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Zucche vuote? Proviamo a riempirle - Al tormentone su Hallowen si può rispondere con piccole azioni che provocano domande in chi ci guarda

30/10/2014

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Al tormentone su Hallowen si può rispondere con piccole azioni che provocano domande in chi ci guarda

C'è poco da fare, le zucche vuote (non necessariamente di color arancio) in questo periodo vanno molto di moda. Se ne vedono un po' ovunque, di tutte le fogge e i materiali. Al di là della diatriba pro o contro Halloween, non nego che la diffusione di questa prassi mi metta tristezza.

Chissà se qualcuno dei nostri ragazzi conosce il significato del 'fare vigilia' con cui un tempo ci si preparava ad ogni solennità importante: il giorno prima di Natale, il Venerdì e Sabato Santo, ma anche il giorno prima di Pentecoste o di Ognissanti, si partecipava alla Messa al mattino e poi si osservavano il digiuno e l'astinenza. Era quasi una sospensione dei ritmi consueti, un mettersi in attesa con tutta la persona, attraverso prassi che coinvolgevano anche il corpo fin nei suoi bisogni fondamentali, per 'svuotarsi' di quanto era superfluo, per essere accoglienti, davvero pronti a ricevere la Grazia speciale, dono di quei giorni.

È per questo che Halloween mi mette tristezza. Ma non sono la sola: pur con le motivazioni più diverse (dal timore di infiltrazioni maligne al laico rifiuto di una colonizzazione culturale) si moltiplicano le iniziative che tendono a ricordare l'autentico culto dei Santi. Noi come catechisti già da molti anni dedichiamo il mese di ottobre alla riflessione su queste figure luminose, lavorando sulle biografie di santi vicini nel tempo e, quando possibile, anche geograficamente. In fondo, però, i bambini da noi se lo aspettano, e sembra che il riflesso della nostra azione non sia così incisivo.

Oggi però ho scoperto attraverso un social network una proposta per me nuova. Il messaggio che ho trovato sulla mia home page in sintesi è questo:

"Metti la foto del tuo santo preferito sul tuo profilo di whatsapp e fb fino al primo novembre, festa di tutti i Santi! Ci saranno volti di Santi in ogni telefonino..."

Un'idea semplice: - Mi piace - ho pensato e, nonostante potesse sembrare irrilevante, l'ho fatto.

Non sono stata la sola. Santa Teresa, San Giovanni Paolo II, San Francesco sono comparsi uno dopo l'altro sulla mia home: è solo una casa virtuale, ma oggi ha avuto ospiti belli. Quello che è successo alla mia amica M. però merita una piccola riflessione. M. ha solo messo san Paolo Apostolo come immagine del profilo, senza spiegare il motivo. E la prima reazione che ha provocato nei commenti è stata un "Che succede???".

Mi ha molto colpito questo stupore. Forse allora è anche così che possiamo diventare incisivi, con piccole azioni che provocano domande perché conducono in una terra altra rispetto allo stagno dell'abitudine, danno da pensare, sono occasione di testimonianza.
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Halloween!

27/10/2014

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Halloween!
di Gianfranco Amato

Halloween è tutt’altro che un’innocua festicciola per bambini. ... Profondamente radicata nel paganesimo e nel satanismo, continua ad essere una pericolosa forma di idolatria demoniaca.

Trae origine da un’antichissima celebrazione celtica diffusa nelle isole britanniche e nel nord della Francia, con cui i pagani adoravano una delle loro divinità, chiamata Samhain, Signore della morte. Era considerata una delle feste più importanti, e dava inizio al capodanno celtico. La notte del 31 ottobre in onore del sanguinario dio della morte, veniva realizzato, sopra un’altura, un enorme falò utilizzando rami di quercia, albero ritenuto sacro, sul quale venivano bruciati sacrifici costituiti da cibo, animali e persino esseri umani.
Di quest’ultima crudele e sanguinaria usanza ne dà testimonianza lo stesso Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico (libro VI, 16), così come Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (XXX, 13), in cui parla di «riti mostruosi», e Tacito nei suoi Annales (XIV, 30), che definisce i sacrifici umani praticati dai druidi come «culti barbarici».
I Celti ritenevano che Samhain, in risposta alle offerte di tali olocausti, autorizzasse le anime dei morti a ritornare alle proprie case in quel giorno di festa. Per questo motivo i pagani nordici ritenevano che fredde e oscure creature riempissero la notte vagando e mendicando tra i vivi. E’ da tale credenza, peraltro, che deriva l’uso odierno di girovagare nel buio, la notte di Halloween, vestiti in costumi che imitano fantasmi, streghe, elfi, e creature demoniache.

