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October 31st, 2018

31/10/2018

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1.11.2018
CHI SONO I SANTI?

Uomini e donne occupati in attività che hanno poco da spartire con le nostre: il lavoro ripetitivo e monotono, gli spostamenti stressanti, la spesa, le faccende di ogni giorno, le arrabbiature con i figli?
Uomini e donne dedicati completamente agli altri, in preghiera per ore e ore, sottoposti a penitenze e digiuni impressionanti????. 

Se immaginiamo i santi così, la festa di oggi ci dice poco o niente. Può darci al massimo un po’ di nostalgia o, addirittura di tristezza. Perché noi non potremo mai essere così. Come facciamo a lasciare il lavoro, le occupazioni di ogni giorno, le preoccupazioni della famiglia? Ci piacerebbe. Accidenti se ci piacerebbe! Ma non ci è possibile, perché nessuno verrebbe a caricarsele al posto nostro.

I Santi sono persone come noi che vivendo di fede, speranza e amore per Gesù e i fratelli sono stati i testimoni più credibili della Presenza di Dio in mezzo a noi e in noi.

I Santi sono dei testimoni, anzi sono i testimoni più credibili di Gesù Cristo. C’è chi ha scritto che il mondo ha più bisogno di testimoni che di maestri e quindi….. il mondo non può fare a meno di guardare ai Santi.

Oggi pensiamo al Santo che più amiamo, e proviamo a vedere come Egli ha saputo vivere la carità nella concretezza della sua vita. 

Potrà essere d’insegnamento anche per noi e non avremmo lasciato passare invano questa bella Festa.

Signore Dio, quando guardo le statue
che troneggiano nelle chiese,
sono preso dallo sconforto:
non sarò mai come loro,
non sarò mai santo.
Come te.
Ma tu non mi lasci scelta.
Chiedi a tutti, anche a me,
di essere santi come te.
Allora esco per le strade,
dove uomini e donne,
piccoli e deboli come me,
lottano ogni giorno con amore
per separarsi da ciò che striscia per terra:
l'egoismo e l'opportunismo,
l'ingiustizia e l'inganno,
la falsità e la violenza,
i sentimenti e i gesti d'amore ridotti a cose,
il disinteresse e il disprezzo
per i deboli e i poveri,
una vita chiusa in se stessa
senza gratuità e bellezza,
senza orizzonti di cielo,
e ritrovo conforto e fiducia.
Anch'io posso separarmi
da ciò che striscia per terra
e volare verso te.
Anch'io posso essere santo.
Come te!!!! 

( d.Tonino Lasconi)
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ALLSAINTS'18 DEL 31.10.2018

30/10/2018

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31.10.2018
BEATA PIERINA MOROSINI

BREVE CENNO BIOGRAFICO
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Pierina Morosini nacque il 7 gennaio 1931 da Rocco e Sara Noris a Fiobbio (Valle del Lujo), una piccola frazione nel Comune di Albino in provincia di Bergamo, e fu battezzata il giorno seguente nella nuova chiesa parrocchiale con il nome di Pierina Eugenia. Primogenita di nove fratelli, visse fino al 1933 nella cascina "Stalle" per poi trasferirsi con la famiglia nella casa modesta e isolata in località "Cedrina Alta" (Fiobbio).
Manifestò alla mamma il desiderio di farsi suora ma venne distolta da questo proposito in quanto il suo lavoro e la sua presenza erano necessari alla famiglia. Dal 25 al 30 aprile dello stesso anno partecipò al pellegrinaggio a Roma organizzato in occasione della beatificazione di Maria Goretti. L'8 dicembre, festa dell'Immacolata, professò i voti privati di castità, povertà e obbedienza.Per dieci anni ha vissuto le difficoltà e le gioie di lavoratrice in un cotonificio della zona, facendo i turni e spostandosi sempre a piedi. Le colleghe testimoniano la sua fedeltà al la­voro, la sua affabilità unita al riserbo, la stima che godeva come donna e come credente. Proprio nel tragitto verso casa si è consumato il suo martirio, estrema conse­guenza della sua coerenza cristiana. I suoi passi però non si sono fermati, ma continuano a segnare un sentiero luminoso per quanti avvertono il fascino delle sfide evangeliche.

TESTIMONIANZA
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« Pierina Morosini è stata beatificata perché martire della verginità; e così, facile è stato il confronto con Maria Goretti. Ma mentre Maria Goretti è santa perché martire, la nostra Pierina è martire perché santa. Martirizzata a 26 anni, aveva fatto precedere una vita intrecciata di virtù eroiche che, se non hanno meritato il dono del martirio, l'hanno adesso senza dubbio preparato »
(mons. Giulio Oggioni, vescovo di Bergamo in una lettera pastorale alla Diocesi di Bergamo nel 1987)

