NFD Il Blog
  • HOME
    • CONSACRAZIONE DEL NETWORK
  • FOCUS ON
    • MONDO OGGI
    • CHIESA OGGI
  • CHIESA CATTOLICA
    • FONDAMENTALI >
      • I 10 COMANDAMENTI
      • I 5 PRECETTI GENERALI DELLA CHIESA
      • 54 MODI DI ESSERE MISERICORDIOSI DURANTE IL GIUBILEO
      • 12 MODI PER ESSERE CATTOLICI MIGLIORI
      • GALATEO IN CHIESA
      • REGOLE PER I LETTORI
      • ATTENTI A MESSA
      • CIRCOSTANZE IN CUI BISOGNA EVITARE DI COMUNICARSI
      • DECALOGO DEL CHIRICHETTO
      • 17 SCUSE - SMONTATE - PER NON ANDARE A MESSA
    • RIFLESSIoni DI LUCE >
      • RIMEDITIAMOCI SOPRA >
        • ANNO B 2014 - 2015
        • ANNO C 2015 - 2016
        • ANNO A 2016 - 2017
        • ANNO B 2017 - 2018
        • ANNO C 2018 - 2019
        • ANNO A 2019 - 2020
        • ANNO B 2020 - 2021
        • ANNO C 2021 - 2022
        • ANNO A 2022 - 2023
        • ANNO B 2023 - 2024
        • ANNO C 2024 - 2025
      • SANTE PAROLE
      • RIFLESSIONI
      • VITA E DETTI DEI PADRI DEL DESERTO
    • UN SACERDOTE RISPONDE
    • ESAME DI COSCIENZA
    • LITURGIA
    • LECTIO BREVIS
    • PREGHIERE
  • NOVELLE MODERNE
  • MEDIA
  • DOWNLOAD
  • LINKS

UNA PICCOLA NOTA SULLA TRADIZIONE

17/10/2016

0 Comments

 
La sublime genialità della modernità è riuscita a creare eresie senza Dio; intendo correnti di pensiero eterodosse rispetto alla mentalità comune, dotate di una propria precisa visione del mondo,  altrettanto eterodossa, di una fede settaria ed elitarista nella loro dottrina a confronto di quella del resto del mondo e di una venerazione per dei guru esistenti o presunti, conosciuti o di cui si è letto qualcosa. Fin qui niente di particolare, potremmo dire; ci saranno pur sempre state delle correnti filosofiche atee che si discostano dalla nostra normale visione. Eppure c’è una particolare nota che a volte colora il tutto con i toni ridicoli della parodia di sé stessi: queste eresie non di rado fanno riferimento alla Bibbia come ad un’autorità. La modificano, la adattano alle loro necessità, ne prendono in considerazione solo le parti utili, eppure non possono fare a meno di citarla, non di rado nella sua più mera letteralità, che si tratti di un racconto mitico o di una frase disposta in un certo contesto, oppure di un precetto esplicito.

​Ecco allora che si mostra quanto sia utile la tradizione dell’interpretazione che si affianca ad un libro sacro, così come tutta la tradizione che lo circonda, che è in realtà ciò che le da valore. Non c’è religione senza la storia della religione stessa, non esiste un testo sacro che non abbia una sua critica, per quanto divina possa essere la sua origine. Credere di saltare tutto questo a piè pari non è solo fare un torto alla religione, ma è un torto al testo stesso; sarebbe come leggere la Divina Commedia senza sapere nulla del Cristianesimo, della storia del 1200-1300, di Dante e della lingua che usava.

Senza questo non solo non si tiene conto di possibili opinioni intelligenti su un passo, ma anche del messaggio del testo stesso; se il nostro pensiero non viene messo in guardia dalla tradizione, noi cercheremo la storia dove c’è il mito, il precetto dove c’è l’apologo e così via.