Anche la celebre espressione “trick or treat”, tradotta con l’innocente “scherzetto o dolcetto”, è parte dell’antico cerimoniale pagano. Venivano chieste offerte (“treat”) sotto la minaccia dell’ira di Samhain, e della sua maledizione divina (“trick”), in caso di rifiuto. «Offrite sacrifici a Samhain, o subirete i suoi castighi», questo si continua inconsciamente a chiedere, oggi, con l’apparentemente scherzoso “trick or treat”.
L’usanza di chiedere offerte al dio della morte diventava, in passato, anche un metodo per identificare i cristiani che si rifiutavano di onorare la divinità pagana, e che per questo subivano, a volte, odiose ritorsioni.
Per comprendere quanto la Chiesa, fin dall’inizio dell’evangelizzazione dei popoli celti, fosse preoccupata di quella pericolosa “solennità” pagana, basta considerare che la Festa di Ognissanti fu spostata, in Occidente, al primo novembre, con tanto di vigilia la notte precedente, proprio per contrastare il culto satanico di Samhain.

La cristianità conobbe, infatti, le prime forme di commemorazioni dei Santi già a partire dal IV secolo, in particolare nel giorno della Domenica successiva alla Pentecoste, usanza conservata fino ad oggi dalla Chiesa Ortodossa d’Oriente.
Nell’Occidente, come si è detto, la data fu spostata al primo novembre per farla coincidere con la celebrazione in onore del dio celtico della morte, a seguito delle pressanti richieste che provenivano dal mondo monastico irlandese.
La prima traccia di questa posticipazione è rinvenibile in un atto di Papa Gregorio III (731-741), che fissava appunto nel 1° novembre l’anniversario della consacrazione di una cappella in San Pietro dedicata alle reliquie «dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo».
Fu il successore Gregorio IV ad estendere e rendere obbligatoria la data della celebrazione a tutta la cristianità. In Francia, in particolare, ciò avvenne grazie ad un decreto di Luigi il Pio, emanato nell’ 835, «su istanza di Papa Gregorio IV, con il consenso di tutti i vescovi».
Nella Britannia del VIII-IX secolo, quindi, il giorno dedicato dai pagani al dio della morte, era per i cristiani occasione per onorare i Santi, partecipando alla veglia di preghiera la sera del 31 ottobre, ed alla Santa Messa il giorno successivo.
E’ da qui che deriva il termine Halloween. L’etimo si radica, infatti, nell’antica espressione inglese Hallow E’en, ovvero notte di commemorazione di tutti coloro che sono stati “hallowed”, santificati. I pochi che rimasero ancorati alle tradizioni pagane reagirono al tentativo della Chiesa di soppiantare la celebrazione in onore di Samhain, mantenendone il culto e cercando di incrementarlo. Nell’alto medioevo la notte di Halloween divenne simbolicamente la festa principale della stregoneria e del mondo occulto. In quel contesto avvenivano, tra l’altro, forme particolari di sacrilegio nei confronti di oggetti sacri, e l’utilizzo degli scheletri (oggi rappresentati da maschere) costituiva una forma di dileggio delle Sacre Reliquie.
Per il moderno satanismo, Halloween continua ad essere una festa privilegiata. E’ uno dei quattro sabba delle streghe, delle quattro grandi “solennità” coincidenti con alcune delle principali festività pagane e dell’antica stregoneria.

