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SE SI ARRIVA IN RITARDO LA MESSA NON E' PIU' VALIDA?

22/5/2015

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Se si arriva in ritardo la Messa non è più valida?
Per assolvere regolarmente al precetto festivo occorre entrare prima del "Confiteor"?


Risponde don Roberto Gulino, docente di liturgia alla facoltà Teologica dell'Italia centrale


Altro che «Confiteor»… fino agli anni 60 del secolo scorso vi era la forte convinzione che, per assolvere regolarmente al precetto festivo, bastava entrare in chiesa durante la Messa prima del momento in cui il sacerdote, iniziando i riti offertoriali a metà della celebrazione, scopriva il calice per mettervi dentro il vino e l’acqua.

Questa indicazione era motivata da una visione teologica e liturgica che sottolineava molto la parte «sacrificale» della Messa a discapito della liturgia della parola che, appunto, poteva anche essere saltata.

Cinquant’anni fa, con la costituzione Sacrosanctum Concilium, la Chiesa ha dato seguito alla riforma liturgica richiesta da più parti e ha cercato di far riscoprire a ciascuno di noi l’unità e la complementarietà di tutta la celebrazione eucaristica, ribadendo più volte che si tratta di un unico atto di culto a cui è importante partecipare per intero (S.C. n° 56).

Siamo chiamati a vivere la Messa cercando di accogliere ogni aspetto che ci invita ad entrare in comunione con il Signore e a fare memoria del suo mistero pasquale: a cominciare dal canto d’ingresso, dal segno di croce, dal saluto liturgico e da tutti i riti iniziali che ci introducono nel cuore della celebrazione… Ogni elemento è pensato per farci rivivere in modo sacramentale l’amore e la salvezza di Dio, attraverso il dono e l’offerta di Gesù, nella grazia e nella forza dello Spirito!

Ecco perché, volutamente, Sacrosanctum Concilium e altri documenti sulla Liturgia non parlano mai di un momento in cui la Messa diventa «valida»… occorre partecipare a tutta la celebrazione eucaristica, dall’inizio alla fine, canto finale incluso… Il fatto di non farlo, e soprattutto le motivazioni dei nostri ritardi o dell’uscita anticipata, credo vadano messi in coscienza davanti a Dio (e al confessore) per valutarne seriamente l’opportunità e l’eventualità: arrivando tardi o andando via prima della fine, ci perdiamo comunque qualcosa di importante che ci permette di vivere pienamente la comunione con il Signore e con la comunità.
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PERCHE' DIO CHIEDE CHE NESSUNO TOCCHI CAINO?

15/5/2015

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Domanda

Ho deciso di scrivervi perché ho un quesito al quale ho cercato di dare delle risposte ma che tuttavia sente la necessità di confrontarsi con il parere di esperti di Teologia.

Dio protegge accanitamente Caino, che pure ha perpetrato un omicidio, in modo lucido  e premeditato, uccidendo suo fratello Abele che non aveva alcuna colpa, né gli aveva fatto alcun torto. È vero, prima lo maledice ma poi pone un segno su di lui «affinché chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse» (Gen. 4,15) e minaccia aspramente chi oserà alzare la mano su di lui: «Chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto» (Gen. 4,15). Eppure Caino era stato avvisato da Dio stesso di dominare il male che gli stava alla porta, ciononostante si scagliò contro il fratello e lo uccise: «Caino poi disse ad Abele, suo fratello: “Andiamo fuori”. E quando furono in campagna, Caino si scagliò contro Abele, suo fratello, e lo uccise» (Gen. 4,8). Questo scagliarsi contro il fratello innocente, non è uno scagliarsi contro Dio che dimostrava di gradire l'offerta del fratello e non la sua? E l'aver ucciso Abele non è un voler uccidere Dio stesso che gli rifiutava il sacrificio? Perché, dunque, Dio protegge, in maniera così accorata, chi ha ucciso, con premeditazione e cattiveria, il proprio fratello mentre punisce con una pena sette volte maggiore chi uccide lui, magari dopo che avrà subìto un grave torto o qualche infamia?
Dio sa ricavare, dal male, sempre il bene. Qual è il bene che ricava da questo, quanto mai, disdicevole comportamento di Caino?

Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia alla Facoltà Teologica dell'Italia Centrale

Della vicenda biblica citata, la domanda del lettore s'incentra sullo «strano» modo di comportarsi di Dio che «protegge accanitamente Caino», l'assassino di suo fratello Abele. Penso che per le nostre (in particolare quelle odierne) categorie umane tutta la Bibbia mette a dura prova la fede: a un Dio che «protegge accanitamente» i suoi eletti si contrappone lo stesso Dio che chiede espressamente conto agli ebrei del perché non sono state fatte le stragi che aveva lui stesso comandato di fare.

Lasciamo queste problematiche ai teologi più profondi e più competenti. Nella vicenda di Caino e Abele mi pare abbastanza chiaro quello che il testo vuol dire. Eva che significa «madre dei viventi», quando vide che Caino era un essere umano come lei e Adamo, esclamò piena di gioia: «Ho acquistato un uomo dal Signore», e questo significa ed è il nome Caino. La filosofia esistenzialista e nihilista in genere ritiene che non vi sia una «natura umana» ma l'uomo si identifica con ciò che fa, con ciò che sceglie o non sceglie, con quell'attimo di vita che in quel momento vive: l'esistenza precede l'essenza. In altri termini, non esiste nell'uomo un «qualcosa-natura» che permane stabile e immutabile entro di esso e che determina l'agire, le scelte, l'operare, stabilendo così una differenza tra ciò che il soggetto è e ciò che lo stesso soggetto opera o fa. Ma l'essere e il fare si identificano. Nell'episodio indicato dal lettore invece, Dio non solo ritiene che in Caino la natura umana e il suo modo d'agire siano differenti, ma addirittura le valuta anche in modo diverso. Dio condanna espressamente l'agire di Caino che è da omicida, ma salvaguarda la sua natura umana che è un valore per se stessa, intoccabile non solo dall'esterno, ma addirittura da se stessi. Nessuno può svalorizzare, distruggere, annientare il valore dell'essere umano: neppure - si noti - se stessi. Il peggiore uomo non può intaccare né corrodere la dignità della propria umanità.

Ora Dio protegge e rispetta accanitamente questa dignità dell'essere umano, l'ha rispettata in Adamo ed Eva nel momento del peccato contro Lui stesso, e la rispetterà sempre in ogni essere umano al punto che Cristo può dire «non son venuto per i giusti, ma per i peccatori».

Esiste nell'uomo un sacrario, tradizionalmente chiamato anima, ove alberga la dignità e il valore dell'«immagine di Dio», cioè dell'uomo, che è intoccabile e indistruttibile da chiunque: da Dio, dagli altri, da se stessi.

Questo atteggiamento divino infine la dice lunga su come dovremmo ciascuno di noi venerare gli altri, fossero anche i nostri peggiori nemici, come dice Gesù, e aver stima di noi stessi fossimo caduti in qualsiasi baratro di peccato. La distinzione dunque in ogni uomo tra il suo essere umano e il suo agire, non può essere annientata, pena l'incomprensione della storia dell'umanità in sé e rispetto a Dio.
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SEI ARRABBIATO/A CON DIO? DIGLI COME TI SENTI

8/5/2015

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Quesito

Caro padre,
come posso pregare Dio quando sono così deluso da Lui? Spesso sono arrabbiato con Dio perché sembra che niente di ciò che faccio abbia mai un esito positivo. Sembra ipocrita andare da Dio e dirgli che va tutto bene. Le cose nella mia vita non vanno bene!

Risposta

È una domanda sorprendente. Sono certo che la tua domanda nasca da un cuore che è stato spezzato in qualche modo. Sii certo delle mie preghiere per te e per chiunque legge questo articolo e sta attraversando un momento difficile. Non sei solo. Hai fratelli e sorelle in Cristo, e hai un Dio che sta dalla tua parte.

La tua domanda si concentra sulla questione più importante che dobbiamo affrontare: possiamo davvero fidarci di Dio?

