Per tutta la montagna rimbombò: "Scemo! Scemo! Scemo!". Questa volta il povero pastorello ebbe una gran paura. Dovevano essere ben cattivi quei pastori della montagna. Radunò in fretta e furia le capre e tornò al villaggio. Adesso aveva paura a tornare sulla montagna: magari qualcuno di quei perfidi pastori avrebbe potuto tendergli un tranello e fargli del male! Il giorno dopo si sentiva veramente angosciato all'idea di avventurarsi su per la montagna.
«Che cos'hai, figlio mio?», gli chiese la madre. «Perché non vuoi portare le capre al pascolo?». Il ragazzo raccontò tutto a sua madre: le grida minacciose che rimbombavano sulla montagna e i pastori invisibili che lo insultavano. Dopo averlo ascoltato attentamente, la madre comprese che non c'era nessuno sulla montagna. Soltanto l'eco rimandava al ragazzo le parole che lui stesso aveva gridato. «Non ti preoccupare, figlio mio», gli disse «Quei pastori non ti vogliono fare alcun male. Hanno solo paura di te e vorrebbero amici. Domani, quando sarai tra le rocce, augura loro il buongiorno e aggiungi qualche frase amichevole! Sono sicura che te la ricambieranno"
Il giorno dopo, quando raggiunse la gola tra i monti, il ragazzo inspirò profondamente e gridò:"Buongiorno!" L'eco rispose:" Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!"
Rassicurato, il giovane gridò ancora:"Vorrei essere vostro amico!"
L'eco rimbalzo tra le rocce:"Amico! Amico! Amico!”
E' quasi una legge della vita.
Gli altri ti restituiscono sempre l'eco delle tue parole...