La prima e più importante è, appunto, quella di Halloween, considerata il Capodanno magico. La seconda “solennità” è quella di Candlemass, che si celebra la notte tra il 1° e il 2 febbraio ed è considerata la Primavera magica (per i cristiani è la ricorrenza della Presentazione del Bambino Gesù al tempio, chiamata anche popolarmente “Festa della Candelora”). La terza “solennità” è quella di Beltane, che si festeggia nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio, chiamata anche la notte di Valpurga, e segna l’inizio dell’Estate magica. La quarta “solennità” è quella di San Giovanni Battista, che si svolge la notte tra il 23 e 24 giugno, ed è particolarmente attesa per mettere in atto malefici di malattia e di morte. Com’è facile notare sono tutte celebrazioni notturne che si svolgono nel buio e nell’oscurità, a conferma della definizione evangelica di Satana come Principe delle Tenebre, e dei suoi seguaci come Figli delle Tenebre.
Da un punto di vista cristiano, la partecipazione a tali pratiche, a qualunque livello (anche quello apparentemente inoffensivo di una banale festa), deve considerarsi una pericolosa forma d’idolatria. Come deve considerarsi una forma pagana di superstizione quella di illuminare una zucca vuota fuori dalla porta per scacciare demoni e fantasmi.
Sorprende la sottovalutazione fatta oggi anche da molti credenti – a volte preda di una forma di ebetismo consumistico – circa l’origine ed il significato della festa pagana e satanica di Halloween. Ma non sorprende che dalla Chiesa continuino a levarsi voci rivolte ad ammonire e mettere in guardia circa i rischi dell’inganno demoniaco che tale ricorrenza nasconde.
Mi ha particolarmente colpito, l’anno scorso, l’iniziativa di una marcia proprio contro i festeggiamenti di Halloween svoltasi a Massa Carrara e promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata dal compianto don Oreste Benzi, iniziativa cui non ha fatto mancare propria fattiva partecipazione l’allora vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, monsignor Eugenio Binini.
La comunità di don Benzi, in quell’occasione, non ha usato mezze parole per denunciare i pericoli della cosiddetta notte delle streghe: «Il fenomeno che viene esaltato il 31 ottobre è un grande rituale satanico. Facciamo appello al mondo cattolico perché non promuova in nessun modo questa ricorrenza che inneggia al macabro e all’orrore. Sappiano tutti i genitori e tutti coloro che credono nei valori della vita, che la festa di Halloween è l’adorazione di Satana che avviene anche in modo subdolo attraverso la parvenza di feste e di giochi per giovani e bambini.

Il sistema imposto di Halloween proviene da una cultura esoterico-satanica in cui si porta la collettività a compiere rituali di stregoneria, spiritismo, satanismo che possono anche sfociare, in alcune sette, in sacrifici rituali, rapimenti e violenze.
Halloween è per i satanisti il giorno più magico dell’anno e in queste notti si moltiplicano i rituali satanici come le messe nere, le iniziazioni magico-esoteriche e l’avvio allo spiritismo e stregoneria.
Attenzione agli educatori e responsabili della società affinché scoraggino i ragazzi a partecipare ad incontri sconosciuti, ambigui o addirittura ad alto rischio perché segreti o riservati».
Sempre a proposito di Halloween, monsignor Girolamo Grillo, Vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia, ha ricordato che «si tratta di una consuetudine nettamente pagana», e che «naturalmente un vero cristiano non potrà mai dare il suo assenso a tutto questo, soprattutto per il fatto che di carnevalate oscene ve ne sono a iosa, cui vanno aggiunte le veglie sataniche mascherate proposte da alcuni gruppi, purtroppo abbastanza diffusi anche nei nostri ambienti».
Quest’ultimo punto dell’osservazione di mons. Grillo merita di essere sottolineato, poiché non sono infrequenti – ahimè – le occasioni in cui si ha modo di verificarne la fondatezza.
E’ accaduto anche a me quando ho appreso del caso di un giovane sacerdote, coadiutore di un anziano parroco, che aveva autorizzato l’uso della sala oratoriale per la celebrazione della festa di Halloween. Con tanto di locandine e volantini. Alle legittime recriminazioni di un genitore, il giovane coadiutore, infastidito per l’osservazione, ha tenuto a precisare che la magia esiste solo nel mondo della fantasia dei bimbi, che i ragazzi cattolici non debbono isolarsi ma condividere le occasioni di divertimento con i loro coetanei, che la Chiesa, in passato, ha già sbagliato dando la caccia a streghe inesistenti, e che la concezione antropomorfa del demonio appartiene alla tradizione preconciliare.
Sappiamo già che da alcuni giovani (e inesperti) preti non si può pretendere più di tanto.
Ma credo si possa almeno esigere che conoscano un pochino le Sacre Scritture.
Se quel neosacerdote avesse dato una ripassatina alla Bibbia, avrebbe avuto modo di leggere
che non è opportuno per i cristiani frequentare i pagani e assistere ai loro riti, poiché non può esservi unione tra la luce e le tenebre (2 Corinzi, 6,14),
che i libri di arti occulte vanno bruciati (Atti, 19,19),
che non si deve partecipare alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannarle apertamente (Efesini, 5,11-12),
che idolatria e stregoneria sono opere della carne (Galati, 5,20),
che bisogna separarsi da «chi esercita la divinazione, il sortilegio, l’augurio o la magia; da chi fa incantesimi, da chi consulta gli spiriti o gli indovini, e da chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore» (Deut. 18, 10-12).
Più chiaro di così.


