NFD Il Blog
  • HOME
    • CONSACRAZIONE DEL NETWORK
  • FOCUS ON
    • MONDO OGGI
    • CHIESA OGGI
  • CHIESA CATTOLICA
    • FONDAMENTALI >
      • I 10 COMANDAMENTI
      • I 5 PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA
      • 54 MODI DI ESSERE MISERICORDIOSI DURANTE IL GIUBILEO
      • 12 MODI PER ESSERE CATTOLICI MIGLIORI
      • GALATEO IN CHIESA
      • REGOLE PER I LETTORI
      • ATTENTI A MESSA
      • CIRCOSTANZE IN CUI BISOGNA EVITARE DI COMUNICARSI
      • DECALOGO DEL CHIRICHETTO
      • 17 SCUSE - SMONTATE - PER NON ANDARE A MESSA
    • RIFLESSIoni DI LUCE >
      • RIMEDITIAMOCI SOPRA >
        • ANNO B 2014 - 2015
        • ANNO C 2015 - 2016
        • ANNO A 2016 - 2017
        • ANNO B 2017 - 2018
        • ANNO C 2018 - 2019
        • ANNO A 2019 - 2020
        • ANNO B 2020 - 2021
        • ANNO C 2021 - 2022
        • ANNO A 2022 - 2023
        • ANNO B 2023 - 2024
        • ANNO C 2024 - 2025
      • SANTE PAROLE
      • RIFLESSIONI
      • VITA E DETTI DEI PADRI DEL DESERTO
    • UN SACERDOTE RISPONDE
    • ESAME DI COSCIENZA
    • LITURGIA
    • LECTIO BREVIS
    • PREGHIERE
  • NOVELLE MODERNE
  • MEDIA
  • DOWNLOAD
  • LINKS

SE

31/8/2014

0 Comments

 
Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;

Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.

Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: "Tenete duro!"

Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!

​Kipling
0 Comments

A CHI CREDERE…

25/8/2014

0 Comments

 
IL NOSTRO PIU' GRAVE DIFETTO E' QUELLO DI CREDERE E ASCOLTARE LE FESSERIE DEL ''PRIMO'' CHE PASSA - SOPRATTUTTO SE DICE COSE CHE CI FANNO PIACERE E COMODO - PIUTTOSTO CHE ASCOLTARE, CREDERE E FARE LA VERITA' E LA GIUSTIZIA CHE CI INSEGNA LA CHIESA DI CRISTO.

CHIUNQUE PARLI CON PAROLE CONTRARIE ALLA VERITA' DI CRISTO, GIUSTIFICANDO O TOLLERANDO O MINIMIZZANDO LA GRAVITA' DEL PECCATO, CHIUNQUE ESSO SIA, NON VA ASSOLUTAMENTE ASCOLTATO: CI STA AIUTANDO AD ANNEGARE NEL MARE DELL'INFERNO.
Aggiungo:

A CONFERMA DI QUANTO DICEVO ECCO IL VANGELO DI DOMANI:
''Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!''

E IL SUO COMMENTO:
Noi ci rallegriamo interiormente quando sentiamo Cristo dileggiare con forza l’eccessivo formalismo rituale dei farisei, e, soprattutto, il loro pretendersi “a posto” di fronte a Dio, per via di gesti puramente esteriori. 
Ma non dimentichiamo la frase-chiave di questo passo: “Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. La polemica è cattiva consigliera e l’eccesso di formalismo rituale non deve farci dimenticare la necessità del rito. L’ipocrisia è cosa molto brutta, ma ancora più brutto è non fare sforzo alcuno, né di gesto, né di cuore, per avvicinarsi alla legge di Dio. 

L'AMMONIMENTO DI CRISTO E' QUESTO:
IL TUO PARLARE SIA SI SI O NO NO, IL RESTO VIENE DAL DIAVOLO
0 Comments

AMARE VERAMENTE…

22/8/2014

0 Comments

 
Dio ha da sempre iscritto le sue leggi nel cuore dell'uomo e in Gesu' le ha rivelate chiaramente... e continua a farlo ogni giorno in molti modi diversi.

