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01.12.2014 - Lunedì della I settimana di Avvento

30/11/2014

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01.12.2014 - Lunedì della I settimana di Avvento
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Viola

Colletta
Il tuo aiuto, o Padre, 
ci renda perseveranti nel bene 
in attesa del Cristo tuo Figlio; 
quando egli verrà e busserà alla porta 
ci trovi vigilanti nella preghiera, 
operosi nella carità fraterna 
ed esultanti nella lode. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 2,1-5)
Il Signore raduna tutti i popoli nella pace eterna del suo regno.

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 121)
Rit: Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi. 

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

VANGELO (Mt 8,5-11) 
Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli. 

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Preghiera dei fedeli
Illumina, sostieni e accompagna la tua Chiesa, o Signore, perchè possa guidare i passi dei tuoi fedeli per i sentieri che conducono a te. Preghiamo: 

Commento
Colui che sta per venire non deluderà la nostra attesa? La storia del centurione romano ci assicura in proposito. Colui che viene è un “salvatore”: questo significa il suo nome “Gesù”; questa è la ragione della sua venuta fra noi, della sua Incarnazione. 
Il centurione non ha chiesto esplicitamente la guarigione del suo servo. Si è limitato ad un appello disperato e, insieme, confidente. Gesù non può restare insensibile. Subito gli comunica la sua decisione: “Io verrò e lo curerò”. Allora il centurione mostra un bel senso di rispetto, cosciente della sua indegnità: “Signore, io non son degno...”. Come avrebbe reagito all’annuncio del mistero eucaristico in cui il Salvatore viene in noi e non soltanto a casa nostra? L’atteggiamento di rispetto e di umiltà di questo pagano sono così belli che la Chiesa ci fa ripetere il grido del suo cuore nel momento della comunione.
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30.11.2014 - I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - RITO ROMANO

29/11/2014

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VOI NON SAPETE QUANDO IL PADRONE DI CASA TORNERA'

Insegnare la vigilanza nella più pura fedeltà alla Parola di Gesù è opera primaria di ogni buon evangelizzatore. Da questo si distingue il santo predicatore della Parola di Dio dal falso, dal menzognero, dal bugiardo: dall'attenzione che pone sulla vigilanza, sulla fedeltà alla Parola, sull'impegno a perseverare sempre senza mai stancarsi. Un missionario della Buona Novella che nega, annulla, minimizza il giudizio di Dio sulle nostre azioni, sia in vita che dopo la nostra morte, è un ingannato dal Maligno e un ingannatore dei suoi fratelli. È un distruttore di tutta l'opera salvifica di Gesù Signore. San Paolo è vero missionario, vero predicatore, vero esempio di vigilanza.

Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non lasciatevi prendere dai desideri della carne (Rm 13,8-14).

Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! Io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni (1Cor 7,29-35).

La storia attesta ogni giorno che la morte giunge quando vuole. Essa non è governabile dall'uomo. Non cade sotto la sua giurisdizione. Sappiamo che viene quando è già venuta. L'uomo invece vorrebbe avere il suo governo. La vorrebbe ridurre in suo potere. È stoltezza. Somma demenza. Non ci sono case a lei impenetrabili, né luoghi da essa irraggiungibili. Essa viene, prende, se ne va per ritornare al momento da lei, non da noi, ritenuto opportuno. Non è però la morte che deve farci paura. Questa è la cosa più naturale di questo mondo. Deve farci paura il giudizio di Dio che segue immediatamente dopo. Giudizio di vita eterna, ma anche di morte eterna, di Paradiso o anche di inferno. Noi ignoriamo cosa sia la perdizione eterna, per questo ci permettiamo di scherzare sulla nostra vita. Se ad un solo dannato fosse consentito di ritornare dall'inferno, per tutta la vita, anche se durasse mille anni, vivrebbe nella più alta moralità, mai si concederebbe un solo vizio, neanche lieve.

Si veglia per rimanere sempre nella Parola del Vangelo, nella volontà del Padre celeste, nella bellezza della Buona Novella. È la Parola vissuta la chiave che ci consente di varcare la soglia del Paradiso. Se questa chiave va smarrita, persa, rubata, per noi si aprono solo le porte dell'inferno. È verità eterna del Dio eterno.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la fede in questa verità.