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Berlusconi scrive, Introvigne risponde… noi condiviamo

27/10/2014

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Berlusconi scrive, Introvigne risponde… noi condiviamo
di Massimo Introvigne

Caro Presidente, 
anch'io come molti italiani ho ricevuto ieri una Sua mail dove dopo un cordiale saluto mi scrive: «Voglio chiarirti le tante inesattezze riportate sulle mie intenzioni e sulle proprietà di Forza Italia». Ci siamo incontrati personalmente solo un paio di volte e non sapevo ci dessimo del tu, ma visto che si tratta di una mail standard e dà del tu a tutti gli italiani non starò a sottilizzare. Come non sottilizzo né ironizzo sul riferimento alle «proprietà di Forza Italia». Immagino che chi ha scritto la mail per Lei volesse parlare delle posizioni politiche di Forza Italia e non delle proprietà del partito: meno che meno delle Sue personali, di cui sappiamo fin troppo grazie a giornalisti e giudici maliziosi.

Trascuro i Suoi riferimenti all'immigrazione e alla vigorosa opposizione che Lei starebbe conducendo alle politiche del governo Renzi, «che non affronta i problemi» e «riversa centinaia di migliaia di clandestini sulle nostre coste». Per essere equanimi, i clandestini si riversano sulle nostre coste per colpe di molti, che vanno da chi non si oppose all'improvvida guerra voluta da Sarkozy e da Obama contro Gheddafi in Libia - Lei più di tutti aveva le informazioni e gli strumenti per opporsi, ma è vero che qualcuno provvide a «distrarLa» con l'incriminazione per il caso Ruby proprio in quei giorni - fino all'Unione Europea, ma certo c'entra anche il governo Renzi. È strano che della sua opposizione così vigorosa Renzi non sembri accorgersi, ma forse anche lui si è distratto.

Le confesso che mi sta più a cuore la posizione Sua e del Suo partito sulle unioni fra persone dello stesso sesso. Lei ci scrive che «la politica ha troppo spesso girato la testa da un'altra parte, ma Forza Italia dev'essere un movimento coraggioso che non ha paura di affrontare temi come le unioni civili, cui in molti Paesi come Germania e Gran Bretagna, i partiti conservatori hanno guardato con serietà». Può darsi che molti destinatari del Suo mailing di massa conoscano poco le vicende inglesi e tedesche. I lettori della nostra testata Le conoscono un po' meglio. Tra i conservatori inglesi si annoverano alcuni dei più fanatici promotori su scala europea del «matrimonio» omosessuale, che - caduta la foglia di fico del nome «civil union» - in Inghilterra si chiama così dal 2013. Lei vuole seguire il loro esempio? Quanto ai cristiano-democratici tedeschi, hanno subito più che promosso le «partnership di vita» tra omosessuali, ma i paletti che pensavano di aver messo sono stati in gran parte travolti dai giudici. Lei che conosce così bene i giudici non pensa che succederebbe lo stesso anche in Italia?

