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IL PROBLEMA NON E' CHE...

28/8/2015

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l problema NON è che Francesca Pardi, abituata a mistificare la realtà per giustificare propri desideri, abbia mistificato la realtà per giustificare propri desideri. 

Il problema NON è che Francesca e tutto il cuccuzzaro abbia strumentalizzato una risposta privata per far dire al Papa ciò che voleva che il Papa le dicesse.

Il problema NON è che Francesca e tutto il cucuzzaro abbia trovato una cassa di risonanza esagerata sui vari Corsera etc.

Il problema NON è che se a ore dalla smentita (prima su Tempi, poi su Aleteia direttamente dalla Pardi) ora ufficiale ufficialissima sotto gli occhi di tutto, i quotidiani online non correggono l'articolo.

Il problema in questa storia, agli atti, non c'è: un boomerang.

Ora questi signori dovranno impegnarsi con tutti loro stessi per ripetere "ah, ma sti cavoli del Papa" dopo aver urlato tutta la mattina "se il Papa è con noi, chi è contro di noi!"

Il problema in questa storia NON c'è: 
che è successo? Il nulla storico!

Il problema in questa storia NON c'è se la Chiesa ha ribadito ancora un volta e inequivocabilmente la propria ragionevole ragione sul gender, se proprio vogliamo aggiungere la novità. 

Quindi tutto apposto, rewind?
No.

Il problema c'è , ma è un altro: tanti stamattina siamo impazziti perchè abbiamo creduto a ciò che ci propinava una Francesca Pardi qualunque, abituata a mistificare. 

Sono rincorse domande (stamattina quando ho aperto il cell c'erano talmente tanti messaggi che ho tremato pensando fosse accaduta veramente una tragedia tragediosa!) allarmanti scaenate da articoli di Corsera et all, abituati a mistificare. 

Il problema c'è, ma è un altro: fra un mese e spicci, inizia il Sinodo sulla famiglia, e se questa è la nostra reazione ad ogni puttanata che faranno dire alla Chiesa per comodità, non sarà un tempo facile. 

Anzi. 

Abbiamo fiducia nello Spirito Santo e nel Vicario di Cristo Papa Francesco!!

Non prevalebunt
Immagine
La nota diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede, sulla risposta inviata dalla Segreteria di Stato a nome del Santo Padre Papa Francesco, alla Signora Francesca Pardi:
Ecco la sequenza dei fatti:

Questa mattina, 28 agosto, vigilia dell’ultimo week-end vacanziero, la macchina ha puntato al bersaglio grosso e ha indotto il Corriere della Sera (versione online) a un titolo da bufala dell’anno: “Papa Francesco scrive all’autrice dei libri gender. “Vai avanti”. Ormai non passa giorno in cui la macchina della propaganda Lgbt non si inventi un “nemico” da abbattere nel segno dell’anti omofobia e una storiella da bulli del mainstream per saturare l’aria del solito messaggio intollerante, ed esibizionista.



In tarda mattinata, il numero due della Sala stampa vaticana, padre Ciro, ha confermato i dubbi sull'argomento: «Come è noto, non è affatto singolare e, anzi, è di prammatica che la segreteria di Stato risponda alle missive inviate al Papa. È un adempimento di routine, ma è da escludere che nel cortese invito ad “andare avanti” ci sia un incoraggiamento alla teoria Lgbt. Tra l’altro, nella lettera si invita – testuale – “alla diffusione degli autentici valori umani e cristiani”. Aggiungo che il Santo Padre ne ha parlato chiaramente e diffusamente in più occasioni e il suo giudizio, a quanto ci risulta, resta immutato. Cito dal discorso del 15 aprile scorso all'udienza generale in piazza san Pietro: “Per esempio mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro”. E ancora: “La rimozione della differenza è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare è una cosa seria, e lo per tutti, non solo per i credenti”. E in conclusione: “Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo”. Ripeto: non è vero niente dell’interpretazione della lettera messa in circolazione. E quanto alla benedizione impartita mi sembra inutile che le ricordi che è data alla persona non a una teoria» 

Certamente diranno a sgarciagola che la teoria gender non esiste… Dopo di che, come direbbe Woody Allen, “Provaci ancora Sam”. E raccontatene un’altra Pardi&C.