Dio da sempre però ha lasciato libero l'uomo di essergli fedele o no... non perche fosse uguale seguirlo o no ma perchè l'amore se non è ricambiato volontariamente non è amore.

Se l'uomo non ricambia l'amore di Dio non osservando la sua Legge di salvezza, Lui non smette un'istante di amarlo bensi è l'uomo che smette di amare Dio.

Dio non smette un'istante d'amare l'uomo e attende, in modo apparentemente passivo, che torni.

Ma per favorire questo ritorno dell'uomo, Dio non relativizza i suoi comandamenti, non asseconda l'uomo nei suoi intenti peccaminosi (nemmeno quelli mascherati con belle parole) per rendersi piu simpatico e non autorizza nessuno a farlo specialmente in nome di un amore che non è veramente tale.

Dio che ama il nostro corpo ma soprattutto la nostra anima sa benissimo che la morte spirituale è ben peggiore della morte corporale ed è per questo che continua a proporci valori antichi ma sempre nuovi.

Seguire questi principi è confidare in Dio...
Non rispettarli equivale a rifiutare volontariamente questa divina protezione… nonostante tante belle parole.

Ad ogni persona, come è accaduto alla donna del Vangelo di domenica scorsa, Dio chiede due cose fondamentalmente: appartenza -Essere cristiani, volerlo essere, testimoniarlo sempre- e corrispondenza -Rispettare le regole e non solo quello che fa comodo- senza di esse la donna non puo ricevere nulla... quando dichiara la sua fede ecco che la grazia le viene concessa.

Dunque testimoniamo la nostra fede senza temere ilarità altrui, senza temere di risultare sprovveduti ma facciamolo solo come ci insegna Gesù: amando, insegnando la SuaVerità, pregando.

In sostanza amiamo come ama Dio che prima di tutto ama l'anima dell'uomo, il resto sarà dato in abbondanza.
0 Comments

QUAL È IL DESTINO ULTIMO DEI SUICIDI?

12/8/2014

0 Comments

 
Esiste uno spazio di misericordia e pietà per chi si dà la morte?

La Chiesa pur disapprovando il suicidio come rifiuto del dono straordinario della vita concesso da Dio, opera un discernimento sulle cause che possono aver spinto a compiere questo tragico gesto e ammette l'esistenza di una speranza di salvezza per tutti in punto di morte. Il destino ultimo dell'anima del suicida è riposto nell'infinita misericordia di Dio e per questo, attualmente, non esiste alcuna norma canonica che vieti direttamente la celebrazione dei funerali di chi si è  dato la morte.

1. Nei suoi insegnamenti la Chiesa non tralascia mai di richiamare la sacralità e unicità della vita cristallizzate nella formulazione lapidaria e potente del quinto comandamento: “non uccidere”. Un precetto recepito dal Catechismo della Chiesa Cattolica, che considera il suicido un peccato intrinsecamente grave che vanifica il progetto divino sull'uomo. E, infatti, in passato la Chiesa negava le esequie religiose ai suicidi proprio per dissuadere dal compiere un oltraggio così grave nei confronti di Dio.

Ecco cosa ci dice il Catechismo a questo proposito:

a. “Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. E’ lui che ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo” (CCC 2280).

b. “Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente” (CCC 2081).

c. “Se è commesso con l’intenzione che serva da esempio, soprattutto per i giovani, il suicidio si carica anche della gravità dello scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio è contraria alla legge morale. Gravi disturbi psichici, l’angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida” (CCC 2282).

d. “Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l’occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita” (CCC 2283).


