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IL SENSO DEL RICORDO CRISTIANO DEI DEFUNTI: ABBRACCIARE LA MORTE CON LA VITA

30/10/2015

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Al di là delle mille discussioni su Halloween ciò che conta davvero è riuscire a dire parole credibili sulla vita e la speranza di fronte alla morte
di Marco Pappalardo


Nella scuola cattolica in cui insegno, all’inizio della giornata prego insieme ai miei alunni; con molta libertà non tutti lo fanno, alcuni sussurrano, altri sostengono con voce più alta, quasi tutti invece recitano "L’eterno riposo". C’è qualcosa che scatta nel cuore di questi adolescenti in quel momento, che mi commuove ogni volta perché ha a che fare con la sfera più intima, quella dei ricordi, degli affetti più cari, con la memoria, con la tradizione. Sembra che l’unico legame fra cielo e terra passi attraverso una vita che non c’è più, ma che è viva nei sentimenti dei ragazzi, tanto presente che riesce a far pregare anche chi normalmente non lo fa. 

Sarà poco, eppure per me è un piccolo grande miracolo! Sì, perché quando approfondisco l’argomento con loro – per esempio mentre si parla della festa dei Santi e del ricordo dei defunti in relazione ad Halloween – vengono fuori domande come queste: «Prof, come si fa a parlare di vita e di speranza, quando una persona a cui vuoi bene muore?». Che può dire un Prof? Davvero poco, ma di certo può ascoltare in silenzio, finché un altro ragazzo dice: «So che vuol dire soffrire per questo e la morte va chiamata con il suo nome, però anche la vita ha un bel nome che va gridato con coraggio». Mentre si cercano le parole giuste, parole che non si troveranno facilmente, ecco che un altro afferma: «Non dobbiamo avere paura di piangere né di chiedere a Dio il perché della morte di una persona cara, anche questo è pregare, anzi è credere con più forza». 

Quando si affrontano questi temi, è bene non dare soluzioni preconfezionate e, appena possibile, faccio vedere la fine del film «La sposa cadavere» di Tim Burton. Quando i morti ritornano sulla terra, uno spirito si muove verso un gruppo di vivi che scappano per la paura, ma un bambino solo resta lì con meraviglia, si avvicina e dice "Nonno?"; un attimo di esitazione, poi lo spirito lo riconosce e l’abbraccia. «Prof. ho capito – interviene una voce dal fondo – questo è il senso del ricordo cristiano dei defunti: non si deve avere paura, anzi bisogna abbracciare la morte con la vita». 

Citando una riflessione del blogger "Berlicche", dico alla classe: «È proprio vero, il cristianesimo dice un’altra cosa. Che non occorre avere paura dei morti o della morte. Che la vita è un passaggio, che la fine di questa vita è l’inizio di un’altra; e che chi muore sarà ritrovato. Il luogo delle sepolture diventa il campo-santo, il campo dove sono seminati i santi che erano i nostri antenati, i nostri nonni, i nostri padri e madri, in attesa del nuovo germoglio». È per questo che nella nostra tradizione si fa festa e non si va neanche a scuola! 

Dunque Halloween o festa dei santi e ricordo dei defunti? Scrive Elio Dotto: «La festa di Halloween nutre diffidenza nei confronti dei morti: come se il ricordo dei defunti – ma soprattutto il pensiero della morte – dovesse essere "alleggerito". (…) Certo, la morte non è un discorso che rallegra. Eppure, pensiamo alla nostra tradizione cristiana che nei primi giorni di novembre ci fa pellegrinare da un cimitero all’altro, sulle tombe dei nostri cari: in tale circostanza la morte non fa più paura. Infatti, il ricordo dei morti si impone sulla minaccia della morte: al punto che noi ripensiamo volentieri alle persone che ci hanno lasciato e ricordiamo con affetto il loro volto, il sorriso, la generosità, le fatiche! Nella festa cristiana dei santi la morte non fa più paura, perché il ricordo della vita è più forte, nonostante tutto».
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UNIONI INCIVILI

21/10/2015

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di don Aldo Buonaiuto

È interessante vedere come i vari promotori delle unioni incivili vogliano realizzare una legge sulle unioni civili. Può sembrare una battuta, anche se per capire quanto sia reale basta guardare quanta ipocrisia viene senza pudore sbandierata dalle varie istituzioni, a partire da quelle politiche. Incivilmente uniti di fatto sono tutti coloro che fanno finta di litigare, specialmente nei talk show, quando poi nella realtà si sono già accordati per far passare questa e tutte le altre leggi che il governo vuole.

