«Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio» (Gv 3, 15–16)
Dov’è l’evidenza dell’amore sulla croce?
L’apparenza è quella di un segno di dolore, morte, solitudine. Dove si vede l’amore?
In effetti hanno dovuto spiegarcelo che di quello si trattava. Il Risorto è dovuto intervenire a confermare e interpretare il segno, insieme a tutto quello che aveva insegnato agli Apostoli.
Nonostante questo, il crocifisso resta un segno ambiguo. Nessuno, a una prima occhiata, gli attribuirebbe tutta la pregnanza di amore salvifico che porta con sé.
D’altra parte i Vangeli dicono chiaramente che la Croce fu interpretata in prima battuta come il segno della sconfitta.
Gesù aveva posto le premesse perché capissero e vedessero. La predicazione, i miracoli, la cura per i peccatori, la pazienza con gli avversari. Eppure alla fine non si è imposta alcuna evidenza.
Un inequivocabile segno d’amore, clamoroso e affascinante nella sua capacità attrattiva, avrebbe immediatamente convinto tutti. Non fu così allora. In effetti non è così nemmeno ora.
Nella croce l’amore di Dio appare in modo tanto palese quanto nascosto e velato al limite del dubbio. Un modo così discreto e anonimo da non essere nemmeno colto come amore. Eppure reale, attivo ed efficace.
Mi risuonano nel cuore le parabole del lievito nella pasta e del granello di senapa e mi pare di vedere in tutto questo una forma unica di regalità, un modo particolarmente dolce di esprimere la propria forza e la propria presenza da parte di Dio.
Voglio fermarmi stupito ancora una volta davanti a quell’Amore che non ha temuto di nascondersi dietro il velo di una carne d’uomo, adattandosi a tutti i limiti che perfino l’umanità di Gesù stesso portava in sé.
Voglio lasciarmi spiazzare ancora una volta da una Compassione così umile, disinteressata e gratuita da rinunciare in principio alla certezza di essere riconosciuta e accolta.
E mi consola pensare che dentro ai quotidiani tentativi d’amore di ogni uomo o donna, anch’essi segnati dal limite della carne, si nasconde velata, ferita e ambigua proprio la bellezza del Crocifisso.
Credere che in ogni singolo atto d’amore – che perfino il più malvagio almeno una volta in vita fa – per quanto appaia goffo o imperfetto, c’è il Dio nascosto che raggiunge l’uomo.
Così che nulla e nessuno, alla fine, andrà perduto.
don Cristiano Mauri
da Qumran2
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