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La Liturgia di Domenica 25 Ottobre 2020

25/10/2020

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XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
ANDARE ALL'ESSENZIALE

Erano 613 i precetti che il pio israelita era tenuto ad osservare, al tempo di Gesù.
Dalle dieci parole consegnate a Mosè per stipulare l'alleanza con il popolo si era giunti a questa selva di leggi e leggine per erigere una siepe intorno alla Torah, come avevano decretato i rabbini.
Di questi 365 erano proibizioni, uno per ogni giorno dell'anno, e i rimanenti erano precetti positivi, uno per ogni osso del corpo umano, secondo la conoscenza dell'epoca. Le donne erano tenute solo all'osservanza dei primi. Il popolino non era in grado di ricordarsi tutti i precetti e le sottili distinzioni di casistica morale che certi comandamenti richiedevano, perciò i farisei e i dottori della Legge li consideravano peccatori irrimediabilmente persi.
La gente credeva che l'intero corpus delle norme provenisse direttamente da Mosè.
Molte volte, lo sappiamo, Gesù distingue la Legge di Dio da quelle derivanti dalle tradizioni degli uomini, ponendosi in aperto contrasto con i devoti del tempo.
Alcuni rabbini si rendevano conto dell'enormità della situazione e, più tolleranti, stabilivano un ordine gerarchico per aiutare i fedeli a osservare almeno i precetti più importanti ma altri, più intransigenti, consideravano tutti i precetti ugualmente vincolanti.
Come il tale che cerca di redarguire il falegname che si spaccia per rabbino e che accusa i dottori della Legge di imporre pesi insopportabili ai fedeli e gli pone un classica domanda/trabocchetto.
E che, al solito, verrà zittito.

Ama Dio
Gesù risponde citando la bellissima professione di fede degli israeliti, lo shema Israel, la preghiera che ogni ebreo recitava al mattino e alla sera.
Cosa è importante nella vita del fedele?
Amare Dio con tutte le forze, con tutta l'anima, con tutta la mente.
Amare con tutte le forze: al meglio delle proprie capacità, delle proprie possibilità, della propria esperienza e del proprio carattere. Troppe volte incontro persone che si lamentano di non esser capaci di amare, di essere duri di cuore. È vero, può accadere che la vita ci bastoni o che ci troviamo con un pessimo carattere. Siamo chiamati ad amare nella concretezza di ciò che siamo, non di ciò che vorremmo essere.
Amare Dio con tutta l'anima: meglio sarebbe tradurre con tutta la vita, senza schizofrenie, trovando Dio in ogni attività, in ogni esperienza, anche all'apparenza lontana, anche dolorosa. Il cristiano è colui che fa unità nel proprio cuore, che fa il monaco, l'unificatore, che trova una ragione che tiene legate tutte le cose. Quanto è triste vedere dei cristiani che tirano Dio fuori dal cassetto solo quando serve!
Amare Dio con tutta la mente: con intelligenza, studiando, approfondendo le nostre ragioni. È impensabile trovare dei credenti che nel tempo in cui tutti devono studiare vent'anni per avere uno straccio di lavoro, pensano che la fede si riduca ad un'emozione e non sanno dare ragione della speranza che è in loro!
Ma, come ebbi a scrivere molti anni fa, esiste un comandamento prima del primo, un comandamento "zero": lasciati amare.
Come è possibile "comandare" di amare? No, possiamo amare perché ci scopriamo amati, il nostro amore è risposta all'amato.

Il prossimo
Alcuni biblisti fanno notare, giustamente, come esista un'evoluzione interna ai vangeli riguardo a questo precetto: se Marco e Matteo distinguono i due comandamenti, Luca lo fa diventare un unico comandamento e Giovanni osa di più sostituendolo con una nuova richiesta: siamo chiamati ad amarci come Gesù ci ha amato.
Gesù chiede di amare il prossimo come noi stessi: bisogna prima amare noi stessi, quindi!
Non seguendo le deliranti indicazioni del nostro tempo che spingono verso il narcisismo e l'egoismo devastanti, ma nella consapevolezza serena di essere amati e progettati per diventare un capolavoro.
Amare se stessi significa riconoscersi amati e accolti senza condizioni per potere, perciò, amare senza condizioni.
All'epoca di Gesù un grande rabbino, Hillel, diceva di non fare agli altri ciò che non si voleva che gli altri facessero a noi, Gesù riprendere e mette in positivo questo comandamento: siamo chiamati a fare qualcosa di costruttivo per gli altri.
Non siamo chiamati ad amare noi stessi o gli altri per simpatia, ma perché colmi dell'amore di Dio. Il nostro amore verso gli altri diventa un'eccedenza, come le fontane dalle mie parti che si riempiono d'acqua fino all'orlo per poi sbordare nella vasca sottostante.

