Quesito
Vorrei chiedere cortesemente se mi può spiegare che cosa significa ciò che dice San Paolo: “Gesù si è fatto peccato per noi”.
Risposta
1. l’affermazione che tu hai riportato si trova in 2 Cor 5,21: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
E sta a significare che Dio ha trattato Gesù Cristo come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini.
Pertanto come se fosse il peccato in persona.
E proprio per questo sulla croce Gesù ha espiato al posto di tutti noi: “perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
2. Quest’espressione di san Paolo è particolarmente potente e sta a ricordare che Cristo ha compiuto una perfetta espiazione o soddisfazione dei nostri peccati.
L’ha potuta compiere per la perfetta solidarietà che egli ha voluto avere con tutto il genere umano.
I teologi, ma anche il magistero della Chiesa, danno a quest’espiazione un nome particolare. La chiamano soddisfazione vicaria, e cioè fatta al posto nostro.
3. Questo concetto non è presente solo in San Paolo. Lo si trova già nell’Antico Testamento. In Isaia si legge: “Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti” (Is 53,6).
Il beato Padre Girotti, martire domenicano e insigne biblista, commenta: “L’innocente è stato punito al posto del colpevole perché il colpevole diventasse innocente”.
4. Lo si trova anche in san Pietro: “Egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.” (1 Pt 2,22.24).
Gesù non commise alcun peccato né nelle opere né nelle parole. Ma ha portato, e cioè ha espiato, nel suo corpo tutti i nostri peccati perché noi potessimo possedere la vita divina.
5. Questo concetto è ripreso da san Tommaso il quale afferma che “Cristo accettando la passione per carità e per obbedienza offrì a Dio un bene superiore a quello richiesto per compensare tutte le offese del genere umano.
Primo, per la grandezza della carità con la quale volle soffrire.
Secondo, per la nobiltà della sua vita, che era la vita dell’uomo Dio, e che egli offriva come soddisfazione.
Terzo, per l’universalità delle sue sofferenze e per la grandezza dei dolori accettati, di cui sopra abbiamo parlato.
Perciò la passione di Cristo non solo fu sufficiente per i peccati del genere umano, ma addirittura sovrabbondante, secondo le parole di S. Giovanni: "Egli è propiziazione per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (1 Gv 2,2)” (Somma teologica, III, 48, 2).
6. Abbiamo molti motivi per amare Gesù Cristo.
Ma questo, di essersi sostituito – Lui innocente – al posto nostro per espiare i peccati e guadagnarci la vita divina per tutta l’eternità è certamente uno dei più grandi.
Padre Angelo Bellon
Dal sito Amici Domenicani
(link)
Vorrei chiedere cortesemente se mi può spiegare che cosa significa ciò che dice San Paolo: “Gesù si è fatto peccato per noi”.
Risposta
1. l’affermazione che tu hai riportato si trova in 2 Cor 5,21: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
E sta a significare che Dio ha trattato Gesù Cristo come se fosse stato il più grande peccatore di questo mondo. Anzi come se avesse compiuto tutti i peccati degli uomini.
Pertanto come se fosse il peccato in persona.
E proprio per questo sulla croce Gesù ha espiato al posto di tutti noi: “perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio”.
2. Quest’espressione di san Paolo è particolarmente potente e sta a ricordare che Cristo ha compiuto una perfetta espiazione o soddisfazione dei nostri peccati.
L’ha potuta compiere per la perfetta solidarietà che egli ha voluto avere con tutto il genere umano.
I teologi, ma anche il magistero della Chiesa, danno a quest’espiazione un nome particolare. La chiamano soddisfazione vicaria, e cioè fatta al posto nostro.
3. Questo concetto non è presente solo in San Paolo. Lo si trova già nell’Antico Testamento. In Isaia si legge: “Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti” (Is 53,6).
Il beato Padre Girotti, martire domenicano e insigne biblista, commenta: “L’innocente è stato punito al posto del colpevole perché il colpevole diventasse innocente”.
4. Lo si trova anche in san Pietro: “Egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.” (1 Pt 2,22.24).
Gesù non commise alcun peccato né nelle opere né nelle parole. Ma ha portato, e cioè ha espiato, nel suo corpo tutti i nostri peccati perché noi potessimo possedere la vita divina.
5. Questo concetto è ripreso da san Tommaso il quale afferma che “Cristo accettando la passione per carità e per obbedienza offrì a Dio un bene superiore a quello richiesto per compensare tutte le offese del genere umano.
Primo, per la grandezza della carità con la quale volle soffrire.
Secondo, per la nobiltà della sua vita, che era la vita dell’uomo Dio, e che egli offriva come soddisfazione.
Terzo, per l’universalità delle sue sofferenze e per la grandezza dei dolori accettati, di cui sopra abbiamo parlato.
Perciò la passione di Cristo non solo fu sufficiente per i peccati del genere umano, ma addirittura sovrabbondante, secondo le parole di S. Giovanni: "Egli è propiziazione per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (1 Gv 2,2)” (Somma teologica, III, 48, 2).
6. Abbiamo molti motivi per amare Gesù Cristo.
Ma questo, di essersi sostituito – Lui innocente – al posto nostro per espiare i peccati e guadagnarci la vita divina per tutta l’eternità è certamente uno dei più grandi.
Padre Angelo Bellon
Dal sito Amici Domenicani
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