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LA FATWA DI ELTON JOHN

18/8/2015

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Chi tocca la teoria del gender muore. E lui, Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, oltre ad aver scippato alla sinistra un feudo storico, non ci ha pensato un attimo, una volta eletto, a sfidare l’«inesistente» ideologia dando disposizioni affinché fossero ritirati dalle scuole dell’infanzia quei libri che sono la quintessenza del gender, e che vorrebbero rieducare i più piccoli all’insegna dell’esistenza di molteplici modelli familiari e di papà e mamma come un’alleanza educativa fra le tante. E’ per questa ragione che s’è attivato nientemeno che Elton John emettendo una fatwa via Instagram con la quale ha fatto sapere ai seguaci che «la meravigliosa Venezia sta indubbiamente affondando, ma non tanto rapidamente quanto il bifolco e bigotto Brugnaro».

Capito? Per il solo fatto di ritenere che il primato educativo sui figli spetti ai genitori, e che il contrasto al bullismo con genitore 1 e genitore 2 non c’entri nulla, il sindaco di Venezia sarebbe «bifolco e bigotto». E’ il “metodo Barilla”, sempre lo stesso: dissenti dal Pensiero Unico e sei mediaticamente finito; per maggiori informazioni chiedere a Barilla o a Domenico Dolce, anche lui a suo tempo maledetto da Elton John e giunto in queste ore a scusarsi affidando l’abiura alle pagine di Vogue e precisando che non voleva «offendere nessuno». Le “cattivissime” affermazioni dello stilista le ricordiamo tutti – «Non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre» (Panorama, Anno LIII – n.11 (2547), 18.03.2015, p. 60), osò dire –, e così dopo cinque mesi, tardivo ma chiaro, il suo pentimento è arrivato.

Il punto è che Luigi Brugnaro, per i gendarmi del Pensiero Unico, per certi versi è perfino peggio dell’adesso redento Dolce: perché sindaco di una città fra le più belle del pianeta e perché, dicevamo, si è smarcato coi fatti e coi provvedimenti infischiandosene, non appena ha potuto, della giostra arcobaleno. Del resto, il fatto che si sia mosso, ruggendo forte e chiaro, un pezzo da novanta come Elton John – servilmente presentato al Tg1 serale come «papà di due figli avuti dal compagno David» (dunque gli uomini partoriscono: questa sì che è una notizia!) – è indicativo di quanto un certo mondo a prima vista tutto baci e abbracci tema il dissenso di un realtà istituzionale nella quale, anche in Italia, fra politici e magistrati ha pedine potentissime.

Chi quindi pensa che il sindaco di Venezia combatta su questo una battaglia giusta farebbe bene a dirlo, a scriverlo, ad urlarlo forte prima che l’uomo non si senta solo e non alzi, pure lui, bandiera bianca. Occorre ricordare a Brugnaro che le sue posizioni saranno pure da «bifolco e bigotto», ma sono genuino pensiero di popolo – il caro vecchio buon senso  – e non pallino di club come quello portati avanti dalla consigliera progressista che la scorsa legislatura ha promosso la diffusione dei testi in salsa gender salvo poi, alle elezioni, non spingersi oltre un penoso 0,71%. Perché i cittadini italiani, di genitore 1 e genitore 2, famiglie multicolor e uteri affittati, non vogliono sentir parlare: è così, è una realtà che neppure i soldi di Elton John possono cambiare. Forza, dunque: siamo tutti bifolchi e bigotti, siamo tutti Brugnaro.