Concretezza
La liturgia, saggiamente, fa calare la Parola nel quotidiano proponendoci, nella prima lettura, una interessante serie di norme di protezione dello straniero e del povero, spesso vittime di vessazioni e ingiustizie. L'amore diventa concretezza e attenzione, come il fatto di restituire il mantello/cappa del povero pignorato per insolvenza affinché possa proteggersi dal rigore della notte!
Iniziamo questa settimana andando all'essenziale: l'amore ci salva, ci redime, ci restituisce alla verità e ci porta verso Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,  
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,  
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,  
fa’ che amiamo ciò che comandi.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Padre, che fai ogni cosa per amore  
e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri,  
donaci un cuore libero da tutti gli idoli,  
per servire te solo  
e amare i fratelli secondo lo Spirito del tuo Figlio,  
facendo del suo comandamento nuovo  
l’unica legge della vita.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Es 22,20-26)
Se maltratterete la vedova e l’orfano, la mia ira si accenderà contro di voi.

Così dice il Signore: 
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 17)
Rit: Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, 
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.

SECONDA LETTURA (1Ts 1,5-10) 
Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio. 

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia. 
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. 
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

VANGELO (Mt 22,34-40) 
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso. 

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
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La Liturgia di Domenica 18 Ottobre 2020

18/10/2020

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XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
CESARE E DIO

Cesare o Dio?

Quante volte questa frase di Gesù è stata usata per giustificare le prese di posizione più diverse!
L'hanno usata i governi laici per sostenere la loro autonomia nei confronti dell'ingerenza della Chiesa.
L'ha usata la Chiesa per difendere la legittimità della propria organizzazione in seno allo Stato.
Ma l'hanno usata anche i governi anticlericali per giustificare le proprie discutibile azioni.
E qualche Papa in vena di delirio di onnipotenza per giustificare le proprie rivendicazioni sulle cose terrene, politica compresa.
Come sempre accade, dobbiamo avere il coraggio di prendere la Parola com'è, inserendola nel suo contesto, cercando di capire cosa intendesse il Signore anche se, in questo caso, l'affermazione di Gesù resta enigmatica.

Inghippo
La prima cosa che Matteo fa notare è il fatto che la domanda viene posta per mettere in difficoltà Gesù: è una vera e propria trappola quella che gli viene tesa. Israele, da quasi un secolo, vive sotto la dominazione romana, a tratti più presente e pressante, in altri momenti, come quello in cui vive Gesù, più discreta. Ma resta il fatto che ogni suddito dell'Impero doveva versare una tassa almeno una volta all'anno e nessuno ama pagare le tasse, figuriamoci se poi finiscono ad un governo considerato invasore ed oppressore!
La cosa curiosa è che sono gli erodiani e i farisei a porre la domanda.
Gli erodiani: collaboratori di Erode Antipa, incapace figlio di Erode il grande, re fantoccio di Roma, strenui difensori della romanità di Israele. E i farisei, i perushim, i puri che consideravano un'umiliazione l'occupazione romana.
Strana coppia!
Ma, come ben sappiamo, quando si ha un nemico comune si mettono da parte dissidi e rancori.
E il nemico ha un volto preciso: il rabbì di Nazareth che si fa beffe dello zelo dei farisei e non si schiera dalla parte degli erodiani.
Un uomo libero; perciò inquietante e pericoloso.
La trappola è bene tesa: se Gesù rifiuta di pagare la tassa si pone contro Roma e gli erodiani presenti, diventando uno dei tanti anarchici idealisti che periodicamente entrano in scena.
Se Gesù accetta di pagare le tasse si mette contro il popolo che freme nel vedersi imporre un balzello dall'odiato occupante.
Un applauso, sono proprio dei gran bastardi.

