Domanda
Ho deciso di scrivervi perché ho un quesito al quale ho cercato di dare delle risposte ma che tuttavia sente la necessità di confrontarsi con il parere di esperti di Teologia.
Dio protegge accanitamente Caino, che pure ha perpetrato un omicidio, in modo lucido e premeditato, uccidendo suo fratello Abele che non aveva alcuna colpa, né gli aveva fatto alcun torto. È vero, prima lo maledice ma poi pone un segno su di lui «affinché chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse» (Gen. 4,15) e minaccia aspramente chi oserà alzare la mano su di lui: «Chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto» (Gen. 4,15). Eppure Caino era stato avvisato da Dio stesso di dominare il male che gli stava alla porta, ciononostante si scagliò contro il fratello e lo uccise: «Caino poi disse ad Abele, suo fratello: “Andiamo fuori”. E quando furono in campagna, Caino si scagliò contro Abele, suo fratello, e lo uccise» (Gen. 4,8). Questo scagliarsi contro il fratello innocente, non è uno scagliarsi contro Dio che dimostrava di gradire l'offerta del fratello e non la sua? E l'aver ucciso Abele non è un voler uccidere Dio stesso che gli rifiutava il sacrificio? Perché, dunque, Dio protegge, in maniera così accorata, chi ha ucciso, con premeditazione e cattiveria, il proprio fratello mentre punisce con una pena sette volte maggiore chi uccide lui, magari dopo che avrà subìto un grave torto o qualche infamia?
Dio sa ricavare, dal male, sempre il bene. Qual è il bene che ricava da questo, quanto mai, disdicevole comportamento di Caino?
Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia alla Facoltà Teologica dell'Italia Centrale
Della vicenda biblica citata, la domanda del lettore s'incentra sullo «strano» modo di comportarsi di Dio che «protegge accanitamente Caino», l'assassino di suo fratello Abele. Penso che per le nostre (in particolare quelle odierne) categorie umane tutta la Bibbia mette a dura prova la fede: a un Dio che «protegge accanitamente» i suoi eletti si contrappone lo stesso Dio che chiede espressamente conto agli ebrei del perché non sono state fatte le stragi che aveva lui stesso comandato di fare.
Lasciamo queste problematiche ai teologi più profondi e più competenti. Nella vicenda di Caino e Abele mi pare abbastanza chiaro quello che il testo vuol dire. Eva che significa «madre dei viventi», quando vide che Caino era un essere umano come lei e Adamo, esclamò piena di gioia: «Ho acquistato un uomo dal Signore», e questo significa ed è il nome Caino. La filosofia esistenzialista e nihilista in genere ritiene che non vi sia una «natura umana» ma l'uomo si identifica con ciò che fa, con ciò che sceglie o non sceglie, con quell'attimo di vita che in quel momento vive: l'esistenza precede l'essenza. In altri termini, non esiste nell'uomo un «qualcosa-natura» che permane stabile e immutabile entro di esso e che determina l'agire, le scelte, l'operare, stabilendo così una differenza tra ciò che il soggetto è e ciò che lo stesso soggetto opera o fa. Ma l'essere e il fare si identificano. Nell'episodio indicato dal lettore invece, Dio non solo ritiene che in Caino la natura umana e il suo modo d'agire siano differenti, ma addirittura le valuta anche in modo diverso. Dio condanna espressamente l'agire di Caino che è da omicida, ma salvaguarda la sua natura umana che è un valore per se stessa, intoccabile non solo dall'esterno, ma addirittura da se stessi. Nessuno può svalorizzare, distruggere, annientare il valore dell'essere umano: neppure - si noti - se stessi. Il peggiore uomo non può intaccare né corrodere la dignità della propria umanità.
Ora Dio protegge e rispetta accanitamente questa dignità dell'essere umano, l'ha rispettata in Adamo ed Eva nel momento del peccato contro Lui stesso, e la rispetterà sempre in ogni essere umano al punto che Cristo può dire «non son venuto per i giusti, ma per i peccatori».
Esiste nell'uomo un sacrario, tradizionalmente chiamato anima, ove alberga la dignità e il valore dell'«immagine di Dio», cioè dell'uomo, che è intoccabile e indistruttibile da chiunque: da Dio, dagli altri, da se stessi.
Questo atteggiamento divino infine la dice lunga su come dovremmo ciascuno di noi venerare gli altri, fossero anche i nostri peggiori nemici, come dice Gesù, e aver stima di noi stessi fossimo caduti in qualsiasi baratro di peccato. La distinzione dunque in ogni uomo tra il suo essere umano e il suo agire, non può essere annientata, pena l'incomprensione della storia dell'umanità in sé e rispetto a Dio.
