- Il professor Zenone sostiene che la formulazione tradizionale “non ci indurre in tentazione” è fedele ai testi originali biblici (greco e latino), in particolare alla Vulgata di san Girolamo e al testo greco
- Si sottolinea che la nuova traduzione “non abbandonarci alla tentazione” perde il significato originario e sarebbe teologicamente meno corretta dal punto di vista dell’ortodossia cattolica.
- L’oratore afferma che la tentazione, secondo la Scrittura, può essere permessa da Dio per rafforzare la fede, ma Dio non è mai autore del male; la formula tradizionale sarebbe quindi più precisa e biblicamente fondata.
- Viene criticata la decisione di modificare la preghiera soprattutto in funzione di un adattamento moderno che, secondo Zenone, rischia di banalizzare o travisare il senso profondo del testo.
In sintesi, il video spiega le ragioni filologiche, teologiche e pastorali per cui, secondo Zenone, la riformulazione della frase sarebbe “sbagliata” e invita a mantenere la tradizione per rispettare la verità del testo originario.
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