Cominciai a frequentare l'ospedale infantile e mi appassionai per l'onco-pediatria.
Vissi nella mia carne i drammi dei miei piccoli pazienti, innocenti vittime del cancro.
Fino al giorno in cui un angelo entrò nella mia vita.
Il mio angelo venne sotto la forma di una bambina di 11 anni.
Fu sottoposta per due lunghi anni a diversi trattamenti, manipolazioni, iniezioni e grandi sofferenze, che coinvolgevano programmi di chemio e di radioterapia, ma non vidi mai il mio piccolo angelo tremare. La vidi piangere spesso: vidi pure paura nei suoi piccoli occhi, ma questo è umano.
Un giorno, giunsi presto all'ospedale e vi trovai il mio angelo solo nella sua stanzetta.
Le chiesi di sua madre.
La risposta che mi diede, ancora oggi non riesco a raccontarla
senza riprovare una profonda emozione.
«Dottore», mi disse, «spesso la mia mamma esce dalla stanza per piangere, nascosta nei corridoi.
Quando io morirò, credo che rimarrà con molta nostalgia.
Ma io non ho paura di morire. lo non sono nata per questa vita».
Le chiesi: «Che cos'è la morte per te?».
«Guarda, dottore, quando siamo piccoli, spesso,
vogliamo dormire nella camera dei nostri genitori e,
al mattino, ci svegliamo nella nostra camera, vero ?».
«Sì. è vero», risposi.
E lei:«Un giorno andrò a dormire e mio Padre verrà a cercarmi e mi sveglierò nella sua casa.
Quella sarà la mia vera vita».
Rimasi impietrito, non sapevo che dire.
Sorpreso dalla maturità e dalla visione spirituale di quella bambina.
«E mia madre resterà con più nostalgia» aggiunse.
Emozionato, trattenendo le lacrime, chiesi: Che cosa significa per te "nostalgia", bimba mia?».
«Nostalgia è l'amore che rimane».
Oggi, a 53 anni, sfido chiunque a dare una miglior definizione,
più diretta e semplice della parola nostalgia:
è l'amore che rimane e non si allontana!
Che bello che esista la nostalgia, l'amore che rimane per sempre...