Il termine “opposizione” non dà più garanzie perché anche questa parola di fatto ha perso il suo valore e peso istituzionale. Le unioni incivili le troviamo un po’ ovunque, basterebbe seguire il processo di “mafia capitale” oppure ancor più elementare conoscere la storia degli affari e del potere: gli opposti, i nemici si sono molto spesso piegati e abbracciati per convenienze e così anche nei nostri tempi l’inciviltà regna sovrana un po’ ovunque, persino nei luoghi più impensati.

Ma si capisce che il termine così diffuso di “unioni civili” vuole significare un qualcosa di molto particolare; e si fa sempre più rovente la discussione su questo tema prestando il fianco ai molti tiratori scelti con l’ennesima occasione di attaccare e insultare la chiesa cattolica, come se tale argomento si possa ridurre soltanto a una questione religiosa.

Il pensiero comune che i media fanno passare è appunto il disaccordo tra la realtà ecclesiale che non vorrebbe le unioni civili, e quelle laiche che invece ritengono che sia ora di legiferare per compiere questo cosiddetto salto di civiltà. tra queste due posizioni ci sono chiaramente tutti i mercenari, lobby varie comprese, che non hanno l’intenzione di  dialogare ma gridare il proprio volere.
Le coppie gay, secondo costoro, devono potersi sposare e farsi una famiglia potendo scegliere di avere, o comprare, in qualche modo un figlio.

Dal linguaggio che utilizzano agli obiettivi che si prefiggono si comprende la legittima preoccupazione (da rispettare!) di tantissime persone, anche non credenti, e addirittura del mondo omosessuale che non vogliono assolutamente che venga parificata l’unione civile all’istituto del matrimonio e della famiglia.

Infatti una cosa è chiedere legittimamente allo Stato di riconoscere legalmente il valore affettivo di una convivenza che unisce persone, anche dello stesso sesso, affinché possano riceve quei benefici e diritti basilari, altro è pretendere di voler cambiare la Costituzione (art. 29) chiedendo di potersi definire e dichiarare “marito e marito” o ” moglie e moglie” nel nome del matrimonio. Ma questo non basta! Proprio perché si vuole celebrare civilmente un matrimonio, allora a causa di un accecante egoismo secondo loro bisogna imporre ai bambini di avere figli con papà 1 e papà 2 oppure con due mamme. Il culto spietato di se stessi prende il posto di ogni più minima logica umana.

Non si capisce inoltre per quale motivo si insiste, anche cinicamente, nel chiedere alla Chiesa cattolica di accettare una tale proposta. Mi sembra una vera follia, non solo questo culto estremo di relativizzare ed omologare qualsiasi cosa ma anche il pretendere che la realtà ecclesiale debba tacere oppure dare la propria benedizione.

Penso invece che il ruolo di ogni cristiano dovrebbe essere quello di gridare la verità evangelica che di certo non giudica nessuno ma nello stesso tempo non prende in giro e non è fatta di menzogne. Gesù non ha giocato con l’uomo, non si è mai burlato di esso, anzi ne ha avuto profondo amore e compassione.

Il Messia è venuto anche per l’uomo dei nostri tempi fortemente ferito dal peccato e magari anche dalla propria famiglia. Il Redentore è venuto per i nostri bambini che hanno diritto ad avere un padre e una madre; e di certo non può essere un favore o una semplice concessione o un caso dare loro una famiglia. Ogni neonato deve sentire sia le braccia paterne che il seno di una mamma che lo allatti.