2. Il cardinale Gianfranco Ravasi nel volume “Questioni di fede” scrive: “Solo Dio, ‘che conosce i cuori e i reni’, come dice la Bibbia, ossia il conscio e l’inconscio più intimo di una persona, può giudicare il segreto ultimo del suicida. Un teologo francese, Roger Troisfontaines, negli anni Sessanta nel saggio ‘Je ne meurs pas’ ha pensato che Dio conceda all’uomo, giunto alla frontiera estrema della vita, la possibilità di un’ultima opzione attraverso uno sguardo  sintetico e supremo della propria esistenza: ormai la persona è sul crinale tra tempo ed eterno e ha l’istantanea illuminazione che la abilita alla scelta netta e radicale tra bene e male, conversione e ostinazione, Dio e orgoglio”. Come se la libertà dell'uomo fosse in bilico tra la perdizione e un estremo, segreto appello lanciato all'infinita volontà salvifica di Dio. Ed è proprio a partire da questa speranza, e alla luce di un giudizio quasi sospeso, fermo su questa soglia estrema, che anche la prassi ecclesiale è ora molto più rispettosa nei confronti dei suicidi.  

Tra l'altro anche la Bibbia, le cui pagine evocano più volte degli atti suicidi, si mantiene estremamente sobria sul tema quasi volendo evitare ogni giudizio sbrigativo. La cupa e disperata figura del primo re d'Israele, Saul, è ritratta nel suo gesto estremo, con una sola frase centrata su due semplici verbi: “Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra” (1 Sam 31,4). Nulla si aggiunge e nulla di questa fine dirà Davide nella splendida elegia che intonerà per la morte di Saul e del figlio Gionata, suo amico carissimo (2 Sam 1,17-27). Analoga essenzialità per Giuda, il traditore di Gesù, il cui suicidio viene suggellato nel Vangelo di Matteo da una frase: “Giuda, scagliate nel tempio le monete d'argento, si allontanò e andò a impiccarsi” (27,5). Questo silenzio, che non esclude l'orrore, è così rispettoso del mistero di quell'anima da aver permesso alla tradizione successiva persino di aprire uno squarcio di luce sulla sua memoria. Santa Caterina da Genova, una mistica quattrocentesca, afferma di aver ascoltato in visione un Cristo sorridente dirle: “Se tu sapessi quello che io ho fatto per Giuda...!”.

3. Ecco quindi che la Chiesa cattolica, nella sua azione pastorale come anche nella codificazione giuridica, propone che la comunità celebri i funerali religiosi dei suicidi, tenendo conto proprio del mistero intimo, del travaglio, delle complesse e delicate dinamiche psicologiche e mentali che stanno alla base di quel gesto e dell'immensa sofferenza dei familiari. Il Codice di Diritto Canonico indica alcune circostanze in base alle quali un cattolico non può ricevere i funerali in Chiesa. Si tratta, in generale, di quei casi in cui il defunto aveva apertamente e pubblicamente abbandonato la fede o la comunione ecclesiale. In queste circostanze sembra coerente, infatti, non celebrare un rito proprio di quella fede che la persona stessa aveva rifiutato apertamente. Altri casi riguardano invece comportamenti che contraddicono la vocazione cristiana, tali da far ritenere le persone come “peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli” (Codice di Diritto Canonico, canone 1184, §1). Sempre lo stesso canone aggiunge che nei casi dubbi la decisione finale spetti comunque al vescovo locale. Per questa ragione chi con spregio ostentato della vita, talvolta superficialità o per scelta ideologica, in piena autonomia e per sfida si è dato la morte non potrà avere esequie ecclesiali. La Chiesa è però chiamata ad essere in ogni istante autentica madre e maestra di misericordia, testimoniando vicinanza, rispetto, promuovendo l'affidamento al Signore della vita di quei tanti infelici che si abbandonano a questi tragici gesti.
0 Comments

SETTE GRANDI RAGIONI PER CONFESSARSI DOMANI (E SPESSO)

5/8/2014

0 Comments

 
La confessione è un dono che dona a sua volta. Andate presto, andate spesso e portate i bambini

All'Istituto Gregoriano presso il Benedictine College crediamo sia il momento che i cattolici promuovano con creatività e vigore la confessione.

“Il rinnovamento della Chiesa in America e nel mondo dipende dal rinnovamento della prassi della penitenza”, ha detto papa Benedetto al Nationals Stadium a Washington.

