«L’articolo 31 del decreto Salva Italia del 2011, che ha consentito l’apertura senza vincoli degli orari di tutti i negozi – prosegue Cestaro – va cancellato perché in un baleno le famigliehanno dovuto cambiare stile di vita: la mamma al lavoro alla domenica e il padre a casa con i bambini o viceversa. Non è giusto subire le decisioni di alcune grandi multinazionali, anche italiane, che hanno cercato di conquistare nuove fette di mercato mettendo in ginocchio i piccoli negozi con due tre dipendenti tagliati fuori dalla concorrenza».
«Qualcuno mi dirà che sono bigotto: non è così – continua il presidente di Unicomm -. Io vado a messa alla domenica e spero che lo facciano anche i miei nipoti, ma è giusto anche fare due passi in montagna e non restare inchiodati alla cassa di un negozio. Parto dalla mia realtà, la Unicomm, e dico: non ha alcun senso aprire la domenica e peggio ancora nelle 12 superfestività nazionali. Anzi, Monti ha dato la possibilità di aprire 24 ore su 24, basta garantire il riposo ai collaboratori. Ma nelle nostre città non si può girare tranquilli di notte: a Verona forse sì, a Padova no».
Monti si è solo limitato ad applicare la direttiva europea Bolkenstein ribatte Salmaso: «No, lei si sbaglia – replica Cestaro -. Vada in Austria, alla domenica tutto chiuso. O in Alto Adige, che chiude a mezzogiorno e apre alle 15 i negozi. Solo Italia e Francia hanno liberalizzato gli orari. Qui si tratta di aiutare le famiglie, i pensionati e anche i disoccupati: ho 300 lettere di richieste di assunzione ogni mese ferme nel cassetto».