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INIZIO NUOVO ANNO LITURGICO - ANNO B - RITO ROMANO

28/11/2014

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29.11.14 - Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario - TERMINE DELL’ANNO LITURGICO - Anno pari - Rito Romano

28/11/2014

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29.11.2014 - Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
                     TERMINE DELL’ANNO LITURGICO
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli 
perché, collaborando con impegno alla tua opera 
di salvezza, 
ottengano in misura sempre più abbondante 
i doni della tua misericordia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 22,1-7)
Non vi sarà più notte perché il Signore Dio li illuminerà.

L’angelo del Signore mostrò a me, Giovanni, un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni.
E non vi sarà più maledizione.
Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello:
i suoi servi lo adoreranno;
vedranno il suo volto
e porteranno il suo nome sulla fronte.
Non vi sarà più notte,
e non avranno più bisogno
di luce di lampada né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà.
E regneranno nei secoli dei secoli.
E mi disse: «Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 94)
Rit: Marána tha! Vieni, Signore Gesù!

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. 

Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra. 

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

VANGELO (Lc 21,34-36) 
Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Preghiera dei fedeli
Perché gli uomini aprano le porte a Cristo, lo riconoscano presente nella loro vita e accolgano il messaggio della sua parola e dell'insegnamento della Chiesa. Preghiamo:

Commento
Le parole di Gesù ci chiedono di essere pronti e vigilanti: l’ultimo giorno è vicino. Dunque bisogna prepararsi ad esso. 
Questo avvertimento ci ricorda che esiste la Verità e che la nostra vita ha un senso profondo. Questa Verità è precisamente nostro Signore, che dà un fondamento alla nostra esistenza e che con la sua grazia illumina il nostro essere interiore. È a motivo di questo dono e del suo appello che è necessario che rimaniamo pronti e vigilanti. 
Per questa ragione, il dovere della vigilanza è un imperativo primordiale in vista del mondo futuro. Ogni uomo ha il dovere di preoccuparsi della sua vita personale, in modo che la morte non lo colga in stato di peccato mortale. L’avvertimento, l’esortazione che costituisce questo brano di Vangelo si applica anche alla nostra situazione presente, all’importanza, al significato e al valore del tempo che viviamo. 
Per comprendere nel modo giusto la fine del mondo, è necessario che non perdiamo di vista questo: il regno di Dio (il regno di Gesù) arriverà domani e la prossimità della sua venuta comporta un sovrappiù di tentazioni e un combattimento più grande; ma essa ci porta nello stesso tempo la speranza di avere parte alla risurrezione di Cristo. Nella nostra esistenza quaggiù, siamo simultaneamente portatori di segni di morte e di risurrezione. Per questo dobbiamo essere attenti alla parola di Gesù e impregnare di essa la nostra esistenza per non correre il rischio di essere condannati al momento del giudizio finale.

CON I PRIMI VESPRI DELLA I DOMENICA DI AVVENTO INIZIA IL NUOVO ANNO LITURGICO
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28.11.2014 - Venerdì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

27/11/2014

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28.11.2014 - Venerdì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde 

Colletta
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli 
perché, collaborando con impegno alla tua opera 
di salvezza, 
ottengano in misura sempre più abbondante 
i doni della tua misericordia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 20,1-4.11-21,2)
I morti vennero giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Vidi la Gerusalemme nuova scendere dal cielo.

Io, Giovanni, vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell’Abisso e una grande catena. Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell’Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali deve essere lasciato libero per un po’ di tempo. 
Poi vidi alcuni troni - a quelli che vi sedettero fu dato il potere di giudicare - e le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni. 
E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri. Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la Morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non risultò scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco. 
E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 83)
Rit: Ecco la tenda di Dio con gli uomini!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. 

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio:
cresce lungo il cammino il suo vigore.

