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UNIONI GAY E LA PILLOLA DI RENZY POPPINS PER I CATTOLICI

28/6/2014

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UNIONI GAY E LA PILLOLA DI RENZY POPPINS PER I CATTOLICI
Si accantona (ma solo per ora) il disegno di legge Scalfarotto sull'omofobia e si passa (furbescamente) ad approvare la legge sulle unioni civili... che in realtà sono veri e propri matrimoni gay

di Massimo Introvigne
Per coincidenza, ogni volta che Renzi in tema di unioni omosessuali comincia a parlare in inglese e a proporre la «civil partnership» capita sempre che mi trovi in Inghilterra. A Londra, che è anche la città di Mary Poppins, la bambinaia dotata di poteri magici creata da Pamela Travers (1899-1996). I libri della Travers, e ancora di più il film della Disney su Mary Poppins, sono del tutto godibili e raccomandabili ai bambini, che certo non sono in grado di capire il retroterra culturale dell'autrice. Ma leggendo tra le righe si scopre che la storia è anche una grande metafora del metodo esoterico, come del resto è sempre stato confermato dall'autrice, discepola diretta dell'esoterista George Ivanovich Gurdjieff (1866?-1949). Ecco allora che emerge un'altra Mary Poppins, strega moderna e simpatica che convince i bambini - e gli adulti - a fare cose che non vorrebbero fare tramite la magia di parole senza senso, ma che suonano bene, come la famosa «supercalifragilisticexpiralidoso», e un metodo paziente, di antica derivazione massonica, semplificato nella formula «con un poco di zucchero la pillola va giù».
Il metodo con cui Matteo Renzi sta propinando agli italiani la pillola delle unioni omosessuali sembra proprio quello di Mary Poppins, con passaggi raffinati che sembrano elaborati in officine un po' più esperte di quelle dei boy-scout. Su questo giornale sono stati, e certo saranno ancora, analizzati i passaggi giuridici e politici della proposta di Renzi. Da sociologo, vorrei invece riflettere sulla sua strategia di propaganda, che prevede per fare ingoiare la pillola il ricorso a tre tipi di zucchero.

1° TIPO DI ZUCCHERO: RIMANDARE LA LEGGE SULL'OMOFOBIA E PASSARE SUBITO ALLE UNIONI CIVILI
Il primo conferma sia l'efficacia delle mobilitazioni popolari, sia il modo astuto e sofisticato con cui le officine che ispirano Renzi pensano di contenerle. Sì alla famiglia, Manif pour Tous, Sentinelle in piedi, e anche questa testata hanno creato una grande mobilitazione popolare contro il DDL Scalfarotto sull'omofobia e le sue norme liberticide, che manderebbero in galera chi «incitasse alla discriminazione» contro gli omosessuali, per esempio sostenendo che le loro unioni non hanno alcun diritto a riconoscimenti giuridici. L'estate scorsa, lo stesso Scalfarotto aveva spiegato a «L'Espresso» che l'itinerario prevedeva prima la legge sull'omofobia e poi quella sulle unioni omosessuali.
Ma qui si vede la differenza fra il semplice dilettante abile come Scalfarotto e i professionisti della disinformazione veramente esperti. Non piace la legge sull'omofobia? Il governo del boy scout Renzi non è sordo al grido di dolore che viene dalle piazze. Infatti rimanda la legge sull'omofobia e con una piroetta spettacolare passa direttamente alle unioni civili. Si tratta anche di un esito delle elezioni: la maggioranza di Renzi è così bulgara da potersi permettere qualche protesta in piazza. Beninteso, l'accantonamento del DDL Scalfarotto va inteso come provvisorio. Dopo le unioni civili verrà fatta passare anche la legge sull'omofobia. Ma Renzi mette la torta prima della ciliegina, sperando di spiazzare gli oppositori (che faranno bene a non cascarci).

2° TIPO DI ZUCCHERO: PARLARE PREFERIBILMENTE DI MODELLO TEDESCO PIUTTOSTO CHE DI MODELLO INGLESE
Perché nel 2013 in Inghilterra l'ipocrisia è caduta e si è deciso di chiamare francamente le «civil partnership» fra omosessuali «matrimoni», mentre in Germania la parola «matrimonio» non c'è ancora, a causa dell'opposizione di una parte della Democrazia Cristiana, quella bavarese e cattolica.

