In quel momento una contadina, sconvolta per la scomparsa del marito, passò di lì di corsa alla ricerca disperata del consorte. Era così preoccupata che non si accorse dell’imperatore inginocchiato e vi incespicò e, senza una parola di scusa, corse nel fitto della foresta. Akbar fu seccato dell’interruzione ma osservò la regola che proibiva di parlare durante il namaaz.
Aveva quasi finito di pregare, che la donna ritornò tutta felice, insieme al consorte ritrovato e, alla vista dell’imperatore e del suo seguito, fu sorpresa e spaventata. Akbar sfogò contro di lei la sua collera, urlando: “Giustifica la tua condotta o sarai punita!”
La donna piena di coraggio gli rispose: “Vostra Maestà, ero così assorta dal pensiero di mio marito che non vi ho visto, neppure quando, come dite, sono inciampata su di voi. Durante il namaaz voi eravate assorto in Uno infinitamente più prezioso di mio marito, come mai vi siete accorto di me?”
Il re tacque pieno di vergogna e in seguito confidò ai suoi amici che una donna di campagna gli aveva insegnato il significato della preghiera.