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SI AMA DAVVERO UNA PERSONA QUANDO SI RICONOSCE LA SUA NATURA E IL SUO FINE ULTIMO, ALTRIMENTI NON E' AMORE

15/8/2015

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Si ama davvero una persona quando si riconosce la sua natura e il suo fine ultimo, altrimenti non è vero amore
di Benedetta Frigerio


«"Amor, ch'a nullo amato amar perdona". È questa la menzogna su cui si fonda la recente sentenza della Corte Suprema americana». Spiegando il verdetto federale che ha fatto dei rapporti omosessuali un diritto costituzionale pari al matrimonio, Anthony Esolen, fra i traduttori inglesi più noti della Divina Commedia di Dante Alighieri e professore di letteratura inglese al Providence College di Rhode Island, non può che tornare «all'inganno antico di cui parla Francesca nel canto V dell'Inferno».

Professore, lei ha scritto che l'amore omosessuale «non è amore, ma odio». Cosa intende?

Ho ripreso un'espressione del poeta Edmund Spenser. Si tratta del falso amore esclamato da Francesca nell'Inferno: «Amor, ch'a nullo amato amar perdona», per cui al vero amore sarebbe impossibile resistere, deve per forza essere contraccambiato. Perché Francesca lo afferma? Perché vuole scaricare la sua responsabilità sulle circostanze («galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse»), negando che la natura umana ci rende esseri liberi dotati di ragione. Ma se si negano la ragione e la libertà, anche la differenza fra la passione, l'attrazione, l'istinto e l'amore scompare. L'amore, infatti, implica il riconoscimento di uno scopo a cui si può scegliere di aderire o meno: si ama davvero una cosa quando si riconosce la sua natura e il suo fine ultimo e lo si rispetta, usandola per il suo scopo. Allo stesso modo, si ama una persona quando si agevola il suo cammino verso la meta per cui è stato creato. Per questo un uomo che vuole sposare un uomo non lo ama, ma lo odia. La natura dell'uomo, infatti, ha il suo compimento nel rapporto con la donna. Persino la biologia dimostra che l'uomo e la donna sono fatti per unirsi e diventare una carne sola. Perciò, dicendo che quella omosessuale è un'attrazione irresistibile, si giustifica, come fa Francesca, il proprio egoismo narcisista usando l'altro secondo le proprie voglie. Al contrario, Beatrice si muove verso Dante non per portarlo a sé, ma per condurlo in Paradiso: a conoscere il suo Creatore, Colui per cui Dante è fatto e in cui solo può trovare la sua piena realizzazione.

Chi ci rimette in questa interpretazione dell'amore come forza irresistibile e irrazionale?

Come dice il Papa nell'enciclica Laudato si', siamo abituati a guardare le cose come materia da manipolare a nostro piacimento. Parliamo dei bambini come fossero cose, fino a teorizzare che sia giusto usarli come strumenti da indottrinare al fine di cambiare le idee dei loro genitori e quindi della società bigotta. Se invece li guardassimo con onestà, ci accorgeremmo della loro innocenza, che ci avvicina al divino, da contemplare e da proteggere come un valore. E così, al posto di usarli, li serviremmo, sacrificando i nostri istinti in loro favore. Se non cerchiamo di conoscere, se non ci facciamo delle domande sull'essere e sul suo significato tradiamo, oltre che gli altri, la nostra stessa natura razionale trasformandoci in esseri capaci delle follie peggiori.

Lei ha scritto che oggi c'è confusione anche sul riconoscimento di ciò che è evidente e questo perché abbiamo perso la capacità di usare la coscienza. Cosa intende?
La rivoluzione sessuale ci ha convinti che importa solo quello che vuole il soggetto, indipendentemente dal discernimento sulla bontà del suo desiderio e sulle conseguenze che ha sugli altri. Così la Corte Suprema, schiava di un concetto astratto di amore e di diritto, ha emesso una sentenza in cui l'amore concreto, il diritto naturale e il bene comune sono soppiantati dal potere dei giudici e dall'individualismo.

Perché l'uomo non usa più la ragione per conoscere la realtà?