VANGELO (Lc 21,29-33) 
Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: 
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

Preghiera dei fedeli
Perché gli uomini si adoperino con Dio per l'avvento di un mondo nuovo, senza guerre e violenze, guidato dall'amore, dalla giustizia e dall'uguaglianza tra le persone e tra i popoli. Preghiamo:

Commento
Due riflessioni di carattere apocalittico costituiscono questo testo: una parabola sui segni premonitori della fine dei tempi (Lc 21,29-31), e una sentenza enigmatica sulla venuta prossima del regno di Dio (Lc 21,-32-33). 
Come il germogliare degli alberi in primavera, gli eventi evocati da Luca nel capitolo 21 del suo Vangelo sono segni premonitori della fine del mondo: guerre, persecuzioni dei credenti, terrore e morte (Lc 21,26-27). 
Una lettura attenta e approfondita ci permette di scoprire il segno della fine iscritto nella natura stessa dell’uomo. La vita dell’essere umano è un movimento che, da una parte va verso una comprensione e una scoperta sempre più grande del mondo, dall’altra va verso la morte e la sua disparizione. 
La morte e la risurrezione di Cristo ci fanno comprendere che la vita umana e terrena va silenziosamente verso la sua rovina ed è precisamente dopo la morte di Cristo che rifulge il messaggio di una vita nuova in Dio, che si manifesta in maniera luminosa a Pasqua e che ci dà la gioia di vivere. Il segno della croce di Cristo è il segno dell’amore di Dio per l’uomo e della salvezza che gli viene accordata. Tutta la vita dell’uomo è circondata da misteri divini fondamentali. E oggi, che il nostro mondo si rivela in cattivo stato, la fiamma della speranza in Gesù Cristo - che ci ha salvato morendo sulla croce - deve continuare a brillare nei nostri cuori. 
L’amore di Dio è più forte della morte! Dio non ci dimenticherà al momento della nostra morte. Egli ci promette la felicità che non avrà mai fine. 
In questo mondo tutto passa come i fiori di primavera. Così avviene anche dell’uomo. Questo ci procura afflizione, ma la risurrezione di Gesù ci dà una speranza nuova: quella della vita eterna in Dio.
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27.11.2014 - Giovedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

26/11/2014

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27.11.2014 - Giovedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli 
perché, collaborando con impegno alla tua opera 
di salvezza, 
ottengano in misura sempre più abbondante 
i doni della tua misericordia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9)
È caduta Babilònia la grande.

Io, Giovanni, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere, e la terra fu illuminata dal suo splendore.
Gridò a gran voce:
«È caduta, è caduta Babilonia la grande,
ed è diventata covo di demòni,
rifugio di ogni spirito impuro,
rifugio di ogni uccello impuro
e rifugio di ogni bestia impura e orrenda». 
Un angelo possente prese allora una pietra, grande come una màcina, e la gettò nel mare esclamando:
«Con questa violenza sarà distrutta
Babilonia, la grande città,
e nessuno più la troverà.
Il suono dei musicisti,
dei suonatori di cetra, di flauto e di tromba,
non si udrà più in te;
ogni artigiano di qualsiasi mestiere
non si troverà più in te;
il rumore della macina
non si udrà più in te;
la luce della lampada
non brillerà più in te;
la voce dello sposo e della sposa
non si udrà più in te.
Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra
e tutte le nazioni dalle tue droghe furono sedotte». 
Dopo questo, udii come una voce potente di folla immensa nel cielo che diceva:
«Alleluia!
Salvezza, gloria e potenza
sono del nostro Dio,
perché veri e giusti sono i suoi giudizi.
Egli ha condannato la grande prostituta
che corrompeva la terra con la sua prostituzione,
vendicando su di lei
il sangue dei suoi servi!».
E per la seconda volta dissero:
«Alleluia!
Il suo fumo sale nei secoli dei secoli!». 
Allora l’angelo mi disse: «Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 99)
Rit: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. 

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. 

Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

VANGELO (Lc 21,20-28) 
Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Preghiera dei fedeli
Dalla tristezza che impedisce di guardare con meraviglia e gratuità le opere del creato e, attraverso di esse, adorare Dio creatore. Preghiamo:

Commento
Questo testo è il compimento apocalittico di Israele, della parola di Gesù e dell’esperienza della Chiesa. La completa disfatta di Israele nella guerra del 70 e l’angoscia generale contengono già in germe la distruzione del mondo. 
La tragedia di Israele ha sconvolto il popolo di quel tempo, perché ha visto la terra dei suoi antenati devastata e ridotta a un cumulo di rovine. La caduta di Gerusalemme non fece che confermare le apprensioni di quelli che dicevano: il tempo di questa terra sarà presto compiuto (Lc 21,20-24) e le catastrofi sulle quali scenderà l’ombra minacciosa della morte dilagheranno sul mondo intero (Lc 21,25-26). Tuttavia, coloro che credevano nell’immortalità dell’anima umana sapevano bene che questi cataclismi non erano la fine del mondo, perché, se un individuo può morire, la sua anima è liberata e sale in cielo. 
Questa verità è affermata chiaramente nella Nuova Alleanza; la Chiesa afferma inoltre: in mezzo alle rovine del mondo, si erge la presenza salvatrice di Dio, che ci offre asilo e salvezza. La venuta del Figlio dell’uomo renderà giustizia ad ogni uomo. Così, nello stesso tempo la parola misteriosa della devastazione ha una risonanza consolatrice: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). 
Il senso della storia non sta nella distruzione dei popoli di questo mondo. Perciò in questa successione di massacri, in questa storia priva di significato e che annienta, stritola la vita dei suoi figli, dobbiamo ascoltare malgrado tutto le parole di Gesù: “Rallegratevi”. La vittoria non sta nel trionfo del male o della morte, ma nel Cristo che ci invita a conservare la sua parola, a stare in guardia e a camminare sulle sue orme. La risposta ai nostri interrogativi sulla vita e sul senso della vita si trova nella risurrezione di Cristo, che è la verità eterna. Ogni cosa acquista valore alla luce di Cristo, nel trionfo di Gesù sulla morte. Chi scopre Gesù nella propria vita ha trovato la pienezza assoluta della sua esistenza.
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26.11.14 - Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

25/11/2014

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26.11.2014 - Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli 
perché, collaborando con impegno alla tua opera 
di salvezza, 
ottengano in misura sempre più abbondante 
i doni della tua misericordia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 15,1-4)
Cantano il canto di Mosè e il canto dell’Agnello.

Io, Giovanni, vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l’ira di Dio.
Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell’Agnello:
«Grandi e mirabili sono le tue opere,
Signore Dio onnipotente;
giuste e vere le tue vie,
Re delle genti!
O Signore, chi non temerà
e non darà gloria al tuo nome?
Poiché tu solo sei santo,
e tutte le genti verranno
e si prostreranno davanti a te,
perché i tuoi giudizi furono manifestati».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 97)
Rit: Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. 

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne.

Davanti al Signore 
che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.

VANGELO (Lc 21,12-19) 
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. 
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Preghiera dei fedeli
Perché i perseguitati religiosi e politici vivano nella certezza che Dio, grazie alla loro sofferenza, elargirà alla Chiesa e alle nazioni un futuro ricco di benedizioni. Preghiamo:

