NFD Il Blog
  • HOME
    • CONSACRAZIONE DEL NETWORK
  • FOCUS ON
    • MONDO OGGI
    • CHIESA OGGI
  • CHIESA CATTOLICA
    • FONDAMENTALI >
      • I 10 COMANDAMENTI
      • I 5 PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA
      • 54 MODI DI ESSERE MISERICORDIOSI DURANTE IL GIUBILEO
      • 12 MODI PER ESSERE CATTOLICI MIGLIORI
      • GALATEO IN CHIESA
      • REGOLE PER I LETTORI
      • ATTENTI A MESSA
      • CIRCOSTANZE IN CUI BISOGNA EVITARE DI COMUNICARSI
      • DECALOGO DEL CHIRICHETTO
      • 17 SCUSE - SMONTATE - PER NON ANDARE A MESSA
    • RIFLESSIoni DI LUCE >
      • RIMEDITIAMOCI SOPRA >
        • ANNO B 2014 - 2015
        • ANNO C 2015 - 2016
        • ANNO A 2016 - 2017
        • ANNO B 2017 - 2018
        • ANNO C 2018 - 2019
        • ANNO A 2019 - 2020
        • ANNO B 2020 - 2021
        • ANNO C 2021 - 2022
        • ANNO A 2022 - 2023
        • ANNO B 2023 - 2024
        • ANNO C 2024 - 2025
      • SANTE PAROLE
      • RIFLESSIONI
      • VITA E DETTI DEI PADRI DEL DESERTO
    • UN SACERDOTE RISPONDE
    • ESAME DI COSCIENZA
    • LITURGIA
    • LECTIO BREVIS
    • PREGHIERE
  • NOVELLE MODERNE
  • MEDIA
  • DOWNLOAD
  • LINKS

ECCO COSA SUCCEDERÀ SUBITO DOPO LA NOSTRA MORTE: IL GIUDIZIO DI DIO. INFERNO- PURGATORIO-PARADISO.

31/8/2023

0 Comments

 
ECCO COSA SUCCEDERÀ SUBITO DOPO LA NOSTRA MORTE: IL GIUDIZIO DI DIO. INFERNO- PURGATORIO-PARADISO.
(Venerabile Fulton J. Sheen, da “A preface to Religion – Vi presento La Religione”)

​Riferendoci al Giudizio particolare di Dio, subito dopo la morte, in che cosa consisterà? Sarà una valutazione di te stesso, come tu sei realmente…

Quando verrà il momento esatto del Giudizio, ci toglieremo questi occhiali affumicati e ci vedremo così come noi siamo in realtà. Ora che cosa sei in realtà? Tu sei ciò che tu sei, non per le tue emozioni, i tuoi sentimenti, i tuoi gusti, e i tuoi disgusti, ma per le tue scelte. Le decisioni della tua libera volontà saranno il contenuto del Giudizio.

Il Giudizio particolare, subito dopo la morte, è un qualcosa come essere fermati dalla polizia stradale, se si eccettua il fatto che, grazie al Cielo, il Buon Dio non è così severo come un poliziotto. Quando siamo fermati, Dio non ci dice: “Che genere di macchina avete guidato?”. Presso di Lui non vi è accezione di persone: Egli ci domanda soltanto: “Hai guidato bene? Hai osservato le norme?”. Alla morte lasciamo dietro a noi i nostri veicoli, cioè le nostre emozioni, pregiudizi, sentimenti, la nostra condizione di vita, i nostri vantaggi, le accidentalita’ del talento, della bellezza, dell’intelligenza e della posizione. Perciò non avrà importanza presso Dio se siamo stati disgraziati, ignoranti o detestati dal mondo. Il nostro giudizio sarà basato non sulle nostre disposizioni psicologiche o sulla posizione sociale; ma sul modo in cui avremo vissuto, sulle scelte che avremo fatto e se avremo obbedito alla Legge di Dio.

Non pensare perciò che al momento del Giudizio potrai discutere il caso. Non ti sarà permesso allegare alcuna circostanza attenuante, non potrai esigere un ricorso, né una nuova giuria e neppure appellarti al fatto di un processo ingiusto. Tu stesso sarai tuo giudice. Tu stesso la tua giuria; tu pronuncerai la tua sentenza. Dio sancirà semplicemente il tuo giudizio.

Che cos’è il Giudizio? Dal punto di vista di Dio, il Giudizio è un riconoscimento.

Ecco due anime che appaiono dinnanzi a Dio, nell’istante dopo la morte. Una è in stato di Grazia, l’altra, no. Il Giudice Divino guarda all’anima in stato di Grazia: vi vede la rassomiglianza con la Sua Natura, poiché la Grazia è partecipazione alla Natura Divina. Proprio come una madre conosce il suo bambino per la rassomiglianza di natura, così anche Iddio conosce i propri figli per rassomiglianza di natura. Egli conosce se siamo nati da Lui. Vedendo in quelle anime la propria rassomiglianza, il Sovrano Giudice, Nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, dice: “Venite benedetti dal Padre Mio. Vi ho insegnato a dire Padre Nostro. Io sono Figlio per natura, voi siete figli per adozione. Venite nel regno che ho preparato per voi da tutta l’eternità”.