3° TIPO DI ZUCCHERO: DISTINGUERE FRA CIVIL PARTNERSHIP E MATRIMONIO OMOSESSUALE
Ma qui l'officina, per quanto esperta, fa le pentole ma non i coperchi, perché perfino Repubblica ci spiega che la proposta di Renzi è praticamente uguale all'originaria «civil partnership» inglese, e la cosa scappa detta ogni tanto anche al Presidente del Consiglio. Ecco allora il terzo tipo di zucchero, sparso a velo in quantità massicce: la distinzione fra «civil partnership» e «matrimonio omosessuale», che viene – per dire il meno – grandemente esagerata. Risentiamo perfino la vecchia canzone – che non si porta più in nessuna parte del mondo, ma ogni tanto rispunta in qualche sagrestia cattolica in Italia – secondo cui la «civil partnership» sarebbe l'alternativa al «matrimonio» omosessuale e il politico cattolico che, accettando la «civil partnership», ribadisse però il suo no al «matrimonio» fra persone dello stesso sesso starebbe in qualche confuso modo difendendo la famiglia.

IL CIVIL PARTNERSHIP ACT 2004
Il Civil Partnership Act 2004 é una legge britannica sottoscritta dalla Regina il 18 novembre 2004 ed entrata in vigore il 5 dicembre 2005. Si riferisce esclusivamente a coppie dello stesso sesso, cui garantisce gli stessi diritti e impone gli stessi doveri che due coniugi di sesso diverso assumono con il matrimonio. Un articolo della legge permette a una coppia sposata di un uomo e di una donna dove, dopo il matrimonio, uno dei coniugi ha cambiato sesso (un tema, come sappiamo, che appassiona i nostri giudici), di formalizzare lo stesso giorno il loro divorzio e la loro nuova «civil partnership» come omosessuali.
I due omosessuali che hanno contratto «civil partnership» acquistano tutti i diritti che la legge britannica concede ai coniugi. La dissoluzione della «civil partnership» è disciplinata in modo identico al divorzio. Le coppie omosessuali in «civil partnership» possono adottare i bambini e hanno nei confronti dei bambini adottati diritti esattamente identici a quelli di una coppia di coniugi formata da un uomo e da una donna. Il modello di Renzi è del tutto analogo a quella inglese, salvo alcuni limiti - provvisori, come ha spiegato Scalfarotto - per le adozioni.
La legge di Renzi ha un sapore di zucchero inglese anche quando prescrive che la cerimonia in municipio sia simile a quella del matrimonio civile di un uomo e di una donna. In Inghilterra la parte della legge sulle «civil partnership» relativa alle cerimonie è stata oggetto di un confronto, anche nei tribunali, molto più accanito delle norme sulle pensioni o sulle proprietà. Un sociologo ne capisce facilmente il perché. Se la cerimonia di «civil partnership» è identica al matrimonio, tutti si abituano a considerare la «civil partnership» un matrimonio. Nella «civil partnership» la legge non solo permetteva, ma imponeva che tutto fosse uguale al matrimonio. E di fatto – il costume seguendo e completando la legge – c'erano gli abiti bianchi, lo scambio degli anelli, la musica, la torta nuziale.
Il risultato era facilmente prevedibile anche dai non sociologi. Nel linguaggio comune, e anche sui giornali attenti a fare economia di parole, scrivere che il signor Smith e il signor Jones si sono «civil-associati» suona male e dopo un po' viene a noia. Dire che il signor Jones è il «partner» del signor Smith non ha un significato univoco: i due potrebbero essere semplicemente soci d'affari, e l'equivoco potrebbe essere imbarazzante. Così, come si poteva prevedere, dopo pochi mesi il linguaggio ha vinto, come fa sempre, la sua battaglia contro l'ipocrisia, i media si sono adeguati, e tutti hanno cominciato a parlare e a scrivere del «matrimonio», «wedding», fra i signori Smith e Jones e del signor Jones come «marito» del signor Smith. Se i diritti e i doveri erano gli stessi del matrimonio, se la cerimonia era uguale a quella del matrimonio, se perfino la torta e gli anelli erano gli stessi perché persistere in inutili formalismi e in un linguaggio anacronistico?
Rimaneva solo il tocco finale: adeguare le leggi al linguaggio e alla realtà e cambiare il nome da «civil partnership» a «matrimonio». È quanto è avvenuto in Inghilterra con il Marriage (Same Sex) Couples Act votato dal Parlamento il 15 luglio 2013. Una legge molto semplice: si trattava sostanzialmente di cambiare il nome a qualche cosa che esisteva già. Certo, i nomi hanno la loro importanza ma in effetti a suo tempo «Repubblica» ha dedicato più spazio alla legge del 2013 di molti quotidiani britannici. In Inghilterra molti erano convinti che i «matrimoni» omosessuali ci fossero già, e da anni.
Sarà così anche da noi: prima le «unioni civili» saranno fatte digerire anche ai cattolici con l'aiuto degli zuccheri di Renzi, poi i giornali cominceranno a chiamare i «civil-uniti» marito e marito e moglie e moglie, e alla fine una leggina porrà fine all'ipocrisia chiamando «matrimonio» quello che di fatto lo era già.