Commento
Questo brano di Vangelo espone alcune delle questioni fondamentali della vita: la salvezza, le persecuzioni, la fine dei tempi. Quando avverrà tutto ciò? Questi interrogativi, sempre presenti, sono l’espressione del nostro smarrimento di fronte alla vita. Perciò desideriamo conoscere, scoprire il senso del nostro passato e del nostro futuro. In questo modo cerchiamo di superare la nostra disperazione, la nostra paura di fronte alla fine dei tempi, di fronte a tutte le sofferenze che vengono elencate in questo brano. Tuttavia spesso la nostra fede nella potenza di Dio vacilla. 
Ma tutti i tormenti, tutte le persecuzioni sopportate per la gloria di Dio sono per noi altrettante occasioni di testimoniare la potenza del Redentore e l’Amore di Dio! 
Il Vangelo non ci fornisce soluzioni pronte per i nostri problemi. Esso ci ricorda soltanto che è importante perseverare e restare radicati nella verità di Gesù Cristo. Durante la nostra vita terrena, siamo portati a subire tentazioni, a soffrire pene, dispiaceri, incomprensioni, crisi di disperazione di ogni specie al punto che la vita ci può sembrare vuota e priva di significato. 
Ma per quanto dolorose e vane possano sembrare le cose terrene e la vita, la vittoria sulla rovina definitiva, eterna e assoluta è nelle mani di Cristo (Lc 21,8-9). 
I discepoli e i fedeli di Cristo, quelli che hanno fondato e costruito la loro vita sulla Parola di Dio, possono far fronte a tutte le persecuzioni e trionfare su di esse, stimolati e fortificati dalla grazia di Nostro Signore. Di conseguenza, noi che crediamo in Dio, dobbiamo salvaguardare i valori umani che il mondo spesso calpesta. È nostro dovere proteggere questi valori e la dignità dell’uomo, perché è nostro fratello in Cristo. 
In mezzo al mondo che disprezza e irride i valori sacri dell’uomo e di Dio, dobbiamo difenderli e continuare a praticarli..
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25.11.2014 - Martedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario  - Anno pari - Rito Romano

24/11/2014

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25.11.2014 - Martedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli 
perché, collaborando con impegno alla tua opera 
di salvezza, 
ottengano in misura sempre più abbondante 
i doni della tua misericordia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 14,14-19)
È giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura.

Io, Giovanni, vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d’uomo: aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata. 
Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: «Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura». Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch’egli una falce affilata. Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature». L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Vieni, Signore, a giudicare la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. 

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

VANGELO (Lc 21,5-11) 
Non sarà lasciata pietra su pietra. 

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». 
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Preghiera dei fedeli
La Chiesa di Cristo è il segno posto da Dio come luce e orientamento per il cammino dei popoli. O Signore, aiutala ad adempiere sempre con fedeltà e coraggio la sua missione salvifica. Preghiamo:

Commento
Questo brano di Vangelo ci mostra che Gesù non è venuto per provocare la rovina completa del giudaismo. Infatti, la legge e i profeti gli rendono omaggio: i patriarchi di Israele (Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc.) hanno trovato in Dio la dimensione profonda della loro vita (Lc 20,27-40), la gioia dell’eternità, della vita che non ha fine. 
Tuttavia Israele si è chiuso nelle sue frontiere e non accetta la purificazione che Gesù gli propone (cf. Lc 19,45-48). Poiché il suo tempio è diventato una realtà terrestre, ha già cominciato ad avanzare verso la caduta (Lc 21,5-6): la sua distruzione è simbolo del modo con cui funziona questo mondo, ed è destinato a scomparire. 
Nonostante il suo splendore e tutto ciò che esso significa, il tempio di Sion porta in se stesso la prospettiva della morte. Quando si sarà prodotta la sua distruzione, quando sopraggiungerà la fine dei tempi, che ne sarà della morte? 
Gesù parla all’interno del tempio (Lc 19,47-48; 21,37-38). Da quel luogo con le sue parole divine egli supera tutto ciò che, come questo edificio, è soltanto realtà passeggera e ci conduce, ci trasporta verso la verità autentica e definitiva, cioè in altre parole verso l’eternità. Gesù attira la nostra attenzione sull’universalità di tutte le cose, l’universalità della storia. 
Così, dunque, dobbiamo essere attenti ai segni dei tempi, per mezzo dei quali Dio ci indica il cammino verso la vita che non ha fine, verso la gioia eterna.
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24.11.14 - SS. Andrea Dung-Lac e compagni - Memoria Rito Romano

23/11/2014

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24.11.2014 - Santi Andrea Dung-Lac e compagni
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