Papa Giovanni Paolo II ha trascorso i suoi ultimi anni sulla terra pregando i cattolici di tornare alla confessione, includendo questa supplica in un urgente motu proprio sulla confessione e in un'enciclica sull'Eucaristia.

Il pontefice ha definito la crisi nella Chiesa la crisi della confessione, e ha scritto ai sacerdoti:

“Sento il desiderio di invitarvi caldamente, come ho già fatto lo scorso anno, a riscoprire personalmente e a far riscoprire la bellezza del sacramento della Riconciliazione”.

Perché tutta questa ansia nei confronti della confessione? Perché quando saltiamo la confessione perdiamo il senso del peccato. La perdita del senso del peccato è alla base di tanti mali nella nostra epoca, dagli abusi di bambini alla disonestà finanziaria, dall'aborto all'ateismo.

Come promuovere allora la confessione? Ecco qualche spunto di riflessione. Sette ragioni per tornare alla confessione, a livello sia naturale che soprannaturale.

1. Il peccato è un peso

Un terapista ha raccontato la storia di una paziente che aveva attraversato un terribile ciclo di depressione e disprezzo di sé fin dalle scuole superiori. Nulla sembrava essere d'aiuto. Un giorno, il terapista ha incontrato la paziente davanti a una chiesa cattolica. Si sono riparati lì dentro mentre iniziava a piovere e hanno visto le persone che andavano a confessarsi.

“Dovrei andare anch'io?”, ha chiesto la paziente, che aveva ricevuto il sacramento da bambina. “No!”, ha detto il terapista. La paziente è andata comunque, ed è uscita dal confessionale con il primo sorriso che faceva da anni, e nelle settimane successive ha iniziato a migliorare. Il terapista ha studiato di più la confessione, alla fine è diventato cattolico e ora consiglia la confessione regolare a tutti i suoi pazienti cattolici.

Il peccato porta alla depressione perché non è solo una violazione arbitraria delle regole: è una violazione dell'obiettivo inscritto nel nostro essere da Dio. La confessione solleva la colpa e l'ansia provocate dal peccato e ti guarisce.

2. Il peccato fa peggiorare

Nel film “3:10 to Yuma”, il cattivo Ben Wade dice “Non perdo tempo a fare niente di buono, Dan. Se fai una cosa buona per qualcuno, immagino che diventi un'abitudine”. Ha ragione. Come diceva Aristotele, “Siamo quello che facciamo ripetutamente”. Come sottolinea il Catechismo, il peccato provoca un'inclinazione al peccato. La gente non mente, diventa bugiarda. Noi non rubiamo, diventiamo ladri. Fare una pausa decisa dal peccato ridefinisce, permette di iniziare nuove abitudini di virtù.

“Dio è determinato a liberare i suoi figli dalla schiavitù per condurli alla libertà”, ha detto papa Benedetto XVI. “E la schiavitù più grave e più profonda è proprio quella del peccato”.

3. Abbiamo bisogno di dirlo

Se rompi un oggetto che appartiene a un amico e che gli piaceva molto, non ti basterà mai limitarti a dispiacerti. Ti sentirai costretto a spiegare quello che hai fatto, a esprimere il tuo dolore e a fare qualsiasi cosa sia necessaria per rimettere a posto le cose.

Accade lo stesso quando rompiamo qualcosa nel nostro rapporto con Dio. Abbiamo bisogno di dire che ci dispiace e di cercare di sistemare le cose.

4. Confessarsi aiuta a conoscersi

Ci sbagliamo molto su noi stessi. La nostra opinione di noi stessi è come una serie di specchi deformanti. A volte vediamo una versione forte e splendida di noi, che ispira rispetto, altre volte una visione grottesca e odiosa.

La confessione ci costringe a guardare alla nostra vita con obiettività, a separare i peccati reali dai sentimenti negativi e a vederci come siamo realmente.

Come indica Benedetto XVI, la confessione “ci aiuta ad avere una coscienza più svelta, più aperta e così anche di maturare spiritualmente e come persona umana”. 

