È interessante ripercorrere brevemente le due storie in quanto simboliche e rappresentative dell’attuale clima culturale.
Brendan Eich è stato costretto, dopo poco più di una settimana, a lasciare il proprio incarico di CEO presso “Mozilla“, l’azienda che lui stesso aveva contribuito a fondare, produttrice, tra l’altro, del popolare browser web “Firefox”. Poco è importato al management dell’azienda californiana che Eich fosse uno dei migliori nel suo campo, un vero genio del web e dell’informatica, famoso per aver inventato il celebre linguaggio “Javascript”. La comunità LGBT aveva chiesto la sua testa e così è stato. All’indomani della sua nomina, gli attivisti omosessuali sono insorti gridando all’omofobo, imputando al neo amministratore Eich la colpa imperdonabile di aver appoggiato, nel 2008, con una donazione di 1.000 dollari, il comitato promotore del referendum sulla “Proposition 8″, la consultazione popolare, oggi abrogata, che portò all’annullamento dei matrimoni gay in California.
Grazie anche al supporto del popolare sito di appuntamenti on-line OkCupid.com, è stata, così, orchestrata una violenta campagna di odio e minacce di boicottaggio, in perfetto stile “Barilla”, conclusasi con lo scalpo del nemico e la puntale rettifica ideologica dei vertici aziendali, affidata ad un comunicato della presidente di “Mozilla”, Mitchell Baker: «La nostra cultura organizzativa rispecchia la diversità e l’inclusione. Diamo il benvenuto a i contributi di tutti senza distinzione di età, cultura, etnia, sesso, identità di genere, lingua, razza, orientamento sessuale, posizione geografica e opinioni religiose. Mozilla supporta l’uguaglianza per tutti ».
A nulla erano valse le dichiarazioni di Eich che, in un’intervista al “New York Times“, aveva tentato di difendere il suo personale punto di vista dichiarando di «essere in grado di separare le sue idee personali da quelle lavorative». La morale è evidente: si può, anche, essere il più bravo sulla piazza ma, se non sei ideologicamente allineato, sei messo, senza tanti complimenti, alla porta.
La seconda storia della settimana ha per protagonista Phelim McAleer, un giornalista irlandese, autore di documentari unpolitically correct tra cui “Not Evil Just Wrong”, una controinchiesta sulle “scomode verità” di Al Gore sul global warming, e “FrackNation”, una indagine anti-allarmista sulla fratturazione idraulica delle rocce di scisto (tecnica utilizzata per l’estrazione di fluidi, in particolare, petrolio, gas e acqua).
Ebbene, nei giorni scorsi, McAleer è finito sulle prime pagine di diversi quotidiani, in quanto, il suo ultimo lavoro politicamente scorretto, “Gosnell – The True story about America’s biggest serial killer”, è stato vittima di una censura ideologica da parte del popolare sito di crowdfounding“Kickstarter“, che aveva, per altro, finanziato senza battere ciglio i suoi lavori precedenti.
L’unica colpa del film è quella di mettere a nudo la verità sugli orrori e le atrocità dell’aborto. La pellicola racconta, infatti, la terribile storia di Kermit Gosnell, il “ginecologo-macellaio” di Philadelphia, oggi condannato come pluriomicida, dopo che, il 18 febbraio 2010, un’irruzione dell’”FBI” nella clinica abortista “Philadelphia Women’s Medical Society” fece luce sugli efferati e spietati metodi abortivi praticati, per oltre quarant’anni, all’interno sotto la sua responsabilità.
McAleer ha denunciato il suo caso attraverso un articolo pubblicato sul network di notizie on-line “Breitbart.com” «(…) Siamo riusciti a finanziare con il crowdfunding il nostro ultimo film, FrackNation. The truth about fracking, attraverso Kickstarter. Perciò abbiamo pensato che quello sarebbe stato il luogo ideale per il nostro nuovo film sul medico abortista di Philadelphia Kermit Gosnell. (..) Stando al rapporto del gran giurì, ha ammazzato centinaia di bambini inducendo il parto alle loro madri quando erano al settimo o ottavo mese di gravidanza e poi incidendo il collo di questi neonati vivi e vitali per ucciderli. Lo ha fatto per quarant’anni e probabilmente ne ha uccisi migliaia nella sua carriera. È il serial killer più prolifico d’America».
Dopo aver sottoposto il proprio film alla piattaforma di raccolta fondi “Kickstarter”, il documentarista irlandese, a conclusione di una lunga attesa, è stato, inaspettatamente, invitato a “rivedere” la propria sceneggiatura per non turbare lo spirito della community, sentendosi così rispondere: «Il copione sembra andare bene, ma espressioni come “migliaia di bambini accoltellati a morte” e “migliaia di bambini assassinati” devono essere rimosse per soddisfare lo spirito delle nostre Community Guidelines».
Parole che non sono andate giù a McAleer, in quanto in totale contraddizione con la filosofia aziendale espressa dall’amministratore delegato di “Kickstarter”, Yancey Strickler, in unaintervista rilasciata a Charlie Rose sulla principale emittente televisiva americana “Public Broadcasting Service” (PBS): «Noi vediamo Kickstarter come un patrimonio pubblico, è un luogo che offre a chiunque la possibilità di realizzare il proprio sogno e il nostro compito è di servirlo e onorarlo… un’istituzione culturale che vive, che respira, ed esiste per rappresentare gli interessi di ognuno». Alla fine, McAleer è stato, quindi, costretto a ripiegare su una piattaforma dicrowdfounding alernativa “Indiegogo.com” dove il suo progetto sta avendo un grande successo.
Le due storie si sono, dunque, concluse con il medesimo ambiguo ed emblematico epilogo. Identiche sono, infatti, le motivazioni addotte dai vertici di “Mozilla” e “Kickstarter” a sostegno delle loro insindacabili decisioni: il rispetto degli interessi e della libertà di espressione di tutti. Tuttavia, la rimozione di Brendan Eich e il boicottaggio del film di McAleer smascherano l’incoerenza e la contraddittorietà del sistema culturale dominante dove c’è spazio per tutti tranne per chi osa esprimere opinioni in contrasto con l’ideologico mainstream imperante. Si assiste cosi all’evidente e beffardo paradosso per il quale, in nome del sacro e inviolabile principio di non-discriminazione, gli unici reali discriminati sono coloro che, con buon senso e ragione, si oppongono agli scellerati principi “non negoziabili” dell’intollerante paradigma ideologico contemporaneo.
Lupo Glori
da Corrispondenza Romana
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