Stile
E Gesù ne viene fuori con una mossa azzardata, un coup de thèatre che ancora dimostra, se ce ne fosse bisogno, di che pasta è fatto il galileo.
Chiede una moneta.
I farisei, ingenuamente, frugano sotto la tunica e gliela porgono.
I puri tengono in tasca una moneta con l'effige di Tiberio Cesare.
Un capitolo prima Matteo ci ha detto che il colloquio si svolge nel tempio, dove era impensabile far entrare una moneta romana che violava il divieto di immagine e che, perciò, era sostituita con una moneta "neutra" ad uso esclusivo del tempio. Begli ipocriti.
Nelle questioni di principio volano alto e fanno i perfettini.
Nel quotidiano, come tutti, cedono a mille compromessi. Ma senza ammetterlo.
Ci sono cascati, ma Gesù non infierisce e gioca con loro.
Se l'immagine è di Tiberio bisogna restituirgli la moneta, non ci sono storie.
E restituire a Dio ciò che è di Dio.

Quindi
Quindi il discepolo è un cittadino esemplare.
Vive con gli altri, condivide i loro progetti e le loro fatiche, paga le tasse (!), segue le leggi degli uomini. Eppure il suo cuore è diverso, altrove, vede le cose ad un altro livello, ad un'altra profondità.
Quindi esistono cose che riguardano Cesare in cui non bisogna tirare in ballo Dio anche se il Cristo, davanti al procuratore romano che lo condanna, gli ricorderà che ogni potere umano deriva da Dio per il servizio del ben comune.
Quindi esiste qualcosa di nostro che appartiene a Dio e che gli va restituito.
Gesù, magnificamente, resta in equilibrio fra la tentazione, ricorrente nella Chiesa, di disinteressarsi del mondo. O di colonizzarlo.
Né l'uno, né l'altro. Siamo chiamati a mantenerci in equilibrio fra la tentazione di fuggire il mondo o di fagocitarlo, restando legati al vangelo, restando cittadini leali.

Ciro
Poi Dio farà il suo percorso.
Come profetizza Isaia ai deportati in Babilonia, vedendo il sorgere, sulla scena politica internazionale, di Ciro di Persia. Come Babilonia irrompe nel conflitto fra Assiri ed Egiziani diventando una grande potenza, così Ciro sbaraglierà i babilonesi, liberando tutti prigionieri e favorendo la ricostruzione dei propri templi.
Isaia fa parlare Dio che usa Ciro come suo strumento.
È impressionante leggere la versione di Ciro che, invece, attribuisce al proprio Dio Marduk la vittoria.
Ma al Dio vero queste sottigliezze non infastidiscono.

Provvidenza
Dio agisce nella storia e nelle nostre piccole storie, inaspettatamente.
Paolo, scoraggiato per il fiasco ad Atene e provato dalla difficile comunità di Corinto, riceve notizie da parte di Timoteo e Sila, provenienti dalla Tessalia. Paolo non aveva potuto rafforzare la nascente comunità dovendo fuggire a causa dell'odio di alcuni ebrei. Ora i suoi amici gli dicono di avere trovato, invece, una comunità fiorente e ricca che ha grande stima per l'apostolo che è dovuto fuggire. La lettera scritta nel 51, il primo scritto del Nuovo Testamento, ci restituisce l'umanissima consolazione di Paolo che vede in questi eventi l'azione dello Spirito nella storia.
Che bello!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,  
crea in noi un cuore generoso e fedele,  
perché possiamo sempre servirti con lealtà  
e purezza di spirito.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:  
Colletta
O Padre, a te obbedisce ogni creatura  
nel misterioso intrecciarsi  
delle libere volontà degli uomini;  
fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere,  
ma ogni autorità serva al bene di tutti,  
secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio,  
e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 45,1.4-6)
Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni.

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Grande è il Signore e degno di ogni lode.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA (1Ts 1,1-5) 
Mèmori della vostra fede, della carità e della speranza. 

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. 
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.

VANGELO (Mt 22,15-21) 
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. 

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
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La Liturgia di Domenica 11 Ottobre 2020

11/10/2020

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XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Invitati

Il nostro Dio è generoso come il padrone della vigna che esce per chiamare dei braccianti a lavorare anche solo un'ora, per dar loro la possibilità di guadagnare il denaro sufficiente a mantenere la propria famiglia. È il Dio che affida alle nostre mani il Creato, la Storia, ma, che troppo spesso, riceve solo insulti e minacce.
Gesù, consapevole che la sua missione sta prendendo una pessima piega, chiede all'uditorio, diffidente e ostile, di giudicare il proprio comportamento. No, il padrone della vigna, davanti alla violenta ostinazione degli affittavoli, non invierà una missione punitiva ma, al contrario, invierà il figlio che, morendo sulla croce, manifesterà fino in fondo la volontà salvifica del Padre.
Il nostro Dio ha un cuore immenso e diventare suoi discepoli è come partecipare ad una bella festa di nozze.