GLI ZUCCHERI SPECIALIZZATI PER FINI PALATI ECCLESIASTICI
Si sussurra che siano in fase di studio anche zuccheri specializzati per palati fini ecclesiastici. A settembre, in concomitanza con le unioni civili, Renzi farebbe passare qualche elemosina per le famiglie e magari anche per le scuole cattoliche, tacitando chi fra i suoi minaccia di rivedere la disciplina dell'otto per mille, ma non senza spiegare agli ecclesiastici quanta fatica gli costa difendere i loro portafogli. L'occhio acuto di qualche ecclesiastico dietro la carota vedrebbe subito il bastone, e qualcuno capirebbe per tempo l'antifona cominciando a spiegare ai fedeli - anzi, c'è chi ha già cominciato - che è meglio non disperdersi in battaglie di retroguardia e che occorre difendere la stabilità del governo in nome dell'Europa, del lavoro, dei poveri, dello spread e soprattutto dell'otto per mille. Altro che boy-scout.
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VERGOGNOSA: Per Rai 2 Gesù è gay: parte la denuncia di ProVita e Giuristi per la Vita

23/6/2014

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Il 30 maggio 2014 nel corso della trasmissione “LOL” in onda su Rai2, dopo il telegiornale  delle 20.30, veniva presentato uno sketch “comico” il quale mostrava Gesù Cristo, gli apostoli ed una donna riuniti in un allegro e spensierato banchetto. A mano a mano che l’inquadramento della scena si allargava, diventava sempre più chiaro che il contesto fosse quello dell’Ultima Cena. Le note della celebre aria di Mendelssohn trasmesse in sottofondo alludevano evidentemente ad una scena di matrimonio, e parevano riferirsi alle nozze tra Gesù e la donna che gli sedeva accanto. L’equivoco viene subito chiarito quando nella scena lo stesso Gesù bacia sulla bocca uno degli apostoli, verosimilmente Simon Pietro, con evidente e chiara allusione al matrimonio omosessuale.
I nostri media continuano la loro propaganda omosessualista per promuovere i matrimoni e le adozioni gay, usando anche insulti blasfemi contro il sentimento religioso della maggioranza di popolo Italiano. L’immagine di Gesù viene così oltraggiata e piegata all’ideologia GLBT a tal punto che per Rai2 Gesù è gay.

È importante battersi e denunciare questa strategia che tende a capovolgere tutti i parametri antropologici sui quali si è sviluppata la società umana dal suo inizio. Come ha recentemente denunciato S.E. Il Cardinale Bagnasco, sussiste una “Dittatura gender. Si vuole trasformare la scuola in ‘campi di rieducazione’.  I genitori non si facciano intimidire”.

La forte reazione dei Giuristi per la Vita, della Bussola Quotidiana, di Tempi, di Pro Vita Onlus  ed altre Associazioni e media ha permesso di bloccare la distribuzione dei libretti dell’ UNAR e più recentemente grazie alle nostre denunce  ed alle azioni dell’AGESC (Associazione Genitori delle Scuole Cattoliche) il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha detto che entro settembre verranno aggiornate le Linee guida predisposte dal suo predecessore Giuseppe Fioroni ed ha affermato che le nuove Linee guida saranno stabilite attraverso il confronto con i genitori dei bambini (le cui associazioni erano state totalmente ignorate dall’Unar che, invece, si era affidato alle sole consulenze di 29 associazioni Lgtb).

