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IL PAPA LANCIA I LAICI NELLA MISCHIA DELLA SOCIETA': AGITE CONTRO CORRUZIONE E TEORIA DEL GENDER

19/5/2015

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IL PAPA LANCIA I LAICI NELLA MISCHIA DELLA SOCIETA': AGITE CONTRO CORRUZIONE E TEORIA DEL GENDER

Il 18 maggio 2015 Papa Francesco ha aperto i lavori dell'assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana, dedicata all'esortazione apostolica «Evangelii gaudium». Il breve intervento è stato però ricco di spunti che alimenteranno la discussione tra i presuli. Francesco ha richiamato i vescovi - senza attendere caso per caso una sollecitazione del Papa - ma anche i laici, senza attendere la richiesta o il permesso dei vescovi, a scendere in campo con decisione su due grandi problemi della società italiana: la corruzione e le «colonizzazioni ideologiche», termine che come ormai sappiamo nel linguaggio del Pontefice indica la teoria del gender. Se i pastori e i laici italiani sono timidi, o si perdono in convegni dove parlano i soliti noti e da cui escono documenti che pochissimi leggono, si condannano - ha detto il Papa - all'irrilevanza. 

In apertura, commentando il brano del Vangelo letto, che menziona i sette demoni che avevano abitato la Maddalena, il Papa ha invitato al consueto esame di coscienza: «Quando io sento questo passo del vangelo di Marco penso: ma questo ce l'ha con la Maddalena perché ci ripete che lei aveva ospitato sette demoni dentro di lei. Ma poi penso io quanti ne ho ospitati io? E rimango zitto...».

Siamo in un tempo, ha detto il Pontefice, in cui «spesso siamo accerchiati da notizie sconfortanti, da situazioni locali e internazionali che ci fanno sperimentare afflizione e tribolazione».  Non bisogna nasconderselo: è un «quadro realisticamente poco confortante». Ma, precisamente quando le difficoltà si fanno drammatiche, «la nostra vocazione cristiana ed episcopale è quella di andare contro corrente: ossia di essere testimoni gioiosi del Cristo Risorto per trasmettere gioia e speranza». Ai vescovi spetta la missione «di consolare, di aiutare, di incoraggiare, senza alcuna distinzione, tutti i nostri fratelli oppressi sotto il peso delle loro croci». Lo fanno sempre? Forse no. Ma è «assai brutto», nota il Papa, «incontrare un consacrato abbattuto, demotivato o spento: egli è come un pozzo secco dove la gente non trova acqua per dissetarsi».

I vescovi dovrebbero «appropriarsi degli stessi sentimenti di Cristo, di umiltà, di compassione, di misericordia, di concretezza e di saggezza». Quando sono «timidi» i vescovi italiani rischiano invece di essere «irrilevanti».

Francesco chiede in particolare più coraggio su due fronti. Il primo è quello di «sconfessare e sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi». Il secondo fronte implica «uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l’identità e la dignità umana». Nelle Filippine, a Napoli e in diverse udienze del mercoledì Francesco aveva già precisato che per «colonizzazioni ideologiche» intende il tentativo di imporre apertamente ovvero in modo subdolo la teoria del gender.

La Conferenza Episcopale Italiana produce molti documenti. Il Papa raccomanda «proposte concrete e comprensibili». Basta con i documenti che non legge nessuno, dove prevale un «aspetto teoretico-dottrinale astratto, quasi che i nostri orientamenti non siano destinati al nostro popolo o al nostro Paese, ma soltanto ad alcuni studiosi e specialisti».

Per evitare di essere autoreferenziali, il Papa chiede ai vescovi uno sforzo ulteriore per valorizzare il ruolo dei laici. È un ruolo «indispensabile». Ma se i laici non sono ascoltati, è anche perché talora non si prendono le loro «responsabilità». Se davvero i laici «hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo!». Certo, i laici hanno pur sempre «la necessità del vescovo pastore». Ma il Papa formula un chiaro invito ai laici perché scendano in campo sui grandi problemi della società italiana senza trincerarsi dietro la scusa che manca l'input o il permesso dei vescovi.

Occorre che, anche nelle attività interne alla Conferenza Episcopale e alle diocesi, i vescovi siano attenti a cogliere le vere voci della comunità cristiana, senza rivolgersi sempre ai soliti noti. Troppo spesso il vescovo «organizza un convegno o un evento che, mettendo in evidenza le solite voci, narcotizza le comunità, omologando scelte, opinioni e persone. Invece di lasciarci trasportare verso quegli orizzonti dove lo Spirito Santo ci chiede di andare».