Questa diversità duale è fondamentale. Infatti sono proprio gli studiosi della psiche umana che ci spiegano come molte devianze sono condizionate e quindi riconducibili o all’assenza di uno dei genitori oppure alla sua eccessiva possessività. Dietro un adolescente o un giovane che si orienta nel dichiararsi gay c’è sempre uno stato di profondo disagio, insoddisfazione, solitudine e insicurezza.

Certamente ci sono anche tante persone che si sentono così fin dalla fanciullezza, 
soffrendoci per questa diversità, spesso vergognandosi a causa di una società crudele e discriminante. L’uomo non può essere catalogato né qualificato per il proprio istinto sessuale e affettivo.

Questa sessuofobia non è un limite solo degli etero o della Chiesa cattolica o di qualche altra realtà. Ciò che non viene insegnato oggi è il rispetto della persona a partire del proprio corpo consegnato ad ogni oltraggio e sfregiato in ogni modo.

Il rispetto della propria anima e coscienza lo si ottiene valorizzando anche quell’ambito religioso così importante che invece si vorrebbe cancellare o relegare ad un fatto privato; il rispetto della psiche invece viene violentato ogni giorno dalle contraddizioni degli adulti capaci addirittura di speculare sui più piccoli.

La Chiesa quindi non deve temere di essere tacciata per bigotta o antiquata. Nel suo essere profetica è inclusa l’incomprensione dei molti, il disprezzo e persino la persecuzione. L’importante è non scivolare nell’ipocrisia o nel compromesso scendendo a patti con il vero divisore dei cuori, il grande superbo, il diavolo, colui che mira alla distruzione della vita umana; questa sciagurata alleanza sarebbe una vera unione incivile.
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LE ZUCCHE USATELE PER LA MINESTRA...

18/10/2015

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Padre Gabriele Amorth, il più famoso degli Esorcisti, nel corso degli anni è intervenuto più volte nel trattare della Festa di Halloween, alcuni infatti ridimensionandone il significato si lasciano trasportare da veri e propri inni o rappresentazioni in Onore del Diavolo (è questa la cosa a cui bisogna stare attenti, che da festa carnevalesca si trasformi in sbeffeggiamento dei morti o invocazione del male).

Ecco cosa ha detto, a proposito di Halloween, alcuni anni fa:
“Penso che la società italiana stia perdendo il senno, il senso della vita, l’uso della ragione e sia sempre più malata. Festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo. Il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona. Allora non meravigliamoci se il mondo sembra andare a catafascio e se gli studi di psicologi e psichiatri pullulano di bambini insonni, vandali, agitati, e di ragazzi ossessionati e depressi, potenziali suicidi. Mi dispiace moltissimo che l’Italia, come il resto d’Europa, si stia allontanando da Gesù, il Signore e, addirittura, si metta a omaggiare satana, la festa di Halloween è una sorta di seduta spiritica presentata sotto forma di gioco. L’astuzia del demonio sta proprio qui. Se ci fate caso tutto viene presentato sotto forma ludica, innocente. Anche il peccato non è più peccato al mondo d’oggi. Ma tutto viene camuffato sotto forma di esigenza, libertà o piacere personale. L’uomo è diventato il dio di se stesso, esattamente ciò che vuole il demonio”.

I macabri mascheramenti, le invocazioni apparentemente innocue, quindi, altro non sarebbero, che un tributo al principe del male.


Padre Amorth, ricorda che in molte città italiane, sono state organizzate le ‘feste della luce’, una vera e propria controffensiva ai festeggiamenti delle tenebre, con canti al Signore e giochi innocenti per bambini.

Padre Gabriele Amorth, ha invitato Diocesi e Parrocchie, e tutti i Cristiani ad accogliere la sua preoccupazione e “contrattaccare” in tre modi:

– Partecipando alla Santa Messa, e offrendo al Signore attraverso l’Eucarestia, una riparazione per questa “orrenda” Festa, e di accostarci a prendere il Corpo di Cristo.
– Recitando il Rosario, in Famiglia, in Parrocchia, ascoltandolo su Radio Maria o anche da soli.
– Recitando alla fine della Messa la Coroncina alla Divina Misericordia, per chiedere perdono al Signore.

