Parlano gli esperti della commissione vaticana: ora le cause dureranno al massimo un anno
Papa Francesco ha firmato una storica riforma per semplificare e accelerare il processo di nullità matrimoniale, che dovrebbe durare al massimo un anno. L’innovazione è stata presentata l’8 settembre in Vaticano da un gruppo di quattro esperti di Diritto Canonico e uno di Teologia.
Solo due papi nella storia recente della Chiesa avevano realizzato una riforma delle cause di dichiarazione di nullità del matrimonio: Benedetto XIV (1741) e Pio X (1908), a cui ora si unisce Francesco, ha reso noto il decano della Rota Romana e presidente della commissione incaricata, monsignor Pio Vito Pinto.
21 regole sono state modificate, rispettivamente nel Codice di Diritto Canonico e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.
Un altro aspetto importante, ha sottolineato monsignor Pinto, è che la riforma è rivolta ai poveri. È una riforma profonda, che obbedisce a una doppia centralità: i poveri e la vicinanza della Chiesa a chi soffre.
La novità dell’intervento del pontefice, secondo monsignor Pinto, è il segno che traccia in continuità con il Concilio Vaticano II. È tutto un processo, ha sottolineato, ricordando che Bergoglio è l’unico pontefice ad aver convocato due Sinodi (il prossimo straordinario a ottobre) per rispondere alle necessità della famiglia e della coppia.
Ecco alcuni punti chiave delle due Lettere Motu proprio di papa Francesco Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, spiegati considerando anche la voce degli esperti a cui il vescovo di Roma ha affidato l’incarico di redigere i nuovi precetti.
1. Il giudizio della Chiesa è gratuito…
In primo luogo, la rivoluzione di Francesco nel processo di nullità del matrimonio riguarda la gratuità richiesta “per quanto possibile” nelle Conferenze Episcopali, “salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali”.
Per questo, il papa ha chiesto che “venga assicurata la gratuità delle procedure, perché la Chiesa, mostrandosi ai fedeli madre generosa, in una materia così strettamente legata alla salvezza delle anime manifesti l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati”.
2. Il vescovo ha nuovi poteri
Il vescovo ha una responsabilità maggiore e deve garantire che i processi si svolgano rispettando l’ordine morale. Il vescovo diocesano, nel segno della collegialità, si unisce alla forza dei tribunali regionali, interdiocesani e sinodali, ha spiegato monsignor Alejandro W. Bunge, uditore della Rota Romana e segretario della Commissione Speciale.
Nuovi tribunali diocesani. Per il bene di una vicinanza della Chiesa ai “fedeli feriti”, ora i vescovi diocesani hanno la potestà di avere i propri tribunali diocesani, e se fosse il caso anche a decidere che in quel tribunale, di fronte all’impossibilità di contare su un tribunale collegiale presieduto sempre da un chierico, ci sia un unico giudice, sempre un chierico.
Il vescovo ha aiuto. Se si fa la riforma è perché ci sono molti casi, e allora il vescovo avrà anche l’aiuto dei tribunali regionali o interdiocesani, ma sarà aiutato anche dal personale del suo tribunale.
3. Il matrimonio è indissolubile, non cambia una virgola…
Il cardinale Francesco Coccopalmerio, esperto canonista, ha precisato che la riforma riguarda la dichiarazione di nullità del matrimonio, che porta “in primo luogo a vedere se un matrimonio è nullo e poi, in caso positivo, a dichiararne la nullità”.
Ciò vuol dire che non si tratta di un processo “che conduca all’annullamento del matrimonio. Nullità è diversa da annullamento, dichiarare la nullità di un matrimonio è assolutamente diverso dal decretare l’annullamento del matrimonio”.
4. Il matrimonio è valido quando…
L’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, l’unico teologo del gruppo, ha ricordato che il matrimonio è valido in “assenza d’impedimenti”, rimarcando soprattutto l’importanza del “libero consenso dei nubendi”.
La dottrina, ha sottolineato, non cambia. “Il matrimonio è uno, si possono unire in matrimonio soltanto un uomo e una donna ed è impossibile una nuova unione matrimoniale durante la vita dei due coniugi”.
“Il matrimonio è anche indissolubile”, ha aggiunto. “Così è stato insegnato da Gesù e abbiamo nei Vangeli numerose testimonianze di questo insegnamento. La lettera agli Efesini ci ha spiegato che il matrimonio sacramentale non si può sciogliere perché è immagine ed espressione dell’amore di Cristo per la sua Chiesa… Il matrimonio deve essere anche aperto alla trasmissione della vita”.
5. Il matrimonio è nullo quando…
L’esperto teologo membro della Commissione ha spiegato che senza i requisiti precedenti “il matrimonio sarebbe nullo, cioè, non esisterebbe affatto”, e proprio perché c’è questo dubbio in molte persone c’era il desiderio di “offrire un mezzo rapido ma affidabile per risolverli e contribuire a pacificare le coscienze di molti cattolici”.
6. Rapidità nei tempi del processo… (massimo un anno)
Monsignor Alejandro W. Bunge, segretario della Commissione, ha rivelato che il processo per la nullità sarà breve, in una chiara apertura “alle ‘masse’”.
“Qui il Giudice è il Vescovo, il quale si serve per la conoscenza dei fatti, di 2 Assessori, con i quali discute previamente sulla certezza morale dei fatti addotti per la nullità matrimoniale. Se il Vescovo raggiunge la certezza morale, egli pronunzia la decisione; altrimenti invia la causa al processo ordinario”.
7. La sentenza…
Non c’è doppia sentenza (conformità), ha confermato monsignor Bunge. Ciò significa che la sentenza affermativa contro la quale non viene presentato ricorso è esecutiva ipso facto. Se poi si propone un ricorso dopo una sentenza affermativa, questo può essere respinto a limine per l’evidente mancanza di argomentazioni.
Ciò può accadere in caso di appello strumentale, per pregiudicare l’altra parte; spesso la parte ricorrente non cattolica si è già risposata civilmente.
“Raro l’appello, perché vi e l’accordo delle parti e vi sono evidenti fatti circa la nullità; in presenza di elementi che inducono a ritenere l’appello meramente dilatorio e strumentale, l’appello potrà essere rigettato a limine”, ha infatti dichiarato monsignor Bunge.
Dettagli sul lavoro della Commissione e sulla volontà del papa
Monsignor Pinto, presidente della Commissione, ha detto che nel processo di realizzazione della riforma il papa ha voluto essere informato dall’inizio alla fine.
Francesco “ha inteso solo perseguire quella che per lui è la massima legge: la salvezza delle anime”, e la riforma è stata votata quasi all’unanimità. Il presule ha poi confermato che il Successore di Pietro ha ascoltato alcuni esperti internazionali esterni alla Commissione, rimasti nell’anonimato.
Si tratta di soccorrere i fedeli che si allontanano dalla Chiesa sotto la seduzione della cosiddetta mondanità dei nostri tempi, ha spiegato monsignor Pinto.