Nella regione del Tonchino, Annam e Cocincina – ora Vietnam – ad opera di intrepidi missionari, risuonò per la prima volta nel sec. XVI la parola del Vangelo. Il martirio fecondò la semina apostolica in questo lembo dell’Oriente. Dal 1625 al 1886, salvo rari periodi di quiete, infuriò una violenza persecuzione con la quale gli imperatori e i mandarini misero in atto ogni genere di astuzie e di perfidie per stroncare la tenera piantagione della Chiesa. Il totale delle vittime, nel corso di tre secoli, ammonta a circa 130.000. La crudeltà dei carnefici, non piegò l’invitta costanza dei confessori della fede: decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti a inenarrabili torture nel carcere e nelle miniere fecero rifulgere la gloria del Signore, «che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio» (M.R., prefazio dei martiri). Giovanni Paolo II, la domenica 19 giugno 1988, accomunò nell’aureola dei santi una schiera di 117 martiri di varia nazionalità, condizione sociale ed ecclesiale: sacerdoti, seminaristi, catechisti, semplici laici fra cui una mamma e diversi padri di famiglia, soldati, contadini, artigiani, pescatori. Un nome viene segnalato: Andrea Dung-Lac, presbitero, martirizzato nel 1839 e beatificato nel 1900 anno giubilare della redenzione da Leone XIII. Il 24 novembre è il giorno del martirio di alcuni di questi santi.

Colletta
O Dio, origine e fonte di ogni paternità,
che hai reso fedeli alla croce del tuo Figlio
fino all'effusione del sangue, 
i santi Andrea Dung-Lac e compagni martiri,
per la loro comune intercessione
fa' che diventiamo missionari e testimoni
del tuo amore fra gli uomini,
per chiamarci ad essere tuoi figli.
Per il nostro Signore ...

PRIMA LETTURA (Ap 14,1-3.4-5)
Recavano scritto sulla fronte il nome di Cristo e il nome del Padre suo.

Io, Giovanni, vidi: ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. 
E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. 
Essi sono coloro che seguono l’Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit: Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. 

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

VANGELO (Lc 21,1-4) 
Vide una vedova povera, che gettava due monetine. 

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. 
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Preghiera dei fedeli
Perché in questa nostra società consumistica, i cristiani siano esempio di sobrietà nell'uso del denaro e dei beni della terra. Preghiamo:

Commento
IL TESORO DEL TEMPIO COME RIVELAZIONE DELLA VERA FEDE

Tanti soldi per coprire la mancanza del tesoro del cuore.
Due spiccioli per esprimere la potenza del cuore nella fede.

Quanto sappiamo coprire la nostra poca fede con tante cose!
Con quelle poche cose, la vedova esprime ma sua tanta fede.

Il tesoro del tempio rivela l'attaccamento al tesoro del proprio io.
Il tesoro del tempio dovrebbe invece esprimere la disponibilità a Dio.

Il superfluo che viene gettato nel tempio viene notato dagli uomini.
Il necessario che entra nel tempio viene accolto e notato da Gesù.

Fede superficiale e non interessante espressa dalla ingente quantità.
Fede vera e sincera, interessante, espressa da pochi spiccioli.

Il tanto da parte degli uomini va a scapito di loro stessi e della fede.
Il poco della vedova va a favore di essa e Dio si rivela in quel poco.

Tempio osannato e profanato da cuore chiuso e ipocrisia di vita.
Tempio purificato e rispettato, segnato e sigillato da quel gesto in Dio.

DA UN LATO, I POTENTI PROPRIO COME IL TESORO DEL TEMPIO
DALL'ALTRO, LA VEDOVA CHE VALORIZZA IL CUORE DEL TESORO.
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23.11.2014 - SOLENNITA' di GESU' CRISTO RE DELL' UNIVERSO-CONCLUSIONE DELL'ANNO LITURGICO A - RITO ROMANO

21/11/2014

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VIA, LONTANO DA ME, MALEDETTI, NEL FUOCO ETERNO di padre Mariano Pellegrini

Siamo ormai giunti al termine dell'Anno liturgico e, quest'oggi, ultima domenica prima dell'Avvento, si celebra la festa di Cristo Re dell'universo. 

Questa celebrazione ci ricorda che noi apparteniamo a Gesù, apparteniamo a Lui completamente. Siamo suoi per creazione, perché tutto è stato creato per la sua gloria; e siamo suoi per redenzione, in quanto Lui ci ha salvati a prezzo del suo Sangue.