ANEDDOTO
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Per dieci anni ha vissuto le difficoltà e le gioie di lavoratrice in un cotonificio della zona, facendo i turni e spostandosi sempre a piedi. 
«Le colleghe testimoniano la sua fedeltà al lavoro, la sua affabilità unita al riserbo, la stima che godeva come donna e come credente. Proprio nel tragitto verso casa, trent'anni fa, si è consumato il suo martirio, estrema conseguenza della sua coerenza cristiana. I suoi passi, però, non si sono fermati, ma continuano a segnare un sentiero luminoso per quanti avvertono il fascino delle sfide evangeliche» (Giovanni Paolo II). Con Maria Goretti e Antonia Mesina, Pierina Morosini è una delle moderne martiri della dignità della donna. Nacque a Fiobbio, piccolo villaggio presso Bergamo, nel 1931. Terminate le scuole elementari e passata la bufera della guerra, lavorò come operaia tessile in un cotonificio di Albino, presso il capoluogo orobico, contribuendo con il suo stipendio al bilancio familiare. L'adesione all'Azione cattolica, prima come semplice iscritta poi come responsabile della formazione delle "piccolissime" e delle "beniamine", ampliò la prospettiva del suo impegno. Fu sostenitrice delle opere missionarie e del seminario. Ogni mattina prima di andare al lavoro riceveva la Comunione e nel tragitto casa-fabbrica recitava il Rosario. Nel 1947, quasi presaga della sorte che l'attendeva, si recò in pellegrinaggio a Roma, in occasione della beatificazione di Maria Goretti. Dieci anni dopo, nel 1957, mentre ritornava dal lavoro, venne aggredita da un giovane che cercò di violentarla. Pierina, prima cercò di farlo ragionare, poi fuggì. Il giovane la inseguì e la colpì con un sasso. Morì due giorni dopo senza riprendere conoscenza. La sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi.

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ALLSAINTS'18 DEL 30.10.2018

29/10/2018

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30.10.2018
SANTI LUIGI E ZELIA MARTIN

Louis-Joseph-Stanislas Martin nacque a Bordeaux il 22 agosto 1823, figlio di un militare. A vent’anni intraprese la professione di orologiaio. Due anni dopo, nel 1845, chiese di entrare fra i canonici del Gran San Bernardo, ma dovette rinunciare per aver incontrato difficoltà nello studio del latino. Mantenne comunque un carattere riservato e incline alla meditazione.
Marie-Azélie Guérin, detta Zélie, venne invece alla luce il 23 dicembre 1831 a Gandelain, presso Alençon. Si sentiva incline alla vita religiosa attiva tra le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, ma comprese che non era quella la sua strada. Si dispose quindi a formare una famiglia e divenne un’abile merlettaia, specializzata nel famoso “punto d’Alençon”.
Le strade di entrambi s’incrociarono sul ponte San Leonardo di Alençon: Zélie, favorevolmente impressionata dal contegno di Louis (al quale avevano parlato di lei), sentì dentro di sé una voce che indicava in lui l’uomo giusto per lei. Si sposarono tre mesi dopo, alla mezzanotte del 12 luglio 1858.
Per i primi dieci mesi si astennero da rapporti coniugali, finché l’intervento di un confessore non li aprì a un’altra concezione del matrimonio. La prima figlia nacque nel 1860: le seguirono otto fratelli, due maschi e sei femmine; tutti ebbero come primo nome quello della Vergine Maria, cui per i maschi si aggiunse quello di san Giuseppe. Di essi, solo quattro arrivarono alla maggiore età: Marie Louise, Pauline, Céline e Françoise-Thérèse, l’ultima nata. Quando lei aveva quattro anni, il 28 agosto 1877, Zélie morì, colpita da un cancro al seno.
Dopo la morte della moglie, Louis si trasferì con le bambine a Lisieux, nel villino “Les Buissonnets”. Una dopo l’altra, le figlie manifestarono il desiderio di entrare in convento: Thérèse, a soli quindici anni, raggiunse le sorelle maggiori al Carmelo di Lisieux il 14 settembre 1894, prendendo il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (canonizzata nel 1925). Céline, invece, rimase accanto al padre, malato di paralisi e arteriosclerosi, insieme a Léonie.
Louis morì nel castello di La Musse, presso Évreux, il 29 luglio 1894. Non molto tempo dopo, anche le altre due figlie divennero monache: Céline al Carmelo dove si trovavano le altre sorelle, Léonie alla Visitazione di Caen (per lei è in corso il processo di beatificazione).
Le cause canoniche di Louis e Zélie furono aperte separatamente, ma solo dalla fase romana, per espresso volere del Beato Paolo VI, procedettero unite. La loro beatificazione si è svolta a Lisieux il 19 ottobre 2008. Sono stati canonizzati il 18 ottobre 2015 a Roma, quasi sette anni dopo, nel corso del Sinodo sulla famiglia. Le loro spoglie riposano nella cripta della Basilica-Santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino, a Lisieux.

IL LORO VANGELO
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Anche la santità di Luigi e Zelia non è stata qualcosa d’improvvisato nel tempo. Lui sognava un’esistenza eremitica, lei di dedicarsi ai poveri come veri signori, secondo l’insegnamento di san Vincenzo de’ Paoli. Anche una volta sposati, hanno avuto bisogno di un aiuto in più per capire che il dono dei figli è l’auspicato coronamento di un matrimonio felice: è per questo che, oggi, vengono invocati per le coppie con difficoltà a riguardo.
Per sintetizzare la loro vita a due, basta leggere quanto scriveva Zelia a una delle figlie, rievocando il giorno in cui si promisero amore per sempre davanti a Dio, anche se con una cerimonia povera (sono un modello anche in questo!):
Tu che ami tanto tuo padre, mia Paolina, penserai che gli recassi dispiacere e che gliene abbia arrecato il giorno del mio matrimonio. Ma no, egli mi comprendeva e mi consolava del suo meglio, poiché aveva gusti simili ai miei; credo anzi che il nostro reciproco affetto proprio così sia aumentato: i nostri sentimenti sono stati sempre all’unisono ed egli è sempre stato per me un consolatore ed un sostegno.
Oltre che per l’intenzione che avevo formulato quella sera di maggio di tre anni fa, mi viene da invocarli perché mi aiutino ad avere sempre un grande affetto per i miei genitori, che lo scorso giugno hanno festeggiato il loro quarantesimo anniversario, e perché loro continuino a volersi bene davvero.