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Padre Gabriele Amorth è nato a Modena il 1° maggio del 1925, ed è stato Ordinato presbitero nel 1954. Fin dall’inizio la sua è stata una Missione “Mariana”, tanto che nel 1950 promuove e organizza la Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Nel 1986, durante un incontro amichevole con il Cardinale Ugo Poletti, che in quegli anni era Vicario per la Diocesi di Roma di Sua Santità Giovanni Paolo II, riceve la nomina di Esorcista, per aiutare P.Candido che esercitava questo ministero presso la Scala Santa in Roma. Alla morte del P.Candido ne prende il posto. Nel 1990 fonda l’Associazione Internazionale degli Esorcisti, di cui è stato Presidente fino al 2000, oggi ne è Presidente Onorario. Conduce una trasmissione radiofonica legata alla sua attività di Esorcista, su Radio Maria, rispondendo anche alle telefonate degli ascoltatori.

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HALLOWEEN INNO A SATANA

16/10/2015

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​Per coloro che ancora ritengono ridicole e infondate le accuse rivolte ad halloween & fans
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USA: la notte di Halloween verrà inaugurata la Chiesa Maggiore di Lucifero
L'obiettivo della Chiesa di Lucifero è creare “una nuova era per il progresso dell'umanità senza la schiavitù del pensiero dogmatico. Siamo gli dei e le dee della nostra vita”


La città di Old Town Spring, a una trentina di chilometri a nord di Houston (Texas, Stati Uniti), sarà la sede della Greater Church of Lucifer (Chiesa Maggiore di Lucifero).

L’organizzazione ha pubblicato sul suo sito web la notizia dell’apertura del “primo edificio nella storia della Chiesa che sarà aperto al pubblico”.

Jacob No, leader mondiale della Chiesa di Lucifero, fondata nell’estate del 2014, ha affermato che l’obiettivo della Chiesa di Lucifero è creare “una nuova era per il progresso dell’umanità senza la schiavitù del pensiero dogmatico. Siamo gli dei e le dee della nostra vita”.

Negli Stati Uniti esiste una corrente molto forte che vuole dare al satanismo e alle sue varie manifestazione una voce nell’arena pubblica. L’apertura di questa Chiesa di Lucifero non sorprende in una società che diventa sempre più “spirituale” e meno religiosa e in cui aumenta il numero delle persone che si considerano spirituali senza affiliazione religiosa, che si ritengono liberi pensatori senza bisogno di seguire dei dogmi.

La Chiesa Maggiore di Lucifero chiama questa ideologia di vivere senza autorità né leggi o norme “La fiamma nera”. “Non c’è papa o autorità su di noi, siamo i capitani delle nostre anime”, dichiara sul suo sito web.

La cerimonia di apertura è programmata per il fine settimana tra i 30 ottobre e il 1° novembre, durante la celebrazione della notte di Halloween negli Stati Uniti. “Un tempio all’ego più elevato”, dice l’invito all’apertura della Chiesa.

La Chiesa Maggiore di Lucifero insiste nell’affermare che non si tratta di una religione in sé, ma solo di un gruppo di anime simili che cercano di essere gli dèi del proprio mondo carnale e spirituale. È un cammino di autoadorazione, che pretende di credere dèi in ogni persona.

Questa Chiesa, come altre manifestazioni, professa l’assenza di religione e si presenta come alternativa ai concetti di ogni forma di religiosità, ma come le altre chiese sataniche nei suoi principi e nella sua fondazione esiste un’influenza di persone e ideologie apertamente sataniche, con pratiche come il libertinaggio, le deviazioni sessuali e l’aborto.

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DAVVERO AL CONVIVENTE L'ASSISTENZA OSPEDALIERA E' NEGATA?