Mi rassicura leggere, financo in grassetto, che «la famiglia tradizionale resta alla base della nostra società e dei nostri valori. Niente potrà sostituirla». Nonostante la Sua fidanzata e Luxuria, Lei non vuole ancora «sostituire» la famiglia tradizionale con le unioni omosessuali. Meno male. Tuttavia per lasciarla alla base della nostra società non basta dirlo. Papa Francesco, che Lei non ha tempo di seguire sempre e che qualche volta i Suoi frettolosi collaboratori Le fanno citare a sproposito, ha detto il 25 ottobre che «c’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita», e che le ferite derivano dal fatto che oggi sono proposte «nuove forme, totalmente distruttive e limitative della grandezza dell’amore del matrimonio». Ogni tanto Lei afferma di stare con «i vescovi», ma il presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, continua ad affermare che «la famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dell'ordinamento».

Proponendo una «legge sulle unioni civili ben fatta», Lei scrive che «ragionare di allargare i diritti ad altre persone non può essere vissuto come qualcosa di sconveniente o come l'allontanarsi dai nostri principi». Tutto questo sarebbe molto vago, se non fosse che Lei ha precisato in più di una pubblica intervista che Le va bene il «modello tedesco» proposto da Renzi. Se questo giornale figura in qualche Sua rassegna stampa, saprà che noi non corrispondiamo allo stereotipo degli «omofobi» trinariciuti. Ricordiamo sempre il «Catechismo della Chiesa Cattolica», che invita ad accogliere le persone omosessuali «con rispetto, compassione e delicatezza», senza giudicare le persone in quanto persone, come ci ricorda Papa Francesco. Lo stesso Pontefice ha spesso distinto fra il dovere di non giudicare le persone e quello, non meno grave, di giudicare le leggi compiendo il proprio dovere di buoni cittadini.

Non siamo tra quelli che vogliono impedire agli omosessuali di visitare il loro convivente in carcere o in ospedale o di subentrare nel contratto di affitto quando il loro convivente muore. Questi diritti in Italia ci sono già. Elencarli, risolvendo piccoli problemi che qua è là ancora rimanessero, in una carta dei diritti e doveri dei conviventi, uno statuto o un testo unico non sarebbe in effetti «qualcosa di sconveniente». Se parlando di «unioni civili» Lei avesse in mente un bel testo unico riassuntivo dei diritti e doveri individuali che derivano da ogni convivenza, userebbe un'espressione giuridicamente discutibile e politicamente pericolosa - perché «unioni civili» all'estero significa un'altra cosa -, ma la proposta non sarebbe «sconveniente».

Però le unioni civili «alla tedesca» che vuole Renzi, e che Lei dice di appoggiare, non sono questo. Sono uguali al matrimonio, tranne che per due aspetti. Primo: non si chiamano matrimonio. Le parole sono importanti ma non bastano. I suoi colleghi inglesi, al cui esempio si propone d'ispirarsi, dopo qualche anno si sono resi conto che chiamare «unione civile» qualcosa che era identico al matrimonio era ipocrita, e ora le chiamano «matrimoni». Per citare ancora Papa Francesco, le famiglie bastonate trarranno scarso sollievo da una riforma linguistica che chiami le bastonate «carezze». La sostanza non cambia.

Seconda differenza: all'inizio le unioni civili tedesche avevano limiti molto restrittivi alle adozioni. Lei ci dice che si batterà perché la legge di Renzi «rispetti i diritti dei bambini». In teoria, dichiara di volerli rispettare anche Renzi, adottando il testo originario della legge tedesca. Però sia Lei sia Renzi sapete benissimo com'è andata a finire in Germania. Una volta creato un simil-matrimonio è intervenuta la Corte Costituzionale che, in nome del principio di uguaglianza, ha allargato continuamente l'area delle adozioni e ancora la sta allargando. Se le unioni civili fra omosessuali sono uguali al matrimonio tranne che nel nome, perché mai non dovrebbero avere accesso all'adozione dei bambini? Lo so anch'io che ci sarebbero delle risposte, ma ho imparato da Lei negli anni a non fidarmi della Corte Costituzionale. Quella tedesca è un po' meno politicizzata della nostra. Lei crede che i nostri giudici costituzionali, sollecitati dalle lobby Lgbt e dalla stampa, non si comporterebbero come quelli tedeschi?

