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La Liturgia di Domenica 29 Marzo 2020

29/3/2020

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V DOMENICA DI QUARESIMA - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
Viviamo questa quaresima in un modo del tutto diverso da ogni altra, a motivo delle precauzioni da assumere per contenere l'espansione del virus covid-19. In alcune parti del Paese non è possibile celebrare l'Eucaristia comunitaria e ascoltare insieme la Parola di Dio. Ciò può diventare uno stimolo per prenderci del tempo personalmente per leggere e meditare il Vangelo di questa domenica. 

​Il vangelo oggi è impegnativo! Quando dico impegnativo non voglio dire difficilissimo, ma è certamente una pagina che richiede più attenzione del solito perché qui Gesù, a una lettura veloce, sembra un superman dal momento che risuscita un uomo che è morto da quattro giorni e quindi... un morto morto!
In effetti l'evangelista Giovanni, nel suo Vangelo, non ci vuole presentare un Gesù con i super poteri ma un Gesù che, proprio perché in ascolto del Padre e in comunione con Lui diventa, per la gente del suo tempo e quindi anche per noi, un segno di vita nuova.
In realtà Giovanni, di segni, nel suo Vangelo, ne mette ben sette.
Sette, perché questo è un numero che nella Bibbia sottolinea la totalità, la perfezione. Sono tutti segni di vita importanti e necessari per capire cosa Gesù è e fa per ciascuno di noi. Per questo motivo, anche se in modo breve, ve li voglio elencare:
Il I° segno avviene alle nozze di Cana. Gesù cambia l'acqua in vino. Il vino è segno di festa, di amicizia, di Alleanza e Gesù, con questo segno, dice:" Io inizio un tempo nuovo, vi offro una alleanza nuova". Il termine nuovo qui non sta per dire qualcosa che prima non esisteva ma sta per indicare una Alleanza definitiva: quella tra Dio e il suo popolo, un'amicizia che nessuna cosa potrà cancellare, neppure il peccato dell'uomo.
Il II° segno è la guarigione del figlio del funzionario, un ragazzo gravemente ammalato. Al Padre di questo giovane, che si rivolge a Gesù per chiedere di guarirlo, Gesù offre una parola di speranza: "Tuo figlio vive", per dire che lui è venuto a dare un' idea nuova di vita, a dare novità all'esistenza umana e quindi anche alla nostra.
Nel III° segno Gesù guarisce un paralitico, uno che non poteva camminare. Anche questo è un bel segno che ci riguarda perché, a volte, anche noi siamo un po' come il paralitico: non camminiamo nel bene, nell'impegno, nel servizio, nel dono... l'incontro con Gesù ci aiuta a rimetterci in viaggio.
Il IV° segno è la condivisione del pane. Gesù vuole mostrare che quando si condivide ciò che si ha, anche se poco, si realizza un vero miracolo, si moltiplica quello che doniamo. Inoltre lui si presenta come il Pane che dona la vita. Di questo pane-dono noi ci nutriamo tutte le domeniche.
Il V° segno: Gesù cammina sulle acque. Le acque ci ricordano l'esodo, la liberazione. Gesù è colui che libera, che sa aprire la strada anche sul mare, proprio come ha fatto Dio per liberare il popolo di Israele e dargli un futuro nuovo, bello e pieno di vita.
Il VI° segno è la guarigione di un cieco. Ciechi si è per mancanza di vista ma anche perché non si vuole vedere o perché si è distratti. Gesù, per mezzo di questo segno, mostra che lui è la luce che illumina, che aiuta a vedere il vero volto del Padre e i bisogni dei fratelli più poveri.
Il VII° segno è proprio quello di questa domenica: la resurrezione di Lazzaro. Gli studiosi esperti di Teologia (studio delle cose che riguardano Dio) dicono che bisognerebbe usare il termine rianimazione di Lazzaro, perché il suo è un ritornare alla vita terrena (e poi sarebbe morto come ognuno di noi; invece la resurrezione di Gesù, e poi un giorno la nostra, è definitiva).
La storia di questo segno l'abbiamo appena ascoltata e la conoscete tutti.