La ragione non viene più usata perché manca un'educazione, un allenamento alla bellezza. Siamo facilmente ingannati dai media e finiamo per accontentarci. Abbiamo perso la capacità di immaginare, come dice C. S. Lewis che spiegava che se la ragione è l'organo della verità, l'immaginazione è quello del significato. In altre parole, non riusciamo a comprendere il vero significato di una parola, "amore", senza un'immagine collegata ad essa. Il mondo ci fornisce immagini dell'amore riduttive. Per questo il potere odia la tradizione che, al contrario, ci fornisce immagini alte. Abbiamo sostituito Shakespeare con una svilente educazione sessuale.

Basta Shakespeare?

Ci credo perché l'ho visto con i miei studenti. Mi spiego con un esempio: i personaggi femminili di Shakespeare sono così puri, pieni di grazia e belli da suscitare ammirazione in chi legge. Lo stesso accade di fronte all'amore vissuto e descritto da tanti altri poeti e letterati. I giovani desiderano ancora l'amore vero, ma non lo sanno finché non scoprono cos'è. Finché, come dice appunto Lewis, non hanno davanti un'immagine che esemplifichi che cosa significhi adorare e rispettare l'amato. Ho visto giovani ispirati dalla letteratura e dalla poesia.

Basta davvero solo un libro?

Certamente, se i giovani non incontrano persone che incarnano l'amore vero faranno più fatica a convincersi che sia ancora possibile amarsi così. Per questo bisogna continuare a dire la verità sull'amore e, nello stesso tempo, occorre viverla. Noi cristiani dobbiamo cambiare. E fare, come i primi di noi, che non divorziavano, che non uccidevano i loro figli, che soccorrevano i deboli e gli anziani. In una parola dobbiamo amarci davvero. I pagani vedendoli si convertivano. Sarà una lotta non senza travaglio, perché veniamo da oltre cinquant'anni di diseducazione.
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E' ORA DI SMETTERE DI INSULTARE: ESSERE CONTRO IL MATRIMONIO GAY NON CI  RENDE PERSONE CHE ODIANO

14/8/2015

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Essere contro il matrimonio gay non ci rende persone che odiano
È ora di smettere di insultare

Qualche mese fa, sono entrato in un negozio di cornici con un grande quadro di San Giovanni Paolo II e l'ho posato sul bancone. Il corniciaio, un signore gentile di poco più di quarant'anni, ha guardato profondamente l'immagine per qualche secondo e mi ha detto: “Sono un ragazzo cattolico. È un peccato che la Chiesa non mi voglia”. Anche se non l'ha detto, era chiaro che si stava riferendo alla sua omosessualità. Ho chiesto: “Cosa intende dicendo che la Chiesa non la vuole? È ovvio che la Chiesa la vuole. Dio la ama. La Chiesa la ama. È casa sua”. È rimasto piacevolmente stupito e mi ha chiesto: “Che parrocchia frequenta?”.

Abbiamo avuto una conversazione piacevole, e quando sono tornato qualche settimana dopo l'ho salutato e lui ha esclamato: “Si ricorda il mio nome!”. Abbiamo fatto un'altra chiacchierata calorosa ed ho notato che i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. Mi ha chiesto: “Posso abbracciarla?” “Certamente!”, ho risposto, e lui ha fatto il giro del bancone e ci siamo abbracciati come fratelli. Ho chiamato mio figlio, che stava facendo acquisti insieme a me, e gli ho detto: “Dagli un abbraccio anche tu!”. Mio figlio ha stretto le sue braccine intorno alle gambe dell'uomo e alle mie. Mentre tornavo a casa, ho ringraziato Dio per quell'incontro, perché sapevo di aver incontrato Cristo in quell'uomo. Quei brevi momenti con lui sono stati il clou della mia giornata. Mi ha perfino mandato un messaggio on-line per mostrarmi di aver incorniciato lo stesso dipinto di San Giovanni Paolo II per casa sua!