15/10/2015

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Povero Giovanni Scialpi, si trova in ospedale per un intervento ma il “marito” Roberto – riferisce il Corriere.it – «non può assisterlo». Come mai? «Per la sanità e per lo Stato sono un perfetto sconosciuto» lamenta su internet, chiedendo una rapida approvazione della legge sulle unioni civili, l’uomo a cui sarebbe impedita l’assistenza dell’amato ricoverato. Una vicenda che, se fosse vera in questi termini, potrebbe indignare; tuttavia il condizionale qui è d’obbligo dal momento che un dubbio ci assale: quale sarebbe la Legge dello Stato Italiano che ora sta impedendo a Roberto di assistere Gianni? Nel breve articolo del Corriere.it – stranamente – non si fa riferimento alcuno alla spietata norma in nome della quale una struttura ospedaliera, oggi, potrebbe impedire ad un convivente di stare vicino alla persona amata.

C’è di più: dando un’occhiata a quanto prevede il nostro ordinamento, non solo non si trova la Legge che negherebbe al cantante Scialpi il diritto di farsi assistere dal partner, ma si trovano disposizioni molto chiare rispetto non già alla possibilità bensì all’obbligo di informazione da parte dei medici per eventuali trapianti al convivente (art. 3 L. n. 91 1999), nonché ai permessi retribuiti per decesso o per grave infermità cui un convivente anche dello stesso sesso ha diritto (art. 4 L.n. 53 2000). Ora, possibile che la Legge da un lato obblighi i medici ad interfacciarsi – in casi gravi, come sono i trapianti – coi conviventi e dall’altro cacci questi ultimi fuori dall’ospedale? E i medici dove diamine dovrebbero informare una persona dell’eventuale trapianto del convivente? Al bar? Nel parcheggio del nosocomio? Su Skype? Qualcosa, evidentemente, non torna.

E poiché le Leggi poc’anzi ricordate – in particolare la n.91 del 1999 – sono chiare e individuate, mentre quanto mai misteriosa risulta quella che sciaguratamente impedirebbe al convivente di prestare assistenza ospedaliera al proprio partner, il dubbio che quest’ultima non esista neppure, a questo punto, per un elementare ragionamento logico, viene. Tanto più, dulcis in fundo, che se si va a leggere l’ultimo Disegno di legge sulle unioni civili – il cosiddetto Cirinnà bis – laddove questo regolamenta la reciproca assistenza (art. 12) non si rintraccia, neppure qui, l’ombra di una disposizione che sarebbe da abrogare. Insomma, il diabolico divieto che impedirebbe ad un convivente di prestare assistenza all’altro – posto che non si ha notizia di mariti o mogli cui venga intimato, per poter visitare il coniuge, di esibire prima il certificato di matrimonio – sembrerebbe avere un sapore inconfondibile: quello della bufala.

giuliano guzzo
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ONESTA', CORAGGIO E COERENZA

9/10/2015

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ONESTA', CORAGGIO E COERENZA 
Come può un cattolico conciliare i propri valori e l'adesione al laicista M5S, PD e C.?

"I cattolici impegnati in politica debbono essere molto attenti alla loro coscienza: non dev’essere semplicemente una dinamica di schieramento di partito. I cattolici debbono fare appello a una coscienza retta e vera: retta significa sincera, dove realmente devono mettersi davanti alla loro responsabilità; vera significa in ordine al dato antropologico, che è quello di riconoscere il matrimonio come detta la Costituzione. Non è più il momento di nascondersi: è il momento di uscire e anche di fare una sorta di obiezione di coscienza all’interno dei loro gruppi. Siamo veramente davanti a un momento di grande e altissima responsabilità. I cattolici impegnati in politica non potranno più dire poi, successivamente, a fronte di conseguenze che io ritengo veramente letali, che loro non avrebbero potuto fare nulla." - Mons. Solmi -