ANEDDOTO
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DELICATEZZA: Quando la futura santa Teresa di Gesù Bambino, quindicenne, domandò al padre il permesso di entrare al Carmelo e lui, per indicare che era d’accordo col volere di Dio su di lei, le diede un piccolo fiore bianco.
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ALLSAINTS'18 DEL 29.10.2018

28/10/2018

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29.10.2018
BEATO GIUSEPPE TONIOLO

Professore di economia politica, fu uno dei maggiori ideologi della politica dei cattolici italiani e uno degli artefici del loro inserimento nella vita pubblica.
Giuseppe Toniolo nasce a Treviso il 7 marzo 1845... Degno sposo e padre di famiglia, professore emerito e apprezzato nell’Università, dirigente e fondatore di opere sociali, scrittore fecondo di economia e sociologia, cristiano tutto d’un pezzo e fedele alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo, amico e consigliere del Beato Bartolo Longo, nella fondazione del Santuario e opere annesse di Pompei; morì fra il cordoglio generale, il 7 ottobre 1918 a Pisa.
Il 7 gennaio 1951 fu introdotta la Causa per la sua beatificazione e il 14 giugno 1971 fu emesso il decreto sulle sue virtù con il titolo di ‘venerabile’.
E' stato beatificato a Roma, Basilica San Paolo Fuori le mura, il 29 aprile 2012.
La sua memoria liturgica è stata fissata al 4 settembre, giorno del matrimonio.

Giuseppe Toniolo è uomo di profonda spiritualità cristiana, coltiva il senso dell’ obbedienza alla Gerarchia e dell’autentica comunione ecclesiale, sente in verità e libertà il richiamo dei grandi insegnamenti evangelici e la genuina vocazione a mettere la propria persona al servizio della missione di evangelizzazione e di santificazione della Chiesa universale.

Offre se stesso per il bene della comunità cristiana, consiglia i Pontefici per le loro encicliche, intesse fraterni rapporti di amicizia con Vescovi, sacerdoti e laici, anticipa e sviluppa i grandi temi della dottrina sociale della Chiesa, promuove le Settimane Sociali, guida la fase di rinascita dell’Azione Cattolica con la presidenza dell’Unione Popolare, media costantemente tra le opposte sensibilità ecclesiali del suo tempo perché si possano sempre realizzare il bene e l’amore nella verità e nella concordia.

E’ uomo di comunione autentica, propria dei cristiani laici che dedicano le loro migliori energie per servire la Chiesa e il Paese con rettitudine, competenza, dedizione e generosità verso tutti. Questa attitudine allo spirito di unità e di condivisione è vissuto anche nella sofferenza, nella fatica, nel dolore patito per talune incomprensioni all’interno delle dinamiche ecclesiali, nella riaffermazione coraggiosa delle sue idee in ambienti ostili, nella disponibilità a servire con rigore e costante umiltà la causa del Vangelo laddove era richiesto il suo contributo di cultura e competenza.

Ritrovare il Toniolo e riscoprire oggi il suo modello di santità laicale, anche in riferimento ad un esempio di vita cristiana spesa al servizio della comunità ecclesiale, significa evidenziare il tema della “speranza creativa” che accetta sino in fondo le sfide del proprio tempo. Questa laicità cristiana è permeata di Dio ma ben viva nella storia, è di comunione, comunicativa, virtuosa, apprezza e considera le altre vocazioni nella Chiesa secondo lo stile del “gareggiare nello stimarsi a vicenda”, dà e chiede amore per tutti e ciascuno.

“Senza la figura di Giuseppe Toniolo sarebbe impossibile comprendere la storia del cattolicesimo sociale e politico in Italia – ha scritto l’arcivescovo Domenico Sorrentino, postulatore della causa di beatificazione e grande studioso del docente trevigiano.

Fu un vero “stratega” della comunione ecclesiale e dell’impegno nella società. Il futuro impegno di Sturzo, De Gasperi ed altri gli è debitore.

Il segreto della sua vita: una intensa spiritualità, da vero laico santo. Lasciò un segno che non si poteva dimenticare. Il resto è storia di oggi e auspicio per il futuro”.

IL PRIMATO DELL’ETICA SULL’ECONOMIA
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“Dell’elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche” è il titolo della famosa prolusione tenuta dal professor Toniolo, nell’Università di Padova, il 5 dicembre 1873: si tratta di un testo di riferimento essenziale che spiega tutta l’importanza e l’attualità del pensiero tonioliano, specie rispetto al dibattito odierno legato alla crisi economica e finanziaria a livello internazionale, e alle scelte che negli anni hanno privilegiato la rendita, il profitto e la speculazione finanziaria rispetto alla produzione, al talento, al lavoro, alla sussidiarietà e alla solidarietà fra le persone e gli attori della produzione e dell’impresa.

Nell’insegnamento del Toniolo, espresso da lungo tempo ormai nello stesso Magistero sociale della Chiesa, valgono la centralità della persona e il primato dell’etica sull’economia, un modello di sviluppo sostenibile, efficiente, ordinato e giusto, la collaborazione tra imprenditori e lavoratori nell’interesse dell’impresa, la creazione di cooperative di credito, casse di risparmio, banche popolari e casse rurali cattoliche, l’aiuto concreto per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi sociali più povere, a cominciare dalla giusta retribuzione per l’opera svolta, la tutela dei diritti delle donne e dei giovani, il riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della piccola proprietà, la libertà di associazione.