Le difficoltà sono molte. «La sensibilità ecclesiale indebolita a causa del continuo confronto con gli enormi problemi mondiali e dalla crisi che non risparmia nemmeno la stessa identità cristiana». E le vocazioni. Ma «perché - si è chiesto il Papa - si lasciano invecchiare così tanto gli istituti religiosi, monasteri, congregazioni, tanto da non essere quasi più testimonianze evangeliche fedeli al carisma fondativo? Perché non si provvede ad accorparli prima che sia tardi sotto tanti punti di vista?».

Il dialogo sulle decisioni difficili che la Chiesa italiana sarà chiamata a prendere è proseguito a porte chiuse, in attesa della prolusione del cardinale Bagnasco prevista per martedì. 

​di Massimo Introvigne
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13 MAGGIO 2015 - MADONNA DI FATIMA : L’ INFERNO C’E’ O NON C’E’ ?

13/5/2015

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L’ INFERNO C’E’ O NON C’E’ ?
Due importanti testimonianze: Santa Faustina Kowalska e i tre pastorelli di Fatima

C’è un proverbio che dice: “Scherza con i fanti e lascia stare i Santi”; sulla scia di questo noi diciamo: “Ascolta i Santi e lascia stare… i fantocci!”.
Chi sono? Coloro che dicono che l’inferno non esiste o che è vuoto. Non è difficile oggi imbattersi in persone, magari anche ecclesiastici e teologi, che affermano tali cose, contro il Vangelo e il Magistero della Chiesa. Dio ci guardi dal dare retta ad essi; mettiamoci piuttosto in ascolto dei santi e dei testimoni autentici. Il 30 aprile 2000 la Chiesa ha canonizzato S.Faustina Kowalska, la suora polacca vissuta agli inizi del 1900, che ha avuto le rivelazioni di Gesù Misericordioso e che, tra l’altro, per volere di Dio un giorno, durante gli Esercizi spirituali dell’ottobre 1936, è stata accompagnata da un angelo a visitare l’inferno. Inoltre, lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II il giorno 13 maggio 2000, a Fatima, ha beatificato i due pastorelli veggenti Francesco e Giacinta che insieme a Lucia dos Santos nel 1917 ebbero le apparizioni di Nostra Signora del Santo Rosario. A questi ultimi è stata la stessa Vergine Santissima a mostrare l’inferno durante l’apparizione del giorno 13 luglio. Ecco dunque le narrazioni dei protagonisti di queste esperienze.

TESTIMONIANZA DI S. FAUSTINA KOWALSKA

Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’inferno. E’ un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena, è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena, è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio, i demoni e le anime dannate, si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena, è la compagnia continua di Satana; la settima pena, è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’Onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è. Ora non posso parlare di questo. Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto obbedirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la Misericordia di Dio per loro. O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo peccato.

TESTIMONIANZA DI  LUCIA

(Suor Maria dell’Addolorata nel 1914) poi suor Maria del Cuore Immacolato OCD, circa l’APPARIZIONE del 13 LUGLIO 1917
Passati 25 anni, l’autorità ecclesiastica competente, credette giunto il momento di palesare il segreto, in gran parte almeno, per il bene delle anime e comandò alla veggente di mettere per iscritto “quanto se ne poteva attualmente rendere noto”. 
E Suor Lucia, “ottenutane licenza dal cielo e per pura obbedienza” scrisse:
“Il segreto consta di tre cose distinte”, ma intimamente connesse; “due delle quali ora esporrò”, dovendo la terza continuare - per ora – ad essere avvolta nel mistero.
“La prima cosa fu la visione dell’inferno”.
“Quando diceva le ultime parole” riferite sopra: Sacrificatevi per i peccatori..., Nostra Signora “aprì di nuovo le mani, come nei due mesi precedenti. Il fascio di luce riflesso sembrò penetrare nella terra, e noi vedemmo come un grande mare di fuoco ed in esso immersi, neri e abbronzati, demoni ed anime in forma umana, somiglianti a braci trasparenti; che trascinate poi in alto dalle fiamme, sprigionatesi dalle anime stesse insieme a nubi di fumo, ricadevano giù da ogni parte, quali faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e di disperazione, che facevano inorridire e tremare per lo spavento. (Fu probabilmente a questa vista, che io emisi quel “ahi!” che dicono di aver sentito). I demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali spaventevoli e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni in bracia. “Questa vista durò un istante; e dobbiamo ringraziare la nostra buona Madre del Cielo che prima ci aveva prevenuto con la promessa di portarci in Paradiso; altrimenti, credo, saremmo morti di terrore e spavento”.
La seconda cosa riguarda la devozione all’immacolato Cuore di Maria. La veggente continua:
“Quasi a domandare soccorso alzammo gli occhi alla Madonna, che ci disse con bontà e tristezza:
Avete visto l’inferno dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori. Per salvarli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace.
[Così scrive Lucia nelle redazioni del 31-08-’41 e dell’8-12-’41]

AVE MARIA!

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