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La sindrome del coniglio

31/5/2014

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La sindrome del coniglio
Berlicche

Ho sentito, poco fa, qualcuno affermare che il divorzio breve in via di approvazione dal parlamento è una cosa ottima.
Certamente questo è un provvedimento portato avanti, da qualcuno almeno, con le migliori intenzioni. Perché perdere tempo ad aspettare chissà cosa se un amore è finito?
Da un certo punto di vista il ragionamento è corretto. Se il punto di vista è che ogni cosa è in balia del nostro impulso, del nostro desiderio, tutto torna. Ogni cosa che potrebbe ostacolare il trionfo dell’istinto è da eliminare. Il guaio è che, così facendo, l’istinto più forte che rimane è la paura.

Si ama con la paura che si potrebbe smettere di amare. E quindi non si ama sul serio, ma con il freno a mano tirato. Mai del tutto. Conservandosi sempre una via d’uscita.
Si ama con la valigia in mano, senza capire che per amare davvero occorre che quella valigia la si butti via. In maniera che quando arriveranno i tempi grami, ed arriveranno, non si abbia l’impulso di prendere e scappare. Si combatte meglio se si sa di non avere una via di fuga.
Se si sa di averla, invece, quanti resistono alla tentazione di prenderla? Se l’hanno messa è perché serve, dice il ragionamento. Dimenticando che se hai progettato bene un’uscita d’emergenza non dovrebbe servire mai.
Le migliori intenzioni fanno sì che si ama frustrati, infelici, rabbiosi, perché non si ama mai del tutto. Pur potendo divorziare, non ci si sposa; pur potendo avere figli, non li si fanno. Per paura di perdere quello che si ha, di non farcela. Creando uno sfacelo delle vite nostre e degli altri. Non è una novità. La realtà, ciò che accade, è lì, basta osservare.

Si scappa come conigli, spaventati di tutto.
Non ci si sposa. Non ci sono più figli. Quelli restanti viziati oltre ogni limite, perché ci si stringe a quello che si pensa proprio. L’insicurezza si spinge fino a dubitare del proprio sesso, a teorizzare che anche questo sia opinabile. Con sprezzo totale del reale.
Siccome ci hanno spiegato che costruire sulla sabbia i palazzi crollano, si preferisce vivere da baraccati. Una baracca piena di gadget, ma pur sempre una baracca. Visto che la realtà è invincibile, si finisce per fuggire in mondi artificiali, chimici o virtuali. Migliaia di amici sui social network, nessun amico vero; nessuno di cui fidarsi. Neanche chi abbiamo giurato di amare.

Dato che abbiamo dimenticato che siamo fatti per l’eterno. Che solo cercando l’eterno possiamo trovare quella gioia che dura, oltre ogni caso amaro della vita.
Così togliamo ogni barriera alla nostra fuga: ogni tempo di riflessione sui nostri errori, ogni barriera a mortiferi sogni artificiali. Come conigli spaventati che scattano ad ogni rumore. Scappando.
Dalla vita.
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Separati e fedeli

30/5/2014

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Storia di una separazione che ha fatto nascere la fede

La nostra società sempre più secolarizzata ha prodotto un aumento vertiginoso di separazioni, divorzi e convivenze. Spesso di fronte ad un matrimonio che fallisce la scelta è prendersi un altro partner, tuttavia vi sono alcuni che vogliono rimanere fedeli al patto coniugale fondato sull'amore. Abbiamo chiesto ad uno di questi, un uomo poco più che quarantenne, le motivazioni di una scelta oggi tanto coraggiosa ed impegnativa.

Lei dopo la separazione ha scelto di non rimettersi con un'altra donna, cosa l’ha spinta a questa decisione che sembra in contrasto con la pratica dominante?

Il mio nome è Luca, mi sono separato nel 2007, ho due figli un maschietto ed una femminuccia di rispettivamente 12 e 10 anni e sono Vigile del Fuoco a Roma. Premetto che quando mi sono separato non credevo, non avevo in nessun modo a che fare con la religione e quindi con la Chiesa. All'inizio ho provato a conoscere altre donne con l'intenzione di "rifarmi una vita", allora tutte le voci di conoscenti e parenti consigliavano in tal senso, ero spinto a farlo perché "oggi è normale”, “lo fanno tutti”, “i tempi sono cambiati" e ancora "chiusa una porta si apre un portone”, “quando il vaso è rotto rimane rotto". Le donne che ho conosciuto, non poche, erano brave donne, premurose, disponibili, ma guardandole bene non vedevo nulla che potesse  farci vivere  insieme.

I giorni passavano e non mi sentivo soddisfatto, mancava sempre qualcosa dentro di me, la progettualità, l'interesse per i figli, l'affetto,  il calore della mia famiglia, ciò in cui ero cresciuto, insomma era solo un uscire, un andare a letto, un parlare superficiale e un vivere insipido e sciapo, poi nella mente e nel cuore c'era sempre lei, mia moglie, la vedevo come l' unica persona che poteva dare un senso al tutto, progettare non solo per noi ma per i nostri figli.
Ho sofferto molto, non riuscivo razionalmente a dare una risposta a questo malessere, mi trovavo in una vita che non era la mia, non mi piaceva, non la volevo e quindi cambiavo sempre partner  prima una, poi un'altra e così via, questo per un paio di anni dove le voci e i consigli degli altri ti riferivano, “evidentemente non hai ancora trovato quella giusta”.