L’altra anima, invece, che non possiede i tratti famigliari e la somiglianza con la Trinità, viene ricevuta in un modo ben diverso dal Giudice Supremo. Come una madre sa che il figlio di una sua vicina non è proprio suo, perché non vi è partecipazione alcuna alla sua natura, così anche Gesù Cristo, non vedendo nell’anima peccatrice partecipazione alcuna alla sua natura, può dire soltanto queste parole che significano il non riconoscimento: “Non ti riconosco”. Ed è cosa ben terribile non essere riconosciuti da Dio! Tale è il Giudizio dal punto di vista di Dio.

Dal punto di vista umano, è pure un riconoscimento, ma un riconoscimento di idoneità o di non idoneità. Un distinto visitatore viene annunciato alla porta, ma io mi trovo con i miei abiti da lavoro, con le mani e la faccia sporca. Non sono in condizione di presentarmi dinanzi a un così augusto, importante visitatore e io mi rifiuto di vederlo, finché non possa migliorare la mia presenza.

Un’anima macchiata di peccato si comporta proprio nello stesso modo, quando si presenta al Giudizio di Dio. Essa scorge da una parte la Maestà, la Purezza, e lo Splendore di Dio e dall’altra, la sua bassezza, la sua colpevolezza, la sua indegnità. Non implora, non discute, non perora il caso. Essa vede e dal profondo emerge il suo giudizio: “O Signore, io sono indegna!”.

L’anima macchiata di peccato veniale si getta nel Purgatorio a lavare la sua veste battesimale; ma l’anima irrimediabilmente macchiata dal peccato mortale, l’anima morta alla Vita Divina della Grazia, si precipita nell’inferno con la stessa naturalezza con cui una pietra abbandonata dalla mia mano cade al suolo.

Tre destini possibili ti attendono alla morte:
Inferno: Dolore senza Amore.
Purgatorio: Dolore con Amore.
Paradiso: Amore senza Dolore.
Picture
0 Comments

SE IL NOSTRO CORPO DICE CHI SIAMO

9/8/2023

0 Comments

 
Corpi al sole. L’umanità è varia, soprattutto in spiaggia dove il fisico non farà il monaco, ma comunque può dire molto sul bagnante e forse più degli abiti che tornerà a vestire alla sera. Un dato che i corpi in costume gridano a tutti è il tasso di attenzione della persona per il suo stesso fisico.

Profili di giare appoggiati su esili gambette, divanetti adiposi, colli trasformati in gorgiere di pelle e grasso, arti gonfiati a duemila bar, magrezze anoressiche, deretani e seni che da tempo hanno alzato bandiera bianca contro le Forze della Gravità, invincibile armata che anno dopo anno diventa sempre più spietata. La spiaggia così diventa un palcoscenico di un’umanità che sarà pur santa – in dubio pro reo – ma di certo non bella esteticamente, gioventù compresa.

In genere, mimando la scusa della volpe che non riusciva a raggiungere l’uva, ci si difende conl'affermare che l’importante è la bellezza interiore, la preziosità della propria anima. Vero, ma noi siamo anche il nostro corpo. Non abbiamo un corpo, ma siamo esseri corporei. Già lo spiegava Aristotele e la Chiesa ha fatto suo questo principio: la persona è sinolo, cioè unione strettissima, di forma e materia, di anima e corpo. Quest’ultimo viene qualificato come tempio dello Spirito Santo solo quando il discorso finisce sul sesto comandamento o quando si scivola su qualche vizio come il fumo e l’abuso di alcol. Ma se il corpo è tempio dello Spirito Santo allora bisogna custodire questo tempio e semmai restaurarlo se andato in malora. E ciò per più motivi.

In primo luogo la nostra natura è in continua tensione verso il perfezionamento di tutta la persona umana. Noi abbiamo il dovere morale di migliorare noi stessi, un dovere perfettivo che si articola in tutte le dimensioni, anche quella corporea. Sicuramente le virtù teologali e cardinali valgono molto di più che un addome scolpito, ma una cosa non esclude l’altra. Il dovere di essere il meglio di noi stessi coinvolge la totalità della persona e quindi anche il suo aspetto fisico. L’importante, come è ovvio, è rispettare la gerarchia tra corpo e anima. Vale molto più questa che quello, banale a dirsi.