Il suo “pensiero-azione” di libertà, giustizia, sussidiarietà e solidarietà si colloca in un tempo di profonde contrapposizioni culturali e sociali, tra fine ‘800 e inizi ‘900, ma la sua visione lungimirante è più che mai attuale, moderna, forte nei principi e valida nelle realizzazioni concrete, come avvenne con le tantissime iniziative di carattere mutualistico e cooperativo – promosse da sacerdoti e laici ai tempi della “Rerum Novarum”, proprio sull’esempio del Toniolo.

“Solamente una finanza, un’economia e un profitto legati all’etica – ha ricordato il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, durante i lavori del Festival della Dottrina Sociale a Verona il 15 settembre 2012 – possono garantire la centralità dell’uomo; l’uomo, infatti, deve essere il fine tanto della finanza, quanto dell’economia, quanto del profitto.

Qui, ai cattolici soprattutto veneti, non può non venire alla mente la figura del beato Giuseppe Toniolo, docente universitario, economista e integerrima figura di laico cristiano che con il suo impegno sociale e politico segnò la vita ecclesiale della fine del diciannovesimo e dell’inizio del ventesimo secolo”.

E’ la proposta di una nuova via in campo economico e sociale, ispirata alla verità e alla giustizia evangelica, di un Beato davvero “provvidenziale” per il nostro tempo.

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ALLSAINTS'18 DEL 28.10.2018

26/10/2018

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28.10.2018
SERVA DI DIO CHIARA CORBELLA PETRILLO

Chiara Corbella nasce a Roma il 9 gennaio 1984. Cresce sviluppando un rapporto di amicizia profonda col Signore Gesù, insieme alla sorella Elisa. Il 2 agosto 2002, di passaggio per Medjugorje, conosce Enrico Petrillo, ventitreenne, fisioterapista: sente subito che è l’uomo che Dio ha scelto per lei. Prima del matrimonio, celebrato il 21 settembre 2008, passano sei anni di rotture e riavvicinamenti. Chiara ed Enrico hanno tre bambini: Maria Grazia Letizia, che nasce priva della scatola cranica, Davide Giovanni, vissuto come la sorella per pochi minuti a causa di una malformazione agli arti inferiori, e Francesco. Proprio a una settimana dalla scoperta della terza gravidanza, Chiara sente una lesione sulla lingua: è l’indizio di un carcinoma. Sceglie quindi di rimandare tutte le cure che potrebbero nuocere al bambino, puntando a farlo nascere in maniera naturale. Solo dopo la nascita di Francesco riprende le terapie. Muore nella casa di campagna dei suoi genitori, a Pian della Carlotta (tra Cerveteri e Manziana), il 13 giugno 2012, a ventotto anni. Il processo diocesano della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per l’accertamento dell’eroicità delle virtù, si è aperto il 21 settembre 2018 presso il Vicariato di Roma. I resti mortali di Chiara riposano nel Cimitero del Verano a Roma, presso la Cappella dell’Arciconfraternita del SS. Cuore di Gesù, al Riquadro 99.

La lettera che insieme a Enrico, suo marito Chiara ha scritto al figlio ha aiutato a capire l’essenziale che Chiara aveva colto con semplicità e coraggio.
Vale la pena condividerla per leggerla, meditarla e farla nostra, percorrendo anche noi i “piccoli passi possibili” che Chiara ci ha mostrato.

Carissimo Francy,
oggi compi un anno e ci chiedevamo cosa poterti regalare che potesse durarti negli anni e così abbiamo deciso di scriverti una lettera.
Sei stato un dono grande nella nostra vita perché ci hai aiutato a guardare oltre i nostri limiti umani.
Quando i medici volevano metterci paura, la tua vita così fragile ci dava la forza di andare avanti.
Per quel poco che ho capito in questi anni posso solo dirti che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’Amore vero di Dio.
Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti.
L’Amore ti consuma, ma è bello morire consumati come una candela che si spegne solo quando ha raggiunto il suo scopo.
Qualsiasi cosa farai avrà senso solo se la vedrai in funzione della vita eterna.
Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente perché tutto è un dono.
Come dice san Francesco: il contrario dell’amore, il possesso!
Noi abbiamo amato i tuoi fratelli Maria e Davide ed abbiamo amato te sapendo che non eravate nostri, che non eravate per noi e così deve essere tutto nella vita, tutto ciò che hai non ti appartiene mai perché è un dono che Dio ti fa perché tu possa farlo fruttare.
Non scoraggiarti mai figlio mio, Dio non ti toglie mai nulla, se toglie è solo perché vuole donarti tanto di più.
Grazie a Maria e Davide noi ci siamo innamorati di più della vita eterna e abbiamo smesso di avere paura della morte, dunque Dio ci ha tolto, ma per donarci un cuore più grande ed aperto ad accogliere l’eternità già in questa vita.
Ad Assisi mi ero innamorata della gioia dei frati e delle suore che vivevano credendo alla Provvidenza e allora ho chiesto anche io al Signore la Grazia di credere a questa Provvidenza di cui mi parlavano, di credere a questo Padre che davvero non ti fa mai mancare niente e fra Vito ci ha aiutato a camminare credendo a questa promessa: ci siamo sposati senza niente mettendo però Dio al primo posto e credendo all’Amore che ci chiedeva questo grande passo. Non siamo rimasti mai delusi, abbiamo sempre avuto una casa e tanto di più di quello che ci occorreva!
Tu ti chiami Francesco proprio perché san Francesco ci ha cambiato la vita e speriamo che possa essere un esempio anche per te… è bello avere degli esempi di vita che ti ricordano che si può pretendere il massimo dalla felicità già qui su questa terra con Dio come guida.
Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande, il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire se gli aprirai il cuore…
Fidati, ne vale la pena!