San Paolo, nella seconda lettura di oggi, afferma che «come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1Cor 15,22). Per la Redenzione da Lui operata, tutto è a Lui sottomesso e, attraverso Lui, tutto è sottomesso al Padre.

La prima lettura, per bocca del profeta Ezechiele, ci presenta questo re come un buon pastore che va in cerca delle sue pecorelle. Egli dice: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata» (Ez 34,16).

Questo buon Pastore sarà anche il nostro Giudice. Già il profeta Ezechiele ce lo fa comprendere con queste parole: «Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri» (Ez 34,17). Ma è soprattutto nel Vangelo di oggi che comprendiamo questa verità. La pagina dell'evangelista Matteo ci presenta la scena del Giudizio: «Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra» (Mt 25,32-33).

Su questa terra, il Regno di Dio è caratterizzato dalla compresenza dei buoni e dei cattivi, simboleggiati dalle pecore e dalle capre. Ma, con la morte, vi sarà la netta separazione: i buoni saranno tratti salvi, mentre i malvagi saranno condannati.

Il verdetto sarà inappellabile. Ai buoni, Gesù dirà: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo» (Mt 25,34); mentre ai malvagi, Egli dichiarerà: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,42). Di fronte a queste parole così chiare, voler negare l'esistenza dell'inferno eterno è come volersi arrampicare sugli specchi.
Colpisce un particolare, il più importante: saremo giudicati sulla carità. Gesù enuncia le opere di misericordia corporale: dar da magiare e da bere, dare ospitalità ai forestieri, vestire gli indigenti, visitare i malati e i carcerati. Questa non vuole essere certamente una lista completa. Quello che il Signore vuole farci comprendere è che Lui ricerca l'amore delle sue creature. Da parte nostra noi dobbiamo riconoscere Lui, presente nella persona del prossimo, soprattutto nei più bisognosi. Chi ama Dio non può disinteressarsi del suo prossimo. Quanto più ama Dio, tanto più egli riuscirà ad amare i propri fratelli.

Oltre alle opere di misericordia corporale vi sono anche le opere di misericordia spirituale, che sono molto più importanti, come quelle di pregare per i peccatori, di consigliare i dubbiosi, di richiamare gli erranti, ecc. Se queste opere sono più importanti, per quale motivo Gesù, nel brano del Vangelo di oggi, parla solo delle opere di misericordia corporale? Per farci comprendere che, anche praticando le opere spirituali di carità, noi, nella misura delle nostre possibilità, non possiamo disinteressarci dei bisogni materiali del prossimo. Per meglio dire, il cristiano deve portare Dio alle anime per mezzo della carità materiale. Così si proponeva di fare Madre Teresa di Calcutta. Ella certamente voleva sollevare i poveri dalle loro miserie, ma era soprattutto preoccupata per la loro sorte eterna. Ella voleva portare Gesù ai poveri, e si prefiggeva di farlo facendo loro pregare il Rosario. Queste due carità, quella materiale e quella spirituale, devono sempre andare insieme.

Dio non ci premierà per le opere buone che compiremo, ma per l'amore che avremo avuto nel compiere queste opere buone. Un'opera esternamente buona potrebbe essere svolta anche con sprezzante superbia, in tal caso essa sarebbe un'umiliazione che daremo al prossimo e non certamente un'opera di carità. La carità cristiana è quella che ci fa riconoscere Gesù nel prossimo, per amarlo e servirlo.

Per quale motivo, in questa festa di Cristo Re, la Chiesa ha scelto questo brano del Vangelo? Per farci comprendere che il Regno di Dio è un Regno d'amore e che in noi deve regnare la carità. Se, al contrario, ci faremo dominare dall'egoismo, e quindi dai vizi, ci allontaneremo sempre di più dall'eterna salvezza. Scriveva un antico autore: «Se vogliamo che Dio regni in noi, in nessun modo regni il peccato nel nostro corpo mortale».

Faremo regnare in noi il Signore con il pentimento e confessando sinceramente i nostri peccati al sacerdote. Sia questo il nostro proposito.
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