui il Padre Celeste si compiaccia.

Da questa considerazione deve nascere in cuor nostro una profonda umiltà: da soli siamo proprio una nullità. Bisogna rimanere stabilmente in Lui, in uno stato permanente di grazia. Gesù ci dice: «Rimanete di me e io in voi» (Gv 15,4). Questo rimanere in Lui viene indicato come premessa e condizione di una vita fruttuosa, colma di una profonda gioia. Come il ramo pieno di frutti maturi si abbassa a terra fino quasi a spezzarsi per il gran peso, così il cristiano unito a Gesù dovrebbe giungere alla sua maturità cristiana così colmo di frutti spirituali e di buone opere, da consumarsi lentamente per amore. Certo non mancheranno i sacrifici, ma non mancherà neppure la gioia di aver raggiunto lo scopo per cui siamo stati creati.

Affinché possiamo portare più frutto, il vignaiolo, ovvero il Padre Celeste, opererà nella nostra vita delle potature: «Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 15,2). Queste potature sono le inevitabili prove della vita, le sofferenze, gli insuccessi. Apparentemente queste prove ci privano di qualsiasi frutto; ma, a lungo andare, ci donano una messe abbondantissima. Chi ama il Signore non si meraviglia della sofferenza, ma la sa valorizzare in vista di un amore più puro e di un frutto più grande.

Se l'anima si mantiene fedele anche in mezzo alla prova, verrà poi il tempo del raccolto, e sarà tempo di gioia e di consolazione. Se l'anima si mantiene generosa con Dio anche nel tempo della sofferenza, il Signore esaudirà poi ogni sua supplica, secondo la promessa fatta da Gesù nel Vangelo: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto» (Gv 15,7).

Lo scopo per cui siamo stati creati è quello di portare frutti abbondanti e di amare, come ci dice san Giovanni nella seconda lettura di oggi, «con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18). E questo lo realizzeremo solo se rimarremo uniti a Gesù, come il tralcio è unito alla vite.

La Madonna, Madre nostra tenerissima, ci unisca sempre di più al Figlio suo diletto.
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