5. La confessione aiuta i bambini

Anche i bambini devono accostarsi alla confessione. Alcuni scrittori hanno sottolineato gli aspetti negativi della confessione infantile - essere messi in fila nelle scuole cattoliche ed essere “costretti” a pensare alle cose delle quali sentirsi colpevoli.

Non dovrebbe essere così.

L'editrice del Catholic Digest Danielle Bean ha spiegato una volta come i suoi fratelli e le sue sorelle strappavano la lista dei peccati dopo la confessione e la gettavano nel canale di scolo della chiesa. “Che liberazione!”, ha scritto. “Rimandare i miei peccati nel mondo oscuro da dove erano venuti sembrava del tutto appropriato. 'Ho picchiato mia sorella sei volte' e 'ho parlato dietro mia madre quattro volte' non erano più pesi che dovevo portare”.

La confessione può dare ai bambini un posto per sfogarsi senza paura, e un luogo in cui ottenere gentilmente il consiglio di un adulto quando temono di parlare con i propri genitori. Un buon esame di coscienza può guidare i bambini alle cose da confessare. Molte famiglie rendono la confessione un “outing”, seguito da un gelato.

6. Confessare i peccati mortali è necessario

Come sottolinea il Catechismo, il peccato mortale inconfessato “provoca l'esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell'inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili”.

Nel XXI secolo, la Chiesa ci ha ricordato più volte che i cattolici che hanno commesso un peccato mortale non possono accostarsi alla Comunione senza essersi confessati.

“Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso”, afferma il Catechismo.

I vescovi statunitensi hanno ricordato ai cattolici i peccati comuni che costituiscono materia grave nel documento del 2006 “Beati gli invitati alla sua cena”. Questi peccati includono mancare alla Messa la domenica o una festa di precetto, aborto ed eutanasia, qualsiasi attività sessuale extramatrimoniale, furto, pornografia, maldicenza, odio e invidia.

7. La confessione è un incontro personale con Cristo

Nella confessione, è Cristo che guarisce e ci perdona, attraverso il ministero del sacerdote. Abbiamo un incontro personale con Cristo nel confessionale. Come i pastori e i magi alla mangiatoia, proviamo stupore e umiltà. E come i santi alla crocifissione, proviamo gratitudine, pentimento e pace.

Non c'è maggior risultato nella vita che aiutare un'altra persona a tornare alla confessione.

Dovremmo voler parlare della confessione come parliamo di qualsiasi altro evento significativo nella nostra vita. Il commento “Riuscirò a farlo solo dopo, perché devo andare a confessarmi” può essere più convincente di un discorso teologico. E visto che la confessione è un evento significativo nella nostra vita, è una risposta appropriata alla domanda “Cosa fai questo weekend?”. Molti di noi hanno anche storie di confessione interessanti o divertenti, che vanno raccontate.

Fate sì che la confessione torni ad essere un evento normale. Fate sì che più gente possibile scopra la bellezza di questo sacramento liberatorio.

Tom Hoopes 
è vicepresidente di College Relations e scrittore presso il Benedictine College di Atchison, Kansas (Stati Uniti). I suoi scritti sono apparsi su First Things’ First Thoughts, National Review Online, Crisis, Our Sunday Visitor, Inside Catholic e Columbia. Prima di entrare al Benedictine College, era direttore esecutivo del National Catholic Register. È stato segretario stampa per il presidente dello U.S. House Ways & Means Committee. Insieme alla moglie April è stato codirettore editoriale della rivista Faith & Family per 5 anni. Hanno nove figli. I loro punti di vista espressi in questo blog non riflettono necessariamente quelli del Benedictine College o dell'Istituto Gregoriano.
0 Comments

    Feed RSS

    Archivi

    Marzo 2025
    Gennaio 2025
    Ottobre 2024
    Settembre 2024
    Agosto 2024
    Luglio 2024
    Dicembre 2022
    Luglio 2021
    Dicembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Novembre 2018
    Settembre 2018
    Luglio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Agosto 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Agosto 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Settembre 2014
    Agosto 2014
    Giugno 2014
    Maggio 2014
    Aprile 2014
    Marzo 2014
    Febbraio 2014

Foto