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La Liturgia di Domenica 28 Febbraio 2016

26/2/2016

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III DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA - ANNO C - RITO ROMANO
UN FICO… SECCO

La morte non è un avvenimento, ma un segno.
Il morire non è quello che vediamo accadere nei fatti della cronaca o nelle persone che ci lasciano: questo è solo un segno.
Un segno di qualcos'altro: la non conversione, il non dare frutto: questa è la vera e propria morte. La morte, ci dice il vangelo odierno, non è quella che vediamo, ma quella che soggiace a quello che vediamo: quella che non vediamo, ma molto più efficace: la morte della paura, della indifferenza, della non conversione, del non ascolto, del non dare frutti né di fede, né di speranza, né di carità.

* Che frutti sto donando nel mio percorso quaresimale?
* Che stile di vita sto intraprendendo all'inizio della mia giornata?
* Su quale aspetto della vita necessito di una conversione urgente per non essere un morto della fede, un fico secco e improduttivo?

Il richiamo alla tragicità degli eventi umani (crollo, terremoto, disastri vari,...) e alla improduttività di fronte alla presenza del Cristo rivela con chiarezza che c'è una morte in atto.

* E io, dove sto?
* Dove mi trovo ora nel cammino?
* Che strada adesso sto percorrendo?
* Che frutto sto cercando oggi di dare?

Perire sotto le macerie o essere un fico secco da tagliare: è questo che avviene in me se non scopro urgentemente che cos'è il frutto della mia conversione.
Forse mi accorgo che proprio di fronte alla Parola, io non so dare niente di quello che il Signore Gesù mi chiede osservandomi: niente, un fico secco!

* Di fronte al suo sguardo, qual è la mia risposta?
* Di fronte alla sua Parola, qual è la mia azione?
* Di fronte a me stesso, qual è la mia situazione?

"Conversione"
Una parola che risuona e rimbomba nell'universo della fede, e la sconvolge, facendo crollare le ipocrisie, le abitudini della superficialità, le superficialità di una fede non attuata nella vita, le preghiere senza lo spirito dello Spirito, il culto che non raggiunge mai il cuore...tutto crolla come quella torre del Vangelo, e io rischio di morirci sotto.
Una parola, la conversione, che è attuazione precisa, netta e decisa della recisione operata dalla scure posta alla radice, cioè al profondo della mia scelta di seguire o no il Cristo, di convertirmi a Lui o di ritrovarmi reciso dalla sua vita, con in mano il destino del fico secco, cioè di me stesso inaridito e destinato all'unico destino sicuro: la morte. Specchiandomi nel fico secco ritrovo allora l'importanza del mio vivere.

LETTURE DELLA DOMENICA
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Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Es 3,1-8.13-15
Io-Sono mi ha mandato a voi.

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. 
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele». 
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». 
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 102
Rit. Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

SECONDA LETTURA - 1Cor 10,1-6.10-12
La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

VANGELO - Lc 13,1-9
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
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