E dunque se Tizia ha un’attenzione maniacale verso lo smalto delle sue unghie, ma non si inginocchia mai davanti ad un tabernacolo – forse anche per il timore di ulcerare o solo arrossare le ginocchia – significa che il suo vero Dio non è in quel tabernacolo, ma in una boccettina di smalto color pesca. Chiaro è che il corpo può essere oggetto di attenzione narcisistica o di ossessione, ribaltando così la gerarchia naturale di cui sopra. Ma i girovita infiniti e gli indici di massa corporei elefantiaci – al di là naturalmente di patologie connesse – spesso testimoniano anche l’esistenza di un’obesità della volontà che non riesce più a concepire lo sforzo di fare sport e la fatica di rinunciare a quel fromage francese così irresistibile.

A volte un sano narcisismo è utile per combattere la pigrizia. La cura del corpo aiuta anche lo spirito:praticare uno sport ed essere attenti all’alimentazione è una palestra anche per l’anima che si abitua alle rinunce, alla determinazione, alla perseveranza, all’esercizio dell’umiltà, al sapore della sconfitta e al dolore. Quindi, in prima battuta, siamo chiamati a perfezionare la natura, a diventare – per quello che è possibile e tenendo conto di altre priorità – anche più belli. É il preludio di quello che attenderà i beati. Alla risurrezione dei corpi, l’aspetto fisico degli eletti sarà magnifico. In Paradiso sono tutti bellissimi. Dei Brad Pitt e Angelina Jolie al cubo, tanto per intenderci.

Ciò significa che la bellezza è un valore a cui tendere e dunque un talento già su questa terra. Di certoun talento che vale meno di altri – intelligenza, mitezza d’animo, etc. – ma pur sempre un talento. La sacra Sindone ci restituisce l’immagine di un Uomo dall’aspetto regale: le proporzioni perfette, le spalle larghe, il busto virile, il volto severo, il fisico asciutto. Sfigurato nel viso e martoriato nelle carni, la bellezza di quel corpo non è stata però intaccata. Dio ci chiama ad essere belli, dentro e fuori. Una chiamata che è anche al servizio dell’apostolato.

In una società fortemente estetizzante come la nostra indispone non poco incontrare il sacerdote malvestito perché spesso in borghese (cioè fuori servizio), eppure clergyman e talare fanno eleganti tutti; il conferenziere chiamato in parrocchia che veste come i testimoni di Geova; la catechista ambientalista con la ricrescita dei capelli in orgogliosa bella vista; l’ “educatore” d’oratorio che più nerd non si può; la responsabile dell’associazione cattolica che pare una mondina del primo novecento. Il biglietto da visita che diamo agli altri, nolenti o volenti, è il nostro aspetto fisico. Se dobbiamo attrarre gli altri a Cristo, che il Bello per eccellenza, e noi siamo impresentabili, chi ci seguirà? Che il nostro fisico dunque sia lo specchio della nostra anima. Se questa deve essere in grazia di Dio che lo sia anche il nostro aspetto che, in un certo qual modo, comunica il nostro mondo interiore.

L’incarnazione significa anche usare dei sema del mondo – sempre che non siano falsi – percomunicare agli altri che utilizzano lo stesso linguaggio. In parole povere, se mandate a parlare sulla castità a dei giovani il professor Adalgiso De Orridis che si presenta con panzetta d’ordinanza, riporto, pelle seborroica, occhiali con lenti a fondo di bottiglia, giacca in tessuto scozzese e cravatta con fantasie di animali, state pur certi che il De Orridis anche se preparatissimo sortirà l’effetto opposto a quello desiderato dagli organizzatori della conferenza, incrementando esponenzialmente gli amplessi pre-matrimoniali. É questione di credibilità, non di superficialità, che passa anche, ma non solo, per un fisico curato e un abbigliamento alla moda.

In secondo luogo la cura del proprio corpo, mangiando sano e facendo attività fisica, significa anche tutela della salute. Se la vita è dono preziosissimo, questa esige un rispetto altrettanto attento. Infine il valore del corpo, per il cristianesimo, è testimoniato anche dal dogma della resurrezione. Il corpo non è un orpello, un accessorio del nostro essere, o peggio una gabbia da cui liberarci, come la intendeva Platone o come la intendono i buddisti. Ma è ciò che determina la nostra identità in questo mondo, così prezioso che Dio lo chiama all’eternità.

​di Tommaso Scandroglio
Dal sito della Nuova Bussola quotidiana
(link)
Picture
0 Comments

    Feed RSS

    Archivi

    Febbraio 2025
    Gennaio 2025
    Luglio 2024
    Giugno 2024
    Novembre 2023
    Ottobre 2023
    Settembre 2023
    Agosto 2023
    Febbraio 2023
    Dicembre 2022
    Luglio 2022
    Gennaio 2022
    Novembre 2021
    Luglio 2021
    Giugno 2021
    Maggio 2021
    Novembre 2020
    Aprile 2020
    Agosto 2019
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Agosto 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Gennaio 2016
    Dicembre 2015
    Novembre 2015
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Agosto 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Febbraio 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Settembre 2014
    Agosto 2014
    Luglio 2014
    Giugno 2014
    Maggio 2014
    Aprile 2014
    Marzo 2014
    Febbraio 2014

Foto