Sono idee mie, obiezioni capziose di oppositori dei diritti degli omosessuali? Ma no, lo dice chi si occupa di omosessuali per conto di Renzi, il sottosegretario Ivan Scalfarotto, il quale intervistato da Repubblica lo scorso 16 ottobre, ha dichiarato: «L’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik». Pensi che qualche commentatore malizioso ha persino insinuato che per «questione di realpolitik» Scalfarotto intendesse la possibilità per Lei e per Forza Italia di votare le unioni civili senza perdere troppi voti.

Il Suo ultimo commento è tecnicamente stupefacente. Lei ci scrive che «se la società cambia deve cambiare anche la politica», e lascia intendere che si deve tenere conto del parere della maggioranza degli italiani. Lei mi insegna che i sondaggi si manipolano abbastanza facilmente, ma ammettiamo per un attimo che la maggioranza degli italiani sia in favore delle unioni omosessuali. Dobbiamo seguire la maggioranza? Non sempre, e non senza accertarci che abbia capito la domanda e il problema. Forse riesco a spiegarmi meglio con un esempio. Per una coincidenza stranissima - ma che fa piacere a chi, come me, ritiene che Lei sia stato oggetto di una lunga persecuzione giudiziaria dettata in gran parte da motivi politici - ogni volta che Lei si schiera in favore dei diritti, veri o presunti, degli omosessuali le Sue vicende giudiziarie conoscono qualche sviluppo positivo: una volta La assolvono, un'altra Le riducono la durata dei servizi sociali per buona condotta. Provvedimenti meritati, ci mancherebbe altro, e senza dubbio si tratta solo di coincidenze. Però non la pensano così i lettori di Repubblica e del Fatto. Ogni volta questi giornali sfornano un sondaggio da cui risulta che “la maggioranza” vorrebbe che Lei andasse in prigione e ci rimanesse il più a lungo possibile. Anche in questo caso si dovrebbe seguire l'opinione della maggioranza?

Ci pensi, Presidente. Parafrasando Nanni Moretti, su questi temi dica qualcosa di centro-destra e di diverso da Renzi. I Suoi elettori gliene saranno grati. Nel frattempo, un caro saluto a Lei, alle Sue numerose famiglie - anche se noi preferiamo le famiglie numerose - e naturalmente anche al cane Dudù.
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ANCHE A BOLOGNA I CORSI PER PROSTITUTE PER DISABILI - La chiamavano ''Bocca di Rosa'', ora si chiama ''Assistente Sessuale''  

8/10/2014

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ANCHE A BOLOGNA I CORSI PER PROSTITUTE PER DISABILI
La chiamavano ''Bocca di Rosa'', ora si chiama ''Assistente Sessuale''

di Tommaso Scandroglio

La chiamavano "Bocca di Rosa" ed ora si chiama "assistente sessuale", e al di là dell'Oceano – ed anche da noi per gli anglofili – "love giver", "donatrice d'amor" se vogliamo fare gli aulici. In modo più prosaico è una prostituta. Ma una prostituta con tanto di diploma che potrà offrire i suoi servizi solo ad una categoria particolare di persone: i disabili (perché in politichese corretto l'assistente sessuale sta al disabile come la prostituta sta all'handicappato). 

UNA FIGURA PROFESSIONALE?
C'è anche un disegno di legge che vuole introdurre questa figura professionale, proposta presentata nell'aprile scorso dal senatore Pd Sergio Lo Giudice, omosessuale dichiarato che in barba alle leggi italiane volò all'estero per avere un bambino tramite la pratica dell'utero in affitto. Il disegno di legge si intitola "Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità". Maximiliano Ulivieri, portavoce del primo comitato italiano per una legge sull'assistenza sessuale, spiega la bontà di una tale proposta normativa: per la persona disabile «si è concepito un aiuto per ogni tipo di necessità, ma non per quella sessuale. Come se il disabile non sentisse il bisogno di toccarsi, di ricevere piacere, come se non fosse idoneo a certe esigenze. Ma non è così, e chi ha limiti psichici o fisici tali per cui non può provvedere da sé a questi bisogni deve essere assistito». Se la premessa è che il sesso è come mangiare o andare in bagno – un bisogno fisiologico come altri – la conclusione appare ovvia: occorre che vi sia qualcuno che soddisfi le esigenze sessuali anche di chi sta in carrozzina o inchiodato in un letto di ospedale.