Questi tre fratelli erano molto amici di Gesù e per questo motivo, quando Lazzaro si ammala gravemente, le sorelle lo mandano a chiamare perché venga a confortarlo.
Il Maestro però non va subito a Betania, ma si ferma qualche giorno prima di mettersi in cammino. Così, quando arriva, Lazzaro è già morto. Marta e la sorella Maria sono piene di dolore per morte del loro fratello, e Marta, presa dalla grande sofferenza, rimprovera Gesù dicendogli: "Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto! Anche se io so che risusciterà nell'ultimo giorno!".
Marta e Maria, in effetti, rappresentano il popolo di Israele con la sua storia, la sua fede, il suo dolore.
E qui, ragazzi, voglio allacciarmi alla prima lettura presa dal profeta Ezechiele che si collega molto bene a questo brano di Vangelo. Il popolo di Israele, infatti, conosce momenti di stanchezza, di sfiducia nei confronti di Dio, si allontana da lui e questo allontanarsi dalla vita gli dona la morte.
Il profeta viene portato proprio davanti a una grande pianura e lì ha una visione di migliaia e migliaia di ossa inaridite, ormai secche sotto il sole del deserto. Dio fa questa domanda al profeta: "Secondo te, queste ossa potranno rivivere?". Il profeta non sa rispondere e Dio gli dice di invocare lo Spirito perché doni vita nuova a quelle ossa aride.
Ma quelle ossa, in realtà, sono l'immagine di tutto il popolo di Israele che è scoraggiato, che è senza speranza, un popolo che sembra morto. Solo il Signore, con il suo Spirito, può risanarlo!
Gesù, dono del Padre è venuto quindi a mostrare un modo nuovo di pensare la vita che non finisce con la morte.
Penso che anche a qualcuno di voi o dei vostri amici sarà morto qualche parente caro, come un nonno o una nonna. E il fatto di non vedere più queste persone accanto a noi ci fa pensare che davvero non ci siano più, che siano proprio morte, cioè che non esistano più.
Non è così. Gesù oggi ci dice che lui è la Resurrezione e la vita e chi crede in lui, anche se muore, non morirà.
Voi mi direte: "Ma cosa vuol dire, come può essere questa cosa?".
Ve lo spiego subito.
Qualcuno di voi avrà avuto un fratellino o una sorellina, è vero?
Avete visto la pancia della mamma ingrossarsi sempre di più e, man mano che la pancia cresceva, avete visto i movimenti che il bimbo faceva.
Voi non lo vedevate ma lui era vivo, non lo sentivate piangere e neppure ridere, non lo potevate guardare mentre mangiava o dormiva eppure lui, nella pancia della mamma, faceva tutto questo. Viveva in un'altra dimensione. Tutti noi abbiamo vissuto in quella dimensione, cioè nella pancia della mamma. E quella vita lì è stata necessaria per vivere questa vita qui. E questa vita qui è necessaria per vivere un'altra dimensione di vita, quella definitiva, quella che non cambia più, che non muore più, quella che non conoscerà il limite del tempo (cioè gli anni che passano) e dello spazio (quello dei confini).
Può succedere anche a noi di vivere un po' scoraggiati, delusi, tristi.
Ad esempio, penso a tutte le regioni e i paesi colpiti dal terremoto, penso anche a tutte le persone che sono ammalate che non hanno speranza di guarire. Il Signore oggi dice a noi, come dice a Marta: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo? ".
Ognuno è chiamato a rispondere nel suo cuore a questa domanda di Gesù.
La vita che lui ci offre è una vita senza fine, una vita che ha dei passaggi come il parto di un bambino, proprio come la sua nascita.
La morte è un nuovo parto, solo un passaggio, che cambia il nostro modo di vivere.
La vita, ci dice oggi il Signore, è per sempre: questa è la bellissima notizia che Gesù ci offre.
Buona domenica!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso,  
perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità,  
che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi.  
Egli è Dio e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (Ez 37,12-14)
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete.

