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LA TRINITA': UNA STORIA CHE CI RIGUARDA

31/5/2015

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LA TRINITÀ, UNA STORIA CHE CI RIGUARDA
''È a partire da essa che va pensata tutta l'esistenza cristiana''

Ricorre oggi la solennità della Santissima Trinità, la festa che si colloca tra la domenica di Pentecoste e quella del Corpus Domini. Tuttavia il mistero della Trinità, emblema della dottrina cristiana, porta con sé una buona dose di difficoltà riscontrabile nello sforzo di comprendere la logica di questo dogma. E forse è questo il motivo che spingeva don Tonino ad affermare che “la vita di molti cristiani non cambierebbe gran che se, dai trattati di teologia, le pagine riguardanti la Trinità venissero strappate”. Ecco allora come il vescovo ci spiega, con la sua coinvolgente parola, la relazione tra la Santissima Trinità e l’esperienza umana. 


«Che cosa ha da spartire la Trinità con le nostre sofferenze? (…) Che cosa ha a che fare questo mistero, per altro così difficile da capire, con la disoccupazione giovanile, con la disperazione dei poveri, con la crisi dei valori? Quanto c’entra il discorso trinitario con la fame nel terzo mondo, con la guerra del Medio Oriente, con le ingiustizie di ogni giorno? (…) Queste perplessità sono, purtroppo, il segno di quanto il “vangelo trinitario” sia scandalosamente lontano dalla nostra esperienza. (…) Voglio convincervi che quello della Trinità è oggi l’unico discorso che ci aiuta a stare, come si suol dire, con i piedi per terra. Due idee, per ora, basteranno a persuadervi. Eccovi la prima. 
Quello dell’unità e trinità di Dio non solo è il mistero principale della nostra fede, ma anche il cardine portante della nostra morale. Se il Signore, questo mistero, ce l’ha rivelato, non l’ha fatto certo per complicarci le cose: l’ha fatto per offrirci un principio permanente di critica cui sottoporre la nostra vita nelle sue espressioni personali e comunitarie. Sicché, la Trinità non è una specie di teorema celeste buono per le esercitazioni accademiche dei teologi. Ma è la sorgente da cui devono scaturire l’etica del contadino e il codice deontologico del medico, i doveri dei singoli e gli obblighi delle istituzioni, le leggi del mercato e le linee ispiratrici dell’economia, le ragioni che fondano l’impegno per la pace e gli ordinamenti di fondo del diritto internazionale. (…) 
Eccovi la seconda intuizione. Come la Santissima Trinità è il mistero di tre persone uguali e distinte che formano un solo Dio, così noi, esseri viventi, siamo obbligati a ripetere nella storia terrena il mistero di più “persone”, “uguali” e “distinte”, destinate a formare un solo uomo, Cristo Gesù».* 

Antonio Bello, Omelie e Scritti Quaresimali, Mezzina, Molfetta 1994. 
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NOZZE GAY - LA TESI DELL'ININFLUENZA: ''MA A TE, COSA CAMBIA?''

28/5/2015

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La tesi dell’ininfluenza: “ma a te, cosa cambia?”

Spesso ci si sente chiedere per quali motivi si è contrari ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, visto che si tratta di accettare il riconoscimento di una forma in più di matrimonio possibile e non di eliminare o modificare il matrimonio tra persone normali.

Considerazioni.

“Se la casa del mio vicino va a fuoco, è saggio preoccuparsi per la propria”: in una società le scelte dei singoli ricadono inevitabilmente sull’intero gruppo sociale. Certamente il “matrimonio omosessuale” non comporta danni diretti a chi ne contesta la legittimità. Il problema è di ordine generale e di protezione di tutta la società da un danno oggettivo che riguarda tutti i cittadini, a partire dai più deboli e indifesi: i bambini. Non si dovrebbe infatti mai dimenticare che il matrimonio comporta per diritto la possibilità di adozione e che il diritto del bambino è (dovrebbe essere) sempre prioritario rispetto ai desideri degli adulti. In una coppia di persone dello stesso sesso il bambino si vedrebbe crudelmente ed ingiustificatamente deprivato del padre e/o della madre: per questo motivo il matrimonio non può essere concesso a chiunque lo richieda. Un consapevole atteggiamento etico impone di valutare le azioni morali (proprie e del prossimo) in base alla loro validità universale: che ne sarebbe se questo principio (matrimonio per tutti e negazione dei diritti dei bambini) venisse applicato universalmente? Ovvero: “Se si facesse così per tutti, avremmo un mondo migliore o peggiore?” E’ questa la domanda che ci fa capire se un’azione è giusta o sbagliata dal punto di vista morale. Se ci si deve necessariamente impegnare per il cambiamento (verso il meglio!) delle leggi e della società in ci si vive, ne consegue che l’indifferenza verso ciò che accade fuori di noi non è un atteggiamento etico positivo. Ecco perché la questione del “matrimonio omosessuale” riguarda tutti e non solo gli omosessuali).

A volte si sente questo tipo di replica: “Il matrimonio omosessuale riguarda centinaia di migliaia di adulti e bambini. Per esempio: i Francesi sono favorevoli al matrimonio omosessuale. Altri paesi l’hanno già autorizzato. Perché restare indietro?”

Questa è veramente una logica pazzesca. Dal fatto che gli altri paesi europei, fosse anche il mondo intero, abbiano preso una certa direzione (politica) non consegue affatto che tale scelta sia buona di per sé e porti automaticamente dei vantaggi. La storia delle nazioni, europee ed extraeuropee, è stracolma di scelte sbagliate. L’autorizzazione del matrimonio omosessuale non è di per sé, fino a prova contraria, un segnale di progresso, civile o morale, di una nazione. Il concetto è semplice: si devono concedere diritti a qualsivoglia desiderio, solo per il fatto che viene espresso da un certo numero di persone? Basterà autorizzare il maggior numero di cose vietate negli altri paesi per essere al primo posto delle nazioni?

Casomai, prima bisogna dimostrare con una solida argomentazione che le persone hanno diritto a sposarsi, quindi che il matrimonio è sempre a prescindere possibile (quindi poligamia, incesto, etc. compresi) e poi mostrare che è interesse generale della nazione correre in testa alla corsa per concedere diritti in base ai desideri delle persone.

Inoltre, dal punto di vista sociale si dovrà tener presente che a numeratore fermo, se cresce il denominatore, decresce il valore della frazione. Data la quantità N di risorse con cui lo Stato può aiutare le famiglie, se si amplia la platea di fruitori, cala il beneficio pro capite (N/10 > N/20). E spiace dirlo, ma questa è l’Italia e il rischio abusi è alto, ci sono i falsi invalidi figurati se mancheranno i falsi gay. Già in Australia si verificano i primi casi (com’è logico che sia). Il paese ha un grave problema demografico, deve aiutare le famiglie che possono fare molti figli, superfluo spiegare perchè trattasi solo di coppie etero: non è discriminazione, è biologia. Parliamo di soldi pubblici, tasse mie e vostre, ogni contribuente ha diritto di voto sul loro impiego. La questione riguarda tutti. Come notava Filippo Savarese, “Annacquare e alterare il matrimonio significa manomettere l’intero sistema di protezione e promozione della famiglia”. 

Inoltre, “smettere di riconoscere nell’unione tra uomo e donna il paradigma dell’intera esperienza umana è il sintomo di una depressione culturale gravemente autolesionista, che non ha nulla a che vedere con il rispetto delle scelte di vita delle persone, dei loro affetti e dei loro sentimenti”.

di Alessandro Benigni
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