DIRITTO ALLA SESSUALITÀ ASSISTITA PER I DISABILI
«Per capire l'importanza di questa figura professionale», continua Ulivieri, «bisogna immaginare cosa possa significare il non potersi toccare perché magari le proprie mani non si muovono come dovrebbero, o il non potere avere momenti di intimità per via della propria disabilità. Il proprio corpo, quando non si è autosufficienti, in certi casi è considerato come un peso, e l'intimità è la prima cosa che si perde con la disabilità». Se già la malattia non ha rispettato il corpo di queste persone, ci si mette ora pure l'assistente sessuale per degradarlo maggiormente. Ma se il deficit patologico può incidere solo sulle carni e sulla psiche, nulla può sulla dignità delle persona. Non così invece le pratiche sessuali di una meretrice che sviliscono la propria umanità e, se il disabile è consenziente e capace di intendere e volere, anche quella di quest'ultimo.
Naturalmente non poteva mancare anche un sito per promuovere la figura professionale dell'assistente sessuale, figura già presente in Svizzera, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Austria. In esso si spiega che questa lavoratrice/lavoratore del terziario a luci rosse può essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale e che «parlare semplicemente di assistenza sessuale può risultare estremamente riduttivo; qualificarne il concetto più complesso attraverso i termini assistenza all'emotività, all'affettività, alla corporeità e alla sessualità permette di assaporare tutte quelle sfumature in essa contenute». Una figura che mancava al fine di tutelare appieno il «diritto alla salute e al benessere psicofisico e sessuale» delle persone con handicap.

MA COSA FA IN CONCRETO "L'OPERATORE DEL BENESSERE SESSUALE"?
Poco è lasciato alla fantasia del lettore: «gli incontri», spiega il sito, «si orientano in un continuum che va dal semplice massaggio o contatto fisico, al corpo a corpo, sperimentando il contatto e l'esperienza sensoriale, dando suggerimenti fondamentali sull'attività autoerotica, fino a stimolare e a fare sperimentare il piacere sessuale dell'esperienza orgasmica». 
A Bologna a breve si terrà anche corso per diventare assistente sessuale. Sono arrivate una sessantina di domande da tutta Italia, più donne che uomini, tra i 25 e i 50 anni. Il corso sarà tenuto da un medico, da un sessuologo e da uno psicologo, nonché da due assistenti sessuali provenienti da Germania e Svizzera. Il giochino messo in piedi da questi signori del welfare erotico, alle cui spalle c'è la solita associazione radicale Luca Coscioni, è facile facile. È un tentativo di sdoganare la prostituzione, di renderla legittima. E la si sdogana in due modi. In primo luogo ammantandola di fini buoni e caritatevoli: chi più indifeso di un tetraplegico o di un malato in carrozzina bisognoso di cure? In secondo luogo basta dipingere il lavoro più vecchio del mondo come lavoro professionale e il gioco è fatto. La battona non è più tale se ha studiato, si è formata ed ha superato alcuni esami (saranno previste anche prove pratiche di laboratorio?). La tecnicalità accademica-scolastica eleva, nobilita, cambia il vizio a pagamento in un valore etico perché «mira a scoprire il valore della corporeità». Il tutto sulla pelle di chi è più sfortunato ed indifeso perché così bisognoso di affetto, ma di quello vero , che per averne anche un surrogato è disposto pure a sborsare quattrini.