Aiutaci a difendere la vita e la famiglia,

Aiutaci a difendere l’educazione dei nostri giovani,

Aiutaci a preservare le nostre tradizioni!

ProVita onlus e Giuristi per la Vita hanno deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica per non permettere a nessuno, tanto meno alla Rai, di insultare liberamente la Fede, indugiare in comportamenti blasfemi e perpetrare l’ideologia gender anche attraverso questi canali.
Scarica l'esposto
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FORSE ANCHE IN ITALIA PROSTITUTE DI STATO PER DISABILI

18/6/2014

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Presentato al Senato il disegno di legge per introdurre la figura professionale dell'assistente sessuale per persone con disabilità
di Lupo Glori

Lo scorso 9 aprile è stato presentato al Senato il disegno di legge Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità volto ad introdurre, in Italia, la figura professionale dell'assistente sessuale, appositamente formata per aiutare coloro che per via di una disabilità psichica o fisica non sono in grado di vivere autonomamente la propria sessualità. 

La figura dell'assistente sessuale, ad oggi, è già presente in Svizzera, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Austria dove basta presentare un semplice attestato di formazione per esercitare la professione. Un "operatore del sesso" specialistico (uomo o donna) con orientamento bisessuale, eterosessuale o omosessuale che, come si legge nel testo del provvedimento, «sia in grado di aiutare le persone con disabilità fisico-motoria, psichica, o cognitiva, a vivere un'esperienza erotica, sensuale o sessuale e a indirizzare al meglio le proprie energie interne, spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressività». Il progetto di legge, presentato su iniziativa trasversale di tredici senatori, fa appello ad una sentenza della Corte Costituzionale, la 561 del 1987, che riconosce la sessualità come uno dei diritti fondamentali e come tale soggetto a tutela dall'articolo 2 della Costituzione.

Secondo Maximiliano Ulivieri, portavoce del primo comitato italiano per una legge sull'assistenza sessuale, il sesso è un diritto che va garantito in nome della libertà di scelta ed un bisogno primario al quale è necessario provvedere alla pari delle altre terapie già previste: «Ad oggi per le persone con disabilità esistono vari tipi di sostegno: c'è la fisioterapia, c'è un aiuto per chi ha difficoltà a gestire la quotidianità, come vestirsi o fare la doccia, e ci sono persino forme di assistenza come la cromoterapia o l'ippoterapia. Si è concepito un aiuto per ogni tipo di necessità, ma non per quella sessuale. Come se il disabile non sentisse il bisogno di toccarsi, di ricevere piacere, come se non fosse idoneo a certe esigenze. Ma non è così, e chi ha limiti psichici o fisici tali per cui non può provvedere da sé a questi bisogni deve essere assistito».

Come spiega lo psicologo e sessuologo Fabrizio Quattrini, «gli incontri, infatti, si orientano in un continuum che va dal semplice massaggio o contatto fisico, al corpo a corpo, sperimentando il contatto e l'esperienza sensoriale, dando suggerimenti fondamentali sull'attività autoerotica, fino a stimolare e a fare sperimentare il piacere sessuale dell'esperienza orgasmica. In piena libertà e consenso, alcuni operatori possono proporre anche delle relazioni sessuali, giungendo fino all'esperienza della penetrazione oppure fermandosi ai rapporti come fellatio e cunnilingus».

Sesso e disabilità sono stati al centro anche del "Venezia Pride 2014" che sul tema ha organizzato un incontro dal titolo Diversabilità LGBT per rivendicare il diritto al sesso anche per disabili gay. Come si legge, infatti, nel comunicato stampa dell'iniziativa, «Anche i disabili gay si inseriscono nella richiesta di poter vivere ed esprimere la propria sessualità ed affettività, ed hanno iniziato a far emergere la questione della doppia diversità e del pregiudizio che ne deriva, a rivendicare la possibilità di essere riconosciuti come omosessuali piuttosto che dare per scontato che il loro orientamento sessuale non risulti rilevante in quanto disabili. Ne consegue una crescente ricerca di percorsi e forme di sostegno per combattere il senso di esclusione e di discriminazione che spesso si prova nell'essere una minoranza nella minoranza, chiamando in causa in primis le associazioni LGBT italiane».