Il filosofo danese Søren Kierkegaard credeva che questa domanda fosse così fondamentale da esprimerla in questo modo: “Non è poi così importante sapere se Dio esiste o no; ciò che conta è sapere se è amore o no”.

Come cattolico, sai che Dio è amore. Visto che sei in Cristo, conosci la storia; sai che Dio ha preso la sua decisione. Sta dalla tua parte. E tuttavia cosa facciamo quando le cose crollano intorno a noi?

Sai che puoi portare le tue lacrime da Dio? Sai che Egli vuole davvero portare a Sé i nostri cuori spezzati e i nostri sogni infranti? Possiamo toglierci dalla testa che Dio voglia solo che gli riferiamo le nostre buone notizie.

I nostri genitori spirituali - il popolo ebraico - ci hanno dato un intero genere spirituale chiamato Lamentazioni. È il crudo e onesto appello di un popolo che ha gridato a Dio: “Pensavamo fossi dalla nostra parte! Perché hai dimenticato le tue promesse?”

“Perché ci hai abbandonato?” Si ritrova nella Bibbia. Significa che lo Spirito Santo ha ispirato queste parole di lamento. Significa che è chiaro che Dio non vuole solo la nostra lode; vuole anche il nostro dolore.

Queste stesse preghiere (come quelle che si trovano nel libro dei Salmi) ci mostrano come possiamo portare queste lamentele a Dio. In primo luogo sono oneste. Gli autori delle Sacre Scritture non hanno addolcito il loro dolore o la loro frustrazione. Piuttosto, hanno confidato in Dio abbastanza da dirgli la verità. Puoi iniziare portando Dio nella tua situazione per com'è.

In secondo luogo, se gli ebrei erano sorprendentemente consapevoli della loro condizione attuale, non hanno mai dimenticato che Dio li aveva benedetti in passato. Nella loro preghiera, lodavano Dio e lo ringraziavano per le cose buone che avevano ricevuto da Lui.

In base alla mia esperienza, è molto facile pensare che tutto ciò che Dio ha fatto nella mia vita venga cancellato all'istante quando mi trovo in un momento negativo. La Bibbia ci ricorda che non dobbiamo dimenticare che il Dio che ci ha guidati e ci ha custoditi in passato continuerà a guidarci e a custodirci oggi.

Nella tua preghiera, sii specifico con la tua lode come lo sei con il tuo dolore. In questo modo, il “Dio, sono così solo” alla fine sarà seguito da “Grazie per avermi dato l'amicizia di mio fratello quando mi sentivo solo lo scorso anno”.

In terzo luogo, fai un atto di fiducia in Dio. È importante ricordare che l'atto di fiducia non è in te stesso o nel destino o nell'effetto guaritore del tempo. A volte la mia preghiera per il futuro si incentra su tre aspetti. Mi dico: “So che se mi sforzo di più andrà meglio”, o “Le cose cominceranno a migliorare. Sono una brava persona”, o “Un giorno questo dolore non farà più tanto male. Aspetterò quel giorno”.

Ricorda, Dio è dalla tua parte. Egli è fedele anche quando noi non lo siamo. Per questo, riponiamo la nostra fiducia in lui, non in noi stessi o in qualsiasi altra cosa.

Un grande esempio di questo è il Salmo 3, un salmo di Davide, re di Israele. Era il prescelto da Dio, e tuttavia ha subito un dolore tremendo e il tradimento.

Il salmo 3 si intitola (nella mia Bibbia) “Minacciato ma Fiducioso”, e la frase che descrive l'occasione in cui Davide ha scritto questo salmo è: “Quando Davide è fuggito per salvare la propria vita dal figlio Assalonnne”. Ecco un uomo che stava cercando di fare la volontà di Dio (in modo imperfetto), mentre il suo stesso figlio gli stava alle costole con le truppe.

La Bibbia non è stata scritta da individui che sedevano in torri d'avorio, non toccati dall'angoscia, ma da persone che hanno sperimentato il peggio che la vita poteva offrire e tuttavia si sono ancora rivolte a Dio.

Anche tu sei un prescelto da Dio. Puoi fare lo stesso.

di Padre Angelo Bellon
Dal sito Amici Domenicani
(link)
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