STEP SUCCESSIVI
Gli step successivi sono assai prevedibili se questa pratica del sesso sulla sedia a rotelle prenderà piede. I normo-abili diranno che è discriminatorio permettere il meretricio solo per alcune categorie di persone e non per tutti. Lucciole per tutti, dunque. Inoltre, al pari di altri lavori anche l'assistente sessuale avrà una pensione assicurata quando la propria avvenenza avrà lasciato il posto a molti acciacchi che avranno consigliato di appendere i tacchi a spillo al chiodo. Probabilmente tale pratica verrà poi rubricata sotto la voce "lavori usuranti", con tutti i benefit previsti per legge. A motivo di ciò è facile pronosticare che non poche prostitute vorranno legalizzare il proprio mestiere diventando assistenti sessuali. Tanto chi andrà a verificare nel casino per disabili se il cliente è invalido o meno? Le Fiamme Gialle? 
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Si risveglia dopo 15 anni: ‘Ecco come ho vissuto nel coma La storia di un 32enne

6/10/2014

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Si risveglia dopo 15 anni: ‘Ecco come ho vissuto nel coma’ La storia di un 32enne
«La vita può toglierla solo Dio», fu così che il padre di Miguel impedì ai medici di “staccare la spina” al figlio in coma. E fu così che per 15 anni lo curò insieme …



«La vita può toglierla solo Dio», fu così che il padre di Miguel impedì ai medici di “staccare la spina” al figlio in coma. E fu così che per 15 anni lo curò insieme alla moglie e alla nipote. Fino a quando Miguel si svegliò improvvisamente dal coma. Miguel Parrondo ha raccontato la sua storia il 30 giugno scorso al giornale online ForumLibertas.com, per spiegare come mai è «contrario all’eutanasia».

«SEI MIA FIGLIA?». Il ragazzo finì in coma nel 1987, quando aveva 32 anni, a causa di un incidente in auto che uccise una delle due ragazze con cui stava tornando da una festa. Miguel fu portato all’ospedale di Juan Canalejo di La Coruna. Le condizioni del giovane erano gravissime e secondo i dottori non esistevano possibilità di recupero. Ma suo il padre, dermatologo presso lo stesso ospedale, riunì lo staff medico per chiarire che nessuno poteva disporre della vita, se non chi la crea: «Se non fosse stato per lui – racconta oggi Miguel – non sarei qui, perché non mi davano alcuna chance. Mio padre ebbe fede». E così per 15 anni Miguel non fu mai lasciato solo, nemmeno un giorno. La madre lo accudì insieme alla figlia, Almudena.

Finché non accadde l’impossibile. Nessuno avrebbe mai pensato che un bel giorno, d’improvviso, all’età di 47 anni, l’uomo si sarebbe svegliato dal coma: «Non capivo nulla. Aprii gli occhi e davanti a me c’erano mia madre e mia figlia. Guardai mia figlia e le chiesi se era Almudena, perché mi ricordavo di avere una figlia con quel nome». La ragazza rispose di sì e mentre la madre piangeva e il padre era incredulo, Miguel le disse: «E io sono tuo padre».

IL CELLULARE E L’EURO. «Fu come addormentarsi e svegliarsi il giorno dopo», ha raccontato. «Vedendo mia figlia mi emozionai. Con lei ho recuperato il tempo perduto e ora sono nonno». Per questo oggi non osa pensare a «come sarei se mio padre, un medico, avesse detto al prete di darmi l’estrema unzione». Anche se Miguel è stato operato molte volte e ha subito un’emiparesi è felice: «È come se avessi 12 anni, perché sono nato due volte», ha spiegato raccontando l’impressione che gli fece il mondo al risveglio. «È cambiato parecchio. Quando ho cominciato ad andare per strada pensavo: la gente è matta, para da sola, invece parava al cellulare». Per Miguel era assurdo anche vedere una donna al volante della macchina della polizia: «Pensavo fosse carnevale». Fu incredibile persino leggere il giornale e scoprire che non c’era più l’Unione Sovietica, ma «la Repubblica Ceca, il Montenegro, la Slovenia». Quando poi «andai in banca la prima volta», Miguel chiese dove fosse il computer, perché «ai miei tempi erano giganti, mentre ora sono piccolissimi». Poi la scoperta dei cd sostituiti alle cassette e dell’euro al posto delle pesetas.

SPERARE CONTRO TUTTO. Adesso l’uomo, che lavorava come programmatore presso il Banco Pastor, ha una casa e buone disponibilità finanziarie, sempre grazie alla fede del padre che «metteva via ogni mese la pensione». Ecco perché Miguel ha ripetuto che «non si deve perdere mai la fede».
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