Un comportamento che è segno di un'arroganza intollerante tipica del pensiero unico in tema di famiglia
Se in un confronto tra due persone che semplicemente esprimono posizioni diverse, a un certo punto una delle due, pur non avendo ricevuto nessuna offesa, ha un tale scatto d'ira da gettare una sedia contro il muro, mi pare evidente che tra i due chi ha bisogno di cure e attenzioni dal punto di vista psichico è il fustigatore di sedie. Eppure, nel confronto avvenuto sulle frequenze di Radio Deejay tra Fabio Volo e Mario Adinolfi, è stato proprio Volo, mentre gettava sedie contro il muro, a dare sostanzialmente dello psicopatico ad Adinolfi.
Qual era il motivo del contendere? Qual era la grave offesa che Adinolfi aveva arrecato ad una delle maggiori glorie della letteratura italiana contemporanea? Semplice: aveva consigliato di non andare a vedere Kung Fu Panda 3, dal momento che il cartone animato, introducendo la figura del doppio padre del protagonista, insinuerebbe nei bambini idee fuorvianti in tema di paternità e maternità.
Premetto che non sono particolarmente favorevole all'esternazione di Adinolfi sull'argomento. Francamente, avrei evitato. Non perché sia sconveniente; semplicemente, mi pare un'esagerazione. Ci sono esempi più significativi da portare, e che scansano dal rischio di sottoporsi al facile ludibrio. Ma, ovviamente, ritengo sacrosanto che Adinolfi possa esprimere liberamente la propria opinione in materia, usando gli esempi che a lui sembrano più calzanti.
Per Fabio Volo invece no. Sarà che, oltre ai lauti introiti dovuti alle vendite dei suoi capolavori letterari, il nostro intellettuale di spicco prende soldi anche per aver prestato la voce nel doppiaggio del cartone animato in questione. Niente di più scontato che si senta dunque in dovere di difendere strenuamente la DreamWorks e i suoi prodotti, da cui lui stesso trae profitto. Al portafogli non si comanda. Ma ci sono di fatto una serie di elementi che rendono evidente quanto Fabio Volo abbia dimostrato in questa circostanza di essere non solo un ignorante (e su questo forse c'erano già delle avvisaglie), ma anche un instabile ed arrogante esponente di quell'intolleranza che il pensiero unico collettivo in materia di famiglia e affini ha ormai diffuso come una delle principali regole della contemporaneità.
Sproloquiando contro Adinolfi, Fabio Volo ha sostanzialmente detto che i cattolici sono dei trogloditi, ha per giunta mandato a fare in culo i cattolici che si sono sentiti offesi per le sue parole, ha affermato che Adinolfi è sposato con Costanza Miriano (sic), ha sostenuto che Kung Fu Panda è come Gesù perché come lui ha due padri e al contempo che Maria ha ricevuto un'inseminazione artificiale, ha infine appioppato all'interlocutore l'appellativo di psicopatico. Senza entrare troppo nel dettaglio delle interessantissime disquisizioni teologiche di Volo su Gesù, Dio e la Madonna, che meriterebbero forse un approfondimento a parte, direi che la carrellata appena accennata sia sufficiente per dipingere la caratura intellettuale e la stabilità psichica del soggetto in questione.
Ma naturalmente il problema non è Fabio Volo. Il problema è che l'arroganza intollerante di Volo è segno di qualcosa di più grande. Si dà ormai per scontato, nella stragrande maggioranza degli ambienti a rilevanza mediatica, che il pensiero di chi non si allinea ai dettami del mainstream dominante in materia di famiglia, gay e matrimoni debba essere censurato. E che tale censura rappresenti un grande segno di maturità e modernità intellettuale. Lo sappiamo benissimo che non cape nell'angusta fronte di Fabio Volo nemmeno una virgola delle materie che ha voluto con tanta faciloneria e volgarità trattare. Ma gli è sufficiente aver espresso con vigore la posizione allineata col pensiero unico per sentirsi un paladino della modernità, del modo corretto di vedere le cose. Si è sentito addosso il vigoroso furore di chi sa per certo di essere dalla parte giusta, contro i difensori del passato, dell'oscurità, dell'ignoranza.
Gli ignoranti invece sono Fabio Volo e tutti quelli come lui. La rabbia del gesto finale di gettare la sedia contro il muro è la naturale compensazione del vuoto causato dall'ignoranza. Così come nelle normali discussioni, tendenzialmente alza la voce chi non ha argomenti, e colma il vuoto col furore. Io sono felicissimo di stare oggi, così come qualcuno disse in passato, dalla parte del torto, dalla parte dei non allineati, dalla parte di coloro che riempiono però il loro torto con ragioni, con argomenti, con esperienze. Ben contento di lasciare ad altri le sedie da spaccare contro il muro della loro ottusità, rivestita da illuminismo di quart'ordine.
Rossano Salini