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio. 
 
SALMO RESPONSORIALE (Sal 129)
Rit: Il Signore è bontà e misericordia.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

SECONDA LETTURA (Rm 8,8-11) 
Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi. 

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. 

VANGELO (Gv 11,1-45) 
Io sono la risurrezione e la vita 

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

oppure:
VANGELO Forma breve (Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45)
Io sono la risurrezione e la vita 

In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
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La Liturgia di Domenica 22 Marzo 2020

21/3/2020

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IV DOMENICA DI QUARESIMA (LAETARE) - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA O ROSACEO
COMMENTO AL VANGELO
Viviamo questa quaresima in un modo del tutto diverso da ogni altra, a motivo delle precauzioni da assumere per contenere l'espansione del virus covid-19. In alcune parti del Paese non è possibile celebrare l'Eucaristia comunitaria e ascoltare insieme la Parola di Dio. Ciò può diventare uno stimolo per prenderci del tempo personalmente per leggere e meditare il Vangelo di questa domenica. 
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​DIO CI VEDE BENISSIMO

L'uomo è cieco, ma Dio ci vede benissimo. Nel nostro cammino di desertificazione Dio ribalta le prospettive: quelli che credono di essere degli illuminati sono avvolti nella tenebra, chi - come il cieco nato - è corroso dai sensi di colpa e dalla malattia, diviene discepolo perché oggetto della grazia di Dio.

La cecità del personaggio di oggi è la nostra cecità, la nostra incapacità nel credere, la nostra fatica a fidarci di Dio. Al tempo di Gesù, malgrado secoli di riflessione sulla sofferenza (Giobbe insegna), molti erano convinti che la malattia fosse una punizione divina. Ragionamento corretto e implacabile: se sgarri Dio ti punisce con la malattia, se nasci malato hanno peccato i tuoi e Dio ti punisce attraverso i figli. Ragionamento ineccepibile, ma Dio ne esce malino! Oggi, grazie a Dio, nessuna più pensa queste cose orribili (ah!ah!). Gesù scardina quest'opinione: il punito, il maledetto diventa discepolo, la cecità non è più limite ma apertura ad una dimensione più profonda, più luminosa della realtà stessa. L'abbandonato, il reietto giudicato (i malati non suscitavano compassione, se l'erano cercata!) è salvato, guarito, illuminato. Anche noi discepoli siamo chiamati a superare la cecità, ad essere accesi e illuminati dalla Parola che ci svela a noi stessi. L'uomo, così bravo a scoprire e usare le leggi della natura e del cosmo, ancora si vive come un Mistero irrisolto, si percepisce con profondità vertiginosa, non sa darsi risposta. Manchiamo di coscienza di noi stessi. Pur conoscendoci, non riusciamo a sondare tutti gli aspetti della nostra vita, del nostro carattere; Dio, allora, ci rivela a noi stessi. Con il dono della fede, Dio ci illumina la vita e diventiamo discepoli.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio  
operi mirabilmente la nostra redenzione,  
concedi al popolo cristiano  
di affrettarsi con fede viva e generoso impegno  
verso la Pasqua ormai vicina.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Sam 16,1.4.6-7.10-13)
Davide è consacrato con l’unzione re d’Israele

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. 
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». 
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. 
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore: 
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.    

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;    
il mio calice trabocca.    

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (Ef 5,8-14) 
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà. 

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».

VANGELO (Gv 9,1-41) 
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.

oppure:
VANGELO Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38)
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva. 

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
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La Liturgia di Domenica 15 Marzo 2020

14/3/2020

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III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
Viviamo questa quaresima in un modo del tutto diverso da ogni altra, a motivo delle precauzioni da assumere per contenere l'espansione del virus covid-19. In alcune parti del Paese non è possibile celebrare l'Eucaristia comunitaria e ascoltare insieme la Parola di Dio. Ciò può diventare uno stimolo per prenderci del tempo personalmente per leggere e meditare il Vangelo di questa domenica. 

