Interrogò allora gli ufficiali del faraone che erano con lui in prigione nella casa del suo padrone, e disse: Perché oggi avete il viso così triste?
Genesi 40:7
Impariamo da Giuseppe come reagire nelle disgrazie e nelle ingiustizie che ci piombano addosso. Egli poteva essere risentito e scontroso, preso dalle proprie vicissitudini senza interessarsi di altri. Quanto, invece, fu diverso il suo comportamento!
Il capitano delle guardie gli affidò due prigionieri di stato ed egli li serviva. Ebbe un nuovo interesse al punto, quasi, da dimenticare il peso delle proprie difficoltà, ascoltando i racconti di chi era nella sua stessa condizione.
Giuseppe, inoltre, continuò a mantenere viva la propria comunione con Dio. L'abbandono, la solitudine, la prigionia in Egitto non riuscirono a spegnere la sua fede. Il buio e l'oppressione della prigione erano esperienze dure e spiacevoli, ma il Signore era con lui e gli affidò una delicata missione. Giuseppe, infatti, fu pronto a simpatizzare e a consolare. Era in grado di farlo perché lui stesso aveva sofferto; era in grado di simpatizzare perché aveva pianto, capace di confortare perché egli stesso era stato consolato da Dio.
Tante volte, noi riceviamo una potente consolazione quando cerchiamo di consolare. Non restare a "covare” il tuo dolore, ma alzati e prenditi cura di qualcuno. Esercitati ad alleviare il dolore di chi soffre e non ha la tua fede nel Signore.
Genesi 40:7
Impariamo da Giuseppe come reagire nelle disgrazie e nelle ingiustizie che ci piombano addosso. Egli poteva essere risentito e scontroso, preso dalle proprie vicissitudini senza interessarsi di altri. Quanto, invece, fu diverso il suo comportamento!
Il capitano delle guardie gli affidò due prigionieri di stato ed egli li serviva. Ebbe un nuovo interesse al punto, quasi, da dimenticare il peso delle proprie difficoltà, ascoltando i racconti di chi era nella sua stessa condizione.
Giuseppe, inoltre, continuò a mantenere viva la propria comunione con Dio. L'abbandono, la solitudine, la prigionia in Egitto non riuscirono a spegnere la sua fede. Il buio e l'oppressione della prigione erano esperienze dure e spiacevoli, ma il Signore era con lui e gli affidò una delicata missione. Giuseppe, infatti, fu pronto a simpatizzare e a consolare. Era in grado di farlo perché lui stesso aveva sofferto; era in grado di simpatizzare perché aveva pianto, capace di confortare perché egli stesso era stato consolato da Dio.
Tante volte, noi riceviamo una potente consolazione quando cerchiamo di consolare. Non restare a "covare” il tuo dolore, ma alzati e prenditi cura di qualcuno. Esercitati ad alleviare il dolore di chi soffre e non ha la tua fede nel Signore.