Mamma Chiara e papà Enrico.

http://www.chiaracorbellapetrillo.it

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ALLSAINTS'18 DEL 27.10.2018

26/10/2018

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27.10.2018
VENERABILE CARLO ACUTIS

Figlio primogenito di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro del padre, il 3 maggio 1991. Trascorse l’infanzia circondato dall’affetto dei suoi cari e imparando da subito ad amare il Signore, tanto da essere ammesso alla Prima Comunione ad appena sette anni. Frequentatore assiduo della parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano, allievo delle Suore Marcelline alle elementari e alle medie, poi dei padri Gesuiti al liceo, s’impegnò a vivere l’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma fu anche attento ai problemi delle persone che gli stavano accanto. Colpito da una forma di leucemia fulminante, la visse come prova da offrire per il Papa e per la Chiesa. Lasciò questo mondo il 12 ottobre 2006, nell’ospedale San Gerardo di Monza, a quindici anni compiuti.


Forse un giorno, neppur troppo lontano, avremo un santo, regolarmente canonizzato, come patrono di internet e protettore di tutti i cybernauti. Già comunque adesso abbiamo un valido intercessore in Carlo Acutis, un ragazzo di 15 anni, “patito” di internet come i suoi coetanei, ma a differenza di tanti di loro, convinto che debba diventare “veicolo di evangelizzazione e di catechesi”.
Sul web è ancora presente (www.miracolieucaristici.org), la mostra virtuale progettata e realizzata da lui a 14 anni, che sta facendo il giro del mondo e che testimonia come davvero per Carlo l’Eucaristia è stata la sua “autostrada per il cielo”. Già, perché Carlo continua ad essere un mistero: con i suoi 15 anni limpidi e solari, con la sua voglia di vivere e la sua prorompente allegria, ma soprattutto con la sua fede che scomoda ed interpella quella di noi adulti.
Nasce il 3 maggio 1991 a Londra, dove i suoi genitori si trovano per esigenze di lavoro. Cresce a Milano, come tutti gli altri, differenziandosi solo per una particolare inclinazione per le pratiche religiose che a 12 anni lo porta alla messa ed alla comunione quotidiana. E non è tutto: di pari passo con l’adolescenza arriva anche il rosario quotidiano e l’adorazione eucaristica, convinto com’è che quando “ci si mette di fronte al sole ci si abbronza... ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi”.
Già, la santità: è il suo chiodo fisso, il suo obiettivo, la molla che lo fa stare in modo “diverso” sui banchi di scuola, in pizzeria con gli amici o in piazzetta per la partita di pallone. Non è geloso del suo “kit per diventare santi”, che regala generosamente a tutti e che, molto semplicemente, contiene: un desidero grande di santità, Messa, Comunione e Rosario quotidiano, una razione giornaliera di Bibbia, un po’ di adorazione eucaristica, la confessione settimanale, la disponibilità a rinunciare a qualcosa per gli altri.
Per lui, che così tanto desidera la santità, è normale cercare amici in cielo; così nel suo sito internet c’è la sezione “scopri quanti amici ho in cielo”, dove compaiono i santi “giovani”, quelli che hanno raggiunto la santità in fretta.
Anche lui è convinto di non invecchiare; “Morirò giovane”, ripete, ma intanto riempie la sua giornata di vorticosa attività: con i ragazzi del catechismo, con i poveri alla mensa Caritas, con i bambini dell’oratorio.
Tra un impegno e l’altro trova ancora il tempo per suonare il sassofono, giocare a pallone, progettare programmi al computer, divertirsi con i videogiochi, guardare gli adorati film polizieschi, girare filmini con i suoi cani e gatti. Oltre a studiare, naturalmente, perché frequenta con profitto (pur senza essere il primo della classe) il liceo milanese “Leone XIII”.
Dagli amici è amato, per la ventata di allegria che sa portare nella compagnia, anche se lui non cerca lo sballo come gli altri, sempre misurato e padrone dei suoi sentimenti e dei suoi slanci. Così, anche chi lo avversa e lo deride, finisce per subirne il fascino e per lasciarsi attrarre da lui.
Poi, improvvisa come un fulmine a ciel sereno, arriva la leucemia, quella acuta che non lascia scampo, e che lui accoglie con un sorriso, offrendo la sua vita per il Papa e per la Chiesa. Cerca la guarigione perché ama la vita, ma sorride alla morte come all’incontro con l’Amato e perché sa che oltre ad essa non c’è il nulla. Muore il 12 ottobre 2006 e lo seppelliscono nella nuda terra ad Assisi, la città di San Francesco che più di altre ha amato e nella quale tornava così volentieri per ritemprare lo spirito.
«Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie», aveva scritto. Un destino a cui egli evidentemente è sfuggito se, appena trascorsi i cinque anni previsti dalle norme canoniche, la diocesi di Milano, nel cui territorio si trova Monza, ha dato inizio alle fasi preliminari del suo processo di beatificazione.
Dopo che, il 13 maggio 2013, la Santa Sede ha concesso il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione, è stato aperto il processo diocesano. La prima sessione si è svolta il 15 febbraio 2013, l’ultima il 24 novembre 2016.
Il 5 luglio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che dichiarava Carlo Venerabile. Intanto, in Italia e all’estero, va sempre più crescendo la fama e la stima per questo ragazzo che ha cercato la santità in modo straordinario, pur nell’ordinarietà della sua vita.
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ALLSAINTS'18 DEL 26.10.2018