L'ARTICOLO

I cattolici in politica non cedano a logiche di partito e facciano obiezione di coscienza: così mons. Enrico Solmi, già presidente della Commissione Cei per la famiglia, sul nuovo ddl Cirinnà 2 in materia di unioni civili che equiparerebbe le unioni omosessuali al matrimonio aprendo all’adozione e alla pratica dell’utero in affitto. Il presule, presente al Sinodo in Vaticano, fotografa, al microfono del nostro inviato Paolo Ondarza, le sfide pastorali relative alla famiglia in Italia:

R. – Noi abbiamo un mondo giovanile che vuole fare famiglia, che vuole generare ma che è messo in una condizione difficile a fare questo. L’altro grande tema è quello della demografia. L’Italia sta vivendo un’implosione demografica che a mio parere costituirà la sua fine, se non ci saranno delle prese di posizione molto forti. Il compito della Chiesa è vedere queste sfide con gli occhi del Signore – e soprattutto anche affidati a una Chiesa che finalmente pone la famiglia non al suo interno, per così dire, dandole spazio, ma nel suo dna. E questo comporta certamente un cambio di mentalità e una pastorale differente.

D. – Restando in Italia, si dibatte proprio in queste ore il disegno di legge in tema di unioni civili che sembra approdare al Senato con poche modifiche rispetto all’originario ddl Cirinnà; in particolare, preoccupa il discorso della “step-child adoption” e la conseguente possibilità del ricorso all’utero in affitto …

R. – Sì: siamo davanti a questa palese contraddizione. Da un lato, si esprime simpatia – almeno teorica – nei confronti della famiglia e una lieve preoccupazione demografica; dall’altro, si fanno azioni che vanno esattamente nella direzione opposta alla famiglia: perché riconoscere i dritti delle persone che hanno tendenza omosessuale, che desiderano vivere insieme è certamente una cosa giusta; persone in quanto tali hanno diritto, e qui il codice civile dovrebbe anche modularsi, su queste richieste. Ma far sì che questo sia di fatto, in modo a volte purtroppo surrettizio, un altro matrimonio con la possibilità di adottare, significa collocare accanto alla famiglia costituzionale e naturale un altro genere di famiglia, con questo grande punto interrogativo: è un tipo di famiglia che di fatto arriva a essere promotore di una sorta di colonialismo ideologico rinnovato. Mi riferisco all’utero in affitto: sappiamo molto bene che riguarda i Paesi del Terzo Mondo: le persone povere non vengono più, a questo punto, private soltanto di un qualcosa di esteriore quali le materie prime o quant’altro, ma vengono private di qualcosa di intimo, della dignità della dimensione materna. Siamo quindi veramente davanti a un obbrobrio. E questo viene in qualche modo promosso attraverso queste forme che, di fatto, si manifestano come un ulteriore matrimonio. Questa è una strada che porterà il nostro Paese a una difficoltà ulteriore di carattere antropologico, sociale e civile.

D. – E qual è la risposta dei cattolici, impegnati in politica, impegnati civilmente e socialmente?

R. – I cattolici impegnati in politica debbono essere molto attenti alla loro coscienza: non dev’essere semplicemente una dinamica di schieramento di partito. I cattolici debbono fare appello a una coscienza retta e vera: retta significa sincera, dove realmente devono mettersi davanti alla loro responsabilità;  vera significa in ordine al dato antropologico, che è quello di riconoscere il matrimonio come detta la Costituzione. Non è più il momento di nascondersi: è il momento di uscire e anche di fare una sorta di obiezione di coscienza all’interno dei loro gruppi. Siamo veramente davanti a un momento di grande e altissima responsabilità. I cattolici impegnati in politica non potranno più dire poi, successivamente, a fronte di conseguenze che io ritengo veramente letali, che loro non avrebbero potuto fare nulla. Adesso è il momento di prendere posizione, di dare atto a gruppi trasversali e di lavorare semplicemente a tutela della famiglia, a tutela anche dei diritti delle persone con tendenze omosessuali ma che sono una cosa e una realtà diversa dalla famiglia. Né ci si può appellare all'articolo 2 della Costituzione (riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo; ndr) senza fare appello agli articoli 29 e 30 (riconoscimento della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio; ndr).

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