Ho deciso di scrivervi perché ho un quesito al quale ho cercato di dare delle risposte ma che tuttavia sente la necessità di confrontarsi con il parere di esperti di Teologia.
Dio protegge accanitamente Caino, che pure ha perpetrato un omicidio, in modo lucido e premeditato, uccidendo suo fratello Abele che non aveva alcuna colpa, né gli aveva fatto alcun torto. È vero, prima lo maledice ma poi pone un segno su di lui «affinché chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse» (Gen. 4,15) e minaccia aspramente chi oserà alzare la mano su di lui: «Chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto» (Gen. 4,15). Eppure Caino era stato avvisato da Dio stesso di dominare il male che gli stava alla porta, ciononostante si scagliò contro il fratello e lo uccise: «Caino poi disse ad Abele, suo fratello: “Andiamo fuori”. E quando furono in campagna, Caino si scagliò contro Abele, suo fratello, e lo uccise» (Gen. 4,8). Questo scagliarsi contro il fratello innocente, non è uno scagliarsi contro Dio che dimostrava di gradire l'offerta del fratello e non la sua? E l'aver ucciso Abele non è un voler uccidere Dio stesso che gli rifiutava il sacrificio? Perché, dunque, Dio protegge, in maniera così accorata, chi ha ucciso, con premeditazione e cattiveria, il proprio fratello mentre punisce con una pena sette volte maggiore chi uccide lui, magari dopo che avrà subìto un grave torto o qualche infamia?
Dio sa ricavare, dal male, sempre il bene. Qual è il bene che ricava da questo, quanto mai, disdicevole comportamento di Caino?
Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia alla Facoltà Teologica dell'Italia Centrale
Della vicenda biblica citata, la domanda del lettore s'incentra sullo «strano» modo di comportarsi di Dio che «protegge accanitamente Caino», l'assassino di suo fratello Abele. Penso che per le nostre (in particolare quelle odierne) categorie umane tutta la Bibbia mette a dura prova la fede: a un Dio che «protegge accanitamente» i suoi eletti si contrappone lo stesso Dio che chiede espressamente conto agli ebrei del perché non sono state fatte le stragi che aveva lui stesso comandato di fare.
Lasciamo queste problematiche ai teologi più profondi e più competenti. Nella vicenda di Caino e Abele mi pare abbastanza chiaro quello che il testo vuol dire. Eva che significa «madre dei viventi», quando vide che Caino era un essere umano come lei e Adamo, esclamò piena di gioia: «Ho acquistato un uomo dal Signore», e questo significa ed è il nome Caino. La filosofia esistenzialista e nihilista in genere ritiene che non vi sia una «natura umana» ma l'uomo si identifica con ciò che fa, con ciò che sceglie o non sceglie, con quell'attimo di vita che in quel momento vive: l'esistenza precede l'essenza. In altri termini, non esiste nell'uomo un «qualcosa-natura» che permane stabile e immutabile entro di esso e che determina l'agire, le scelte, l'operare, stabilendo così una differenza tra ciò che il soggetto è e ciò che lo stesso soggetto opera o fa. Ma l'essere e il fare si identificano. Nell'episodio indicato dal lettore invece, Dio non solo ritiene che in Caino la natura umana e il suo modo d'agire siano differenti, ma addirittura le valuta anche in modo diverso. Dio condanna espressamente l'agire di Caino che è da omicida, ma salvaguarda la sua natura umana che è un valore per se stessa, intoccabile non solo dall'esterno, ma addirittura da se stessi. Nessuno può svalorizzare, distruggere, annientare il valore dell'essere umano: neppure - si noti - se stessi. Il peggiore uomo non può intaccare né corrodere la dignità della propria umanità.
Ora Dio protegge e rispetta accanitamente questa dignità dell'essere umano, l'ha rispettata in Adamo ed Eva nel momento del peccato contro Lui stesso, e la rispetterà sempre in ogni essere umano al punto che Cristo può dire «non son venuto per i giusti, ma per i peccatori».
Esiste nell'uomo un sacrario, tradizionalmente chiamato anima, ove alberga la dignità e il valore dell'«immagine di Dio», cioè dell'uomo, che è intoccabile e indistruttibile da chiunque: da Dio, dagli altri, da se stessi.
Questo atteggiamento divino infine la dice lunga su come dovremmo ciascuno di noi venerare gli altri, fossero anche i nostri peggiori nemici, come dice Gesù, e aver stima di noi stessi fossimo caduti in qualsiasi baratro di peccato. La distinzione dunque in ogni uomo tra il suo essere umano e il suo agire, non può essere annientata, pena l'incomprensione della storia dell'umanità in sé e rispetto a Dio.