di PADRE PAULO RICARDO
Se il sesso fuori dal matrimonio è peccato, fin dove possono arrivare le carezze nel fidanzamento? Per comprendere la delicatezza del tema, bisogna ricordare che non sempre l’odio è l’opposto dell’amore. Nella teologia morale, il contrario dell’amore può essere “usare l’altro”, usare il corpo dell’altra persona per il proprio piacere e la propria gratificazione sessuale.
In un fidanzamento molte cose vengono fatte “in nome dell’amore”, ma sono esattamente il contrario di questo: sono la prova del fatto che non c’è alcun fidanzamento, ma un usarsi a vicenda. Non c’è soggetto, ma solo un oggetto.
La linea che trasforma le carezze in immorali in un fidanzamento obbedisce a un criterio fondamentale: il proprio corpo. Quando il corpo inizia a dare segnali che si sta preparando a un rapporto sessuale, è perché il limite è stato superato. La logica è semplice: se due persone non avranno un rapporto sessuale, non hanno bisogno di prepararsi a questo. In tal senso, insistere in modo indebito sulle carezze rappresenta un grave rischio per entrambi.
Padre Antonio Royo Marín, O.P., nella sua opera Teología Moral para seglares [“Teologia Morale per laici”][1], presenta uno schema piuttosto specifico delle pratiche che costituiscono un peccato, affermando che guardare e toccare le parti intime di un’altra persona è un peccato grave:
600. 1º. Occhiate e toccate.
a) Sarà ordinariamente peccato mortale guardare o toccare senza causa grave (come quella del medico, del chirurgo, ecc.) le parti intime di altre persone, soprattutto se sono del sesso opposto, o se sono dello stesso sesso se si ha un’inclinazione verso di esso. Lo stesso vale in relazione al seno delle donne.
b) Può essere semplicemente veniale guardare le proprie parti solo con rapidità, curiosità, ecc., escludendo ogni intenzione venerea o sensuale e ogni pericolo di esercitare su di esse movimenti disordinati. Non è alcun peccato farlo per necessità o convenienza (per curare una malattia, per lavarsi, ecc.).
c) Per giudicare l’importanza o la gravità degli sguardi e delle toccate nelle restanti parti del proprio corpo o di quello altrui, più che l’anatomia bisogna conoscere l’intenzione di chi agisce, l’influsso che può esercitare sulla commozione carnale e le ragioni che ci sono state per permetterli, in base ai principi esposti in precedenza. A volte sarà peccato mortale quello che in altre circostanze o con altre intenzioni sarebbe solo veniale o forse non sarebbe affatto un peccato.
d) Quanto detto riguardo al corpo umano si applica alla vista di statue, quadri, fotografie, spettacoli ecc., nella misura, nel grado e nella proporzione in cui si può eccitare la propria sensualità.
Quanto ai baci e agli abbracci, bisogna ricordare che ciò che fa sì che ci sia un peccato è l’intenzione. Baci e abbracci con l’intenzione di eccitarsi e di eccitare l’altra persona sono quindi peccati gravi, perché l’intenzione è peccaminosa. Amare significa anche mantenersi casti.
Quanto ai baci appassionati scambiati da persone che hanno già un impegno serio, ecco il parere di padre Royo Marín:
602.2º. Baci e abbracci.
a) Costituiscono peccato mortale quando con essi si vuole eccitare direttamente al piacere venereo, anche se si tratta di parenti e familiari (e a maggior ragione tra questi, per l’aspetto incestuoso degli atti).
b) Possono essere molto facilmente mortali i baci passionali tra fidanzati (anche se non si tenta il piacere disonesto), soprattutto se sono sulla bocca e si prolungano per qualche tempo, perché è quasi impossibile che non rappresentino un pericolo prossimo e movimenti carnali in sé o nell’altra persona. Nella migliore delle ipotesi costituiscono una grandissima mancanza di carità nei confronti della persona amata, per il grande pericolo di peccare a cui la si espone. È incredibile che queste cose vengano fatte in nome dell’amore (!). Questa passione cieca non lascia vedere che l’atto di passione sensuale, lungi dal costituire un atto di vero e autentico amore – che consiste nel voler fare il bene dell’essere amato –, costituisce in realtà un atto di enorme egoismo, visto che non esita a soddisfare la propria sensualità a costo di provocare un grande danno morale alla persona amata. Lo stesso vale per toccate, occhiate ecc. tra questo tipo di persone.
c) Un bacio rapido, dolce e affettuoso dato a un’altra persona per testimoniare affetto, con buone intenzioni, senza scandalo per nessuno, senza pericolo (o molto remoto) di eccitare la propria sensualità o quella dell’altro, non può essere proibito in nome della morale cristiana, soprattutto se c’è qualche motivo ragionevole, ad esempio tra sposi promessi, parenti, compatrioti (dove c’è questo costume), ecc.
d) Quanto detto può essere applicato, nella dovuta proporzione, agli abbracci e ad altre manifestazioni d’affetto.
Bisogna tener sempre presente che l’amore avviene tra due soggetti, e non tra un soggetto e un oggetto. Per questo, la Chiesa insegna a non trasformare l’altro in una cosa, in un giocattolo. In particolare, si deve rispettare il corpo dell’essere amato come tempio dello Spirito Santo, camminando con lui verso il cielo, perché un giorno possiamo concelebrare, insieme agli angeli e ai santi, l’amore di Dio.
