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LA CARROZZA VUOTA

30/3/2015

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Un mattino, mio padre mi invitò a fare una passeggiata nei boschi e io accettai con piacere.

A un certo punto si fermò e, dopo aver ascoltato in silenzio, mi chiese: - Oltre agli uccelli che cantano, che cosa senti? 

Aguzzai le orecchie, rimasi in ascolto per qualche istante e risposi:
- Una carrozza che passa sulla strada.
- Esatto - disse mio padre. - Una carrozza vuota.
- Coma fai a sapere che è vuota se non la vedi? - chiesi io.
- A causa del rumore. Più una carrozza è vuota e più fa rumore.

Oggi, quando sento una persona che parla troppo, che interrompe gli altri, che parla solo lei, tronfia per quello che dice, prepotente e insensibile nei riguardi degli altri, sento la voce di mio padre che mi dice: ''Più una carrozza è vuota e più fa rumore''.
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NON ABBANDONARE MAI LA STRADA VECCHIA PER LA NUOVA

23/3/2015

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C’era una volta un uomo e una donna che vivevano nella parrocchia di Llanlavan.
In quel periodo era molto difficile trovare lavoro, così il marito, che si chiamava Ivan, decise di andare a cercare lavoro nei paesi vicini.

Si accomiatò da sua moglie e si mise in viaggio verso oriente, finché arrivò alla casa di un fattore al quale chiese di poter lavorare.

I due si accordarono per tre lire all’anno e, trascorso questo tempo, ilfattore si presentò con il salario.
“Ecco il tuo salario ma non te lo darò perché ti darò un consiglio molto più prezioso”.
Ivan, che era un uomo giusto, vista l’insistenza del padrone si fidò di lui e si fece dire il buon consiglio.
“Non abbandonare mai la strada vecchia per una nuova”.

Il secondo anno si presentò la stessa situazione e Ivan decise nuovamente per il consiglio.
“Non dormire mai in casa di un vecchio maritato con una giovane donna”.

E il terzo anno: “L’onestà dura a lungo”.
Alla fine del terzo anno decise di tornare a casa, perché soffriva molto la nostalgia per sua moglie.

Salutò il mercante e intraprese la strada di ritorno.

Cammina e cammina, incontrò un gruppo di mercanti che lo invitarono a seguirli per una nuova strada che portava al paese ma Ivan, memore del primo consiglio del buon fattore, decise di rimanere sulla strada vecchia.
Infatti i mercanti furono presto assaliti da un gruppo di briganti ma Ivan, sentite le loro urla, andò a salvarli.
Eternamente riconoscenti, i mercanti si rimisero in viaggio sulla strada nuova mentre Ivan riprese la sua via.

Si incontrarono nuovamente al paese presso la locanda: “Oh Ivan, ti siamo debitori! Rimani con noi e pagheremo per te, sei il benvenuto!”.
E Ivan: “Voglio conoscere prima chi è l’oste”.
“Ma Ivan, non ti preoccupare, non è un oste, è una ostessa, suo marito è vecchio e sta sempre in cucina”.
“Mi dispiace, amici, preferisco dormire nella pensione a fianco” disse Ivan, ricordandosi delle parole del buon fattore.
E infatti quella notte l’ostessa aveva deciso di uccidere il marito e di far ricadere tutta la colpa sugli ospiti ma, fortunatamente, la stanza dell’oste confinava con quella di Ivan che, attraverso un forellino, vide tutto e poté scagionare i mercanti e incolpare l’ostessa.

Dopo tutte queste avventure, finalmente arrivò a casa dalla moglie.
“Sei proprio arrivato in tempo, ho appena trovato una borsa piena d’oro del Conte. Tu cosa ne faresti?”.
Decisero insieme di restituirla, andarono al castello ma, quando bussarono, il servo disse che il Conte era assente e quindi consegnarono a lui la borsa.

Dopo qualche giorno giunse a casa di Ivan il Conte in persona, perché durante una partita di caccia aveva molta sete e la moglie gli chiese se avesse ricevuto la borsa piena d’oro.
“Di quale borsa sta parlando?!” chiese il conte.
“Doveva proprio essere la vostra, l’abbiamo lasciata tempo fa al vostro servo!”.

Così il Conte scoprì il furto del suo servo e, cacciatolo, prese a lavorare presso di lui Ivan e sua moglie.
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LA POZZANGHERA E IL SOLE

21/3/2015

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C'era una volta una piccola pozzanghera. 
Era felice di esistere e si divertiva maliziosamente quando schizzava qualcuno con l'aiuto di un'automobile. 
Aveva paura solo di una cosa: del sole. "E' la morte delle pozzanghere", pensava rabbrividendo.

Un poeta che camminava con la testa sognante finì dentro alla pozzanghera con tutti e due i piedi, ma invece di arrabbiarsi fece amicizia con lei.
"Buongiorno" disse, e la pozzanghera rispose: "Buongiorno!".
"Come sei arrivata quaggiù?" chiese il poeta.

Invece di rispondere la pozzanghera raccolse tutte le sue forze e rispecchiò la volta celeste. 

Parlarono a lungo del Grande Padre, la pioggia, e del fatto che la pozzanghera aveva tanta paura del sole. 
Il buon poeta volle farle passare quella paura. 
Le parlò dell'incredibile vastità del mare, del guizzare dei pesci e della gioia delle onde. 
Le raccontò anche che il mare era la patria e la madre di tutte le pozzanghere del mondo e che la vita della terra e del mare era dovuta al sole. 
Anche la vita delle pozzanghere.

La sera abbracciò il poeta e la pozzanghera ancora assorti nel loro muto dialogo. 

Alcuni giorni dopo, il poeta tornò dalla sua umida amica. 
La trovò che danzava nell'aria alla calda luce del sole. 
La pozzanghera spiegò: "Grazie a te ho capito. 
Quando il sole mi ha avvolto con la sua tenerezza, non ho più avuto paura. 
Mi sono lasciata prendere e ora parto sulle rotte delle oche selvatiche che mi indicano la via verso il mare. Arrivederci e non mi dimenticare”. 

Bruno Ferrero)

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