25/10/2018

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26.10.2018
SANT'ONOFRIO

Sant'Onofrio Pilusu è uno dei tanti Santi Siciliani quasi dimenticato. Nato da una famiglia agiata, abbandonò tutto e visse da eremita.
Venne denominato Pilusu (peloso) per via della sua lunga barba che gli ricopriva tutto il corpo rivestendolo. A lui si attribuiscono grazie di ogni genere, ma principalmente è conosciuto come il Santo delle cose perdute. Lo si prega per ritrovare qualsiasi oggetto smarrito, per ritrovare lavoro e pace perduta.

Secondo la leggenda era figlio di un re, a lungo desiderato, ma che, appena nato, fu indicato da un demonio come figlio di una relazione adulterina della regina: sottoposto alla "prova del fuoco", ne sarebbe uscito indenne. Si isolò dedicandosi alla vita eremitica ancor molto giovane. Il monaco egiziano Pafnuzio, desideroso di conoscere la vita degli anacoreti del deserto, lo incontrò e trascorse con lui gli ultimi giorni di vita di Onofrio a cui dette sepoltura in una grotta.

Pafnuzio riportò la sua esperienza nel libro La Vita che ebbe larga diffusione in Oriente dando l'avvio al culto di sant'Onofrio che si estese per tutta l'Asia minore.

MARTIROLOGIO ROMANO

In Egitto sant'Onófrio Anacoreta, il quale passò religiosamente la vita per sessant'anni in un vasto deserto, e, illustre per grandi virtù e per meriti, volò al cielo. Le sue opere insigni furono narrate dall'Abate Pafnùzio.

È, assieme a Santa Rosalia e Benedetto il Moro, uno dei patroni della città di Palermo, nella quale è ritenuto, assieme a Sant'Antonio da Padova e San Graziano di Tours, protettore di chi cerca oggetti smarriti, nonché delle donne che cercano marito e degli studenti che hanno problemi di studio. Una delle preghiere tipiche, a Palermo, per ottenere l'intercessione del Santo, recita:

Preghiera

Sant'Onofrio peloso-peloso
tutto amabile e amorevole
per i vostri santi peli
fatemi questa grazia
entro stasera.

Sant'Onofrio peloso-peloso
il mio cuore è tutto confuso
per i vostri santi peli
fatemi questa grazia
entro stasera.

Sant'Onofrio peloso-peloso
ho fatto un'offerta ai poveri
per i vostri santi peli
fatemi trovare ciò che ho perso
entro stasera.
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ALLSAINT'18 DEL 25.10.2018

24/10/2018

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25.10.2018
SAN FRANCESCO SPINELLI, SACERDOTE

Il Santo Francesco Spinelli nasce a Milano, il 14 aprile 1853, da genitori di origine bergamasca. È ordinato sacerdote il 17 ottobre 1875 e il 15 dicembre 1882, fonda, insieme a Caterina Comensoli, l’Istituto delle Suore Adoratrici, a Bergamo. 

Preso infatti dalla passione per Dio e per gli uomini, egli dà vita ad un istituto, il cui scopo è “attingere l’amore più ardente dall’Eucaristia celebrata e adorata per riversarlo sui più poveri fra i fratelli”. Egli per primo spende la sua vita in ginocchio davanti all’ostensorio e davanti ai fratelli, in cui vede la presenza di Gesù da amare e da servire con amore e compassione incondizionata. 

Il 4 marzo 1889, causa un dissesto finanziario, in cui involontariamente è coinvolto, viene licenziato dalla Diocesi di Bergamo e accolto nel clero di Cremona dal grande cuore di Mons. Geremia Bonomelli e a Rivolta d’Adda continua l’Istituto delle Suore Adoratrici. 

Lungo la sua vita, costellata di grandi prove, vive e insegna l’arte del perdono più smisurato, perché di fronte al nemico si può applicare solo “la vendetta di un infinito amore”. 
Muore il 6 febbraio 1913 a Rivolta d’Adda (CR).

Fu beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992, nel santuario di Santa Maria alla Fonte in Caravaggio. E’ stato canonizzato lo scorso 14 ottobre 2018. I suoi resti mortali sono venerati nella casa madre delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda, mentre la sua memoria liturgica cade il 6 febbraio, giorno della sua nascita al Cielo.
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ALLSAINT'18 DEL 24.10.2018

24/10/2018

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24.10.2018
SAN MAURIZIO, MARTIRE

​Il Martyrologium Romanum (22 settembre) cita i santi Maurizio,Candido, Essuperio, che con i soldati loro compagni ed il veterano Vittore affrontarono il martirio in odio alla loro fede. 
Per meglio comprendere l’origine del culto di questi intrepidi testimoni della fede cristiana, occorre però ripercorrere brevemente la vicenda della celebre Legione Tebea, alla quale la pietà popolare ha sempre riservato una particolare devozione.