Il motivo per cui condivido tutto questo è che non penso di essere l'unica persona stanca del fatto che i media mi dicano che se credo nel matrimonio tradizionale “odio” le persone che sperimentano un'attrazione omosessuale. “Odio” è una parola forte, e non dovrebbe essere buttata lì nella speranza di segnare punti polemici fomentando la gente.

Molte persone che hanno sperimentato un'attrazione omosessuale hanno sofferto per colpa dei bigotti, per molestie crudeli e omofobia. Alcune si sono suicidate per il rifiuto e il bullismo di cui sono state vittime – a volte all'interno delle loro stesse famiglie. Dobbiamo essere profondamente sensibili a queste realtà, riconoscendo che questi pregiudizi pieni di odio dovrebbero essere condannati.

Sei una persona che odia?
Ecco dunque la domanda: la professione del fatto di credere nel matrimonio tradizionale costituisce un discorso di odio? Se è così, allora a quanti sostengono il matrimonio omosessuale si dovrebbe chiedere:

Odiate gli individui che vogliono aderire a un matrimonio poligamo?

Odiate gli individui che vogliono avere un matrimonio “aperto” o “semimonogamo”, in cui la fedeltà non è un requisito?

Odiate la donna che di recente ha sposato se stessa?

Le persone di mia conoscenza che sperimentano un'attrazione omosessuale sono per la maggior parte esseri umani deliziosi. Mi risulta difficile pensare che potrebbero odiare uno degli individui menzionati qui sopra – anche se potrebbero non essere d'accordo con la loro definizione di matrimonio.

Siamo onesti: se non siete d'accordo con qualcuno sulla definizione del matrimonio, questo non vi rende una persona che odia. Potete essere fortemente in disaccordo con qualcuno e amarlo comunque profondamente.

Alcuni diranno: “Sembra che la Chiesa se la stia prendendo con gli omosessuali proibendo loro di sposarsi”. Chi avanza questa comprensibile obiezione spesso non sa che la Chiesa non prende di mira nessuno. La Chiesa crede semplicemente che l'unione sessuale tra un uomo e una donna sia uno degli aspetti essenziali del matrimonio, e quindi coloro che sono incapaci di questo sono anche incapaci di sposarsi. Ad esempio, la Chiesa ritiene di non poter autorizzare il matrimonio di persone impotenti [da non confondersi con l'infertilità, l'impotenza è quando una persona è incapace di avere un rapporto sessuale].

È importante capire che quando la Chiesa parla di matrimonio, fondamentalmente non sta parlando di ciò che la gente fa(scambiarsi delle promesse), quanto piuttosto di quello che due persone diventano (un'icona dell'amore di Cristo per la sua sposa, la Chiesa). Non sorprende che molte persone obietteranno anche su questo, affermando che la Chiesa non ha il diritto di pontificare su questi argomenti. L'aspetto ironico è che la cultura che prima richiedeva di avere rapporti sessuali senza matrimonio ora chiede il matrimonio senza rapporti sessuali.

Chiamati all'amore
Affermando che l'unione in un'unica carne è essenziale per il matrimonio, la Chiesa non sta proibendo a nessuno di amare. Chi non è chiamato al matrimonio, infatti, è comunque invitato ad esprimere l'amore di Dio in modo potente. Molte persone che sperimentano un'attrazione omosessuale hanno abbracciato con gioia questa chiamata, ma la loro voce è spesso coperta da quanti ritengono la castità un'opzione irrealistica. La loro vita è una prova che anche se molti hanno rifiutato la Chiesa cattolica, questa non rifiuta nessuno.

Alla fin fine, non è un'espressione d'odio invitare la gente a praticare la castità. Sarebbe una falsa forma di compassione portare qualcuno a credere che possa trovare la vera felicità al di fuori della volontà di Dio.


Jason Evert 
ha fondato chastityproject.com e ha parlato in tutti i continenti a oltre un milione di persone della virtù della castità. Ha scritto più di dieci libri, tra i quali How to Find Your Soulmate without Losing Your Soul e Theology of the Body for Teens.
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