Il perverso disegno di legge "Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità" è figlio della rivoluzione sessuale che negli ultimi decenni ha minato le fondamenta morali ed etiche della nostra società. Una rivoluzione che a partire dal celebre motto «make love not war» ha ridotto la sessualità a mero piacere, disgiungendola dalla procreazione, e ha reso l'uomo, al pari dell'animale, schiavo dei propri impulsi e istinti sessuali.
Tali idee hanno trovato l'appoggio fondamentale degli organismi internazionali che hanno introdotto "nuovi diritti" tra cui il «diritto alla salute sessuale e riproduttiva» che non è altro che la legalizzazione del diritto all'aborto, della contraccezione e di ogni tipo di orientamento sessuale in nome del valore supremo della "salute psicologica" dell'individuo. Dalle teorie dell'amore libero degli anni Sessanta si è passati all'ideologia del gender che, rimuovendo gli stereotipi di maschio e femmina, si propone di educare, fin dai banchi di scuola, le nuove generazioni ad ogni tipo di tendenza o devianza sessuale, dall'omosessualità al transgenderismo.

Nel 1934, l'antropologo inglese J.D. Unwin pubblicò la sua grande opera Sex and Culture con l'obiettivo di verificare la tesi di Sigmund Freud secondo la quale la cultura si produce attraverso la subliminazione dell'impulso sessuale, ossia attraverso la rinuncia alla soddisfazione dell'impulso. A tal fine lo studioso inglese prese in esame ottanta cosiddette uncivilized societies raffrontandole a culture superiori di babilonesi, sumeri, ateniesi, romani e anglosassoni. In poche parole, l'interessante risultato al quale giunse la ricerca fu che, quanto più è presente una limitazione dell'attività sessuale, tanto più alto risulta il livello della società e, all'opposto, quanto meno è limitato l'impulso sessuale tanto più basso è il livello culturale.
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Avere cura di noi stessi

17/6/2014

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Avere cura di noi stessi
Brevissime note de ''l'Espresso'' in relazione a due eventi di cronaca nera che oggi sono su tutti i giornali:

1. Passi per il tizio di Motta Visconti che ha confessato, ma quell’altro non risulta ancora essere colpevole. Sicché un ministro degli Interni che dice: “l’assassino è stato individuato”, beh: nemmeno in Rwanda (cit. Massimo Ribaudo). Tra l’altro Alfano ha deciso da solo tutti e tre i tre gradi di giudizio mentre Bossetti era ancora in stato di fermo: non era nemmeno arrivata la convalida del gip agli arresti. Se questo ministro appartiene alla schiera dei cosiddetti “garantisti”, chissà gli altri. Un velo pietoso poi sul Giornale che titola “Schifezze d’uomini”: evidentemente in via Negri mentre decidevano la prima pagina avevano davanti uno specchio.

2. Sto pensando di costituirmi parte civile contro tutte quelle testate che parlando del genitore biologico di Giuseppe Bossetti lo definiscono “il vero padre” (tipo La Stampa, pagina 5). Il vero padre, se c’è stato, e buono o pessimo che sia stato, è quello che ha cresciuto Giuseppe dalla nascita all’età adulta, come sa qualunque genitore adottivo: non chi si è fatto una trombata quarant’anni fa poi è sparito. Qui siamo ai basici, eh.

3. E no, Bossetti non è un “figlio illegittimo”, come hanno detto tivù, giornali, siti e radio: i figli non sono mai illegittimi, né per la legge (vedere diritto di famiglia) né per chi conosce l’italiano. Semmai del famoso autista di autobus il signor Bossetti è figlio biologico: e se proprio non vi viene, va bene anchenaturale. Ma illegittimo, proprio no, grazie, e pure da parecchi anni.

4. Non sono affatto tra quelli che si indignano se i giornali vanno a prendere le foto di vittime e presunti colpevoli da Facebook: in assenza di una regola che glielo impedisca e in presenza di un sistema concorrenziale tra testate a scopo di lucro, è inevitabile. O meglio lo è se appunto non ci sono regole: di chi sono le immagini messe sui social network? Chiunque può pubblicarle a fine di profitto? Ecco: tra le tante norme invocate per il web – spesso puramente censorie – curiosamente nessuno (tanto meno il nostro inutile Ordine) pensa di occuparsi in qualche modo di questa prassi, ovviamente con un balance tra diritto di cronaca e diritti personali su foto private (qualche proposta di buon senso, in merito, può essere facilmente avanzata). Desaparecida anche l’Authority per la privacy, assai solerte quando sono in gioco i politici e i Vip.