Tutto questo tormento e tribolazione interiore mi hanno condotto verso la Fede e la Chiesa, in Lei ho trovato qualcuno che pensava finalmente come me, il suo concetto di amore era quello che cercavo, sulla famiglia eravamo all'unisono, quindi la conversione è arrivata così. Infatti tanti familiari e colleghi spesso mi accusano, ingiustamente, di rimanere da solo, fedele alla mia famiglia, perché me lo dice la Chiesa ed io rispondo sempre che non lo faccio per la Chiesa ma perché nel mio cuore il mio amore è sempre per mia moglie e la mia famiglia e non vedo altre possibilità che abbiano un senso, anche solo da un punto di vista umano.

Nella mia ricerca di dare un senso alle mie domande interiori sull'amore, sulla famiglia e sulla vita ho trovato risposta nell'insegnamento della Chiesa, dove morire per l'altro, credere nell' amore (Dio Amore, origine di ogni amore) e quindi nel matrimonio dove nasce la vera ed unica famiglia possibile, madre, padre e figli, la fedeltà nella debolezza dell'altro, il sacrificio per amore per un qualcosa che va oltre l'umano, ti fa incontrare, avvicinare a Colui che ha dato se stesso per gli altri.

La solitudine è difficile da sopportare. In che modo l’ha vissuta e quale strada ha trovato per conviverci serenamente?
Questa è la cosa che nella mia scelta mi ha fatto e mi fa ancora faticare, ci sono momenti in cui sopporti il peso abbastanza bene ed altri in cui ti soffoca, ti opprime. D’altro canto la soluzione non è quella di "rifarsi una vita" che copra solo le parti formali. In questo senso è solo possibile "complicarsela maggiormente". 
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La tua moviola

13/5/2014

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La tua moviola (Efesini 4, 29)

Non è un segreto che mi piaccia lo sport. E se devo scegliere un programma da guardare in televisione scelgo quelli sportivi, tanto ormai la cultura la fanno a mezzanotte e i telegiornali sono inguardabili. Quando ci sono i campionati di pattinaggio artistico o di ginnastica artistica è davvero un piacere ammirare l'eleganza e la grazia con la quale questi sportivi compiono esercizi difficilissimi e molto belli. Finito l'esercizio, la regia ne ritrasmette alcuni passaggi, al rallentatore. La maggior parte delle immagini non sono sugli esercizi che l'atleta ha compiuto bene. La regia insiste invece nel trasmettere due o tre volte quelli che ha compiuto male, gli sbagli. "Guardate tutti bene questo - non importa se ha fatto 9 difficilissimi movimenti perfetti - questo qui l'ha sbagliato!" E questo mi rode.

C'è nella Parola di Dio un versetto meraviglioso che fa proprio al nostro caso. E' un versetto che andrebbe imparato a memoria perché è una chiave che apre la porta alla relazione con Gesù, una relazione fatta di amore. Spesso è un versetto difficile da vivere. E' Efesini 4,29: «Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano».

Dio dice: "Smettila di fare quei discorsi che demoliscono gli altri... comincia invece a dire cose che costruiscano verso di loro stima e benevolenza". Sarebbe interessante trasmettere la registrazione delle tue conversazione degli ultimi due giorni quello che hai detto ai tuoi figli, al tuo coniuge, forse ai tuoi genitori, ai tuoi colleghi o ai tuoi amici. Le ricerche condotte in proposito, mostrano che per una idea negativa che riceviamo su una cosa, ce ne vogliono sette di positive per riportare l'equilibrio a zero. Sette a uno - la "par condicio" tra il parlar bene degli altri e il parlar male degli altri. Se trasmettiamo la registrazione delle tue conversazioni, che percentuale ci sarebbe?

Troppo spesso noi siamo come certe regie dei programmi sportivi - continuiamo a ripetere non ciò che gli altri hanno di positivo e fanno bene, ma i loro errori... i loro difetti... le loro confusioni. Quei ginnasti o quelle pattinatrici hanno fatto almeno il 95% delle cose bene, ma regia e telecronisti insistono nel commentare quello che hanno sbagliato. Sei anche tu uno di quelli? Sei di quelli che feriscono coloro che ami... o uno che li incoraggia? Dio dice che non dovremmo lasciar uscire dalla nostra bocca «nessuna parola cattiva».

In alcune case, sul portone, c'è un cartello dove c'è scritto "Attenti al cane". Cosa c'è scritto sulle tue labbra? Mi domando cosa pensano di te quelli che ti conoscono quando ti sentono parlare. Magari la maggior parte delle tue conversazioni è sul mettere in evidenza il negativo degli altri. Allora chi ti conosce ti appiccica addosso (ma non te lo dicono) un cartello con la scritta: "Qui si sputa veleno".

Forse è arrivato il momento di dare una ripulita alle tue conversazioni. Non da parolacce o discorsi sporchi - spero proprio che non ci siano. Ma da commenti negativi, dalle parole che demoliscono, da frasi che distruggono la gioia e la confidenza delle persone di cui parli. Forse sono anche persone che stimi e che ami. Essi hanno bisogno che tu parli bene di loro... che dica le cose che fanno giuste... del positivo che tu vorresti che facessero ancora di più. Innaffia ciò che vorresti veder sbocciare. Se vedi qualcosa migliorare in loro o almeno il loro sforzo, diglielo. Cercheranno di fare ancora meglio.

Il mondo è pieno di gente che continua a divulgare gli errori degli altri. Ma i discepoli di Gesù sono chiamati a qualcosa di meglio, a esaminare ogni loro conversazione alla luce di questa domanda: "Quello che ora dico costruirà o demolirà quella persona?" Così, quando ti troverai a dover sottolineare qualche loro sbaglio, essi sapranno che viene davvero da qualcuno che li apprezza e vuole il loro bene.

Puoi cambiare in meglio la giornata di qualcuno oggi... forse anche la sua vita, se scegli di trasmettere le cose belle che sa fare.
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