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IL POLYAMORE E L'ANARCHIA SESSUALE

11/12/2022

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di Danilo Bevilacqua

​Una volta (tipo fino all'altro ieri) c'erano le coppie promiscue, o quelle in cui l'uno o l'altro coniunge si faceva prendere dalla fregola sessuale e sviluppava la tendenza a tradire il proprio partner con rapporti occasionali una tantum o reiterati o, peggio, mettendo in piedi relazioni adulterine durature. Coppie che andavano in crisi, coppie che si riconciliavano, coppie che saltavano, con tutto il loro coté di sofferenza e rancore, talvolta immarcescibili, specie quando di mezzo c'erano i figli.
Da qualche anno, collettivi bolognesi di gente coi capelli blu hanno deciso che tutto quello che prima faceva problema per una normale coppia monogama in realtà si può fare, anzi, si dovrebbe, perché sarebbe un gesto etico e politico. Seguire le sublimi traiettorie del proprio cazzo/figa alla ricerca di chiavatine estemporanee nella violazione del patto di corresponsabilità e cura che la relazione monogama comporta, da oggi non è più un problema: essere stronzi o zoccole oggi lo chiamiamo POLYAMORE, e quello che prima suscitava scrupoli morali, oltre che serie conseguenze materiali, adesso è anarchia relazionale: un colpo al cerchio e uno alla botte, con una sola manovra ti ho sdoganato il disimpegno, l'irresponsabilità, la scarsa considerazione dell'altro, l'egoismo, il narcisismo, l'erotomania e quant'altre schifezze e ti ci ho pure passato sopra uno spesso velo di vernice cromata che non solo queste cose te le depenalizza moralmente consentendoti di sputtaniare o porcheggiare in giro, ma ti dà pure uno statuto da guerriero anti-sistema delle sacerrime istanza progressive.
Scopicchiare in giro adesso è un atto politico di manomissione delle strutture oppressive di una società veteropatriarcale che genera orizzonti normativi soffocanti e liberticidi organici ad un potere che riproduce le proprie inique meccaniche impedendo di scoparmi il tipo troppo bono nel cesso del bar.
La coppia poliamorosa (perché poi, sempre da una struttura diadica si deve partire, e a cui inevitabilmente si torna, ops) racconterà se stessa come di un'entità emotivamente e intellettualmente così evoluta che la gelosia e tutti quegli orrori che allignano preso l'orrida e stolida coppia monogama sono svaniti da mo, che "tra noi vige un patto assai più puro e autentico di quello finto e ipocrita che lega le coppie monogame, che siamo in grado di gestire le più annose crisi e la più laocontica complessità con la forza dirompente ed etica del superpolyamore yeah"; il poliamoroso ti dirà che l'amore e la forza fondamentale dell'universo, una potenza circumradiante inarrestabile che non può e non deve essere imbrigliata in una struttura rigida ma deve potersi esprimersi ed espandersi generando consapevolezza e bellezza; sembra non sospettare neppure lontanamente che quello che dice è contradditorio, giacché se l'amore è una forza fondamentale e totalizzante di tipo qualitativo, la sua più libera espressione non richiede estensioni quantitative e reduplicazioni infinite, ma si può al contrario realizzare autenticamente solo secondo un patto di solidarietà sponsale che sta in piedi esclusivamente in una relazione monogama sana, cioè la forma più semplice in cui la dimensione non quantitativa dell'amore si invera, adattandosi senza forzature alla struttura relazionale diadica.
In realtà questa è gente che non trova pace e deve fare i giochini, le pazzielle, anche a 40 anni e più, e ha bisogno di alibi per fare le proverbiali zozzerie davanti agli altri senza che la gente arricci il naso.
Per tacere dello strutturale sbilanciamento interno alle dinamiche poliamorose in cui è tendenzialmente la donna a redistribuire i propri favori e organizzare la vita pratica della coppia poliamorosa e il maschio è, prevedibilmente, ridotto ad un cicisbeo che echeggia il più delle volte i decreti supremi della padrona (che cazzo di poliamore deve fare il maschio medio, è già tanto se nella vita, stanti le attuale regole del mercato affettivo-sessuale, ha trovato una donna disposta a prendersi vagamente cura di lui).
E insomma con questo poliamore io posso finalmente autoassolvere le mie velleità orgasmiche post-adolescenziali e la mia immaturità indisponibile a costruire un progetto di vita basato sulla fondamentale solidarietà di coppia e raccontarmi che sto pure facendo la rivoluzione; posso prolungare fino a sopraggiunta essiccazione delle mucose vaginali o ritiro definitivo del membro un comportamento sessuale promiscuo, un'affettività bizzosa, capricciosa e superficiale immaginando che ad ogni mio passo mi squilli intorno la marcetta vittoriosa e solenne dell'impegno politico contro il Moloch patriarcal-capitalista.
Con la fregnaccia del polyamore posso, in definitiva, contrabbandare il disimpegno per impegno, l'immaturità per maturità, l'irresponsabilità per responsabilità, l'individualismo per altruismo solidale, in un gioco di commutazioni e rovesciamenti nel quale, in ultimo, reperiamo la cifra più distintiva della contemporaneità: il pervertimento dell'ordine delle cose, l'inversione di bene e male - dichiarati, ovviamente, inesistenti in sé - e la menzogna elevate a sistema di produzione dei rapporti materiali e immateriali.
Una cifra che va sempre più perfezionandosi e sofisticandosi, gemmando i dispositivi, le pratiche e le narrazioni più disparate, e in cui in gioco c'è sempre la stessa cosa: la verità contro la menzogna, il bene contro il male, ma secondo una formula che contrabbanda oscurità per luce, una formula che genera il tipo di tenebra più pericoloso, quello vestito di luce, invisibile, insospettabile, vorace come un buco nero
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