Se il sesso fuori dal matrimonio è peccato, fin dove possono arrivare le carezze nel fidanzamento? Per comprendere la delicatezza del tema, bisogna ricordare che non sempre l’odio è l’opposto dell’amore. Nella teologia morale, il contrario dell’amore può essere “usare l’altro”, usare il corpo dell’altra persona per il proprio piacere e la propria gratificazione sessuale.
In un fidanzamento molte cose vengono fatte “in nome dell’amore”, ma sono esattamente il contrario di questo: sono la prova del fatto che non c’è alcun fidanzamento, ma un usarsi a vicenda. Non c’è soggetto, ma solo un oggetto.
La linea che trasforma le carezze in immorali in un fidanzamento obbedisce a un criterio fondamentale: il proprio corpo. Quando il corpo inizia a dare segnali che si sta preparando a un rapporto sessuale, è perché il limite è stato superato. La logica è semplice: se due persone non avranno un rapporto sessuale, non hanno bisogno di prepararsi a questo. In tal senso, insistere in modo indebito sulle carezze rappresenta un grave rischio per entrambi.
Padre Antonio Royo Marín, O.P., nella sua opera Teología Moral para seglares [“Teologia Morale per laici”][1], presenta uno schema piuttosto specifico delle pratiche che costituiscono un peccato, affermando che guardare e toccare le parti intime di un’altra persona è un peccato grave:
600. 1º. Occhiate e toccate.
a) Sarà ordinariamente peccato mortale guardare o toccare senza causa grave (come quella del medico, del chirurgo, ecc.) le parti intime di altre persone, soprattutto se sono del sesso opposto, o se sono dello stesso sesso se si ha un’inclinazione verso di esso. Lo stesso vale in relazione al seno delle donne.
b) Può essere semplicemente veniale guardare le proprie parti solo con rapidità, curiosità, ecc., escludendo ogni intenzione venerea o sensuale e ogni pericolo di esercitare su di esse movimenti disordinati. Non è alcun peccato farlo per necessità o convenienza (per curare una malattia, per lavarsi, ecc.).
c) Per giudicare l’importanza o la gravità degli sguardi e delle toccate nelle restanti parti del proprio corpo o di quello altrui, più che l’anatomia bisogna conoscere l’intenzione di chi agisce, l’influsso che può esercitare sulla commozione carnale e le ragioni che ci sono state per permetterli, in base ai principi esposti in precedenza. A volte sarà peccato mortale quello che in altre circostanze o con altre intenzioni sarebbe solo veniale o forse non sarebbe affatto un peccato.
d) Quanto detto riguardo al corpo umano si applica alla vista di statue, quadri, fotografie, spettacoli ecc., nella misura, nel grado e nella proporzione in cui si può eccitare la propria sensualità.
Quanto ai baci e agli abbracci, bisogna ricordare che ciò che fa sì che ci sia un peccato è l’intenzione. Baci e abbracci con l’intenzione di eccitarsi e di eccitare l’altra persona sono quindi peccati gravi, perché l’intenzione è peccaminosa. Amare significa anche mantenersi casti.
Quanto ai baci appassionati scambiati da persone che hanno già un impegno serio, ecco il parere di padre Royo Marín:
602.2º. Baci e abbracci.
a) Costituiscono peccato mortale quando con essi si vuole eccitare direttamente al piacere venereo, anche se si tratta di parenti e familiari (e a maggior ragione tra questi, per l’aspetto incestuoso degli atti).
b) Possono essere molto facilmente mortali i baci passionali tra fidanzati (anche se non si tenta il piacere disonesto), soprattutto se sono sulla bocca e si prolungano per qualche tempo, perché è quasi impossibile che non rappresentino un pericolo prossimo e movimenti carnali in sé o nell’altra persona. Nella migliore delle ipotesi costituiscono una grandissima mancanza di carità nei confronti della persona amata, per il grande pericolo di peccare a cui la si espone. È incredibile che queste cose vengano fatte in nome dell’amore (!). Questa passione cieca non lascia vedere che l’atto di passione sensuale, lungi dal costituire un atto di vero e autentico amore – che consiste nel voler fare il bene dell’essere amato –, costituisce in realtà un atto di enorme egoismo, visto che non esita a soddisfare la propria sensualità a costo di provocare un grande danno morale alla persona amata. Lo stesso vale per toccate, occhiate ecc. tra questo tipo di persone.
c) Un bacio rapido, dolce e affettuoso dato a un’altra persona per testimoniare affetto, con buone intenzioni, senza scandalo per nessuno, senza pericolo (o molto remoto) di eccitare la propria sensualità o quella dell’altro, non può essere proibito in nome della morale cristiana, soprattutto se c’è qualche motivo ragionevole, ad esempio tra sposi promessi, parenti, compatrioti (dove c’è questo costume), ecc.
d) Quanto detto può essere applicato, nella dovuta proporzione, agli abbracci e ad altre manifestazioni d’affetto.
Bisogna tener sempre presente che l’amore avviene tra due soggetti, e non tra un soggetto e un oggetto. Per questo, la Chiesa insegna a non trasformare l’altro in una cosa, in un giocattolo. In particolare, si deve rispettare il corpo dell’essere amato come tempio dello Spirito Santo, camminando con lui verso il cielo, perché un giorno possiamo concelebrare, insieme agli angeli e ai santi, l’amore di Dio.