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ETEROLOGA LIBERALIZZATA: VIA LIBERA ALLA COMPRAVENDITA PROCREATIVA

10/4/2014

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La sentenza di ieri della Corte Costituzionale genera un vuoto normativo e produce un nuovo inesorabile squarcio nella “bioetica difensiva”

Un altro pezzo della legge 40 si è sgretolato. I progressi della tecnologia medica conquistano un’altra trincea della bioetica. La Corte costituzionale con una sentenza emessa oggi ha stabilito l’illegittimità (articoli 4 comma 3, 9 commi 1 e 3, 12 comma 11) delle norme della legge 40 che proibiscono il ricorso a un donatore esterno di ovuli o di spermatozoi per una coppia non fertile; in poche parole, che vietano la fecondazione eterologa medicalmente assistita. Questa decisione arriva il giorno successivo alla sentenza d’assoluzione di un tribunale per una coppia di italiani i quali, dopo aver ottenuto in India un figlio grazie all’ovulo di una donatrice e all’utero di una terza donna, giunti in patria avevano dichiarato di esserne i genitori. La Corte costituzionale sta cedendo ad un clima culturale in via di mutamento sui temi etici? Ne abbiamo parlato con il prof. Francesco D’Agostino, giurista e docente di Filosofia del Diritto presso l’Università degli studi di Tor Vergata, nonché insegnante presso altre università.

Professore, che peso attribuisce a questa sentenza della Corte costituzionale? 

D’Agostino: Da un punto di vista strettamente numerico è un peso limitato perché il ricorso alla fecondazione eterologa è statisticamente marginale. Però dal punto di vista simbolico la sentenza è molto importante, perché conferma in maniera molto forte l’idea che oggi la paternità e la maternità siano fortemente dipendenti dalle tecnologie e solo marginalmente dalla natura. In fondo il divieto dell’eterologa era un modo per garantire la genitorialità naturale; avallare l’eterologa invece significa subordinare o perlomeno parificare la genitorialità naturale e la genitorialità artificiale.

Nel mondo i numeri della fecondazione eterologa non sono in crescita?

D’Agostino: Non cadiamo nell’errore di pensare che siano pratiche statisticamente rilevanti. Non è così, perché il progresso della fecondazione omologa è costante, e ovviamente le coppie, se possono, praticano la fecondazione omologa, non certo l’eterologa. Quindi non è una questione di numeri; ripeto, è una questione di valenza simbolica.

Unita al caso di ieri della coppia di ritorno dall’India, la sentenza della Corte assume un peso particolare?

D’Agostino: Lì oltretutto i genitori erano quattro, perché in India hanno comprato l’ovocita e hanno affittato l’utero di un’altra donna: quindi ci sono il padre biologico, la madre sociale, la madre uterina e la madre genetica. Ci sono quattro figure genitoriali, quindi la cosa è pesante. Io insisto nel dire che adesso come adesso il valore simbolico di questa sentenza riguarda l’artificialità procreativa. Tuttavia, basta fare un piccolo passo avanti e accanto all’artificialità procreativa si potrebbe porre la contrattualità procreativa: se una coppia va in India, compra un bambino da una giovane donna che ha appena partorito, e lo fa registrare a proprio nome, lo porta in Italia, non è poi molto diverso dall’acquisire il bambino con la fecondazione artificiale. Obiettivamente oggi l’idea di commercializzare un bambino ci appare disgustosa; però in qualche modo ci stiamo avvicinando a questo stato di cose e quanto più deprimiamo il peso della fecondazione naturale, tanto più lasciamo spazio a fecondazioni tecnologiche o a compravendite procreative.

Come arriva a questo genere di decisioni la Corte Costituzionale? 

D’Agostino: Bisognerà leggere la sentenza completa, ma a me appare chiaro questo: l’argomento che si è dimostrato vincente è quello secondo il quale le coppie bisognose dell’eterologa, essendo questa pratica proibita, sono discriminate rispetto alle coppie che invece hanno libero accesso alla fecondazione omologa. Quindi c’era una violazione dei diritti. L’errore della Corte è stato questo. È vero che dal punto di vista della sterilità una coppia che ricorre all’omologa è analoga a una coppia che dovrebbe ricorrere all’eterologa. Sono tutte e due coppie sterili, e qui l’analogia c’è. Dove non c’è l’analogia è nel bambino che nasce, perché il bambino che nasce dall’omologa ha due genitori soltanto e due genitori certi, il bambino che nasce dall’eterologa ha un donatore di gameti che è il suo genitore biologico, il più delle volte anonimo e sconosciuto. Cioè, ha tre genitori, o addirittura quattro. Allora l’argomento della discriminazione tra una coppia bisognosa di eterologa e le coppie bisognose di omologa è in realtà fallace. Non c’è affatto discriminazione, se vediamo il fenomeno dal punto di vista del bambino che nasce. La Corte ha evidentemente perseguito una vecchia linea che è quella che ha trionfato per la legge sull’aborto, secondo cui il nascituro non è oggetto di tutela giuridica. Finché non nasce, il bambino è un fantasma giuridico; sono solo i soggetti, in questo caso le coppie sterili, ad avere diritto a considerazione. Partendo da questo presupposto la Corte ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa.

Ora che succederà da un punto di vista legislativo? 

D’Agostino: Io ho visto che già i giuristi si sono divisi in due correnti: il ministro Lorenzin auspica una nuova legge quadro, i radicali sostengono che non ce n’è affatto bisogno. Credo che passeremo alcuni mesi in una situazione d’incertezza e di indeterminazione, e poi vedremo quale sarà la linea prevalente. Dubito che nel Parlamento attuale ci siano maggioranze adeguate per scrivere una nuova e migliore legge sulla fecondazione artificiale.

E intanto le coppie, nella realtà, perseguiranno la strada che questa breccia ha spalancato?

D’Agostino: Certo, ma è certo che tutti i centri di fecondazione assistita adesso favoriranno, quando è opportuno, la fecondazione eterologa, non c’è alcun dubbio. Rimangono tutta una serie di questioni aperte, che però bisogna aspettare di vedere nella prassi come si manifesteranno. Però l’effetto simbolico c’è già stato, è stato dirompente e ha segnato pesantemente quella che alcuni chiamavano una bioetica difensiva. È crollato un muraglione, una barriera difensiva. E questo per me avrà ripercussioni in altri ambiti: difatti i radicali hanno già dichiarato che la prossima battaglia avrà per oggetto il diritto per gli scienziati di fare sperimentazioni sugli embrioni umani. Questa sta diventando una nuova questione bioetica di frontiera che arriverà all’ordine del giorno molto presto.
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