5. Una prece per chi ieri mattina, appena Carlo Lissi è stato arrestato, ha creato una pagina Facebook a suo nome con un falso filmato dell’omicidio “ripreso da una telecamera”, il tutto per spedire gli utenti su siti di pubblicità; ma una prece anche per tutti quelli che – credendo la pagina autentica pur essendo stata messa su da pochi minuti – vi hanno scritto i loro auguri di morte, tortura e sodomia nei confronti dell’arrestato.

6. Auguri di rapido pensionamento per psichiatri, psicologi ed esperti vari che oggi commentano le cause profonde che secondo loro hanno mosso gli assassini o presunti tali: ovvio che i giornalisti li chiamino per riempire un paio di colonne, vuoti vanesi loro se rispondono inoltrandosi in analisi su persone che non hanno mai visto e di cui hanno solo sentito qualcosa in tivù. Non so voi, ma io non manderei mai un amico da uno specialista che cialtroneggia sapendo di cialtroneggiare al solo scopo di vedersi la fotina sul giornale.

7. Se tutto questo vi sembra un elogio bacchettone del politicamente corretto, no problem: so bene di espormi a questa critica. A me sembra invece una questione di ecologia dei comportamenti, insomma di civiltà, di rispetto reciproco. Perché in questo ca... di mondo dell’anno 2014 siamo tanti, viviamo tutti più o meno insieme, siamo tutti tracciabili digitalmente e siamo pure tutti dentro la grande marmellata mediatica con entrambi i piedi anche se nella vita facciamo altro. Cerchiamo di avere cura di noi stessi, del nostro vivere sociale.
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Azzurri – Origine del colore della nazionale

12/6/2014

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L’azzurro è il colore dinastico dei Savoia, il  colore  nazionale italiano, ha origini  remote.  Nato per la devozione di Casa Savoia alla Vergine Maria. Le origini risalgono al 1366, quando Amedeo VI di Savoia, Conte Verde, volle  sulla sua galera veneziana, nave ammiraglia di una flotta di 17 navi  e 2000 uomini,  che sventolasse, accanto allo stendardo rosso-crociato in argento dei Savoia, un grande scialle  (bandiera) azzurro  con una corona di stelle  d’oro  attorno all’immagine  della Madonna  per invocare “Maria Santissima, aiuto dei cristiani”. Scrive Luigi Cibrario, storico della monarchia :“Quell’ azzurro con l’immagine di Nostra Signora, in campo seminato di stelle d’oro, quel colore di cielo consacrato a Maria, simbolo del nostro colore nazionale. ».

Un po’ di storia

Nel 1572 le galere  dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro iniziarono a sventolare,oltre al vessillo sabaudo, il loro stendardo con  la croce bianca trifogliata  di San Maurizio,  sovrapposta  a quella verde  biforcata di San Lazzaro. In seguito  la bandiera sabauda si arricchì di quattro lettere(FERT)  disposte intorno alla croce.  In mare la bandiera sarda recava le lettere del motto sabaudo FERT, per distinguersi da bandiere simili (Malta, Danimarca). Il significato del motto non è del tutto chiaro; forse è un acronimo da Foedere Et Religione Tenemur, “(noi siamo tenuti insieme da un  patto e di religione)” scritta che compare anche su monete antiche. Più probabile che si tratti dell’abbreviazione di FERTE’, parola arcaica francese  che significa “fortezza d’animo fierezza “ oppure la derivazione da  “Fortitudo Eius Rhodum Tenuit, frase che si riferisce  ad una ipotetica  difesa di  Rodi nel 1310.

La stessa bandiera  non subì variazioni sino al 1773 – 1780 ove iniziò a diffondersi l’azzurro. Durante l’occupazione francese del Piemonte, rimase solamente il Regno di Sardegna con la sola isola, le cui navi inalberavano la bandiera azzurra  che portava nel quarto la croce rossa in campo bianco della Sardegna, circondata da quattro teste di moro. Il 15 aprile del 1848 Carlo Alberto decretava: ” le navi della marina mercantile e le navi da guerra inalbereranno quale bandiera nazionale, il tricolore  ( verde- bianco e rosso)con lo scudo dei Savoia al centro bordato di azzurro,  sormontato dalla corona per le navi da guerra”. Vessillo destinato a durare fino al 1946.