Era mezzogiorno, doveva fare molto caldo, era deserto tutto intorno a Gesù. Poco distante, alcune case agglomerate facevano intendere vi fosse una cittadina. La zona era conosciuta dagli ebrei perché vi era un pozzo, detto di Giacobbe, importante per la tradizione giudaica. Ma siamo in Samaria, terra straniera e Gesù insieme alla sua comunità di discepoli sono in minoranza e potrebbero pure essere ospiti non graditi per i cittadini di Sicar, questo era il nome del villaggio.

In maniera del tutto inusuale si avvicina una donna samaritana al pozzo per attingere dell'acqua. A quell'ora una donna non vi si recava mai, non solo per la troppa calura ma soprattutto perché gli orari per farlo erano al mattino e alla sera, quando le donne erano tutte insieme. Chi sceglieva di andare "fuori orario" evidentemente non poteva fare diversamente perché rifiutato dal clan per esempio. Era il caso delle donne ritenute adultere, prostitute, poco fidabili.

Ancora più inaspettatamente Gesù le rivolge la parola per primo, attraverso una richiesta esplicita:"Dammi da bere" e poi si intrattiene con lei in un botta e risposta affascinante e coinvolgente.

L'evangelista ci tiene a specificare che i discepoli erano andati in città per cui Gesù e la donna erano da soli e questo cattura certamente l'attenzione di qualsiasi lettore che provi ad incarnarsi nel testo. I contenuti di questa conversazione sono densi e a tratti commoventi. La donna si racconta, si libera da filtri e si lascia incontrare e scavare dallo sguardo di Gesù. Ad interrompere la dolcezza di quel momento sono i discepoli che rientrati dal giro in città si "meravigliarono che parlasse con una donna".

Qui dobbiamo fare lo sforzo di entrare nella mentalità del tempo, altrimenti questa "meraviglia" rischia di passare inosservata invece è fondamentale nel testo.

Un Maestro che parla ad una donna samaritana faceva lo stesso effetto che potrebbe fare a noi oggi se vedessimo un prete, di notte, in strada con una prostituta. Come reagiremmo? Certamente dopo un primissimo scandalo che proveremmo poi prenderebbe corpo in noi una piacevole sensazione, una meraviglia, una gioia di chi vede un uomo di Dio spendersi con tutto se stesso.

I discepoli, tornati dalla città, videro Gesù e provarono meraviglia! Non si usa il termine scandalizzarsi ma proprio meraviglia! Erano quasi increduli tant'è che nessuno osò fiatare, quasi a volersi godere la scena, a non interrompere quel momento dove Gesù mostrava loro l'ennesimo volto del Padre suo che tutti accoglie.

In questo frangente cosa accade? La donna "lasciò la sua anfora e andò in città..." anche qui non dobbiamo rischiare di far passare le parole del testo senza prestare attenzione.

La donna lasciando l'anfora, lascia tutto se stessa. Nel testo ci sembra di leggere che quasi la dimenticò, tanto era presa da quell'ardore che l'incontro con Gesù le ha scaturito. Dimentica la cosa più preziosa, l'anfora che contiene l'acqua, ovvero la vita, perché lei l'acqua vera, la vita piena l'ha trovata davvero: Gesù!

Lasciamoci incantare da Gesù al pozzo della nostra vita. Proviamo a guardarlo e a pendere dalle sue labbra come lo sposo con la sua amata. Questa terza domenica di quaresima sia per noi tempo per chiudere gli occhi e sentire la carezza della sua Parola: lasciamo tutto e seguiamolo!.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene,  
tu ci hai proposto a rimedio del peccato  
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna;  
guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria  
e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe,  
ci sollevi la tua misericordia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Es 17,3-7)
Dacci acqua da bere.

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». 
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». 
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». 
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 94)
Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.    

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

SECONDA LETTURA (Rm 5,1-2.5-8) 
L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato. 

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. 
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

VANGELO (Gv 4,5-42) 
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. 

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
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