
MESE DEDICATO A DIO PADRE
In questo santo mese di Agosto, rinnoviamo il nostro affidamento consacrandoci totalmente a Dio
Consacrazione a Dio Padre
Dio, Padre Nostro, con profonda umiltà e grande riconoscenza ci apprestiamo al tuo cospetto e mediante quest’atto speciale di affidamento e di consacrazione poniamo la nostra vita, le nostre opere, il nostro amore sotto la tua paterna protezione. Ardentemente desideriamo poterti conoscere ed amare sempre più. Umilmente aneliamo poter accogliere in noi la tua bontà ed il tuo infinito paterno amore e di donarli ad altri.
Concedici, te ne preghiamo, la grande grazia di imparare ad amare sempre più il divin Cuore del tuo amatissimo Figlio e, così rafforzati dal tuo santo Spirito, poter glorificare sempre la tua paterna ed eterna bontà, o Padre infinitamente buono.
Santa Maria, figlia del Padre e nostra Madre Celeste, prega per noi. Amen.
XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO -------------------------------------------------------------------------------------- Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Ansia, la folla che cerca Gesù trasmette ansia. Lo cercano, lo rincorrono, non per se stesso, ma come si rincorre un fenomeno da baraccone; non instaurano con lui una relazione di amicizia, di affetti, né di stima. A loro non interessa chi è ma ciò che fa. Lo chiamano Rabbì, maestro, ma loro non sono discepoli, non desiderano imparare, non accolgono, non ascoltano. Addirittura la domanda che gli fanno sembra quasi un rimprovero: "Quando sei venuto qua"?? Questo atteggiamento della folla funge da valido esame di coscienza: Chi seguo? Come lo seguo? Perché lo seguo? Lo seguo davvero, o mi illudo? Seguo una persona o un'idea? Sono domande che attendono risposte concrete, e vere, lasciamoci mettere in crisi dal vangelo, dal Signore Gesù. Gesù rispose loro: «voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Gesù come al solito smaschera le intenzioni dei cuori e tira dritto in rete: voi mi cercate perché avete mangiato, non per il miracolo in se stesso. Ché se il miracolo fosse stato ridare speranza a un disperato, ridare pace a un cuore tormentato, ascoltare una persona sola, accogliere un misero, allora la folla non si sarebbe mossa dalle loro sedie. Finché Gesù risponde ai miei bisogni, va bene, lo seguo, in qualche maniera cerco di essere presente alle iniziative della mia comunità cristiana... appena mi viene chiesto di cambiare la mia vita, di operare una conversione, di donare del mio, allora inizio a trovare mille scuse, per non impegnarmi, per non vivere un cammino serio, per non credere, per non amare. Madre Teresa di Calcutta dice: "Ama finché fa male". Se non ti fa male, non stai amando, stai seguendo una filosofia, non la persona di Gesù Cristo. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Sappiamo bene che il pane, come qualsiasi altro cibo è destinato a corrompersi. Qui Gesù, dopo aver smascherato la folla e averla messa davanti allo specchio, non la condanna, neppure la giudica, ma consiglia di orientare tutto questo impegno per il cibo che rimane per la vita eterna. Questo non significa non lavorare, non impegnarsi per portare avanti anche economicamente la propria vita e la propria famiglia, ricordiamoci che Giuseppe e Gesù hanno lavorato tutta la vita, tuttavia il loro centro non era il conto in banca, il gruzzoletto, il loro centro non era ammassare ricchezze e beni, ma vivere pienamente l'amore a tutti i livelli, dalla terra fino al cielo di Dio, e il cielo lo avevano in quelle povere quattro mura, un cielo che si è incarnato per divenire "simile in tutto a noi, fuorché nel peccato" (Eb 4,15). Il cibo che rimane per la vita eterna è il bene vissuto, è la carità fattiva, è essere dono per gli altri, è diventare cuore occhi e mani di Dio per chi ci sta accanto. Questo cibo è eterno, incorruttibile, sempre fresco e genuino, e come ogni buon cibo, anche questo porta beneficio a chi lo mangia, trasformando la propria vita, salvandola dal ripiegamento egoistico. Questo cibo ci viene dato dal Figlio dell'uomo Gesù. Aspetta, non correre subito all'altare e al tabernacolo, rimani pure in soggiorno, o seduto sulla panchina del parco, e prova a guardare con occhi rinnovati tutto l'amore di Dio per te, tutto ciò che Gesù ha pensato per renderti felice e realizzato. Guarda a tutto il bene che hai fatto oggi, la settimana scorsa, nei mesi e negli anni passati. Poi entra in te stesso e guarda l'infinito desiderio di bene che sperimenti. Ecco, è questo il cibo che dura per la vita eterna, e che Gesù ti dà. Gustalo, cibatene, e fanne dono! Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Benedetta folla! Sei così concentrata sul fare prodigi, sull'avere più potere, che non riesci neppure ad ascoltare cosa ti dice colui che tu stessa chiami Maestro. Maestro, ci insegni a moltiplicare i pani? Ci fai un corso (breve eh) su come si fanno i miracoli? La folla non chiede: aiutaci a essere amore, aiutaci a conoscerti, facci conoscere l'amore di Dio per noi... la folla neppure si fa carico della stanchezza di Gesù, tutta presa com'è da questa sete di potere, perché di questo si tratta: avere potere, esercitare cose fuori dalla normale portata. Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Credere implica un'adesione del cuore, della vita. Io posso seguire un'ideologia, una corrente di pensiero, e la mia vita viaggia su binari paralleli, senza che essa debba cambiare minimamente. Credere e seguire Gesù invece necessita uno stravolgimento radicale, totale. Non è solo dire, come nella formula dell'atto di fede: "credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere": questo sarebbe molto riduttivo, un'adesione solo intellettuale, nozionistica. Credere invece è adesione di tutto me stesso, del mio cuore (affetti, desideri, sensibilità) della mia mente (modo di pensare e quindi di agire, di relazionarmi, di intervenire in un contesto), del mio modo di vivere: credere è lasciarmi plasmare dal vangelo, dalla bella notizia che Dio è vicino, che Dio è amore. Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». La folla non si schioda. Se si mette in moto per vedere segni e prodigi, non si lascia però condurre da Gesù. Vogliono vedere un segno (com'è lampante qui che neanche moltiplicare pani e pesci è sufficiente!) La folla intende una fede razionale, fatta di regole e precetti, che non intacca minimamente il loro vissuto. Non è disposta a credere senza un segno, senza una prova del 9. La folla è così entusiasta della moltiplicazione dei pani e dei pesci che tira fuori dal cilindro la manna: per loro il segno, l'opera, il vedere e il credere sono esclusivamente tangibili, riconducibili a una visione egoistica. Se ci pensiamo cosa offre la folla? Nulla, si pone solo come soggetto ricevente, passivo, parassita. Non c'è dono, non c'è condivisione, ma solo fruizione di un servizio. Ebbene, questo non è vangelo. È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Gesù apre la porta di casa, presentando il Padre. È papà che provvede il necessario alla famiglia, che compie fatiche e sacrifici per la gioia dei suoi cari, è lui che dopo una giornata di lavoro massacrante ha la forza di tornare a casa e invece di pensare a se stesso e alla sua stanchezza, gioca e ride coi suoi figlioletti. Il Padre dona il pane e rimane nascosto, in penombra, come i padri di qualche decennio fa, dediti al lavoro e alla famiglia, scarni di parole, ma con gesti concreti di operosità e affetto. Gesù conosce bene il Padre, lo ama, e desidera che anche noi lo conosciamo e lo amiamo, non per il pane, non per i miracoli, ma per ciò che esso è: Papà. Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Il dialogo con la folla continua, ma senza alcun miglioramento della situazione. La folla tiene a due mani il pane del fornaio, quello che non dura, e non accoglie il pane vero, quello che ha la capacità di trasformare i cuori e renderli luminosi, ardenti, santuari della presenza di Dio. Dacci sempre di questo pane: è la ricerca del gratis, o quantomeno dello sconto, del bonus, per acciuffare qualcosa e metterselo in tasca, senza fatica e senza coinvolgimento. Tu mi dai, io ricevo; non ringrazio, non condivido, non dono. Il cuore diventa il luogo dell'egoismo più sfrenato, e il mondo un labirinto di specchi dove vedo solo me stesso, il mio ego abnorme che fagocita tutto, cose, persone, situazioni. Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». No, non pensare subito all'Eucaristia, alla Messa. Rimani nella casa di papà, cerca di cogliere i dettagli di una famiglia che ti accoglie per quello che sei, di un Padre che ti offre tutto il suo amore incondizionato, cogli questo affetto che vibra per te. Se hai chi ami davanti a te, non andare in cerca degli album di fotografie, ma abbraccia la persona in carne ed ossa, quella carne e quelle ossa che il Figlio, l'amato ha assunto e donato fino alle estreme conseguenze. È Lui il pane vero, il pane che si conserva per la vita eterna, il pane della vita. È Lui il dono del Padre, che rende familiari dei perfetti sconosciuti, e consanguinei popoli lontanissimi. In questa famiglia non esiste straniero, non esiste il forestiero. In questa famiglia tutti troviamo una sedia e una tavola per essere dono reciproco. E se non sei a tuo agio, lasciati abbracciare dal Padre, lasciati prendere dal vortice del suo amore, un vortice che risana e consola. L'Eucaristia diventa il punto di arrivo e di ripartenza di questo amore. Gesù diventa pane non per essere rinchiuso in un armadietto, ma per diventare il nutrimento dell'amore che vivi ogni giorno, per divenire il fulcro della tua vita. È Lui il perché di ogni tua scelta? Ti do una bella notizia: Dio sa attendere, e accompagna i tuoi passi, accogliendo con un sorriso malcelato ogni tuo progresso. Passo dopo passo ti avvicini a casa, la casa dove il pane è sempre fresco e fragrante. Solo qui sarà saziata la tua fame e la tua sete. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Mostra la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce creatore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno B) O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le risorse del creato, fa' che non manchi il pane sulla mensa dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Es 16,2-4.12-15 Io farò piovere pane dal cielo per voi In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”». La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». SALMO RESPONSORIALE - Sal 77 Rit. Donaci, Signore, il pane del cielo Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Rit. Diede ordine alle nubi dall’alto e aprì le porte del cielo; fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo. Rit. L’uomo mangiò il pane dei forti; diede loro cibo in abbondanza. Li fece entrare nei confini del suo santuario, questo monte che la sua destra si è acquistato. Rit. SECONDA LETTURA - Ef 4,17.20-24 Rivestite l’uomo nuovo, creato secondo Dio Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. VANGELO - Gv 6,24-35 Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». |
INDULGENZA PLENARIA DEL SANTO PERDONO DI ASSISI
(dalle Fonti Francescane)
COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO
Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!
Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".
"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco:"Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".
COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI (Per sè o per i defunti)
Dal mezzogiorno dell'1 agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo della Diocesi), nella domenica precedente o seguente il 2 agosto si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria.
CONDIZIONI RICHIESTE
1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del Padre nostro (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del Credo (dove si rinnova la professione di fede);
2 - Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti);
3 - Partecipazione alla Messa e Comunione eucaristica;
4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre nostro e un'Ave Maria o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice;
5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato anche veniale.
Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti (8 gg) a quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.
L'INDULGENZA: che cosa è?
I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche ma riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.
La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza. (C.E.l., Catechismo degli adulti, n. 710)
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