​Baracani
0 Comments

PERDERE LA MIA RELIGIONE

8/10/2016

0 Comments

 
Nei tempi andati, nell'Europa di qualche secolo fa, con religione non si indicava ciò che si intende adesso. L'uomo era religioso, punto e basta. Era una virtù; una caratteristica dell'umano, più interna che esterna. Con esso si intendeva il rapporto dell'uomo con il trascendente, con il sacro, con lo straordinario.

Per quasi tutte le culture c'è in questo termine, o nelle sue varie traduzioni, una sorta di contratto tra l'uomo e il divino, in cui quest'ultimo concede il suo favore in cambio di riti, o devozione. Il riconoscimento della sovra-umanità è la garanzia alle regole comuni di comportamento, la base della convivenza sociale. Se per i cristiani questo contratto è una libera alleanza, in altre culture è imposizione, editto da rispettare, dovere da ottemperare. Avere una religione voleva dire quindi sottoporsi a questo legame.

Chi non aveva religione, o ne aveva poca, voleva dire che non riconosceva l'ordinamento comune del mondo. Non riconoscendo le regole, era in qualche maniera fuori dalla società. Quello di cui si accusava i cristiani nei primi secoli era proprio questo: attribuendo la divinità al solo Cristo e non all'imperatore o altri dei erano considerati irreligiosi, ribelli alle regole e perciò pericolosi, capaci di tutto. La preoccupazione degli apologeti dei primi tempi era proprio questa: dimostrare che credere in Cristo non voleva dire non avere regole, ma avere una regola così alta da comprendere tutte le altre.

La trasformazione del concetto di religione in quello moderno avviene quando si comincia a negare la trascendenza. Se si nega che esista qualcosa di più alto dell'uomo allora, se si vogliono avere regole, bisogna sostituire il divino con l'umano. O meglio: occorre dare all'umano un potere sovraumano, concedendogli quegli attributi che un tempo erano riservati alla divinità. Lo Stato è divinizzato; in alternativa il potente, la Costituzione, il Giudice, il Partito, il Mercato... tutte queste entità diventano soggetti religiosi, in quanto si pongono su un piano superiore all'uomo comune e impongono dei riti.
Mentre però il trascendente è per definizione  su un piano più alto della vita terrena, questi sostituti umani non possono dire altrettanto. Per suscitare fedeltà e imporsi devono usare un miraggio di progresso dal fiato corto, l'edonismo spicciolo del piacere oppure la forza. Tutte soluzioni che mancano di vera presa, e quindi incapaci nel tempo di mantenere la promessa, una regola giusta di vita, la felicità.

Abbiamo quindi, oggi, questo paradosso: si riconosce il termine religione solo a quanto si riferisce ad una trascendenza pur essendoci soggetti che, negandola, ne assumono tutte le prerogative. Perché l'uomo in qualche maniera è obbligato a riconoscere di bastare a se stesso;  di non essere abbastanza grande, di avere necessità di qualcosa di maggiore di lui. E' fatto così: anche se magari consciamente lo rifiuta, l'istante dopo si appella a questa religione che lo vincola.
​
Che se è roba umana, ha lo stesso esatto problema di chi la pratica: non è abbastanza grande. Chi sposa la moda rimane presto vedovo, si dice. La religione del contemporaneo domani l'avrò già persa.

​Dal blog di Berlicche
(link)
0 Comments

    Feed RSS

    Archivi

    Marzo 2025
    Gennaio 2025
    Ottobre 2024
    Settembre 2024
    Agosto 2024
    Luglio 2024
    Dicembre 2022
    Luglio 2021
    Dicembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Novembre 2018
    Settembre 2018
    Luglio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Agosto 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016
    Febbraio 2016
    Ottobre 2015
    Settembre 2015
    Agosto 2015
    Luglio 2015
    Giugno 2015
    Maggio 2015
    Aprile 2015
    Marzo 2015
    Gennaio 2015
    Dicembre 2014
    Novembre 2014
    Ottobre 2014
    Settembre 2014
    Agosto 2014
    Giugno 2014
    Maggio 2014
    Aprile 2014
    Marzo 2014
    Febbraio 2014

Foto