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E IO, DI COSA DEVO CONFESSARMI?

27/8/2015

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Molti si pongono questa domanda
C'è chi lo chiede come dando a intendere di non avere peccati, per cui di cosa si dovrebbe confessare?, e chi lo chiede perché vuole confessarsi ma non sa di cosa.

In entrambi i casi c'è una risposta simile, ma prima di offrirla bisogna spiegare che chi crede di non avere peccati ritiene in genere che essere cattolico consista semplicemente nell'andare a Messa la domenica. Si sbaglia. Se la Chiesa ci chiede di andare a Messa, è per ricevere tutto l'aiuto celeste di cui abbiamo bisogno per poter compiere l'unico comandamento che ci ha lasciato Gesù: amarci gli uni gli altri come Egli ci ama (cfr. Gv 15,12).

Noi cattolici andiamo a Messa non come un fine in sé, ma perché lì incontriamo Gesù che ci abbraccia, ci perdona, ci parla, ci comunica la Sua pace e ci si offre come cibo che ci rafforza e ci rende capaci di poter amare con l'amore con cui ci ama (per questo la Chiesa considera un peccato grave mancare alla Messa senza motivo e ci chiede che la prossima volta che assistiamo alla Messa non facciamo la Comunione se prima non abbiamo chiesto perdono nella Confessione).

Chi si chiede di cosa si debba confessare (sia perché crede di non avere peccati che perché sa di averli ma non sa quali siano) deve esaminarsi nell'amore.

Bisogna fare un esame di coscienza e chiedersi se dall'ultima confessione tutto ciò che si è pensato, detto, fatto e smesso di fare è stato solo per amore, e se non è così, se a volte è stato motivato da un po' (o molto) di egoismo, superbia, invidia, ira, rancore, pigrizia, gola, indifferenza verso le sofferenze altrui, attaccamento disordinato al piacere, al denaro, al potere... In questo caso deve chiedere perdono a Dio, confessarsi.

Gesù ha istituito la Confessione quando ha dato ai suoi apostoli il potere di perdonare i peccati (cfr. Gv 20,22-23; Mt 16,19 e 2Cor 5,18). È un sacramento, ovvero un segno sensibile dell'amore di Dio, attraverso il quale riceviamo la grazia divina di cui abbiamo bisogno per santificarci. Ci aiuta a riconoscere le nostre miserie, a sfogarci confessandole al sacerdote che sappiamo che ci comprende, perché anche lui commette errori, ci consiglia, perché ha sentito di tutto e ha più esperienza di noi, non può raccontare niente a nessuno perché gli è impedito dal segreto della Confessione, e ha l'autorità di perdonarci in nome di Dio. È una cosa meravigliosa, che guarisce veramente!

C'è chi dice che preferisce “confessarsi direttamente con Dio”, ma spreca l'aiuto offerto dal Signore e resta sempre con il dubbio di aver ricevuto il Suo perdono. Nulla è paragonabile ad ascoltare le parole dell'assoluzione mentre il sacerdote traccia su di te il segno della croce. Esci sentendoti davvero perdonato, liberato!

C'è chi dice “Perché devo confessarmi con una persona che forse pecca come me, o anche peggio?” A questo bisogna rispondere che il sacerdote non perdona a titolo personale, ma in nome di Dio, e il fatto che sia un peccatore gli permette di comprendere meglio. San Pietro, il primo papa della storia, ha commesso dei peccati, ha rinnegato il suo Signore, e senza dubbio le sue cadute gli hanno permesso di essere più compassionevole con altri che cadevano anch'essi.

La Chiesa ci invita a confessarci almeno una volta all'anno, preferibilmente in Quaresima. Magari non ci attenessimo a queste istruzioni minime, ma ci accostassimo con più frequenza a ricevere l'abbraccio del Signore che ci viene sempre incontro per perdonarci e coprirci con il Suo amore!
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DIO E' VICINO, NON E' LONTANO

12/8/2015

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Dio è dappertutto; egli è immenso e dovunque presente, secondo quanto egli ha detto di se stesso: Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano (cfr. Ger 23, 23). Non cerchiamo dunque Dio come se stesse lontano da noi, perché lo possiamo avere dentro di noi. Egli dimora in noi come l’anima nel corpo, purché siamo suoi membri sani, siamo morti al peccato e immuni dalla corruzione di una volontà perversa. Allora abita veramente in noi, perché lo ha detto egli stesso: abiterò in essi e camminerò fra loro (cfr. Lv 26, 12).

Se noi siamo degni che egli abiti in noi, allora siamo vivificati da lui nella verità, come sue membra vive. «In lui, come dice l’Apostolo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28).

Chi mai, dico, potrà investigare la sublime essenza di Dio, ineffabile ed incomprensibile? Chi potrà scrutare i suoi altissimi misteri? Chi oserà dire qualcosa di colui che è il Principio eternamente esistente di tutte le cose create? Chi potrà vantarsi di conoscere Dio infinito, che tutto riempie di sé e tutto abbraccia, tutto penetra e tutto trascende, tutto comprende e a tutto sfugge? Nessuno mai lo ha visto così com’è (cfr. Gv 1, 18). Nessuno pertanto presuma di investigare i misteri incomprensibili di Dio: che cosa sia, come sia, dove sia. Questi sono misteri ineffabili, inscrutabili, impenetrabili. Devi credere questo solo, però con tutta la forza del tuo cuore: che Dio è così, come è sempre stato e come sempre sarà, perché è immutabile.

Chi dunque è Dio? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Non cercare altro di Dio, perché volendo conoscere la misteriosa profondità di Dio, è necessario innanzi tutto investigare la natura delle cose. La conoscenza della Trinità infatti viene giustamente paragonata alla profondità del mare, secondo il detto del Sapiente: E l’immensa profondità chi potrà trovarla? (cfr. Qo 7, 24). Come la profondità del mare è invisibile agli sguardi umani, così la divinità della Trinità si dimostra incomprensibile ai sensi dell’uomo. Se dunque qualcuno vuol conoscere quello che deve credere, deve rendersi conto che non potrà capire di più parlandone, che credendo. La conoscenza di Dio, infatti, quanto più viene discussa, tanto più sembra allontanarsi da noi.

Cerca perciò la conoscenza di Dio più alta, quella che non sta nelle dispute verbose, ma nella santità di una buona vita; non nel parlare, ma nella fede che sgorga dalla semplicità del cuore; non quella conoscenza che si ottiene mettendo insieme le opinioni di una dotta empietà.

Se cercherai colui che è ineffabile con le discussioni, egli «fuggirà da te più lontano» (Qo 7, 23) di quanto non fosse prima. Se invece lo cercherai con la fede, troverai la sapienza presso le porte della città, dov’è la tua dimora. Lì almeno in parte la potrai vedere; anche allora però potrai raggiungerla solo in parte, proprio perché è invisibile e incomprensibile. Dio è invisibile e tale dobbiamo crederlo, anche se è possibile averne qualche conoscenza da parte di chi ha il cuore puro.

San Colombano, abate

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