Banchetto nuziale
I rabbini contemporanei di Gesù parlavano spesso del giardino dell'Eden, un luogo di delizie in cui i giusti di Israele avrebbero pasteggiato in compagnia di Dio. Una visione straordinaria, portatrice di grande speranza, che richiama la bellezza della festa.
Gesù, per parlare del Regno, non usa l'immagine di una lunga veglia di preghiera e non richiama il silenzio austero di un convento, ma l'idea della festa, del banchetto. E, diversamente dai rabbini, non dice che quel banchetto avviene alla fine dei tempi ma che è già presente.
Siamo invitati alla gioia di Dio! L'incontro col Dio di Gesù è come una festa ben riuscita.
Non un dovere noioso.
Non un obbligo.
Non una penitenza per meritarci il Paradiso che, per giunta, è pure gratuito.
Non un legame parentale di cui vorrei tanto fare a meno.
Una splendida festa.
Accipicchia! Ma come abbiamo ridotto la fede, noi cristiani?

No, grazie
La parabola raccolta da Matteo mischia diversi piani, salta subito agli occhi, inserzioni derivanti, probabilmente, da altri detti di Gesù.
La prima parte racconta del rifiuto degli invitati, troppo occupati dalle cose di questo mondo per pensare seriamente a Dio. Matteo, probabilmente, si riferisce alla parte di Israele che non accetta l'invito (il tema del rapporto fra Dio e Israele come patto nuziale è molto presente nella Bibbia), della classe sacerdotale che, ora che il tempio è rinato, non sente alcun bisogno del Messia, ma possiamo benissimo attualizzarla: anche noi corriamo il rischio di essere troppo indaffarati per gioire.
I luoghi comuni, durissimi a morire e fomentati dai cattolici troppo devoti!, continuano a relegare la fede nelle attività doverose ma noiose, da fare il meno possibile. È giusto, credere, doveroso, certo, ma mortalmente noioso.
Meglio fare come gli operai dell'ultima ora, godere la vita e i suoi eccessi per poi pentirsi verso il tramonto della vita. Molti, anche fra noi cristiani, la pensano così: la vita vera è quella sballata, egoista, lussuriosa, strapiena di vizi ma noi, anime belle, compìti e penitenti, devoti e fedeli (che Dio ne tenga conto, cortesemente), rinunciamo a tutto per seguire, almeno approssimativamente, i comandamenti divini.

Fiamme
La città in fiamme interrompe il racconto, è Matteo ad avere inserito quella frase, come una chiave di lettura degli eventi cui ha assistito: l'assedio e al distruzione di Gerusalemme. È come se dicesse: il rifiuto, da parte della classe sacerdotale, della predicazione di Gesù ha provocato un indurimento del cuore, l'allontanamento da Dio che, come conseguenza, produce una catastrofe.
No, Dio non punisce, non scherziamo.
Ma se la nostra vita si gioca fuori dalla logica di Dio, se ostinatamente rifiutiamo di partecipare al banchetto nuziale, allora la nostra vita può sprofondare nelle tenebre.

Abiti strappati
L'inserzione finale di Matteo, derivata da un altro detto di Gesù, sull'invitato cacciato perché vestito in maniera inadeguata, cosa del tutto improbabile avendo appena raccolto gli invitati fra i mendicanti!, pare essere, invece, rivolta a noi discepoli, che ci siamo trovati seduti al tavolo senza averne diritto, figli acquisiti dopo il diniego di Israele.
Anche noi corriamo il rischio di abituarci alla festa, di cadere nella routine della fede.
Anche noi corriamo il rischio di gettare la nostra vita interiore dalla finestra, di non indossare la veste bianca che, pure, ci contraddistingue come discepoli.
Non commettiamo questo errore madornale.
Non rifiutiamo la felicità.

Cosa abbiamo di meglio da fare, oggi, del lasciarci amare da Dio?
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia,  
Signore,  
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,  
non ci stanchiamo mai di operare il bene.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Padre,  
che inviti il mondo intero alle nozze del tuo Figlio,  
donaci la sapienza del tuo Spirito,  
perché possiamo testimoniare  
qual è la speranza della nostra chiamata,  
e nessun uomo  
abbia mai a rifiutare il banchetto della vita eterna  
o a entrarvi senza l’abito nuziale.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 25,6-10)
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto.

Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Abiterò per sempre nella casa del Signore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.     

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (Fil 4,12-14.19-20) 
Tutto posso in colui che mi dà forza. 

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. 
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. 
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO (Mt 22,1-14) 
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
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