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La Liturgia di Martedi 06 Febbraio 2018

5/2/2018

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Foto
6.2.2018 - San Paolo Miki e compagni
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

Colletta
O Dio, forza dei martiri,  
che hai chiamato alla gloria eterna  
san Paolo Miki e i suoi compagni  
attraverso il martirio della croce,  
concedi anche a noi per loro intercessione  
di testimoniare in vita e in morte  
la fede del nostro Battesimo.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Re 8,22-23.27-30)
Tu hai detto, Signore: «Lì porrò il mio nome!». Ascolta la supplica del tuo popolo Israele.

In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: 
«Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore.
Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! 
Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 83)
Rit: Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. 

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio. 

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato. 

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

VANGELO (Mc 7,1-13) 
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini. 

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». 
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». 
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Commento
Ipocriti, cioè mascherati, dice Gesù ai farisei di ieri e di oggi che filtrano il moscerino e ingoiano il cammello. Ed è proprio l'ipocrisia a snervare il Maestro, molto più di altri atteggiamenti. E in particolare, l'ipocrisia delle persone religiose, di coloro che pensano di essere abbastanza a posto con Dio, e che, dall'alto delle loro fragili sicurezze, si mettono a sindacare sulla fede degli altri. Un vangelo che calza a pennello in questi giorni di carnevale, giorni in cui indossiamo la maschera per giocare ad essere ciò che non siamo. O, peggio, a indossare una maschera diversa da quella che abitualmente indossiamo. È così faticoso essere se stessi! Faticoso mostrarsi agli altri per come siamo, senza paura, senza falsità. Tutti da noi si aspettano delle cose e allora, per essere accolti, spesso ci atteggiamo e ci sforziamo di piacere agli altri, facendo finta di essere buone mogli, buoni mariti, buoni genitori, buoni figli, buoni amici... ma chi siamo, veramente? Davanti a Dio non abbiamo bisogno di fare come i farisei: è inutile atteggiarci, sforzarci di apparire come non siamo. Almeno Dio ci accoglie per come siamo, anzi, è lui che ci svela a noi stessi!
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Oggi nella Diocesi di Bergamo
BEATO FRANCESCO SPINELLI, sacerdote 
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Grado della Celebrazione: Memoria facoltativa   
                                                          
(Memoria obbligatoria a Rivolta d'Adda)
Colore liturgico: Bianco

Francesco Spinelli nacque a Milano il 14 aprile 1853, fu ordinato sacerdote nel 1875 a Bergamo do­ve, nel 1882, fondò l’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento. Gravi prove, vissute con fede eroica e indiscussa obbedienza, lo costrinsero a lascia­re Bergamo. Accolto a Rivolta d’Adda dalle sue Suore con l’approvazione del Vescovo di Cremona Mons. Geremia Bonomelli, poté continuare l’opera ini­ziata. Il suo carisma si può così sintetizzare: amore per l’Eucaristia e servizio al povero, icona di Cristo. Morì il 6 febbraio 1913. Fu proclamato beato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992, nel santuario mariano di Caravaggio.

Liturgia delle Ore
Dal Comune di pastori con salmodia del giorno dal salterio.

Orazione
Dio d’infinita carità, che hai concesso al beato Francesco Spinelli sacerdote, di attingere in abbondanza dal sacrificio eucaristico un ardente amore verso i poveri e i sofferenti, fa’ che anche noi, per sua intercessione, diveniamo tuoi adoratori in spirito e verità, per avere come lui un cuore generoso, attento alle necessità dei fratelli. Per il nostro Signore.

Liturgia della parola
- PRIMA LETTURA
   Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (4,1-2.5-7)
- SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
   Rit. Il nostro Dio è grande nell’amore.
- VANGELO
   Dal vangelo secondo Marco (1,14-20)

Commento
E' tempo di ripartire da Dio. E' tempo di guardarci dentro, di fare il punto della situazione, di lasciar emergere da dentro la nostra parte più autentica. Ecco: questo è conversione. Conversione, quindi, come momento di autenticità, come rientrare in sé stessi per accorgerci di una notizia che non abbiamo percepito, di una buona notizia. Gesù è venuto a portarci questa bella notizia, questo "vangelo": il Regno è vicino, ci è vicino. La più bella notizia che possiamo sentirci dire è proprio questa: la felicità è vicina, ci è a portata di mano, è afferrabile; di più: la felicità ci viene incontro. Questo Dio, che in Gesù si rivela, ci viene proprio a comunicare l'inimmaginabile: la nostra realizzazione si compie pienamente solo in lui e lui desidera nel profondo la nostra felicità. Ci pensate? Dio e io vogliamo la stessa cosa. Solo che lui sa in cosa consista la mia felicità; io, a tentoni, ne colgo qualche sfumatura senza poterla afferrare. Se ci fidessimo di questa Parola! Quante cose cambierebbero nella nostra vita! Quanto più tempo, quante più energie, quante più risorse investiremmo nell'interiorità! Occorre davvero ripartire da Dio. Occorre davvero andare o riandare all'essenziale. Ecco cos'è la conversione: accorgerci di ciò che sta accadendo, aprirci a ciò che il Signore può e vuole fare di noi. Il regno è vicino, ma noi, spesso, siamo lontani. Presi, imbrigliati dall'inessenziale, ci scordiamo di vivere. Gesù ancora proclama la notizia: Dio ti ama. Gesù, ancora ci dice: svegliati! Convertiti! Ma non ti accorgi di quanto sei amato? Perché continui ad attingere acqua sporca da cisterne screpolate quando hai a disposizione una sorgente di acqua fresca? La prima conversione da fare, mi ripeto, è quella di abbandonare i nostri pregiudizi su Dio. Lasciarli perdere, abbandonarli. Con un cuore fresco e vergine accogliere la notizia come se per la prima volta l'accogliessimo, come se, stupiti, per la prima volta l'ascoltassimo. Così fanno gli apostoli. Lasciano le reti, metafora di tutto ciò che ci ingabbia, che ci blocca, per seguire, subito, Gesù. E' così Dio: prendere o lasciare, come domenica scorsa ci raccontavano Giovanni e Andrea; occorre andare a vedere. Capiamo allora la bellissima frase di Agostino: "Ho paura che il Signore passi senza che io me ne accorga". Ma se, desti, convertiti, percepiamo il Vangelo, allora lasciamo tutto e investiamo, rischiamo per seguire Gesù. 
Converti i nostri cuori, Signore Gesù: il Regno ci si è fatto vicino!
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