La fonte principale e storicamente più attendibile pervenutaci circa San Maurizio e la celebre Legione Tebea da lui capeggiata è costituita dalla “Passio martyrum Acaunensium” attribuita a Sant’Eucherio di Lione. La versione che ci è stata tramandata risale solo al IX secolo, ma il santo vescovo lionese citava già la sua opera in una lettera indirizzata al vescovo Salvio verso il 440, affermando che a quel tempo la tradizione orale in merito era già attestata da almeno un  secolo.
Lo studioso tedesco D. Van Berchem negli anni ’40 del XX secolo esaminò l’antica “passio”, giungendo alla conclusione che la fonte del racconto orale fosse San Teodoro (detto anche Teodulo) di Octoduro, primo vescovo del cantone svizzero del Vallese nel IV secolo. 
Questi importò assai probabilmente la leggenda dall’Oriente, in base a cui Maurizio fu martirizzato con i suoi soldati, forse né tebani né costituenti una vera e propria legione.
Secondo la narrazione di Eucherio, arricchita di parecchi elementi fantasiosi, l’imperatore romano Massimiano guidò un esercito per contrastare una rivolta fomentata da un gruppo di galli, i bagaudi, e giunto nei pressi di Octodurum (odierna città svizzera di Martygny), oltre il passo alpino del Gran San Bernardo, diede ordine ai suoi uomini di compiere un sacrificio in onore degli dei per impetrare da loro il successo della spedizione in corso.
Un’unità dell’esercito imperiale era appunto la famigerata legione Tebea, i cui membri come dice il nome erano stati reclutati nell’Egitto settentrionale ed erano di religione cristiana. 
Questi valorosi seguaci di Cristo, senza eccezioni, rifiutarono fermamente di sacrificare a degli dei pagani in cui non credevano e si ritirarono dunque nella vicina Agaunum (odierna Saint-Maurice-en-Valais), guidati dal loro “primicerius” e portavoce Maurizio. L’imperatore li invitò ripetutamente invano a tornare sui loro passi ed infine ordinò la loro decimazione. Ma i soldati, incoraggiati da Maurizio e dagli altri ufficiali, furono irremovibili dalla loro decisione sino alla fine. Conclusasi tale violenta persecuzione pare fossero stati uccisi ben 6600 soldati. 
Il Martyrologium Romanum, nella sua ultima edizione, si limita a citare esplicitamente i nomi di Maurizio, Candido, Essuperio e del veterano Vittore, quest’ultimo forse proveniente da un altra legione ma ucciso anch’egli in quanto dichiaratosi cristiano.
Maurizio ed i suoi compagni avevano comunque scritto all’imparatore una lettere onde spiegargli le valide motivazioni della loro ribellione: “Siamo tuoi soldati, ma anche servi diDio, cosa che noi riconosciamo francamente. A te dobbiamo il servizio militare, a lui l’integrità e la salute, da te abbiamo percepito il salario, da lui il principio della vita [...]. Metteremo le nostre mani contro qualunque nemico, ma non le macchieremo col sangue degli innocenti [...]. Noi facciamo professione di fede in Dio Padre Creatore di tutte le cose e crediamo che suo Figlio Gesù Cristo sia Dio. Siamo stati spruzzati dal sangue dei nostri fratelli e commilitoni, ma non ci affliggemmo, alzammo le nostre lodi perchè erano stati ritenuti degni di partire per il loro Signore Dio. Ecco deponiamo le armi [...] preferiamo morire innocenti che uccidere e vivere colpevoli [...] non neghiamo di essere cristiani [...] perciò non possiamo perseguitare i cristiani”. Assai probabilmente Eucherio inventò le parole con cui i martirizzandi espressero le loro rimostranze, affermando che rifiutarono di uccidere dei cristiani che in realtà non erano nemici dell’autorità imperiale e non menzionando i bagaudi. Inoltre la “passio” più tardiva aggiunse al gruppo i nomi di Innocenzo e Vitale, in quanto i loro corpi vennero rinvenuti dopo secoli nella vallata del Rodano. Comunque, anche se i numeri citati paiono esagerati ed alcuni dettagli della leggenda furono aggiunti nel V secolo, sembra effettivamente essersi verificato un effettivo spargimento di sangue cristiano alla base della tradizione.

La pietà popolare ha sempre riservato una particolare devozione verso i militi tebei tra cui Sant'Alessandro di Bergamo, ora Patrono della diocesi e della città di Bergamo.


PREGHIERA a San Maurizio e compagni

O glorioso San Maurizio, che dopo aver edificato i compagni con una condotta esemplare di vita, li hai incoraggiati a versare il proprio sangue per la confessione della fede e li hai visti felici di dare la vita per Cristo e per il Vangelo, ottienici la grazia di testimoniare fino alla effusione del sangue la nostra fede piuttosto che comprometterci con il male e con il peccato e di saper soffrire per amore di Cristo.
Gloria al Padre...

O glorioso San Maurizio, che una volta convertito al cristianesimo, diventasti con la parola e con l’esempio testimone autentico e coraggioso degli insegnamenti di Cristo verso i compagni, ottienici la grazia di esprimere la nostra fede in una chiara testimonianza divita, per essere nel mondo segni luminosi della verità che salva.
Gloria al Padre...

O glorioso San Maurizio, che hai ottenuto la grazia di coronare col martirio la fede professata nella vita, per cui godi ora la gioia divedere in eterno il tuo Creatore e Redentore, ottienici la grazia di esercitare costantemente le virtù cristiane per ricevere come premio la beata visione di Dio.
Gloria al Padre...

