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5.7.2015 - XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO

4/7/2015

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UN PROFETA NON E' DISPREZZATO, SE NON NELLA SUA PATRIA 
di Padre Mariano Pellegrini

Le letture di questa domenica ci fanno riflettere sul dovere che abbiamo di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica, e sulle tristi conseguenze che derivano dalla nostra chiusura di cuore. Di questa chiusura parla sia la prima lettura che il Vangelo. Innanzitutto la prima lettura: Dio invia il profeta Ezechiele con queste parole: «Io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me […] Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito» (Ez 2,3-4).

Questa durezza di cuore la ritroviamo nel brano del Vangelo che narra della predicazione che Gesù fece alla sinagoga di Nazareth, la sua patria. I nazaretani non ascoltarono la parola del Signore e si meravigliarono di come poteva essere che Gesù avesse una tale sapienza. Rimasero stupiti, ma non si convertirono: l'avevano visto crescere e vivere umilmente, l'avevano visto lavorare come falegname senza alcun segno di grandezza, e non vollero accogliere la sua parola.

Senza volerlo, gli abitanti di Nazareth ci offrono la più preziosa testimonianza della vita nascosta di Gesù. Furono trent'anni di vita normalissima, fatta di tante azioni ordinarie e ripetitive. Durante quei trent'anni, Gesù santificò il lavoro e si guadagnò il pane con il sudore della sua fronte. Durante quei trent'anni, il nostro Maestro divino visse sottomesso a Maria sua Madre, servendola e proteggendola, soprattutto dopo la morte di san Giuseppe.

Alla luce di questo esempio così luminoso, cerchiamo di apprezzare anche noi la vita di ogni giorno, il lavoro assiduo, il dovere quotidiano, le mille azioni forse monotone che si ripetono sempre uguali. Sarà proprio conducendo questa "vita nascosta" che anche noi ci santificheremo, come hanno fatto tanti nostri fratelli e sorelle, sconosciuti ai più, ma che un giorno conosceremo.

Comprendiamo anche noi che la santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel compiere le azioni ordinarie straordinariamente bene, proprio come ha fatto Gesù in quei lunghi anni di vita nascosta. Questa fu la vita di Maria Santissima, una vita che non si distinse per miracoli e predicazioni, ma unicamente per il suo ardente amore a Dio e al prossimo.

Per Gesù venne poi il tempo della predicazione e dei miracoli, ma a Nazareth non lo vollero accogliere, tanto che il Signore proruppe in questa amara constatazione: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6, 4). Il testo del Vangelo dice addirittura che gli abitanti di Nazareth si scandalizzarono a motivo di quella predicazione inaspettata.

La cosa più brutta fu che il Signore non poté compiere nessun prodigio, se non qualche guarigione, evidentemente concessa a qualche anima umile che aprì il suo cuore alla grazia di Dio (cf Mc 6,5). Gesù si meravigliò della incredulità dei più, e andò a predicare in altri villaggi.

Da questo episodio impariamo una triste realtà: la nostra mancanza di fede paralizza in un certo senso l'Onnipotenza di Dio. Spesso anche per noi Gesù non può compiere grandi cose, proprio a motivo della nostra incredulità.

Vogliamo dunque rinnovare la nostra fede e chiedere al Signore che la dilati sempre di più.

Un giorno Gesù disse a santa Faustina che pregare è un po' come attingere acqua da un pozzo. Quanto più il secchio è grande, tanto più abbondante sarà l'acqua che si riuscirà ad attingere. Ebbene, il pozzo simboleggia il Cuore di Gesù, la fune raffigura la nostra preghiera, e il secchio rappresenta la nostra fiducia: quanto più la fiducia è grande, tanto più numerose saranno le grazie che riceveremo dal Cuore sacratissimo del nostro Redentore.

Quando la nostra preghiera è fiduciosa diventa molto potente e può ottenere tutto ciò che è veramente utile. Per questo motivo, san Claudio de La Colombiere affermava che la preghiera è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Per questo motivo, san Massimiliano Maria Kolbe scriveva: «Sii un'anima di preghiera e di umiltà, e vedrai anche i miracoli, se sarà necessario». La nostra preghiera sarà sempre ascoltata nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.

Letture della Domenica

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Colletta
O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

Oppure:  

O Padre, togli il velo dai nostri occhi e donaci la luce dello Spirito, perché sappiamo riconoscere la tua gloria nell’umiliazione del tuo Figlio e nella nostra infermità umana sperimentiamo la potenza della sua risurrezione.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Ez 2,2-5)
Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.

In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 122)
Rit: I nostri occhi sono rivolti al Signore.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi. 

SECONDA LETTURA
 (2Cor 12,7-10) 
Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. 

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. 
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». 
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

VANGELO
 (Mc 6,1-6) 
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria. 

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

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