Cosi inizia a predominare l’azzurro di casa Savoia.  Sempre in omaggio alla Vergine Santa, i nastri del Supremo Ordine della Santissima Annunziata, massima insegna cavalleresca italiana, erano di colore azzurro, così come sono azzurri i nastri delle decorazioni al Valor Militare (Medaglia d’Oro,  d’Argento, di Bronzo e la Croce di Guerra ). Altresì gli ufficiali del Regio Esercito si distinguevano per la sciarpa azzurra portata ad armacollo da destra a sinistra. Distintivo  attuale degli Ufficiali delle Forze Armate. Una tradizione nata  fra gli ufficiali savoiardi  il 10 gennaio 1572 con Emanuele Filiberto. La sciarpa azzurra diventò ufficialmente parte dell’uniforme e dell’Araldica del Regno d’Italia e l’azzurro entrò a far parte dei simboli dinastici dei Savoia  nel  Regno d’Italia.

La definizione “azzurri” delle squadre sportive nazionali italiane è derivata dal colore azzurro della maglia inizialmente adottato in onore dei Savoia. Durante il Regno d’Italia la maglia  della nazionale era azzurra con lo scudo sabaudo sul petto. Con l’avvento della Repubblica, la maglia è rimasta azzurra.  Si è tolto lo stemma sabaudo dal petto e dalla bandiera e noi siamo rimasti azzurri.  La stessa cosa vale per l’olanda. La loro maglia è arancione nonostante la bandiera sia rossa bianca e blu. Si chiamano gli “orange” perchè il colore della famiglia reale olandese  è l’arancione.

Sino al 1910, la nazionale adottò la maglia bianca con lo stemma di Casa Savoia. Il 6 gennaio del 1911 a Milano, fu deciso che la maglia per l’incontro contro l’ Ungheria ( persa dall’Italia per 1-0),  il colore da utilizzare, sempre  in onore dei Savoia, fosse l’azzurro della loro bandiera, al centro della quale vi era lo Scudo Sabaudo rosso con una croce bianca all’interno. Comunque, il colore fece subito presa e fin da allora i giocatori della Nazionale vennero chiamati Azzurri.  Azzurri si chiamano anche oggi per tutti gli atleti che, dopo i calciatori, si trovarono a rappresentare l’Italia nelle varie discipline sportive, tranne che negli sport motoristici, dove il colore è il rosso. Dal dopoguerra fu considerato un simbolo patrio al pari della bandiera tricolore. Lo stendardo del Presidente della Repubblica, è bordato di blu,il colore che in araldica significa “ Legge e Comando”. 

Differentemente  dalla bandiera, il colore azzurro non ha mai trovato sanzione ufficiale, tanto che ancor oggi non è univocamente associato all’immagine dell’Italia. Nell’Età Moderna l’area italiana è conosciuta  con il  colore verde, in contrapposizione al blu francese, al rosso inglese e al bianco tedesco.

I CENTO ANNI DELLA MAGLIA AZZURRA
6  gennaio 1911 – 6  gennaio 2011

Fu il 6 gennaio 1911 quando la Nazionale di calcio fece il suo esordio con la maglia color azzurro adottato in onore di Casa Savoia, il colore del campo dello stendardo in cui capeggiava lo stemma della casa reale. Sino a quel momento la squadra aveva giocato in completo  bianco, un omaggio alla  tenuta della Pro Vercelli, la squadra più forte del momento.
La Nazionale precedentemente aveva fatto il suo esordio nel 1910 contro la Francia, quel giorno l’esordio era avvenuto appunto in bianco. Il risultato fu di un abbondante 6-2 per l’Italia. 
Si optò per un altro colore, il nero,  voluto  da Benito Mussolini, perché il colore del fascismo, usato  solo in due occasioni durante il mondiale del 1938, contro Norvegia e Francia.

Poi sempre e solo Azzurro,
il colore ufficiale di qualsiasi nazionale italiana.
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