O glorioso San Maurizio, che seguendo il Cristo sulla via della Croce sei divenuto testimone e maestro di virtù per tanti fratelli, aiutaci a professare con coraggio la nostra fede e, fedeli al Vangelo, a edificare un mondo più giusto e fraterno.
Gloria al Padre...

O glorioso San Maurizio, che coronasti la tua la tua vita terrena con la palma del martirio insieme ai tuoi compagni d’arme e di fede della legione tebea, spargendo il tuo sangue per Nostro Signore Gesù Cristo, e che da allora in poi prendesti a proteggere le nostre terre subalpine e fosti nel corso dei secoli proclamato Patrono Principale degli Stati Sabaudi, vieni in aiuto della nostra Italia; ottieni dal Cuore Sacratissimo di Gesù, grazie all’intercessione della nostra Madre Celeste Maria Immacolata, che Essa riviva e riprenda il corso della sua gloriosa storia nella pratica costante e perfetta della vita cristiana.
Gloria al Padre...
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ALLSAINTS'18 DEL 23.10.2018

23/10/2018

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23.10.2018
SANTI PRIMI MARTIRI DELLA SANTA CHIESA DI ROMA

«intorno a questi uomini vissuti santamente [Pietro e Paolo; si è raccolta una grande moltitudine di eletti che, per aver patito a causa della gelosia molti oltraggi e tormenti, sono stati uno splendido esempio fra di noi» (Lettera di Clemente ai Corinzi).

La Chiesa ricorda il 30 giugno i primi cristiani di Roma messi a morte nella persecuzione di Nerone degli anni 64-67. 
Di questa persecuzione abbiamo due testimonianze: l'una proveniente dal mondo pagano, l'altra di origine cristiana. 
La prima, riportata da Tacito negli Annali, afferma che a Roma circolava con insistenza la voce secondo la quale Nerone fosse responsabile del colossale incendio che il 16 luglio 64 distrusse completamente diversi quartieri della città. 

Per stornare da sé questo sospetto, l'imperatore indusse alcuni cittadini corrotti a denunciare come colpevoli i cristiani. 
Essi vennero arrestati in gran numero e giustiziati in modo particolarmente crudele. 

La testimonianza di provenienza cristiana è presente nella lettera che Clemente Romano mandò alla comunità di Corinto poco dopo l'anno 90. 

Le due testimonianze concordano nella descrizione dei fatti, non certo nella valutazione. 
Tacito non prova alcuna compassione per dei cittadini messi a morte per il crudele arbitrio di un singolo. 
Clemente, invece, dice che questi cristiani divennero uno splendido esempio nella convinzione che chi soffriva per il nome di Cristo diveniva per ciò stesso partecipe e compagno della sua passione. 

Tra i martiri più illustri vi furono il principe degli apostoli, crocifisso nel circo neroniano, dove sorge la basilica di S. Pietro, e l'apostolo dei gentili, S. Paolo, decapitato alle Acque Salvie e sepolto lungo la via Ostiense. 

A fondamento della Chiesa di Roma, come di altre comunità cristiane di ieri e di oggi, vi è il sangue dei martiri che invita alla sequela e all'imitazione di Cristo.
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Carissime, carissimi,
ci stiamo avvicinando alla gloriosa FESTA DI TUTTI I SANTI 2018 (Festabant Omnium Sanctorum).


Molti credono che durante questa festa si ricordino ''solo'' i Santi Canonizzati che non hanno trovato posto nel calendario durante l’anno. Ma cosi non è. Tutti i Santi, è la solennità (di precetto) che celebra insieme la gloria e l'onore di TUTTI i Santi (canonizzati e non). Festeggiamo la CHIESA CELESTE: ricordiamo, preghiamo e prendiamo ad esempio, tanti nostri fratelli che ci hanno preceduto e ci indicano la strada per poterli raggiungere.

A noi di NAZARETH FAMIGLIA DI DIO anche quest'anno piace lanciare ALLSAINTS'18: un'iniziativa che riteniamo poco impegnativa per chiunque ma nel contempo efficace ed edificante per tutti sia che scrivano sia che leggano.

La nostra proposta, che gradirebbe la partecipazione di tutti noi (nessuno escluso), consiste nel:
1 - SCEGLIERE UN SANTO DA VOLER PORTARE ALL'ATTENZIONE DI TUTTI;
2 - DI QUESTO SANTO RIPORTARE, IN POCHE RIGHE, UN ANEDDOTO, UNA FRASE, UN FIORETTO SIGNIFICATIVO DEL SUO MESSAGGIO*;
3 - INVIARE IL TUTTO A [email protected]

Ogni giorno, dal 23 ottobre all’1 novembre, presenteremo in lista, facebook, twitter, un santo da voi scelto.

Ogni giorno, dal 23 ottobre all’1 novembre, alimenteremo la nostra anima con esempi di santità viva e concreta.

Un'iniziativa che copre il tempo della novena di preparazione alla Solennità e tutta l'ottava di preghiera: in sostanza un modo alternativo di pregare, far pregare e testimoniare la bellezza della Fede.
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Facciamo sentire quanto è viva la nostra CHIESA. Un grido di gioia e di ringraziamento a tutta la CHIESA DEL CIELO: sentiamoci coinvolti nel vortice d'amore che è la COMUNIONE DEI SANTI… Dimostriamolo anche partecipando a ALLSAINTS’18.

Dvb
NAZARETH FAMIGLIA DI DIO
Paolo di Nazareth
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